Capitolo 7 "Baci e vodka"
Julia guardò Ricky e gli diede una leggera gomitata per attirarne l'attenzione. Si trovavano in cucina e Nathan stava seduto davanti a loro, con una faccia da cadavere, a mangiare una ciambella.
"Ma che gli prende?"
Ricky guardò l'amica e fece spallucce, per poi spostare lo sguardo su Nathan. Il ragazzo sembrava davvero frustrato.
"Ehi Nath, tutto okay?" chiese Ricky, inducendo il moro ad alzare il capo.
"Sì, perché?"
"Mi sembri così..."
"Ragazzi! Sto bene." sbottò Nathan, alzandosi.
"È da quando siamo andati a quel falò una settimana fa, che ti comporti in modo strano." disse Julia, per poi bere un sorso di caffè.
Nathan deglutì e strinse i pugni. Improvvisamente si sentì avvampare, mentre ripensava al bacio tra lui e Jackson. Maledizione! Fanculo! Perché non riesco a togliermelo dalla testa?!
"Vado a dormire. Non svegliatemi per nessun motivo."
Quando Nathan si chiuse la porta della sua camera alle spalle, Ricky e Julia si guardarono.
"Sono preoccupata per lui, sta succedendo qualcosa, ma non so cosa e ciò mi spaventa."
"Forse è solo molto stressato. Dovremmo portalo fuori più spesso. Se ne sta sempre in casa a studiare o a leggere nell'ultimo periodo."
"Mmh..."
Julia guardò fuori dalla finestra e prese un altro sorso di caffè. Cosa stava succedendo al suo Nathan?
~♡~
Nathan odiava il fatto che la sua classe dovesse condividere l'ora di educazione fisica con la classe di Jackson. Era frustrante essere circondato da ragazze e anche alcuni ragazzi, che non facevano altro che fare apprezzamenti e commenti a volte sconci, su Jackson ed il suo culo.
Nathan spostò lo sguardo proprio sul biondo e sospirò frustrato: si era tagliato i capelli ed ora sembrava ancora più bello con quel ciuffo che gli copriva leggermente un occhio. Cazzo...
"Young!" lo richiamò il professore.
"Mmh, che c'è?" replicò, distrattamente e senza guardarlo.
"Ti sembra il modo di rispondere, giovanotto?"
Qualcuno ridacchiò e Nathan li fulminò con lo sguardo.
"Che coglioni..." mormorò, per poi guardare il professore.
"Vedo che ci sentiamo spiritosi oggi, è?" disse l'uomo. "Vai a prendere la cesta con i palloni da rugby, mentre gli altri possono iniziare a fare due giri di campo per riscaldarsi."
Ci furono delle lamentele generali, tra cui quelle di Nathan, che si diresse verso il capannone degli attrezzi. Quando entrò, si sedette a terra ed appoggiò la schiena al muro. Quello era il posto in cui Jackson lo aveva baciato per la prima volta. Da quella sera, tutto era cambiato e Nathan lo odiava. Odiava le emozioni e sensazioni contrastanti che il biondo gli trasmetteva: rabbia, desiderio, tristezza, passione,...
"Nathan?"
Quella voce lo strappò via dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo ed i suoi occhi incontrarono quelle bellissime iridi azzurre.
"Che ci fai a terra?"
"D-Devo prendere le palle..."
"Le palle?" chiese Jackson, alzando un sopracciglio.
"Le palle da rugby! Da rugby..."
"Per terra?"
Nathan scosse la testa e si alzò di scatto, ritrovandosi vicinissimo al biondo. Era dalla sera del falò che non si rivolgevano la parola.
"Ti stanno bene i capelli corti."
"Oh grazie." sorrise il biondo.
Nathan si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo. C'era molta tensione, si poteva percepire.
Il moro, infine, decise di spostarsi a lato e superarlo. Prese la cesta con i palloni da rugby ed uscì dal capannone. Cazzo, doveva toglierselo dalla testa.
~♡~
~5 anni prima~
Dopo che Nathan rischiò di affogare a causa sua, Jackson si calmò un po' dandogli una tregua. Era incazzato con sé stesso e con la propria vita. Lui non voleva realmente ferire quel fragile ragazzino dagli occhi color nocciola, ma ogni volta che lo vedeva qualcosa scattava in lui: rabbia, gelosia. Sì, perché Nathan Young aveva una vita perfetta, con una famiglia amorevole, tanti amici e felicità. Jackson, invece poteva solo sognarsele certe cose. Sua madre era un'alcolizzata che lo picchiava, ma nessuno lo sapeva, perché fuori la signora Morgan metteva su la maschera della donna perfetta. Suo padre aveva avuto problemi con la droga ed un giorno se n'era semplicemente andato, quando Jackson aveva quattordici anni. L'uomo non lasciò nemmeno un misero bigliettino o una lettera. La sera prima c'era e la mattina dopo era sparito, insieme a tutte le sue cose.
Jackson non si giustificava con tutto ciò, ma la verità era che la gelosia aveva fatto nascere un rancore profondo nei confronti di Nathan, spingendolo a tormentarlo.
"J-Jackson l-lasciami..."
Quella voce strozzata lo fece tornare alla realtà. Si era perso di nuovo nei suoi pensieri, come al solito. Solo quando guardò i due occhi color nocciola davanti a sé, che lo stavano implorando, si rese conto che gli stava stringendo il collo con fin troppa forza. Lo lasciò di scatto e Nathan caddé in ginocchio, tossendo e massaggiandosi il collo. Cazzo, per avere tredici anni, Jackson era davvero forte.
"Pensavi che per quel piccolo incidente al mare ti avrei lasciato in pace per sempre?" chiese il biondo, guardandolo dall'alto in basso.
Nathan non rispose, abbassò lo sguardo e sentì le lacrime premere contro le sue palpebre. No, non doveva piangere, non in quel momento.
"Tu sei il mio giocattolo preferito, non mi stancherei mai di te. E comunque sei stato bravo a non dire niente sul fatto che ti ho spinto. Se lo avessi fatto, ti avrei fatto passare l'inferno."
Perché ciò che stava subendo da tre anni non era già un'inferno? Bene.
Jackson si chinò appena ed afferrò il mento del ragazzo, ancora a terra. I loro volti vicinissimi, gli occhi di Nathan pieni di paura che fissavano quelli di Jackson, azzurri e freddi come il ghiaccio.
"Smettila di fare il cucciolo indifeso, reagisci. Stai diventando davvero noioso." e detto questo, uscì dal bagno.
~♡~
~Presente~
Jackson guardò Nathan, che se ne stava seduto con Julia e Ricky sulla sabbia. Era sabato sera e Adrian, un ragazzo del quinto, aveva organizzato una festa in spiaggia, davanti alla sua mega villa, dato che i suoi genitori sarebbero stati via per tutto il weekend. Michael ed Alexandra stavano accanto al ragazzo a parlare di cose che a lui nemmeno interessavano. I suoi occhi non riuscivano a lasciare la figura di Nathan nemmeno per un momento.
"Jackson!" lo richiamò improvvisamente Alexandra, sventolandogli una mano davanti alla faccia.
"Cosa?"
"C'è la nostra canzone! Andiamo a ballare!"
Alexandra prese Jackson per mano e lo portò fra la folla di persone che ballavano vicino alle due grandi casse. Jackson appoggiò le mani sui fianchi della ragazza, la quale appoggiò le mani sulle sue spalle. I due iniziarono a ballare, seguendo il ritmo di quella che avevano definito la loro canzone, qualche anno fa.
Nathan alzò lo sguardo e notò che Jackson stava ballando con Alexandra. Non riusciva proprio a capire cosa ci fosse tra i due. Forse erano una coppia o forse andavano semplicemente a letto. Allora perché Jackson continuava ad avere certi atteggiamenti con lui, se aveva già una ragazza? Li guardò di nuovo: stavano ridendo e Alexandra gli aveva appena passato una mano tra i capelli biondi.
Sbuffò e si alzò di scatto. No, non era geloso, non doveva. Infondo lui non sopportava quell'idiota...
Disse a Julia e a Ricky che doveva andare in bagno ed entrò nella grande villa.
Alexandra passò una mano tra i capelli di Jackson, ridendo.
"Finalmente te li sei tagliati. Non sopportavo più quei ciuffi biondi che coprivano questo bel faccino."
Jackson rise e pizzicò una guancia della ragazza. Poi notò che Nathan non c'era più.
"Alexandra, vado un attimo in bagno." e detto questo, se ne andò.
Nathan entrò nella villa e rimase a bocca aperta, per poi fischiare.
"Ma a questi i soldi escono dal culo o cosa?"
Iniziò a camminare un po' a caso per il piano terra: una sala enorme, una stanza per lo sport, un'altra piena di trofei, due camere per gli ospiti e un bagno enorme, una cucina grande quanto metà del suo appartamento. Prese una bottiglia di vodka alla ciliegia dal frigo e continuò la sua visita: tanto non se ne sarebbero accorti, era solo una bottiglia.
Si accorse che la sala si affacciava sul retro della casa, dove c'era una piscina e un giardino ben curato. Aprì la porta finestra ed uscì, venendo subito colpito da quella bella vista. Le luci a bordo piscina creavano una bella atmosfera. Era proprio ciò che ci voleva.
Nathan si sedette a bordo piscina a gambe incrociate, guardando l'acqua. Sospirò e prese la bottiglia di vodka, aprendola ed iniziando a bere lentamente.
"Che ci fai qui tutto solo?"
Ma perché quel ragazzo doveva perseguitarlo? Alzò lentamente lo sguardo e guardò Jackson in piedi accanto a lui, con uno strano sorrisetto stampato in faccia.
"Bevo vodka alla ciliegia e mi deprimo." rispose il moro, per poi tornare a guardare l'acqua.
Jackson annuì e tornò serio, sedendosi accanto a lui e mettendo le gambe in acqua fino al ginocchio. Iniziò a muoverle leggermente e Nathan iniziò a fissare le piccole onde che esse producevano.
"Cosa ti rende triste?" chiese il biondo, prendendo la bottiglia, per poi bere qualche sorso.
Nathan fece spallucce e avvicinò un dito all'acqua, senza però toccarla. Era innocua, era il suo elemento un tempo, eppure ora ne aveva tremendamente paura. Si sentiva così stupido.
Jackson appoggiò la bottiglia accanto a sé e afferrò il polso di Nathan, inducendolo ad alzare lo sguardo.
"Mi dispiace." sussurrò il biondo, rafforzando la presa.
Nathan si morse il labbro inferiore per il leggero dolore, ma continuò a guardarlo.
"Non devi..."
"Nathan, mi dispiace!" quasi urlò.
Negli occhi di Jackson c'era rabbia, non per Nathan, ma contro sé stesso. Era stato crudele con quel povero ragazzo ed ora se ne pentiva.
Nathan tentò di liberarsi dalla sua presa in modo brusco e nella foga del momento, i due caddero in acqua.
Nathan si dimenò e cercò di tornare in superficie. L'acqua, però, era davvero profonda e per la seconda volta in vita sua sentì quell'orribile sensazione di soffocamento. Aprì leggermente gli occhi e vide una figura sfocata avvicinarsi. Successe tutto in fretta: due forti braccia che lo afferravano, una voce che lo richiamava e l'aria che rientrava lentamente nei polmoni.
Quando Nathan si riprese un po', si accorse che il suo corpo era bloccato tra il bordo della piscina e il corpo di Jackson, e che le proprie gambe erano avvolte alla vita del biondo.
"Nathan, guardami. Ehi, è tutto okay..."
Erano ancora in acqua e ciò lo indusse ad incrociare le braccia dietro al suo collo e a stringersi a lui. Cazzo, voleva solo uscire da quella piscina e tornarsene a casa. Era successo di nuovo, stava per affogare di nuovo. Quella sensazione di soffocamento...
"Cazzo, non è tutto okay, voglio andarmene da qui!"
"Se continui a dimenarti non posso aiutarti."
"Ma io non voglio il tuo aiuto! Non voglio niente da te! N-Niente..." concluse con un tono di voce insicuro.
I due si guardarono intensamente negli occhi, consapevoli di cosa stesse succedendo. Nathan strinse involontariamente di più le gambe intorno alla sua vita, aumentando il contatto tra i loro bacini.
"Ne se sicuro?" mormorò Jackson, avvicinando ancora di più il volto al suo.
Nathan socchiuse la bocca ed annuì incerto. Eppure ciò non impedì a Jackson di impossessarsi delle sue labbra, dando vita ad un bacio che di casto aveva ben poco. E cazzo, Nathan ricambiò con altrettanta foga, perché in quel momento era ciò che il suo cuore gli stava dicendo di fare. O l'alcool. L'unica cosa di cui il moro era sicuro, era che la sua mente, ormai, era andata.
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