Capitolo 6 "Sensi di colpa"
~Presente~
Nathan guardò davanti a sé e sospirò. Guardò il mare e per un momento sentì nuovamente quell'orribile sensazione di soffocamento.
Ormai Julia era sparita, così come Ricky, così decise di andare a fare un passeggiata. Aveva bisogno di silenzio e tranquillità, perché i ricordi di quell'orribile venerdì di cinque anni prima lo avevano scosso un po'.
Iniziò a camminare, stando però a distanza dal bagnasciuga. Quell'esperienza lo aveva traumatizzato così tanto da fargli odiare il mare. Non ci aveva più messo piede e non aveva più toccato una tavola da surf.
Dopo cinque minuti era già abbastanza lontano da non vedere più le luci del falò o sentire il rumore della musica. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. L'unico rumore che rompeva il silenzio era quello delle onde. Lo rilassava, in un certo senso.
Nathan riaprì gli occhi e guardò il mare, sentendo un'improvvisa nostalgia. Gli mancava la libertà e la sicurezza che provava quando faceva surf. Chiuse nuovamente gli occhi e lasciò che una lacrima gli rigasse una guancia.
"Nathan?"
"Cazzo..." fu l'unica cosa che la sua mente fu in grado di elaborare.
Aprì gli occhi e si ritrovò l'ultima persona che avrebbe voluto vedere in quel momento davanti.
"Che ci fai qui? Perché non sei al falò?"
"Non sono affari tuoi." rispose secco il moro, iniziando a camminare.
L'altro gli andò dietro, senza però fermarlo.
"Che hai?"
"Jackson, ma perché non mi lasci semplicemente in pace?"
Il biondo a quel punto lo bloccò per una spalla e lo fece voltare bruscamente verso di sé.
"Non ti lasciò in pace, perché sono preoccupato per te. È pericoloso andare in giro di notte in questa zona e questo lo sai bene."
Nathan rise con ironia e scosse la testa.
"Non sembravi così preoccupato mentre affogavo."
Quello fu un colpo basso, perché Jackson mutò espressione di colpo. Sembrava davvero dispiaciuto, ma soprattutto non se lo aspettava.
Fece per parlare, ma Nathan gli mise una mano davanti al volto.
"Non dire niente, ti prego. È già abbastanza penoso così."
Jackson prese la mano ancora alzata a mezz'aria di Nathan e l'abbassò, senza però lasciarla.
"Sono un grandissimo bastardo." disse il biondo.
"Sì, lo sei."
"Mi merito una punizione."
"Che-..."
Nathan non finì la frase, perché l'altro iniziò a spogliarsi, buttando gli indumenti a terra.
"Cosa cazzo fai?! Ma sei impazzito?! Siamo ad ottobre!"
"Infatti. L'acqua è fredda ed io mi ci voglio tuffare."
"Non fare l'idiota! Rivestiti!"
Jackson ridacchiò e finì di spogliarsi, lasciando cadere i boxer a terra. Nathan non poté fare a meno di far cadere lo sguardo in basso e se ne pentì subito, perché subito dopo arrossì come un pomodoro.
Jackson iniziò a correre verso l'acqua. Quando vi fu dentro, un brivido percorse la schiena di Nathan.
"Cazzo, Jackson! Ti ammalerai!"
Il biondo scoppiò a ridere e si passò una mano tra i capelli bagnati, ora sciolti. Le ciocche bionde gli ricadevano un po' sul volto, dandogli un'aria sexy. Nathan deglutì e continuò a fissarlo, finché non uscì dall'acqua, incamminandosi verso di lui.
"Non ho un asciugamano. Forse è stato un po' stupido..." rise il biondo.
"Sì lo è stato. Non dovevi dimostrarmi niente ed io non dovevo tirar fuori quella storia." rispose Nathan serio, incrociando le braccia al petto.
"Smettila di essere così freddo." disse Jackson, avvicinandosi al moro. "Rilassati, okay?"
Nathan si sentiva a disagio, perché l'altro era completamente nudo, bagnato e troppo vicino in quel momento. Jackson se ne accorse, così fece un mezzo sorriso ed appoggiò una mano sulla sua guancia, accarezzandola.
"Ho voglia di baciarti." sussurrò, a pochi centimetri dal suo volto.
Nathan non si scostò. Si leccò le labbra e continuò a fissare le iridi azzurre del biondo. Non sapeva così gli prendeva, ma il suo corpo non voleva proprio muoversi. Non si mosse nemmeno quando le labbra di Jackson si appoggiarono sulle sue. Quando la lingua dell'altro incontrò la propria, chiuse gli occhi e si lasciò completamente andare. Ormai non c'era una via di ritorno, era completamente perso in quelle labbra che sapevano di vodka alla menta e quel profumo che creava dipendenza.
Incrociò le braccia intorno al collo di Jackson ed inclinò leggermente la testa all'indietro per compensare la differenza d'altezza. Quel bacio era pura passione, c'era qualcosa in esso che non poteva essere espresso a parole e che nemmeno i due riuscivano a spiegarsi.
Nella foga del momento, i due finirono a terra e Jackson si staccò per un istante dalle labbra di Nathan per sfilargli la felpa e la maglietta. Quando ebbe finito, andò a baciargli il petto e a torturargli un capezzolo con la lingua, strappandogli un piccolo gemito. Nathan non aveva mai provato quelle sensazioni prima. Non capiva perché e ciò lo confondeva. Più Jackson lo toccava e più si sentiva perso. Più lo baciava e più non voleva fermarsi.
"N-Non ho paura..." balbettò Nathan, abbassando lo sguardo.
Jackson ghignò e guardò il ragazzo davanti a sé, nonché la sua preda preferita.
"Questo lo vedremo."
Nathan appoggiò le mani sul petto di Jackson e lo scostò bruscamente. Si pulì le labbra con il dorso della mano e cercò di riprendere fiato.
"Che ti prende?" chiese il biondo, confuso.
Il moro riprese la sua maglietta da terra e si alzò, ripulendosi dalla sabbia, mentre Jackson si rivestiva.
"Nathan perdonami, non volevo fare niente che ti ferisse..." disse il biondo, guardandolo negli occhi.
Nathan scosse la testa, mentre le lacrime iniziarono a scendere senza permesso dai suoi occhi.
"È questo il problema. Mi hai ferito così tanto in passato, che adesso non riesco quasi più a sentire il dolore."
"Nathan, i-io..."
"E mi dispiace, perché non sei così male quando non fai l'idiota. Però ormai abbiamo rovinato tutto e non c'è più niente da fare." e detto questo, se ne andò, lasciando Jackson solo e pieno di rimorsi.
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