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Capitolo 3 "Attrazione"

Era passata una settimana dalla serata dell'Open day e Nathan era ad un passo dall'esaurimento nervoso. Julia non faceva altro che parlare di Jackson. Quest'ultimo, inoltre, aveva iniziato a passare molto, troppo tempo con Julia. Nathan non era geloso, semplicemente gli dava fastidio che la sua migliore amica frequentasse quell'idiota.

Era un noiosissimo sabato sera e Nathan stava seduto sul divano a mangiare gelato, mentre guardava un noioso programma televisivo. Ricky era uscito dicendo che non sarebbe tornato a dormire a casa, mentre Julia stava in camera sua a prepararsi per uscire. La ragazza aveva tentato in tutti i modi a convincerlo ad andare con lei, ma lui aveva rifiutato. Non era dell'umore giusto per fare baldoria per tutta la notte.
Prese un'altra cucchiaiata di gelato e sobbalzò appena quando il fastidioso rumore del campanello interruppe quell'atmosfera tranquilla. Si alzò e sbuffò scocciato, andando ad aprire la porta. Quando lo fece, il suo cuore si fermò per un istante.

"Ehi." lo salutò Jackson, entrando.

Nathan si accigliò e si voltò a guardare il ragazzo.

"Di solito le persone chiedono il permesso prima di entrare in casa degli altri."

Jackson alzò un sopracciglio, per poi ridacchiare.

"Non sono qui per te, ma per Julia."

"Nathan! Non fare lo stronzo ed offrì qualcosa da bere al nostro ospite. Arrivo!" urlò Julia, dalla sua camera.

"Ma che palle." mormorò Nathan, per poi andare in cucina seguito da Jackson.

Prese una lattina di birra e la porse al ragazzo, per poi iniziare a camminare. Jackson lo bloccò per un polso e lo fece girare verso di sé.

"Ma che ti prende? Sembra che tu abbia il ciclo."

Nathan sbuffò e cercò di liberarsi, ma senza nessun risultato. Quella situazione gli ricordò della sera del bacio e ciò lo fece sospirare appena. Jackson ghignò e in un momento intrappolò Nathan tra il bancone della cucina ed il proprio corpo.

"C'è qualcosa che ti turba, gattino?"

Nathan deglutì e fece per dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno una parola. Era in trappola e per un motivo a lui sconosciuto, il suo corpo non voleva più muoversi. Jackson chiuse gli occhi e piegò la testa di lato, andando a baciare il collo di Nathan, gesto che fece rabbrividire il ragazzo. Il respiro di entrambi divenne improvvisamente pesante e la temperatura dei loro corpi crebbe.

"L-Lasciami in pace..." riuscì a dire Nathan, con poca convinzione.

Jackson tracciò una linea con la lingua fino al suo lobo, che poi mordicchiò appena.

"Sai gattino, ho riflettuto e penso che forse potremmo usare le nostre forze per altro, oltre che per litigare."

Nathan sgranò gli occhi e appoggiò le mani sul petto dell'altro. Non poteva credere a ciò che stava accadendo.

"Sei solo un povero stupido se pensi che io mi farei scopare da te." disse Nathan a denti stretti.

Jackson ghignò e afferrò con un movimento deciso, l'intimità dell'altro, coperta solo da un paio di pantaloncini. Nathan non poté trattenere un piccolo mugolio per quel gesto così improvviso ed inclinò leggermente la testa all'indietro.

"Nathan dove hai nascosto la mia giacca nera?!"

La voce di Julia riportò alla realtà Nathan, che si scostò e guardò Jackson con rabbia, prima di raggiungere l'amica.

"Non so dov'è la tua giacca, okay?"

L'amica lo guardò stranita e chiuse il proprio armadio, avvicinandosi a lui.

"Ma che ti prende? Sembri un po' nervosetto oggi."

"Perché hai fatto venire Jackson a casa nostra? Sai che non sopporto quel ragazzo e meno lo vedo, meglio è."

Julia alzò gli occhi al cielo e sospirò.

"E ti prego, se stanotte avete intenzione di scopare, andate in un hotel." aggiunse il ragazzo, incrociando le braccia al petto.

"Hai finito? Nathan, sei come un fratello per me, ma fattelo dire: certe volte sei davvero uno stupido." e detto questo, Julia se ne andò, raggiungendo Jackson.

I due uscirono dall'appartamento e si avviarono verso la metropolitana per andare al pub dove si sarebbe tenuta la festa di compleanno di Andrew, un compagno di classe di Jackson.
Mentre stavano seduti in attesa della loro fermata, Jackson interruppe il silenzio.

"Perché Nathan non è venuto?"

Julia aggiustò una ciocca di capelli dietro all'orecchio destro e sospirò.

"Perché è uno stupido, ecco perché."

"Avete litigato?"

"Non lo so. Il fatto è che da quando io e te abbiamo iniziato ad uscire insieme, lui sembra sempre nervoso. E prima mi ha addirittura detto che se stanotte vogliamo scopare dobbiamo andare in un hotel."

I due si guardarono negli occhi, per poi scoppiare a ridere.

"Lui pensa davvero che io e te... Ma davvero non lo sa? Eppure ci conosciamo da anni." disse Jackson, tornando serio.

Julia fece spallucce, per poi sospirare per l'ennesima volta.

"È sempre stato troppo impegnato a litigare con te. L'odio a volte acceca le persone."

E Julia aveva davvero ragione, perché ora Jackson, dopo anni passati ad odiare Nathan, lo desiderava. Ma era solo attrazione fisica, probabilmente nata dalla tensione che c'era tra di loro. Niente di più. Forse...

~♡~

Nathan venne svegliato di colpo da un rumore. Si alzò dal divano e spense la tv. Guardò l'orologio appoggiato su uno dei tanti scaffali: erano le due di notte. Si alzò ed andò in corridoio, dove Julia era seduta a terra e Jackson in ginocchio davanti a lei.

"Che cazzo succede?" chiese Nathan, alterato.

Jackson alzò lo sguardo e l'azzurro dei suoi occhi incontrò il color nocciola delle iridi di Nathan.

"Ich will nach Hause gehen! Jetzt! [Voglio andare a casa! Ora!]" esclamò la ragazza.

Nathan capì e scosse la testa, avvicinandosi ai due.

"È ubriaca fradicia." affermò il moro, accarezzando la testa di Julia.

"Sì, mi dispiace. Avrei dovuto stare più attento." disse il biondo, mortificato.

Nathan fece alzare la ragazza e la prese sotto braccio, portandola in camera e facendola sdraiare sul suo letto, per poi tornare in corridoio.

"Non fa niente, non è la prima volta che si ubriaca."

Jackson annuì e guardò Nathan. Aveva solo voglia di baciarlo e prenderselo lì, in quel momento, ma sapeva che il ragazzo non glielo avrebbe mai permesso.

"Che vuoi? Non fissarmi in quel modo." disse Nathan, accigliandosi appena.

Jackson sorrise e si avvicinò, per poi appoggiare le proprie labbra sulle sue. Un bacio casto e delicato, che fece sciogliere Nathan. Il moro appoggiò una mano sulla spalla del biondo e si staccò lentamente, continuando a guardargli le labbra.

"Ora è meglio che vada." sussurrò Jackson, per poi voltarsi e uscire dall'appartamento.

Nathan si sedette a terra e appoggiò la schiena sul muro, per poi passarsi una mano tra i capelli. Era confuso e frustrato da quella situazione. Non voleva assolutamente cedere a quegli strani e nuovi comportamenti di Jackson. Ma come ci sarebbe riuscito?

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