Capitolo 19 "Gelosia"
Jackson guardò Nathan che stava seduto qualche tavolo più in là, con Julia e Ricky.
Alexandra e Michael stavano blaterando di chissà cosa e Max se ne stava seduto accanto a lui, a mangiare il suo pranzo in silenzio.
Nathan alzò lo sguardo e finalmente incontrò quello di Jackson. I due si sorrisero ed il moro si morse il labbro inferiore.
In quel momento, Max si accorse degli sguardi complici dei due. Non era stupido, sapeva che tra Nathan e Jackson c'era stato qualcosa, ma non avrebbe permesso a Nathan di portarglielo via, per il momento aveva bisogno del biondo. Doveva mettere le cose in chiaro e anche subito. Afferrò Jackson per il mento e lo baciò, lì, davanti a tutti. Nessuno ci fece troppo caso, ma Alexandra e Michael smisero di parlare, guardando i due con sguardo perplesso.
Nathan si bloccò e sentì il cuore fermarsi per qualche istante, per poi ricominciare a battere forte.
Quando i due si staccarono, Max lo guardò dritto negli occhi. Quello sguardo fece tremare Nathan, era uno sguardo fatto di odio ed ironia. Max gli aveva appena mandato un messaggio, forte e chiaro: Jackson era suo e niente e nessuno glielo avrebbe portato via. Men che meno lui.
~♡~
"Ehi bel culetto, che ne dici di venire alla festa in spiaggia con me, venerdì sera?"
Nathan tentò di non spaccare la faccia a quel coglione di Sean e si voltò a guardarlo.
"Primo, ho un nome e secondo, nemmeno morto ci vengo con te."
Si girò nuovamente con l'intento di continuare per la sua strada, ma Sean gli si piazzò davanti.
"Okay, Nathan, ti prego vieni alla festa con me." chiese nuovamente l'altro, con un'espressione dolce.
Nathan si guardò intorno, fulminando con lo sguardo alcuni studenti che li stavano guardando, i quali poi ricominciarono a camminare.
Ci pensò su per un po' e ricordò ciò che era successo nella sala pranzo: se Jackson aveva Max, allora lui poteva uscire con chi voleva. Era single, libero e senza impegni. Era innamorato di Jakson, ma se quest'ultimo non aveva intenzione di lasciare Max, allora era inutile continuare ad andargli dietro.
"Okay."
"Davvero?" chiese Sean, sorpreso. "Oh, non che mi dispiaccia!" aggiunse, sorridendo.
"Passami a prendere alle otto e non tardare."
"Sì, capo." rispose l'altro.
Nathan ricominciò a camminare, mentre il senso di colpa si impossessava lentamente di lui: che cosa aveva fatto?
~♡~
Nathan sbuffò e guardò il display del suo telefono per la terza volta: erano le otto passate e quell'idiota di Sean non si era ancora fatto vivo.
Proprio in quel momento, però, il rumore di un motore attirò la sua attenzione. Nathan alzò lo sguardo e vide il ragazzo in questione, che scendeva dalla propria moto, togliendosi il casco.
"Perdonami, c'era traffico."
"Quindici minuti di ritardo, Sean. Vedi di farti perdonare."
"Lo farò." rispose il biondo, sorridendo maliziosamente.
"Ah, sei incredibile! Non intendevo in quel modo!" lo riprese Nathan.
I due scoppiarono a ridere ed il moro pensò che forse Sean non era così male come aveva sempre pensato.
La spiaggia nella quale si sarebbe tenuta la festa non era molto lontana. Scesi dalla moto, Sean afferrò la mano di Nathan, il quale si bloccò sul posto.
"Che c'è?" chiese Sean, confuso.
"N-Niente..." mormorò l'altro.
Iniziarono a camminare, mano nella mano, fino alla festa. C'era una bella atmosfera: gente che ballava, beveva o semplicemente se ne stava seduta sulla sabbia a conversare.
Poi Nathan li vide: Jackson era seduto a terra, Max sulle sue gambe, che gli stava passando le mani tra i capelli ridacchiando a qualche stupida battuta di uno dei ragazzi seduti accanto a loro.
Gli occhi di Nathan incontrarono quelli di Jackson: una tempesta di emozioni lo travolse, inducendolo a sospirare, socchiudendo le labbra. Max non tardò ad accorgersi della sua presenza ed afferrò possessivamente il volto del biondo, per poi baciarlo con passione, provocando schiamazzi e risate tra il gruppo di gente là vicino.
Nathan si morse il labbro inferiore, cercando di non cedere ed abbassò lo sguardo. Improvvisamente si sentì afferrare i fianchi, gesto che lo indusse ad alzare lo sguardo.
"Sean, cosa stai facendo...?"
Quest'ultimo avvicinò pericolosamente il volto al suo, guardandolo profondamente negli occhi.
"Dimenticati di quello stronzo Nath, meriti di meglio. Ti aiuterò a dimenticare e tu mi aiuterai a dimenticarmi di lui..."
Nathan non capì il senso di quelle ultime parole: chi era quel "lui" di qui Sean voleva dimenticarsi?
Tentò inutilmente di scostarlo, ritrovandosi coinvolto in un bacio sbagliato, che Sean si stava prendendo contro la sua volontà.
Provò nuovamente a liberarsi, senza successo, così iniziò ad emettere dei lamenti e a dimenarsi, sperando che qualcuno lo avesse aiutato.
Era in quei momenti che a Nathan sarebbe piaciuto essere uno di quei ragazzi alti e muscolosi, invece era solo un tipo minuto e col fisico asciutto, incapace di liberarsi da quel contatto indesiderato e rifilare uno schiaffo in faccia a quel coglione di Sean.
Successe tutto in fretta: Nathan non sentì più la presa dell'altro sul suo corpo, ma non aprì gli occhi e cadde a terra in ginocchio, poi sentì qualcuno urlare "lascialo o lo ammazzi!" ed altre voci confuse. Qualche istante dopo qualcuno lo afferrò e prese di peso. Le voci sparirono a poco a poco.
Nathan affondò il volto nel petto dello sconosciuto, per poi aprire gli occhi, riconoscendo quel profumo inconfondibile.
"Lasciami, ora." disse con voce atona.
Jackson non rispose e continuò a camminare sulla spiaggia, senza una meta precisa.
"Lasciami!"
Lui si bloccò all'improvviso e lo mise a terra, per poi afferrargli il volto tra le mani e baciarlo quasi con rabbia. Quando la sua lingua iniziò a cercare quella di Nathan, quest'ultimo diede un paio di colpi sul suo petto. Il biondo si staccò con uno schiocco di labbra, ma senza lasciargli le guance.
"Perché l'hai baciato? Perché?!" esclamò Jackson.
Nathan lo spinse e gli rifilò uno schiaffo in faccia, anche un po' troppo forte forse, ma non poteva farci niente: in quel momento non era in sé.
"Certo che hai una bella faccia tosta. Proprio tu mi vieni a fare la predica!"
Fece per avvicinarsi, ma Nathan gli mostrò il palmo della mano destra, mantenendo la distanza tra di loro e facendogli capire di non muoversi.
"Non è come pensi. Non sto con Max di mia spontanea volontà."
In risposta il moro ghignò con sarcasmo e scosse la testa.
"Smettila di dire cazzate, mi fai solo del male... Ci stiamo facendo solo del male."
Jackson sospirò, come se si fosse arreso.
"Okay, non volevo coinvolgerti in questo, ma non mi lasci altra scelta. Max sa tutto sui miei genitori ed il mio passato, non so come ci sia riuscito, ma ha ottenuto tutte le informazioni necessarie ed ora le sta usando per ricattarmi. Se non sto con lui e faccio il bravo fidanzatino in pubblico, dirà a tutti di mia madre e di mio padre. Non voglio che la gente sappia che razza di persone fossero o inizieranno a guardarmi con occhi diversi e a fare domande."
Nathan non era ancora sicuro delle parole dell'altro: perché Max avrebbe dovuto fare una cosa del genere? E da dove aveva avuto quelle informazioni così private? Qualcosa non lo convinceva in tutta quella storia.
"In pubblico? Vuoi dire che voi due non avete..."
"No non siamo andati a letto. È strano, ero convinto che Max avesse una cotta per me, ma in realtà gli unici contatti che abbiamo sono quelli in pubblico." rispose Jackson.
"Sta cercando di far ingelosire qualcuno." affermò il moro.
"In realtà ci avevo pensato anch'io, ma chi?"
Nathan fece spallucce, per poi voltarsi di lato per guardare il mare: sulla superficie dell'acqua si rifletteva la luce della luna piena, pura e bianca. Qull'immagine lo rasserenò così tanto, che quasi non si accorse che Jackson lo stava abbracciando da dietro e che aveva iniziato a baciargli delicatamente il lato del collo.
"Ti amo." sussurrò improvvisamente il biondo, facendo rabbrividire Nathan.
Perché due semplici parole potevano avere un effetto così forte sulle persone? E perché ora si ritrovava per l'ennesima volta a ricambiare i suoi baci?
Il biondo, ancora alle sue spalle, infilò una mano nella sua maglietta, accarezzandogli il petto ed andando a giocare con un suo capezzolo stuzzicandolo con un dito. Nathan si ritrovò a gemere nella bocca dell'altro, incapace di combattere quel fuoco che gli stava bruciando l'anima, lo stesso che si accendeva ogni volta che il biondo gli stava vicino.
"Troverò una soluzione." sussurrò Jackson sulle labbra del moro.
Nathan non aprì gli occhi, si voltò semplicemente verso l'altro ed affondò il volto nel suo petto, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio: lacrime di felicità perché Jackson lo amava, lacrime di tristezza, perché il loro amore era destinato a morire lentamente.
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