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Capitolo 16 "Perdono"

Nathan guardò Jackson con la coda dell'occhio, ma distolse lo sguardo appena l'altro si voltò verso di lui. Toccava a loro due preparare la cena, mentre gli altri se ne erano andati a divertirsi all'aperto.

"Guarda quello che fai o ti taglierai le dita." lo canzonò il biondo, ridacchiando appena.

Nathan arrossì per l'imbarazzo di essere stato colto sul fatto e riprese a tagliare le carote. Jackson toccò il sugo con la punta dell'indice sinistro e se lo portò alla bocca, assaggiando la salsa. Nathan non resistette e lo guardò con occhi leggermente socchiusi: perché quel ragazzo doveva essere così sexy in tutto ciò che faceva?

"Perché mi guardi?" chiese il biondo, cogliendo nuovamente Nathan in flagrante.

Il moro portò una mano sulla sua nuca e lo attirò a sé, appoggiando le proprie labbra sulle sue, in un contatto delicato. Jackson sospirò appena e si staccò lentamente quasi subito, guardando Nathan negli occhi.

"Perdonami, i-io... Mi sono fatto prendere dal momento." mormorò il moro, mortificato.

Jackson appoggiò una mano sulla sua schiena e stavolta fu lui ad attirarlo a sé.

"Fatti prendere più spesso dal momento, mi piace..." sussurrò il biondo, prima di baciarlo nuovamente.

Nathan sorrise sulle sue labbra e ricambiò il bacio, socchiudendo volentieri le labbra e lasciando che la lingua dell'altro si unisse alla propria. Era un bacio profondo, ma non c'era malizia nei movimenti di entrambi: un semplice bacio dato per il gusto di farlo, che non avrebbe portato ad altro.
Si staccarono solo quando sentirono dei rumori provenire dal piano di sopra: dei gemiti.

"Oh mio Dio, ma cosa...?" chiese Nathan, confuso.

"Shhh, aspetta." lo bloccò Jackson, mettendosi in ascolto. "Michael e..."

"Ricky!" concluse il moro.

I due scoppiarono a ridere e quando si ripresero, Nathan scosse la testa con fare divertito.

"Quei due scopano? Da quando?" chiese.

"Non lo so, ma ci danno dentro!" rispose Jackson, prima di scoppiare a ridere di nuovo, seguito da Nathan.

"Cosa c'è di così divertente?"

Max era appena entrato in cucina, le braccia incrociate al petto ed un'espressione interrogativa stampata in faccia. Jackson tolse la mano dalla schiena di Nathan e sorrise al proprio ragazzo.

"N-Niente, Nathan mi ha appena raccontato una battuta."

Max sorrise e fece spallucce, per poi andare a baciare il proprio ragazzo.
Nathan guardò i due con sguardo triste e corse al piano di sopra, andando a buttarsi sul letto.
I gemiti di Ricky provenienti dalla camera accanto, di certo non aiutavano a farlo star meglio, così si coprì la testa con un cuscino, tornando alla mente a qualche anno prima...

~♡~

~4 anni prima~

Nathan si sentiva felice quel giorno. Era l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, che avrebbe passato con la sua famiglia. Era entrato in classe con un bel sorriso stampato in faccia, sicuro che niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quella giornata.
Durante la pausa pranzo, decise di rimanere in classe, ma delle voci attirarono la sua attenzione. Guardò fuori dalla porta e notò che una professoressa stava parlando con Jackson, il quale non sembrava molto interessato.

"Mi dispiace per tuo padre, so che non deve essere facile, ma se non fai qualcosa per migliorare la tua media scolastica ed il tuo comportamento, saremo costretti a cacciarti." gli stava dicendo la donna.

Poi gli accarezzò una spalla e se ne andò, lasciandolo solo. Nathan avrebbe dovuto essere più prudente, perché Jackson notò che il moro lo stava guardando. Ghignò e si avvicinò, mentre Nathan indietreggiava nella classe ormai vuota.

"Non ti hanno mai detto che orogliare è maleducazione?"

Nathan non rispose, mentre i suoi occhi si erano già riempiti di lacrime, consapevole di ciò che sarebbe successo. Ed infatti Jackson non ci mise molto ad avvicinarsi al più piccolo e riempirlo di colpi, sfogando tutta la frustrazione.
Quando ebbe finito non disse niente, se ne andò semplicemente, lasciando Nathan a terra, semicosciente e dolorante.

"C'è qualcuno?"

Nathan, che era ancora a terra, sentì la voce di una ragazza. Guardò verso la porta della classe e vide una ragazza bionda, che ora si stava avvicinando lentamente a lui.

"C-Cosa ti è successo?" chiese, con un accento marcato.

Nathan sorrise ed allungò una mano verso la ragazza, senza però riuscire a toccarla.

"Sei un angelo?" riuscì a sussurrare, prima di perdere i sensi.

Quella fu la prima volta che incontrò Julia.

~♡~

~Presente~

Nathan si svegliò di scatto, quando sentì una mano toccargli la nuca: si era addormentato a pancia in giù ed ora era tutto indolensito.

"Nathan?"

Il moro si voltò e si sdraiò sulla schiena, sporgendosi un po' a lato, per arrivare all'interruttore che stava accanto al letto. Quando riuscì ad accendere la luce, vide Jackson, seduto accanto a lui.

"Cosa ci fai qui?"

"Non sei sceso per cena, così ho pensato che devi aver fame." rispose il biondo, indicando un piatto appoggiato sulla scrivania.

Nathan scosse la testa e ripensò a ciò che gli era venuto in mente prima di addormentarsi.

"Non te l'ho mai chiesto: dov'è tuo padre?"

Jackson si irrigidì appena, nel sentire quella domanda.

"Perché me lo chiedi adesso?"

Nathan fece spallucce ed abbassò lo sguardo, torturando il bordo della sua maglietta con le mani.

"Perdonami, sono stato inopportuno. Non devi rispon-..."

"Era un tossicodipendente. È sparito nel nulla quando avevo quattordici anni." lo interruppe Jackson.

Nathan alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi, capendo che c'era dell'altro, così parlò.

"E tua madre?"

"Mia madre era un'alcolizzata. Per tutta la mia adolescenza non ha fatto altro che picchiarmi e sputarmi in faccia parole velenose, paragonandomi a mio padre... Ora è finita però, perché vivo con Michael. Ma non posso dimenticare tutto il male che mi ha fatto." le ultime parole uscirono con un tono quasi arrabbiato.

Nathan si sentì improvvisamente in colpa per aver desiderato che Jackson sparisse, in passato. Ma come poteva sapere?
Il moro appoggiò una mano su quella del biondo, nel tentativo di consolarlo.

"Mi dispiace, Nathan. Mi dispiace per ciò che ti ho fatto passare, ma ero così accecato dalla rabbia... Mia madre se la prendeva con me ed io sfogavo tutto su di te. Ero geloso della tua vita perfetta..."

Jackson strinse la mano a pugno e Nathan gliel'accarezzò. Non ce l'aveva con lui. Non più, ormai e voleva dimostrarglielo.

"Non fa niente, il passato è passato. Jackson Morgan, io ti perdono..." disse Nathan, un po' insicuro.

Jackson si lasciò sfuggire qualche lacrima e guardò l'altro negli occhi, con espressione quasi incredula.

"Ma io ti ho fatto soffrire..."

"Eravamo dei ragazzini, ora siamo adulti. Ti perdono, non devi più avermi sulla coscienza."

Nathan avvicinò il volto al suo e gli lasciò un lento e delicato bacio sulle labbra, per poi staccarsi e sorridere con un po' di tristezza.

"Peccato che ci sia arrivato troppo tardi..." mormorò il moro.

Jackson lo guardò confuso.

"Arrivato a cosa?" chiese il biondo.

"Penso di amarti, ma è troppo tardi."

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