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Capitolo 14 "Da zero"

Jackson guardò Nathan per l'ennesima volta, prima di essere richiamato dal ragazzo seduto accanto a lui.

"Senti, se non hai voglia di studiare va bene, possiamo fare un'altra volta..." disse Max.

Max era un ragazzo del quarto a cui Jackson aveva iniziato a dare ripetizioni. Max era cotto di Jackson e quest'ultimo ne era a conoscenza, ma faceva finta di niente. Jackson aveva tentato di usare Max per dimenticarsi di Nathan, ma era stato tutto inutile. In quelle ultime settimane non aveva fatto altro che fissarlo e chiedere a Julia di lui. E ora mancava qualche giorno alle vacanze di Natale, che avrebbe probabilmente passato da solo.
Non ricevendo alcuna risposta, Max si alzò e raccolse i propri libri.

"Okay, ci vediamo." lo salutò, per poi uscire dalla biblioteca.

Jackson quasi non si accorse che se ne fosse andato e continuò a fissare Nathan, che ora stava salendo le scale che portavano al piano superiore della biblioteca.
Il biondo lasciò tutte le sue cose sul tavolo e corse, seguendolo. Si nascose dietro ad uno scaffale ed iniziò a spiare Nathan, che tentava di prendere un libro troppo in alto.

"Fanculo, ma perché li fanno così alti?!" imprecò tra sé e sé, tantando un'ultima volta a raggiungere il libro.

Improvvisamente Nathan sentì un calore improvviso provenire da dietro ed una mano entrò nel suo campo visivo, afferrando il libro senza alcuna difficoltà. Nathan si voltò di scatto, ritrovandosi ad un soffio da Jackson, che aveva ancora la mano alzata mezz'aria con il libro.

"Ciao, gattino." lo salutò il biondo, accennando un sorriso.

Nathan sentì il cuore esplodergli nel petto e le guance andargli in fiamme. Non poteva essere, perché reagiva in quel modo?

"N-Non chiamarmi così!"

Passò sotto al braccio dell'altro ed afferrò il libro, camminando verso un altro scaffale. Jackson, naturalmente, lo seguì.

"Allora, è da molto che non parliamo."

Nathan scosse la testa e continuò a dargli le spalle, mentre curiosava tra diversi libri.

"Non abbiamo niente da dirci." rispose il moro, in tono acido.

"Bé, sai, ci ho pensato e... Perché non ricominciamo da zero? Facciamo finta che il bacio e tutto il resto non ci siano mai stati. Cerchiamo di essere amici..."

Nathan si bloccò: quel ragazzo lo mandava fuori di testa!

"Pensi sia facile? Cazzo, abbiamo...scopato." concluse, sussurrando l'ultima parola e voltandosi verso il ragazzo.

"Non ha importanza, possiamo semplicemente buttarlo nel dimenticatoio e ricominciare."

Ricominciare? Nathan strinse i pugni e sospirò. Era impossibile dimenticarsi tutto, almeno per lui.

"Jackson, se tu vuoi far finta di niente fai pure, io non ci riesco. E poi rimane sempre il fatto che tu mi hai tormentato per anni. Non riesco proprio ad immaginarti al mio fianco come un "amico". Perdonami." e detto questo, se ne andò.

Jackson si toccò il petto e sospirò. Si sentiva vuoto, come se una parte di sé gli fosse appena stata strappata.
Nathan continuava a tenere le distanze, perché non riusciva a perdonarlo per ciò che gli aveva fatto passare. Ma se glielo avesse fatto dimenticare? Se avesse iniziato a comportarsi in modo gentile, magari il cuore di Nathan si sarebbe finalmente aperto.
Jackson sorrise.

~♡~

"Nathan, per le vacanze di Natale andiamo fuori Sidney. Jackson ci ha invitati nella sua casa di famiglia, perché i suoi genitori non ci sono per le vacanze."

Nathan guardò l'amica e fece spallucce, per poi tornare a bere il proprio caffè.

"Buon divertimento." disse il ragazzo.

"Guarda che anche tu sei compreso, coglione."

Nathan rialzò lo sguardo e rimase in silenzio per qualche istante, per poi scoppiare a ridere come se gli avessero appena raccontato la battuta più divertente del mondo.

"Bello scherzo Julia, davvero." disse, quando si fu ripreso dalle risate.

La bionda lo guardò in modo serio e Nathan si alzò in piedi, scuotendo la testa.

"No, Julia, no! Io non ci verrò mai! Non è come quando tu e Ricky mi trascinate a forza alle feste. Qui stiamo parlando della casa di Jackson. Jackson Morgan! Non posso andarci dopo ciò che è successo tra noi due..."

Julia si alzò a sua volta ed andò ad appoggiare le mani sulle spalle dell'amico, per poi guardarlo negli occhi.

"Tesoro, avete soltanto scopato, cosa ci sarà di male? Succede, siamo adulti ormai. Non fartene una colpa, forse è stato un momento di debolezza. E poi che c'è di sbagliato? Jackson non è poi così male, no?"

Nathan sospirò e tentò di formulare in modo comprensibile ciò che gli girava per la testa in quel momento.

"I-Il fatto è che lui..."

"Lui?"

"Ha detto che prova qualcosa per me e forse anch'io per lui, ma sono stato uno stupido e l'ho rifiutato come un cane. Avevo paura e sono stato preso alla sprovvista. Inoltre, ogni volta che lo vedo, mi ritornano in mente tutte quell volte che mi ha fatto soffrire quando mi tormentava..."

Julia abbracciò l'amico, che scoppiò in un pianto liberatorio subito dopo. Era frustrante odiare la persona che si amava. Perché sì, Nathan aveva iniziato a provare dei sentimenti mai provati prima, per Jackson. Ed ora, la situazione era più complicata che mai.

"Nath, guardami." il moro alzò lo sguardo e Julia gli baciò la fronte, per poi asciugargli le lacrime. "Andiamo a casa sua queste vacanze e vediamo come vanno le cose. Cerca di essere gentile con lui e prendi le cose come arrivano. Se davvero sei innamorato di lui, allora riuscirai a lasciarti il passato alle spalle. Che ne dici?"

Nathan ci pensò su: in fondo cosa aveva da perdere?

"Okay, verrò, ma se le cose andranno male, promettimi che mi lascerai tornare a Sidney."

Julia sorrise.

"Promesso."

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