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Capitolo 12 "Bugie"

Nathan sentì la lingua dell'altro sulle labbra e si staccò bruscamente. Il moro aveva il respiro affannato e la bocca socchiusa.

"Cosa diavolo ti salta in mente?!" esclamò, fuori di sé.

Jackson rise e si passò un mano tra i capelli.

"Qual è il problema?"

Nathan si alzò e lo fulminò con lo sguardo.

"Il problema è che tu hai una ragazza, ma continui ad infilarmi la lingua in bocca!"

Jackson si alzò a sua volta e lo guardò dritto negli occhi.

"Se vuoi posso infilarla in un altro posto." sussurrò vicino al suo volto, con tono malizioso.

Nathan non capì subito, ma quando lo fece, sgranò gli occhi e lo fulminò con lo sguardo.

"Pervertito! Tu non farai proprio niente!" esclamò Nathan, voltandosi e aggirando il divano, per allontanarsi.

"Questo lo vedremo." rispose il biondo, avvicinandosi lentamente.

"Oh, ma per favore. Tra noi non succederà più un bel niente! Lo capisci che non voglio avere a che fare con te? Sei fastidioso, invadente, ma soprattutto un grandissimo idiot-..."

Jackson gli tappò la bocca con un bacio e lo sbatté al muro, facendogli perdere il respiro per qualche istante.
Quando si fu ripreso dal colpo, Nathan appoggiò le mani sul suo petto nell'intento di liberarsi da quell'assalto, ma fu tutto inutile. Jackson era più alto di lui e più forte. Nathan odiava il fatto di essere così debole rispetto a lui, non gli piaceva essere sottomesso in quel modo.
Jackson gli infilò la lingua in bocca e Nathan ansimò, stringendo la maglietta dell'altro tra i pugni, non sapendo cosa fare. Il biondo non si sarebbe fermato e Nathan aveva paura che succedesse di nuovo, ma soprattutto, ciò che lo spaventava di più era il fatto che gli sarebbe piaciuto come la sera del falò.
E lui non voleva. Non sopportava Jackson, ma allo stesso tempo era attratto da lui. Quella cosa, qualunque cosa fosse, era pericolosa. Come il fuoco o come una tempesta e qualcuno si sarebbe fatto male.
Jackson si staccò e guardò l'altro negli occhi. Intanto il moro si era attaccato convulsamente alla sua maglietta e teneva ancora gli occhi chiusi.

"Nathan, guardami..." sussurrò, in tono dolce.

Il moro aprì lentamente gli occhi ed affogò in quegli oceani azzurri.

"Perché tremi? Hai paura di me?" continuò il biondo, accarezzandogli una guancia.

"Ho paura di ciò che sta succedendo. Mi spaventa il fatto di non capire..."

"Non devi capire. Ascolta il tuo cuore..." sussurrò Jackson, baciandogli la fronte. "Sei bellissimo, Nathan..."

Il moro non sapeva più che fare, così affondò le mani nei capelli di Jackson e riprese a baciarlo, lasciandosi andare per la seconda volta.

~♡~

Julia rientrò verso le sei di mattina. La sera prima aveva deciso di dormire da una vecchia amica, lasciando Ricky e Nathan a casa.
Quando attraversò la sala, si accorse che c'erano dei vestiti sparsi a terra, che continuavano fino alla zona notte. Seguì la scia di indumenti, raccogliendo un paio di T-Shirt e dei jeans. Quando arrivò di fronte alla camera di Nathan, sorrise maliziosa.
Spalancò la porta e non fece subito caso a chi ci fosse nel letto.

"Finalmente hai scopato! Iniziavo a pensare volessi farti prete!" esclamò la ragazza, per poi bloccarsi di colpo.

Nathan si coprì con le lenzuola e Jackson si alzò di scatto, indossando i boxer.

"Oh Scheiße... Oh Mein Gott! [Oh merda... Oh mio Dio!]" imprecò Julia, sorpresa.

"Julia, io... Non è... Oh fanculo!" disse Nathan, alzandosi e cercando il suo intimo.

"Ehi Julia." la salutò Jackson, che non sembrava per niente turbato.

"Ehi Jackson, vedo che vi siete dati da fare... Era ora!"

Nathan indossò dei pantaloncini e la fulminò con lo sguardo.

"Non provare ad aggiungere una sola parola ed esci subito da questa camera!" sbottò il moro, fuori di sé.

Julia ammiccò rivolta al biondo, per poi uscire dalla stanza. Nathan si sedette sul letto e si coprì il voltò con le mani, sospirando esasperato: Julia avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa o non gliel'avrebbe fatta passare liscia quella volta.

"Tutto okay?" chiese Jackson, accarezzandogli la testa.

Nathan si alzò e si scostò bruscamente da lui.

"Vattene." disse, freddamente.

Il biondo lo guardò accigliato e scosse la testa, per poi ridere in modo triste.

"Finché scopiamo è okay, ma poi diventi uno stronzo, è?"

"Non succederà più, lo capisci Jackson?! Tu non mi piaci! Sei solo un grandissimo idiota a cui piace dare il tormento alla gente! Lasciami in pace per una buona volta!"

Jackson Morgan non era mai stato un tipo da lacrime o lamentele. Però quelle parole fecero male, colpendolo dritto nel cuore. E poi era stato proprio Nathan a dirgliele, la persona di cui si stava innamorando.
Jackson lo spinse, facendo si che ricadesse sul letto, e rise forzatamente.

"Nathan Young, sei solo una piccola puttanella a cui piace essere scopata. Non mi piaci nemmeno tu, volevo solo togliermi lo sfizio di scopare il tuo bel culetto. Ora che l'ho fatto, possiamo anche tornare a scannarci dalla mattina alla sera."

Jackson si rivestì in fretta, trattenendo le lacrime. Anche Nathan aveva gli occhi lucidi.
Prima di andarsene, Jackson tirò fuori dei soldi dalla tasca dei pantaloni e li lanciò addosso al moro.

"Grazie per il servizio." disse, prima di uscire dalla camera e sbattere la porta.

Nathan sentì il suo cuore spezzarsi e una morsa allo stomaco. Sì, forse aveva esagerato, ma si meritava davvero quel trattamento?
Si coprì fin sopra la testa col suo piumone ed iniziò a piangere, ormai totalmente fuori controllo.
E il fatto che il profumo di quell'idiota fosse ovunque sul suo letto, lo fece piangere ancora di più.

~♡~

Nathan si sentiva particolarmente triste quel giorno. Era da una settimana che non parlava con Jackson e le cose sembravano essere tornate alla normalità. Ogni volta che si vedevano a scuola, ognuno prendeva la propria strada senza guardarsi indietro.
Eppure era come se il fatto di essere ignorato da Jackson lo rendesse triste. In quegli anni si era creato un equilibrio, fatto di litigi e battibecchi. Ora che tutto era svanito improvvisamente, Nathan si sentiva...vuoto?
Mentre rifletteva su tutto ciò, sentì delle voci provenire dall'altra parte del corridoio ormai vuoto, perché l'ultima campanella era suonata da quindici minuti. Il ragazzo si fermò e si nascose dietro ad un armadietto, origliando la conversazione.

"Sei un idiota, J! Cosa diavolo ti è saltato in mente mentre lo hai fatto?"

"Alexandra, ero incazzato, okay? Non puoi capire..."

Nathan trattenne il respiro e sentì il cuore battere più forte quando sentì quelle voci: erano Jackson ed Alexandra. Ma di cosa stavano parlando? Nathan sapeva fosse sbagliato, ma decise di origliare, perché la curiosità era troppa.

"Se ti piace, perché gli hai dato della puttana?! Cos'hai al posto del cervello? Anzi, ce l'hai il cervello?"

Nathan lo sentì sospirare. Perché parlavano di ciò che era successo tra di loro? Se Alexandra era davvero la sua ragazza, perché conversavano così di lui?

"Bé, lui ora mi odia ed è naturale che non ci sarà mai niente tra di noi. Possiamo anche mettere fine a questa sceneggiata della relazione finta."

"Oh, era ora! Non riuscivo più a tenerti per mano in corridoio. Imbarazzante!"

Nathan strinse i pugni e sentì gli occhi inumidirsi: Jackson l'aveva preso in giro e manipolato con la storia della relazione tra lui ed Alexandra. Si sentiva usato.

"Okay, ma dobbiamo far in modo che lui lo sappia."

Alexandra rise.

"E come? Vai da lui e gli dici 'senti, era tutta una buffonata, io ed Alexandra non stiamo insieme'. Pericoloso, non credi?"

"Sei una grandissima cogliona, te l'ho mai detto? Faremo una sceneggiata davanti a tutti e lui lo verrà a sapere. Voglio vedere la sua reazione..."

"Forse hai ancora qualche speranza. Magari avendo via libera, ti darà una possibilità. Forse si sentiva bloccato dal fatto che stessi con me."

"Sì, spero che funzioni."

Nathan scosse la testa ed asciugò una lacrima traditrice. Raccolse tutte le forze che aveva e corse via, cercando di dimenticare quella scena.

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