Capitolo 10 "Tempesta"
"Ma te lo puoi anche scordare, non ci penso minimamente a fingere una relazione con te."
Michael sospirò e Jackson la guardò con sguardo implorante.
"Ti prego Alexa, è per una buona causa!"
La bionda rise di gusto, per poi smettere improvvisamente e tornare seria.
"Tira fuori le palle e digli semplicemente ciò che provi."
"Ma non è così semplice!"
"Bé, con questo inganno le cose saranno ancora più difficili."
Jackson afferrò le mani dell'amica e la guardò con uno sguardo da cucciolo bastonato. E no, Alexandra non riusciva mai a resistere a quegli occhioni azzurri.
"Cazzo J, lo sai che quello sguardo è la mia debolezza... Sei ingiusto!" sbuffò e scosse la testa. "E va bene, ma scordati che io ti baci, perché sarebbe troppo imbarazzante."
Jackson sorrise a trentadue denti e ammiccò in direzione di Michael, che alzò gli occhi al cielo e ridacchiò.
"E lasciami le mani." borbottò la bionda, liberandosi un po' bruscamente dalla sua presa.
Magari la sua migliore amica poteva apparire un po' acida a volte, ma era tutta una maschera. E Jackson lo sapeva. Il biondo sorrise e bevve una sorso del suo caffè, mentre Alexandra si alzava e lasciava la loro cucina.
"Dove vai?" chiese Michael.
"Devo fare delle cose, sai, ho una vita."
"Grazie ancora, Alexa!" esclamò Jackson, per farsi sentire.
"Tanto andrà a finire male, credimi..." la sentirono dire, prima di chiudersi la porta d'ingresso alle spalle.
~♡~
Nathan stava impazzendo. Pensava che una volta che Jackson avesse smesso di dargli il tormento con le sue provocazioni e gli sguardi maliziosi, la sua vita sarebbe stata rose e fiori. Okay, magari non proprio rose e fiori, ma almeno tutto sarebbe tornato alla normalità.
E allora perché ogni volta che lo vedeva con Alexandra, una rabbia improvvisa lo assaliva?
Proprio come in quel momento. Era appena entrato in mensa e Alexandra stava accarezzando delicatamente i capelli di Jackson. Era una scena da far venire il diabete ed ecco la rabbia che lo stava assalendo tutto in una volta. Si voltò di scattò nell'intento di lasciare la mensa, ma si scontrò con un ragazzo che fece rovesciare tutto il suo pranzo sulla maglietta di Nathan.
Alcuni che stavano seduti là vicino e che avevano assistito alla scena, risero.
"Stronzi." mormorò Nathan, prima di andare nei bagni del terzo piano, quelli che non usava nessuno durante la pausa pranzo.
Appena entrò, si guardò allo specchio, fissando con un'espressione tra il disgustato e l'arrabbiato l'enorme macchia che ricopriva la sua T-Shirt grigia. Se la tolse e bagnò leggermente la parte sporca, iniziando a strofinare, ma senza ottenere niente. Imprecò mentalmente e ripeté l'azione, mentre la porta del bagno veniva aperta e poi chiusa. Quando gli occhi azzurri di Jackson incontrarono i suoi attraverso lo specchio, Nathan sentì il cuore accelerare. Maledizione...
"Ehi gattino, hai bisogno di una mano?"
Nathan sospirò e scosse la testa, mentre Jackson si appoggiava contro il lavandino accanto a lui. Il moro continuò a tentare di lavare la macchia, ma dopo un po' dovette interrompere le sue azione, perché sentiva lo sguardo dell'altro bruciargli sulle pelle scoperta.
Alzò leggermente la testa e notò che Jackson stava guardando il suo petto nudo, mentre si mordicchiava il labbro inferiore.
"Smettila."
"Di fare cosa?"
I due si guardarono negli occhi e Nathan venne assalito dalla voglia di baciare quelle labbra così perfette. Il respiro del moro accellerò e Jackson ridacchiò appena, per poi accostarsi un po' di più a lui. Chinò leggermente il capo per raggiungere l'altezza del suo volto, ma non si spinse oltre.
"Avanti Nathan, fallo. So che muori dalla voglia di baciarmi." disse il biondo, con voce bassa e leggermente roca.
Nathan perse il piccolo briciolo di ragione che gli era rimasto e appoggiò le labbra sulle sue, coinvolgendole in un bacio lento e casto. Ma Jackson era sempre come una tempesta che ti risucchia e ti travolge fino a prenderti anche l'anima e non si accontentò di quel piccolo bacio. Lo attirò a sé con un gesto veloce e strinse il suo fondoschiena, facendolo gemere e inducendolo ad aprire la bocca. Non ci mise molto a riempirla con la propria lingua, giocherellando con quella del moro.
Jackson fece una piccola pausa, andando a mordicchiargli il labbro inferiore, per poi riempirgli di nuovo la bocca con la propria lingua, facendo mugolare l'altro. Nathan si sentì perso per l'ennesima volta, come ogni volta che che Jackson lo baciava, toccava o semplicemente lo guardava con quei due oceani che aveva al posto degli occhi. E Nathan ebbe paura di sé stesso, quando pensò che si sarebbe fatto prendere anche lì, in quel momento, nei bagni della scuola.
Solo quando sentì l'erezione del biondo premere contro il suo addome, si riprese appena e tornò lucido. Cosa diavolo stava facendo?
Si staccò un po' a fatica dalle sue labbra e riprese, fiato.
"Smettila di provocarmi, hai una ragazza." disse, ancora un po' provato dal bacio di poco prima.
Jackson sorrise maliziosamente e strinse ancora di più le sue natiche, da sopra i pantaloni, facendo sussultare e ansimare Nathan.
"Ma sei stato tu a baciarmi." rispose il biondo, con fare innocente.
Nathan tentò di liberarsi dalla sua presa, senza riuscirci.
"Sei proprio uno stronzo! Sai benissimo che sei tu che mi provochi sempre."
"Ma a te non dispiace, o mi sbaglio?"
Nathan rimase in silenzio, pieno d'imbarazzo e ferito nell'orgoglio. Come poteva farsi sedurre da un ragazzo che aveva odiato per anni? Aveva diciotto anni, ma ogni volta che Jackson lo sfiorava o lo baciava, si lasciava andare e si faceva usare come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. No, cazzo! Sono stanco di quest'idiota!
Nathan si scostò bruscamente e riprese la sua maglietta da terra. Jackson si tolse la felpa che teneva sopra la sua maglietta nera e gliela porse. Il moro non voleva accettarla, ma non lo allettava l'idea di girare mezzo nudo per la scuola. Prese la felpa con un gesto veloce ed uscì dal bagno.
Iniziò a camminare e la indossò. Era un po' troppo grande, ma soprattutto aveva il fottuto profumo di quell'idiota. E cazzo, adorava quell'odore...
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