Capitolo 25
Arriviamo in infermeria senza incontri spiacevoli con dei professori o anche peggio di studenti impiccioni. Resto zitta per tutto il tragitto, troppo arrabbiata e sconvolta con il mondo per formulare delle frasi coerenti in questo momento. Gavin rimane in un silenzio religioso, forse troppo preoccupato per la mia sfuriata che da un momento all'altro so per certo che cederò alla furia cieca. Mi guardo in torno, cercando l'infermiera che di solito c'è sempre, ma con la sfiga che mi perseguita in questi giorni, sembra sparita la donna in questione. <Maledizione, è mai possibile che una volta nella vita fili tutto liscio.> inizio a borbottare frustrata mentre l'incazzatura prende il sopravvento. Trascino Gavin su un lettino, si siede pesantemente con la testa bassa e rimane fermo in quella posizione mentre io cerco tra i vari armadietti i medicinali, continuando a borbottare imprecazioni contro il mondo intero. Sbatto il terzo armadietto che controllo con forza. <Rottweiler, smettila di ringhiare e scalciare, ho un mal di testa allucinante> sbotta Gavin tenendosi la testa tra le mani e in questo momento vorrei solo fracassarli la testa in questione sul muro. Vorrei solo riuscire ad avere una giornata normale, almeno all'apparenza, anche se in testa ho un groviglio incasinato di pensieri che si ingarbugliano tra loro. Sbuffo ormai nervosa e irritata al massimo, per fortuna trovo il disinfettante e i batuffoli di cotone. Mi avvicino al bestione che continua a lamentarsi per ogni cosa e sbarra gli occhi appena capisce cosa voglio fare. <Non vorrai medicarmi tu, vero?> mi chiede speranzoso e cercando di indietreggiare sul lettini, anche se con la sua stazza enorme sembra un letto delle bambole, piuttosto che un letto normale per gli studenti. <Certo, guardo che ho fatto un corso di primo soccorso. Quindi sono abilitata a medicarti> gli dico a muso duro per poi premere il batuffolo di cotone impregnato con il disinfettante sulla ferita che ha sul sopracciglio. Appena appoggio il cotono Gavin fa uno scatto all'indietro mentre grugnisce peggio di un cavernicolo. <Su bestione non fare il moccioso> gli dico ghignando divertita mentre lui mi lancia uno sguardo che mette i brividi a tutti, a parte me che ormai sono immune alla sua occhiataccia. Passo a disinfettarli le nocche scorticate e il bestione grugnisce ancora, mentre io sbuffo sonoramente per non ridergli in faccia. <Adesso tu, mi spieghi il motivo per cui hai picchiato Jacob, quando me la sarei potuta cavare benissimo da sola> gli dico glaciale, lui solleva il viso e punta i suoi laser argentati su di me. <Sicuro che te la saresti cavata da sola, visto che eri paralizzata come un blocco di ghiaccio> mi risponde sarcastico mentre fa un ghigno malandrino su quel volto che prenderei volentieri a pugni.<Invece si, sono riuscita a sopravvivere a tutto solo con le mie forze e senza l'aiuto di nessuno, soprattutto tuo> gli sputo acida peggio di un limone. Ripensando a quante volte ho affrontato di petto tutti i problemi che mi ostacolavano il cammino, certo, con Jacob è stata tutta un'altra questione e sono troppo orgogliosa per ammettere che, in quel momento, avevo bisogno del suo aiuto. Gavin fa finta di non ascoltarmi e si volta verso la finestra che da sul cortile, ormai vuoto, visto che la pausa mensa è finita da un bel pezzo. <Comunque, per ritornare alla domanda che mi hai posto prima, non sono affari tuoi se ho picchiato quel pezzo di merda> mi dice con la voce distaccata, e in questo momento no saprei se piangere o picchiarlo. Lascio scivolare in superficie la collera che ormai è una mia vecchia compagna, senza lasciarmi il tempo di pensare a quello che sto per fare, gli tiro uno schiaffo che gli fa voltare il viso dall'altra parte. <Perché diamine lo hai fatto?> mi chiede con gli occhi fuori dalle orbite e delle scintille infuriate guizzano nell'argento fuso, come se ci fosse una tempesta in pieno fermento. <Non sono affari tuoi> scimmiotto la sua voce, per poi andarmene da quella stanza che è diventata soffocante. Chiedevo troppo di sapere il vero motivo per cui lo ha picchiato? Forse speravo che mi diceva che lo aveva fatto perché ci tiene veramente a me e voleva fargliela pagare. Sospiro sconfortata, ma ormai dovrei conoscere Gavin e la sua voglia di fare a pugni con il mondo intero, quindi non dovrei neanche stupirmi se lo ha fatto senza alcun motivo. Anche se, quando gli avevo confessato cosa mi aveva fatto quel mostro, aveva giurato che lo avrebbe pestato a morte. Quindi quale sarà la vera ragione per cui lo ha fatto? E' la domanda che mi perfora il cervello talmente è potente, ma sono troppo confusa per darmi una risposta sensata e senza farmi coinvolgere emotivamente più di quanto lo sono già. Maledizione! Sto malissimo appena sento il rimbombo nel mio cervello della sua voce distaccata, tanto da spezzarmi in pezzettini il mio povero cuore. E ancora maledizione perché sono ,ancora, innamorata di Gavin. Appena penso a quelle maledette parole, il respiro mi si mozza e vorrei solo sbattere la testa il più forte possibile contro il muro. Sono un idiota, com'è possibile che ne sia ancora innamorata dopo tutto il male che mi ha fatto, ma soprattutto dovrei essere abbastanza intelligente da capire che è meglio stare alla larga da tipi come lui visto le mie pessime esperienze passate. Anche se lo conosco da una vita, so che è pericoloso e ha degli sbalzi umorali pazzeschi rendendolo ancora più pericoloso di quanto sia normalmente. Vado in aula a recuperare lo zaino, per fortuna a quest'ora è sempre vuota visto che il professore fa lezione solo alla mattina. Esco di soppiatto dalla scuola e chiamo Cindy che risponde dopo un solo squillo. <Ciao bellezza!> mi risponde tutta allegra. <Ciao, senti ti va di fare un giro? Visto che sono uscita prima da scuola> le dico con il morale sotto le scarpe. <Certo, ci vediamo allo Stones fra mezz'ora> mi dice con voce squillante per poi riattaccare subito dopo. Alzo gli occhi al cielo, ormai non devo neanche sorprendermi che decida tutto lei. Mi incammino verso il pub di Jimmy, canticchiando Nightmare degli Avanged Sevenfold che si diffonde negli auricolari e assopendo per il momento il mio cervello troppo reattivo in questo periodo.
Gavin
Appena Cloe esce dall'infermeria mi alzo dal lettino, incazzato nero con il mondo intero, ma soprattutto con una certa nana rossa soprannominata rottweiler. Quando mi ha fatto quella maledetta domanda, sul motivo per cui ho picchiato quella testa di cazzo, non so come mai non le ho detto la verità. Cioè che volevo farlo fuori appena le si è avvicinato, ma non posso permettermi di farla affezionare a me ancora di più, sarebbe troppo rischioso. Quindi ho dovuto restare impassibile, anche se non ho avuto il coraggio di guardarla negli quando le ho detto quella maledetta bugia. Diamine, sono troppo incazzato, però, per lo schiaffo che mi ha dato senza motivo. No, beh, il motivo c'era eccome solo che non me lo aspettavo dalla dolce bambolina che poi non lo è più tanto. Visto che è cresciuta troppo in fretta, in questi anni, maturando molto di più di altre persone che sono ancora dei bambinetti a quarant'anni. Un esempio lampante sono i miei genitori, che pensano solo a se stessi senza badare al figlio scapestrato, proprio come i bambini che sono egoisti di natura. Ribalto il lettino con un grugnito e quando sento il botto che produce con la collisione sul pavimento sghignazzo come un pazzo. Forse è proprio vero che la gente mi dia del pazzo senza neanche una rotella a posto, ma sinceramente me ne frego di quello che pensano, vado sempre per la mia strada senza guardare nessuno in faccia e se qualcuno prova ad ostacolarmi lo faccio fuori e lo sotterro come ho fatto con altra gentaglia che ci ha provato. Anche per questo me ne sono dovuto andare perché con Gus, all'insaputa di tutti i nostri amici, ci eravamo invischiati in roba grossa e soprattutto molto pericolosa, con gente che ti guarda con sguardo fiero anche se gli punti una canna di pistola sulla fronte. Ho cercato di tirarmene fuori quando sono fuggito a Londra, ma sembra che da quando sono ritornato la merda che avevo lasciato qui mi abbia subito raggiunto. Tiro un pugno al muro e guardo il sangue colarmi dalla nocche ormai ridotte a poltiglia sanguinolenta. Ho cercato di resistere al richiamo di pericolo in questo mese in cui sono ritornato, ma sembra che ne sia troppo attratto e faccio fatica a lasciar perdere quella vita spericolata che ha caratterizzato tutta la mia esistenza. Per fortuna la piccola rottweiler non sa niente di quanta merda ho addosso e spero che rimanga così per sempre. Il mio telefono squilla prepotente, riportandomi alla realtà. <Pronto> borbotto ancora incazzato, cercando di non macchiare il telefono con il mio sangue. <Ciao G. , ti ricordi ancora del tuo amico di infanzia Gus?> ironizza quella testa bacata , chi se non altri può essere che Gus. <Da quanto tempo, ma pensavo che fossi ancora al fresco> gli dico sarcasticamente mentre dall'altra linea sento un grugnito poco amichevole. <Sono uscito una settimana fa, ora ho ripreso i contatti con tutti e ho bisogno di una mano, a Los Angeles, lo sai che me lo devi G.> mi dice burbero, è sempre il solito, ma non posso fare a meno che l'adrenalina inizi a circolare nel mio corpo al pensiero di ritornare alla vecchia, elettrizzante, vita. <Sei sempre il solito rompi cazzo, ma arrivo. Lasciami il tempo di prendere la moto e arrivo entro sera> gli dico riattaccando subito, per poi uscire da questa maledetta scuola, salire in sella alla mia adorata due ruote e sfrecciare per le strade di San Diego.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro