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Capitolo 22

Cloe

Riapro gli occhi e mi ritrovo in una stanza tutta bianca e asettica, sul mio stomaco sento una leggero peso e sposto il mio sguardo sulla mano grande e forte che nasconde la mia piccola e indifesa. Gavin mi sta guardando con i suoi occhi argentati e una scintilla pericolosa che non riesco a capire, gli fa illuminare ancora di più quegli occhi fuori dal comune. <Finalmente ti sei sveglia! Mi hai fatto prendere un colpo Cloe!> mi dice quasi arrabbiato anche se sul suo viso spunta un sorriso indecifrabile mentre gli occhi sono pieni di preoccupazione. Lo guardo interrogativa, non riesco a capire se sto ancora sognando o no, non ho mai visto il bestione così preoccupato per me come quando gli ho confessato poco prima, o almeno credo, che Jacob mi ha violentata. Non riesco a capire se è stato tutto frutto di un sogno, anche la comparsa del mostro che mi ha destabilizzata non poco e forse è solo un incubo e presto mi risveglierò nel mio famigliare letto. <Dimmi che è tutto un sogno, anche la comparsa del mostro?!> lo supplico con lo sguardo sperando fino alla fine, ma il suo viso si incupisce e la sua mano stringe di più la mia mentre delle scariche elettriche pervado il mio corpo. <Mi dispiace ma è tutto vero, soprattutto , tu mi devi delle vere e proprie spiegazioni a riguardo! Non puoi sganciare una bomba simile per poi svenire> mi dice minaccioso e con lo sguardo pieno di determinazione di andare fino in fondo alla storia. <Sei stato tu, che sei partito in quarta con l'intenzione di ammazzarlo senza sentire tutta la storia e facendomi venire una crisi di nervi!> lo ammonisco risentita, ma anche con una goccia di felicità visto che voleva prendere le mie difese senza sapere tutta la storia, proprio come quando eravamo bambino. Potevamo dircene e farcene di tutti i colori, ma quando uno di noi due aveva bisogno dell'altro mettevamo l'ascia di guerra da parte e ci sostenevamo a vicenda. In questo momento vorrei piangere per aver rivisto quella parte di lui che ha nascosto da molto tempo, decidendo di farmi soffrire e basta, andandosene via senza dire niente. <Touchè> dovette ammettere mogio mentre io gongolavo per la piccola vittoria di avermi dato ragione per una benedetta volta senza protestare. <Scusa tanto se è stata una mazzata quello che mi hai detto, ed ero ancora sotto shock , quindi ho reagito nell'unico modo possibile, con la voglia di ammazzarlo> mi dice arrabbiato e incrociando le braccia al petto, alzo gli occhi al cielo, come non detto ha ritrovato la voce per poter protestare. <Non essere tragico, l'unica persona che doveva essere sotto shock ero io per averlo rivisto> gli dico con la voglia di polemizzare a mille, cielo, sono ancora sotto shock non riesco a capacitarmi che Jacob sia ritornato qui anche sotto minaccia di mio fratello. Perché lui è l'unico a sapere tutta la storia, neanche Jack e Sandy sanno tutto quello che mi ha fatto, a loro ho solo raccontato che mi stava per picchiare e io sono fuggita via, Nick dopo che ho calmato la sua ira verso Jacob è andato dai suoi a parlarne e si sono messi d'accordo che non lo avrei denunciato, visto che sono una famiglia importante, ma che sarebbe dovuto stare lontano da me, ad iniziare col frequentare un'altra scuola per poi essere seguito da uno specialista, si sono persino offerti di pagarmi la terapia con la psicologa. Cosa si fa per coprire i crimini del proprio figlio, insabbiando tutto nella maniere più efficace, è proprio vero che i soldi cambiano tutto. Ho deciso di non denunciarlo per una semplice ragione, non perché avevo paura dei migliori avvocati che sarebbero andati a prendere i suoi genitori, ma perché volevo solo dimenticare tutto e con il processo avrei dovuto rivivere tutto nei minimi particolari e ho ancora la mente troppo instabile per poterlo fare tutt'oggi. Devo assolutamente parlare con mio fratello, per fortuna, che è in congedo temporaneo. <Dipende tutto dal punto di vista> controbatte lui mentre io ritorno alla realtà, sbuffo esasperata, non cambierà mai. <Certo, certo. Ora, gentilmente, cosa ne dici di chiamare l'infermiera per farmi andare via da qui?> gli chiedo ironica, anche perché sono stufa di stare sdraiata senza far niente. <Va bene, sottospecie di rottweiler in miniatura> mi dice alzandosi dalla sedia e uscire dalla stanza. Alzo un sopracciglio confusa, davvero mi ha appena paragonata ad un cane? Scuoto la testa, solo lui può inventarsi dei nomignoli del genere. Poco dopo entra l'infermiera tutta sorridente e mi fa una visita di controllo veloce, per poi mandarmi dritta in classe con al seguito la mia guardia del corpo, anche detto bestione idiota. Se non ricordo male adesso abbiamo biologia e camminando veloce raggiungo il mio armadietto per prendere il libro, sempre con un ombra fastidiosa che mi sta alle calcagna. <Per quanto ancora pensi di seguirmi? Se non sbaglio tu hai chimica a quest'ora.> gli dico girandomi verso di lui per andare a sbattere proprio contro il suo petto scultoreo. Certe volte odio questa differenza di altezza così abissale tra noi due, mi fa sentire piccola e indifesa. <Vero, ma prima ti accompagno in classe> mi dice autoritario e senza nessuna possibilità di protestare da parte mia visto che mi trascina nell'aula di biologia e bussa alla porta spingendomi dentro per poi chiuderla con un tonfo sonoro. Alzo gli occhi al cielo, è sempre così prepotente quando si mette in testa una cosa, peggio di un mulo, diamine! Il professore di biologia mi guarda dietro la spessa montatura degli occhiali e io, prendendo un respiro profondo, gli spiego brevemente l'accaduto per poi consegnarli la giustifica che mia aveva dato poco prima l'infermiera. Mi lascia andare al mio posto senza nessun problema, per fortuna, vado al mio solito banco in fondo e vedo Jack che mi passa le mie cose che avevo dimenticato nell'aula di matematica. Lo ringrazio con un sorriso per poi sedermi ed escludermi dal resto del mondo. La lezione passa velocemente ed è già ora di pranzo, esco dalla classe con tutta la massa degli studenti e appoggiato agli armadietti c'è Gavin che scruta la folla con sguardo rabbioso mentre tutti lo evitano, standoli alla larga. Vado dritta per la mia strada, facendo finta che lui non esista, certo volte mi fa saltare i nervi con la sua fobia del tenere sotto controllo me. <Adesso fai finta che non esisto neanche? > mi dice il bestione che mi ha raggiunto con poche falcate. L'ho già detto che odio essere una nana da giardino? Bhe, lo ribadisco ancora una volta, tanto per chiarire il concetto. <Sì, o almeno ci provo, visto che non posso fare finta di niente con un bestione grosso come una montagna che ha deciso di diventare uno stalker> gli dico guardandolo in cagnesco mentre vado con passo spedito verso la mensa. <Io non sono uno stalker! Voglio solo proteggerti dal quel bastardo> mi dice offeso e ricambiando l'occhiata. <Non mi serve una guardia del corpo, so cavarmela benissimo da sola> gli dico dandoli una spallata, proprio quando stiamo per entrare nella mensa. Per mia sfortuna evita agilmente il muro vicino alla porta. Sbuffo spazientita, per una volta volevo vederlo spiaccicato contro il muro. <Senti rottweiler nano, finchè gira quel moscio del tuo ex, io ti sto addosso come una sanguisuga> mi dice minaccioso nell'orecchio mentre ci mettiamo in fila per prendere il pranzo. Mi giro verso di lui con il vassoio in mano, proprio nella direzione delle sue parti basse che lui, immancabilmente evita come per miracolo. <Sai che le sanguisughe si possono togliere e gettare nella spazzatura?> gli chiedo con un sorriso angelico mentre vado avanti con la fila e prendo le lasagne, sperando che mi tirino su di morale. <Peccato che non riuscirai mai a mettermi nell'immondizia> mi dice con un ghigno malefico mentre riempie il suo vassoio fino a che il cibo straborda. Lo guardo con gli occhi fuori dalle orbite, mi ero dimenticata che mangiava come un pozzo senza fondo e non ingrassava neanche di un etto. Fortunato lui!! <Peccato, ti vedevo bene con un sacco della spazzatura in testa> gli dico ghignando malefica mentre mi avvio ad un tavolo libero. Oggi non ho proprio voglia di stare nel solito tavolo con Sandy e Jack, con l'aggiunta della squadra di basket e quelle smorfiose cheerleader. Non so come ho fatto a sopportarle per tutto questo tempo, io non sono come loro e non lo sarò mai. <Sempre la solita che ringhia tanto ma non conclude mai niente, proprio come un rottweiler> mi dice con un sorriso di plastica mentre ci sediamo al tavolo. <Taci> gli dico mentre gli lancio un pezzo di pane. <Ei, guarda che sono delicato!> mi dice, facendo finta di provare dolore mentre si massaggia il petto. <Certo, delicato come un cactus> gli rispondo ridendo e affogando i miei dispiaceri nelle lasagne. Gavin mette il muso, permaloso come sempre e finiamo di mangiare in silenzio. Il resto delle lezione pomeridiane si svolge senza nessun disastro, a parte per un'ombra fastidiosa che mi perseguita. Quando arrivo davanti alla mia porta, il bestione mi trattiene per un braccio e mi fa voltare nella sua direzione, guardandomi con il viso troppo serio. <Domani ammazzo di pugni quel bastardo moscio> mi dice guardandomi con quei suoi occhi argentei che mi scavano nel profondo della mia anima, lasciandola nuda. Abbasso le spalle sconfitta e, sapendo che non riuscirò di certo a fermare il carro armato che diventa Gavin, quando è furioso. <Fa come preferisci io non ti tratterrò> gli dico rassegnata mentre scivolo via dalla sua morsa ed entro in casa, tirando un sospiro di completa rassegnazione per quello che mi attende domani.

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