IL MIO PRIMO BACIO
Luce sfolgorante. Quel giorno tutto sembrava risplendere. Nello specchio del bagno dove incontrava se stesso tutte le mattine, vedeva un ragazzo diverso. Gli occhi erano traslucidi, la pelle non aveva un'imperfezione, il sorriso era sicuro e forte. Si era vestito pensando quasi meccanicamente a come avrebbe preferito vederlo. In pochi minuti si era deciso per un paio di pantaloni neri semplici, ma eleganti e una camicia bianca. Non ricordava l'ultima volta in cui si era vestito così, l'aveva mai fatto? Persino per il proprio compleanno aveva sfoggiato i vecchi e affidabili pantaloni sportivi e la canottiera nera, ma quel giorno sentiva davvero l'esigenza di dare il meglio di sé. Voleva essere speciale, per lui.
"Oh sei adorabile. Sei bellissimo! Tesoro, il tuo fratellone non è un bocconcino?" Bulma cinguettava estasiata. L'orgoglio per il suo bambino spaventò la secondogenita che la fissava come se fosse una matta
"Fratellone, dov'è finita la tua tuta?" il ditino inquisitore della sorellina puntò senza pietà a quel modello improvvisato e decisamente ancora inesperto al ricevere complimenti
"Beh per oggi ho pensato di darmi da fare" disse cercando di mantenere un'espressione disinvolta, rimirandosi distrattamente
"E perché proprio oggi?" Bra tirò la gonna della mamma; esigeva una risposta precisa e in fretta
"E va bene piccolina, te lo dico, ma manteniamo il segreto. Tuo fratello oggi ha un appuntamento" Bulma bisbigliò esageratamente, accompagnata da uno sguardo volutamente troppo serio. Erano questioni importantissime
"Ooohhh un appuntamento. Con chi? Con chi?" chiese saltellando su e giu' dall'eccitazione. Trunks la guardava fintamente infastidito dalla sua invadenza. Voleva mantenere l'aria magica di mistero che sua madre era riuscita a creare per la piccolina di casa
"Ah, se proprio proprio non puoi farne a meno, te lo dirò"
"Non serve. Indovino! Esci con Goten!" la voce tenera, ma decisa di quell'angioletto azzurro infranse l'aura di calma e relax in casa Brief
"Trunks, attento! Tutto bene?"
"Sì, ora pulisco, scusa"
"Tesoro attenta. Non avvicinarti. Potresti tagliarti con i vetri!"
In un nanosecondo un'esplosione d'aura aveva riempito la stanza, mandando il povero specchio in frantumi. Ora nulla avrebbe più potuto riflettere il suo viso imbarazzato, che sollievo...
"Ma come ti salta in mente Bra?!" il tono uscì meno scherzoso di quanto non volesse
"Eh dai, è che lo vai a prendere... scherzavo. Io e Pan scherzavamo su queste cose l'altro giorno"
"Quali cose?" chiese Bulma incuriosita
"Abbiamo accompagnato la mamma di Pan dalla parrucchiera e mentre aspettavamo abbiamo sfogliato un po' di giornali. C'era una grande pagina tutta rosa e piena di cuori e il titolo era: amicizia o amore. C'erano un sacco di cose su cosa fanno due innamorati e abbiamo subito pensato a Trunks e Goten. Siete due fidanzatini!" il ditino non smetteva di indicare il distruttore di specchi. Bra rideva forzatamente con una mano sulla pancia
"Siete davvero due bei tipetti" Bulma cercò di archiviare con delicatezza quell'argomento che sapeva ormai essere spinoso
"Coraggio, andiamo a finire di prepararci o gli farai fare tardi. Trunks, cinque minuti e siamo da te"
Trunks raccolse gli ultimi vetri dal pavimento e andò a buttarli. In quei pochi passi che fece dal bagno alla cucina, si sentiva leggero. Camminava a un metro da terra? Forse. Era agitato? Assolutamente sì. Era contento? Come mai prima. Era una stupida uscita a quattro e il suo amico non lo stava aspettando in quel senso, ma il solo sentirlo pronunciare gli faceva scoppiare il cuore. Un appuntamento con lui.
"Goten, ma come ti sei conciato? Potevi metterti più elegante!" Chichi se ne uscì con un tono più lamentoso del dovuto
"Eh dai mamma, mi sento ridicolo con certe cose. Lo sai" le rivolse uno sguardo implorante
"Oh sei tale e quale a Goku. Ma cos'avete voi altri che non va?!" Chichi fulminò suo marito, mettendo tutta se stessa per farlo sentire in colpa
"Eh dai tesoro, l'importante è che si senta a proprio agio" disse Goku con tono frivolo, ma vagamente sommesso
Goten si passò ai raggi x. Delle semplicissime scarpe da ginnastica nere, un paio di jeans non troppo scoloriti e una t-shirt o meglio la t-shirt. Quando l'aveva comprata qualche anno prima, era una maglia nera come tante. In una finta lotta con Trunks si era riempita di buchi così lui gli aveva dato una rammendata. Ovviamente non aveva idea di cosa stesse facendo. Era stato più che altro un buon pretesto per ridere e prenderlo in giro a vita. Eppure da quel giorno era diventata la sua maglietta preferita. Era unica e fatta solo per lui e quel giorno non avrebbe voluto indossare nient'altro. C'era modo migliore per dimostrargli tutta la sua ammirazione? Perché il suo amico lilla era prima di tutto il suo idolo e voleva esprimere al massimo la sua adorazione.
"Beh questo cosa c'entra? Il mio bambino può sentirsi a suo agio ovunque. Non c'è nessuno più bello di lui. Dico solo che potrebbe migliorare nell'abbigliamento" Chichi improvvisò una finta posa sostenuta. Socchiuse un occhio e sorrise fiera della fotocopia di suo marito
"Ah mi sa tanto che ci siamo!" Goku guardò Goten dritto negli occhi e gli fece un bel pollice in su. Quello era un gran segno di incoraggiamento da parte di sua. Riusciva sempre ad essere così positivo... Quel giorno si rese conto di quanto gli somigliasse. Nonostante tutto anche lui riusciva solo a pensare che stava per avere il suo primo appuntamento.
Quando scese i primi scalini, Trunks aveva già superato la soglia di casa. Ma era davvero lui? Non l'aveva mai visto così. I raggi del sole sembrava facessero a gara per sorpassare le finestre e infrangersi sulla sua schiena. Lo rendevano così luminoso. Un'aura di luce lo avvolgeva, trovando riparo nei cristalli che avevano preso il posto dei suoi occhi. Ogni fascio muscolare era perfettamente accarezzato da quella camicia bianca che non l'aveva mai visto indossare. Una ventata di freschezza aveva sommerso casa Son e l'aveva inebriato come mai prima. Era davvero stupendo.
"Goten"
Non era riuscito a dire nient'altro. L'aveva visto fermarsi sulle scale. Lo guardava come se lo stesse vedendo per la prima volta. Era un guizzo di luce che era passato nei suoi occhi neri e senza fine? Se ne stava lì, in silenzio, quasi aspettando di essere preso per mano e invitato a scendere o perlomeno così avrebbe voluto fare lui... Aveva rispettato la sua semplicità. Anche in quel giorno in cui la città lo aspettava, in cui persone nuove erano pronte a confrontarsi con lui, in cui loro due insieme avrebbero fatto un passo fuori dal guscio che avevano sempre condiviso, indossava i suoi vestiti di tutti i giorni. I capelli volavano seguendo il ritmo della brezza che soffiava dalle finestre; il suo viso era lo stesso, gioioso ed eccitato. Persino la sua postura con quel corpo slanciato che dava sempre l'impressione di star per levitare da un momento all'altro, indicavano una totale nonchalance nella sua persona. Oh, quanto avrebbe voluto essere anche lui così sicuro di sé e spensierato. Quel ragazzo... anche solo fissandolo gli infondeva vigore e leggerezza. Lo trasportava in una dimensione parallela in cui le paranoie che lo appesantivo erano la cosa più dolce del mondo ed era solo grazie a lui. Chi non avrebbe voluto una persona così al proprio fianco? Pronunciare il suo nome era il modo per esprimere la propria gratitudine e l'importanza che aveva la sua intera esistenza, anche se lui forse non ne era nemmeno consapevole.
"Allora avete finito voi due di fissarvi?"la piccola peste aveva proprio preso il meglio da entrambi i genitori. Inarrestabile e letale
"Non farci caso piccolina. Questi adolescenti sono tutti matti" Chichi la prese per mano, trascinandola lontana dal fratello. Le promise che la sua amica sarebbe stata lì a breve. La piccola Bra ricevette una carezza sulla testa dallo zio Goku
"Bene ragazzi, direi che ci vediamo dopo. Divertitevi"
"Grazie papà, ciao mamma, ciao piccola Bra"
"E smettetela tutti di chiamarmi piccola!"
"Ciao ragazzi, mi raccomando, comportatevi bene"
Non appena decollarono fu chiaro che non sarebbe stato un viaggio come un altro. L'imbarazzo regnava sovrano nel veicolo della Capsule Corporation. Ognuno era perso nei propri pensieri, nelle proprie aspettative, nella sensazione che quel pomeriggio fosse un'importante prima volta. Qualcosa, forse anche l'ingenuità del condividere quell'esperienza, avrebbe ridefinito ulteriormente un rapporto che mai come in quell'ultimo periodo andava evolvendosi alla velocità della luce, abbattendo muri e sfondando pareti che non era mai state neanche percepite finchè non erano franate. Entrambi potevano sentire il vuoto che li circondava. Entrambi restavano saldamente aggrappati all'altro come unica ancora di salvezza, ma come avrebbero potuto reagire quando il problema non sarebbe stato il distacco, ma una fusione troppo violenta?
Il pomeriggio di shopping passò veloce e tranquillo. Goten aveva subito fatto amicizia con le compagne di scuola di Trunks, complice il suo carattere affabile e la curiosità che avevano per lui. In qualche modo il gruppo si era amalgamato perfettamente e tutti i componenti erano piacevolmente sorpresi di come funzionasse bene quell'ingranaggio improvvisato. Avevano girato parecchi negozi e in ognuno Goten aveva ricevuto nozioni sull'abbigliamento che aveva ascoltato senza opporsi, da bravo studente. Trunks aveva programmato con cura le pause, proponendo un frullato, poi un salto in sala giochi e ancora un giro in un Gamestore. Tutti avevano accettato di buon grado le proposte altrui e tra una risata e l'altra si era presto fatta ora di cena.
"Beh credo sia giusto inaugurare i tuoi diciotto anni come si deve Trunks, voi che dite?" Jessica aveva già finito il suo piatto e da buona americana stava organizzando il dopo cena alcolico
"Sì, effettivamente da noi è tradizione. Ai diciotto si compra da bere" Erika le diede man forte
Trunks cercò lo sguardo di Goten. Non sapeva di cosa avesse bisogno esattamente. Forse un aiuto per decidersi su quella richiesta? Forse solo la sua approvazione? Non ne aveva idea, ma il bisogno di conferme su cose futili era ormai un automatismo per loro.
"Non vorrai ignorare le tradizioni, vecchio amico" Goten pose un accento forzato sulla parola "vecchio" per stuzzicarlo e al contempo fargli capire che potevano concedersi l'ennesima novità per quella sera.
Incoraggiato dal suo sorriso, Trunks si lasciò elencare i vari posti più adatti a loro per trascorrere il dopo cena. Erika, in Erasmus da poco,conosceva diversi ritrovi per studenti di varie scuole, che si riunivano per passare serate tranquille. In soli dieci minuti a piedi arrivarono in un locale piccolo e intimo. All'interno c'era solo una sala con qualche tavolo e il bancone. Si sedettero in un angolo, isolati dagli altri pochi presenti. La musica era un piacevole sottofondo che non disturbava la conversazione. Trunks e Goten erano tornati bambini. Non erano mai stati un pub. Si guardavano intorno stupiti e molto eccitati. Per Goten anche solo essere in un posto dove l'età media era di sedici anni rappresentava un salto di qualità. Inoltre l'emozione più grande era data dal trovarsi finalmente in quella parte di mondo che Trunks non aveva mai potuto condividere con lui. Erano due adolescenti normali in una normale uscita a quattro e l'atmosfera era davvero perfetta. Trunks era abituato a stare con i suoi coetanei, ma non li aveva mai visti al di fuori della scuola. La cosa che più lo rendeva felice però era vedere che lui e Goten funzionavano perfettamente anche al di fuori dei loro porti sicuri. Quella era la prova definitiva che stavano davvero bene insieme, in ogni circostanza.
"Allora novellino, è arrivato il momento!" Jessica tirò Trunks per un braccio e lo trascinò verso il bancone
"Penseremo anche a voi, ragazzi, non temete!" con quella promessa e un occhiolino lasciò i minorenni al tavolo
Si conoscevano da qualche ora eppure sembravano amici da una vita. Forse perché erano così simili caratterialmente? Goten era di sicuro un tipo aperto ed Erika lo era altrettanto. Li vedeva riflessi nello specchio sopra al bancone. Scherzavano e si davano piccoli buffetti come due vecchi amici Sarebbe stato così facile sostituirlo? Un gelo improvviso gli attanagliò lo stomaco. Goten era perfettamente a suo agio in un contesto del tutto nuovo. Sembrava non avesse fatto la minima fatica ad entravi. Forse gli sarebbe bastato stare solo un altro po' nel mondo reale per dimenticarsi di lui... Forse avrebbe scoperto che c'erano tante persone migliori da conoscere. Era per questo che non l'aveva mai coinvolto prima? Che non aveva neanche mai parlato di lui perché il solo pensiero lo infastidiva? Forse l'aveva tenuto in trappola tutti quegli anni solo per non farlo scappare via. Codardo... l'evitare di peso la concorrenza per paura di perdere era l'ennesima riprova di quello che si era accorto di essere negli ultimi tempi
"Ti facevo più un tipo da sapori aspri, sai?"
Trunks focalizzò l'attenzione e si accorse di essersi fermato sulla pagina dei cocktail dolci. Non sapeva che tipo era, ma era sempre più facile decidere per lui
"In realtà scelgo prima per Goten; credo che per me ci vorrà più tempo"
"Sei sicuro sui gusti del tuo migliore amico e non suoi tuoi?Wow" esclamò con tono ambiguo
"Non so. Con lui è più semplice in queste cose. E' lo stesso da quando è nato; ormai credo di conoscerlo"
"Mmm sarà... Io credo che sia di più ciò che siamo convinti di sapere rispetto a ciò che sappiamo realmente"
In che senso?
"Ok, per me due shot di Vodka alla menta, grazie"
"Oh, per me Sea Breeze e un Tequila Sunrise, grazie"
"Dolce e aspro, eh? Bell'accoppiata. In effetti vi si addice" Jessica lo guardò di sottecchi
Perfetto. Era semplicemente perfetto. Non aveva dubbi che ci avrebbe azzeccato comunque. Quel mix di tequila, melograno e agrumi era già diventato il suo cocktail preferito. Andava giù incredibilmente bene nonostante fosse la sua prima volta con l'alcool. Quando dalla cannuccia arrivarono aria mista a ghiaccio sciolto si accorse di essere arrivato alla fine. Trunks era ancora a metà. Senza volere glielo fece notare in silenzio
"Mi sa che ho sbagliato tutto" lo guardò rammaricato
Goten scoppiò a ridere insieme alle ragazze
"Con il mio hai fatto un ottimo lavoro. Due su due era chiedere troppo mi sa"
"Beh non male azzeccarne uno, se consideriamo che è la sua prima volta" Erika infierì dolcemente. Era decisamente più delicata degli altri due
Goten non potava fare a meno di guardare il suo broncio e provare una dolcezza infinita. La sua sicurezza era stata cancellata insieme all'arroganza che emanava alla prima impressione. Era spaesato e per una volta era bello aver scambiato i ruoli
"Se vuoi ti aiuto a finirlo"
"Non scherziamo. Ti devo riportare a casa tutto intero, piccolino" disse, cercando di salvare quella poca dignità che gli era rimasta.
Goten alzò gli occhi, in segno di finta di resa. Le chiacchiere continuarono tranquillamente. Cercò di trattenere un sorriso nel vedere il Sayan maggiore impegnarsi per bere quella brodaglia rosa che aveva ordinato. Quando era concentrato diventava serissimo in viso. Sembrava si stesse preparando per una battaglia imminente.
"Ce l'hai fatta finalmente. Che dici, secondo giro?" Jessica non riuscì terminare la frase senza ridere. Gli altri le diedero man forte
"Sei stato bravo Trunks" Goten gli diede una pacca sulla spalla. Il suo tocco era stato più delicato di quanto avesse previsto
"Sì, sì, grazie a tutti" aveva scandito bene le parole? Trunks avvertiva un leggero cerchio alla testa e aveva l'impressione che facesse molto più caldo di qualche minuto prima. Vedeva gli altri scherzare con lui e sentiva se stesso rispondere, ma c'era qualcosa di insopportabilmente strano. Goten gli aveva dato quella pacca sulla spalla, catturando la sua attenzione. In quel breve istante tutto il resto era scomparso. Aveva visto una dolcezza sconfinata nel suo sguardo. Ora gli girava tutto. Tipico... Non era la prima volta che il corvino gli faceva questo effetto. Aveva l'impressione che lo spazio tra di loro continuasse a ridursi. Di quel passo sarebbero stati appiccicati e non era sicuro che sarebbe riuscito a non approfittarne. Tuttavia non erano né il luogo né il momento adatti per perdere il controllo.
"Io vado a prendere un po' d'aria" catalizzò l'attenzione in un secondo
"Ti senti bene?" non immaginava che Jessica nel suo repertorio avesse anche un'espressione accigliata
"Sì, ho solo troppo caldo. Mi devo riprendere" nel momento in cui si alzò, una folata di aria fresca lo colpì in viso. Perché non stava meglio? L'aveva appena avvertita
"Aspetta, vengo con te" fu stupito anche dal tono serio di Goten. In un minuto aveva smesso di ridere
"No, ma che dici? Torno subito" incespicò nelle parole così come nei propri passi. Doveva allontanarsi più in fretta possibile da lui. Sentì un "aspetta" , ma ormai era già verso l'uscita. Ok, ma se l'avesse raggiunto? Non era sicuro di niente ormai. Gli serviva un piano e in fretta. Appena uscito, girò l'angolo. L'ideale per riprendere fiato era togliersi dalla visuale del nemico, lo sapeva bene. Ok, ma se lo sapeva lui allora... Come avrebbe fatto? Cos'era tutta quell'ansia che l'aveva sopraffatto all'improvviso? Si sentiva debole e nauseato. Nauseato da stesso, dall'incapacità di controllarsi, dal non riuscire ad essere come avrebbe voluto e... dall'alcool? Era vodka quella che poteva quasi sentire in gola? Un momento, nausea vera? Era nausea vera?
"Va un po' meglio?"
Forse anche se non avesse capito subito che qualcosa non andava, l'avrebbe seguito comunque. Ogni volta che si allontanava troppo da lui si sentiva mancare la terra sotto ai piedi. Così, come un magnete Trunks aveva attirato il suo corpo sul retro del locale. Era stato istintivo pensare ad un posto vicino, ma lontano dai riflettori. Ragionavano allo stesso modo. Quando l'aveva trovato si reggeva a stento, accasciato al muro. Non aveva realizzato subito come si sentisse. La preoccupazione aveva zittito le altre sensazioni, quando l'aveva abbracciato per aiutarlo a stare in piedi, offrendogli la spalla come punto d'appoggio. Ora, però, complice il silenzio, si era accorto che non riusciva a smettere di accarezzargli i capelli. In cuor suo sperava di sentirsi dire un no secco, solo per avere il pretesto per poterlo tenere stretto ancora un po'. Innegabilmente gli era mancato quel particolare contatto fisico che aveva lasciato il segno qualche tempo prima. Tuttavia Goten si chiedeva se quell'eccitazione non fosse dovuta anche al singolare ribaltamento della situazione. Finalmente poteva essere lui a sostenerlo, ad occuparsi di lui, a fare il grande della situazione. Si stava riscattando per l'attacco di panico con cui aveva chiuso in malo modo il loro incontro precedente. Chissà stavolta come sarebbe andata a finire.
"Sto benissimo"
"Ma non dire scemenze"
"No, sul serio" ok, forse le parole a rallentatore e il proprio corpo a peso morto sul suo non erano confortanti, ma lui stava davvero benissimo. Era dove voleva essere, esattamente tra le braccia dalle quali stava scappando poco prima. Tutta l'agitazione era scomparsa. Ora la sua testa aleggiava in quella familiare sensazione di vuoto cosmico. Il suo corpo era sospeso e la sua anima in pace. Per nulla al mondo avrebbe voluto uscire da quella situazione. Voleva solo che durasse di più e che fosse tutto più intenso. Dovevano stare molto più vicini; Goten doveva sapere che non voleva lasciarlo più andare.
Sentiva il suo corpo sempre più pesante. Lo stringeva sempre di più. Le sue dita gli erano affondate nella schiena. Ringraziava che non avesse sufficiente forza, altrimenti avrebbe subito seri danni. Non poteva fare altro che assecondarlo. Anche volendo respingerlo e non voleva, non ci sarebbe mai riuscito. Era così difficile fare l'indifferente, quando aveva così bisogno di lui. Aveva bisogno di essere tutto per lui. Le sue prime volte, il suo sostegno, il suo complice, il suo salvatore. C'era così vicino. Quel ragazzo indifeso dipendeva interamente da lui al momento e mai come ora, voleva fargli capire quanto lo adorasse. Avvicinò il proprio viso al suo, delicatamente. Con un gesto naturale la sua mano finì sulla guancia libera. Gli sistemò meccanicamente qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio. Trunks aveva gli occhi chiusi. Gli sfiorò le palpebre, contento di non dover sopportare il peso del suo sguardo accecante. Era pronto ad esprimersi? Non ne era per niente sicuro. Era davvero quella la fine dell'attesa? Non poteva saperlo, però l'opportunità sembrava concretamente lì. L'unica cosa a separarli era qualche labile centimetro di nulla. Avanzò ancora. Le sue labbra venivano scaldate dal calore emanato dal suo viso. Ancora pochi attimi e le avrebbe sentite di nuovo.
"Allora come va qui?"
Cos'era tutto quel chiasso? Qualcuno aveva distrutto la sua pace. Quegli stridii ovattati gli facevano perdere il contatto con lui. Dov'era finito? I suoi sensi avevano perso la concentrazione infranti da quel suono inaspettato. Ora doveva tornare ad affidarsi alla vista. Vedeva nero? Sì, erano i suoi capelli che offuscavano la visuale, mossi dal vento. Vedeva anche altro però. Una mano sul viso lo accarezzava dolcemente e che altro ancora? Giusto, un' infinita distesa di bianco lunare in contrasto con l'oscurità che l'avvolgeva. Il suo volto era così dannatamente vicino. Erano le sue labbra quelle che avvertiva quasi attaccate alle proprie? Era tutto così caldo e confortevole lì dentro. Chi li stava interrompendo? Non poteva essere vero; voleva indietro la sua bolla, subito.
"Goten"
"Sì, tranquillo. Le ragazze ci stanno salutando. E' arrivato il taxi"
Un'aria gelida si era di nuovo intromessa, spazzando via il tepore che aleggiava qualche istante prima. Forse il freddo della sera aveva ripristinato il suo buon senso e quello di Trunks aveva risposto di conseguenza. Baciarsi dove chiunque poteva vederli. Baciarlo quando non era neanche sicuro che se ne sarebbe ricordato il giorno dopo. Meglio evitare.
"Trunks riprenditi. Ci vediamo a scuola. Goten ci vediamo la prossima settimana. Organizziamo qualcosa!"
"Certo. Buonanotte ragazze"
Mentre osservava le sue nuove amiche andarsene, apparentemente senza sospetti, avvertì Trunks sistemarsi contro al muro. Si era accorto di qualcosa? Non aveva avuto reazioni quando aveva aperto gli occhi e l'aveva quasi colto sul fatto. Si era allontanato apposta o di rimando al suo distacco dopo l'arrivo del pubblico? Perché era così importante saperlo poi? La pazienza, doveva ricordarselo. Tutto era nelle mani del destino. Se lui parlava allora avrebbe risposto. Coraggio, chiedimi qualcosa, dimmi qualcosa, avanti
"Ah cavolo. Sono proprio una frana a fare l'americano"
Ok, perfetto. Erano fermi al solito gradino della beata ignoranza. Sapeva di doverlo accettare. Doveva farlo per lui, per dargli tempo. Però avrebbe voluto stringerlo ancora un po'.
"Andrà meglio la prossima volta. Devi allenarti" scherzò, con tono troppo serio
"Coraggio, andiamo a casa, ubriacone"
Finalmente sul morbido. Non era riuscito a proferire parola per tutto il volo verso casa. Non era la solita sensazione paralizzante però. Questa volta era davvero il cocktail ad avere la meglio su di lui. Era molto più lucido rispetto a quando era corso fuori dal locale, ma si sentiva comunque strano e appesantito. Mai come ora era contento che Goten fosse sdraiato accanto a lui. Il suo bisogno d'affetto era quintuplicato. Per niente al mondo aveva voluto farlo andare a casa. Era consapevole di aver fatto la figura del bambino lamentoso, ma aveva deciso di gettare al vento la propria reputazione di nuovo adulto per implorarlo di restare.
Ok, doveva ammettere che all'inizio era stato impegnativo permettergli di accasciarsi sul suo petto senza avere reazioni inconsulte. Forse per la prima volta era stato davvero conscio dell'eccitazione che gli scatenava lo stargli vicino. Ad ogni modo vederlo mezzo addormentato riusciva a trasmettere anche a lui il torpore sufficiente per calmarsi e riuscire a dormire. Passargli la mano tra i capelli era terapeutico. Il suo personale anti-stress.
"Ti piace Erika?"
Non si era ancora addormentato?
"Le tue amiche sono molto simpatiche, sì"
Stava eludendo la domanda?
"No, intendo se ti piace lei"
Perché gli era venuto in mente proprio ora?
"La conosco appena"
"Ok, però sembrate già molto in confidenza. Ti ha dato un bacio per salutarti"
Non voleva risultare così geloso, ma era inevitabile. Quella sera doveva fare i conti con la sua perdita di autocontrollo e non poteva addormentarsi prima di ricevere una risposta chiara.
"E' americana, credo che facciano tutti così. Ma poi cosa te ne importa? Mica mi ha baciato sulla bocca"
Proprio lui aveva il coraggio di sindacare su certe cose dopo il suo compleanno?
"No, certo che no. Ma era per dire. Chissà, magari è lei... che ti ruberà il cuore"
Era davvero così stupido da usare la psicologia inversa con lui? Doveva sembrargli un perfetto idiota eppure la sua bocca continuava a muoversi
"Che cavolate da romanzo rosa. Sembri mia madre, già a fare piani per i nipoti e oltre" Goten cercava di dissipare quei dubbi con nonchalance. Stava funzionando?
"Ok, ok ora non c'è bisogno di offendere. Non volevo metterla giù così in grande"
Ok, però voleva sentirglielo dire. Voleva sentirgli dire che non le interessava per niente e mai sarebbe successo. Aveva bisogno di una conferma. Non poteva cedere.
"Mmm mettiamola così: il tuo primo bacio!"
Avanti, dimmi di no Goten, dimmi che ti ricordi. Dimmi che lavoro troppo con la fantasia e chiamami scemo, come fai di solito
"Beh questo poi è impossibile"
Va bene Trunks, se vuoi giocare perché no? Alla fine questa conversazione è più seria di quello che sembra, no?
"Impossibile. Addirittura? Da quando sei così disfattista?" finalmente iniziava a sentire qualcosa che gli piaceva.
"Non sono disfattista, scemo. E' un dato di fatto"
Ma dove voleva andare a parare? Iniziava a perdere il filo del discorso
"In che senso?" chiese con tono realmente confuso
Bene, questo era esattamente quanto si sarebbe concesso per il momento. Bastava aprire uno spiraglio e il resto sarebbe arrivato. Goten fermò la mano tra i suoi capelli, smettendo di percorrere su e giù quelle ciocche lilla. Doveva attirare la sua attenzione su quell'istante, senza far vagare la sua mente in giro. Avrebbe inciso quelle parole sulle sue labbra e nella sua testa
"Trunks, il mio primo bacio me l'hai già dato tu"
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