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Capitolo 7 - salvata

All'improvviso il corpo di Logan fu staccato dal mio e cadde a terra seguito da un tonfo e un rumore di vetri rotti. Non capii subito cosa fosse successo, l'alcool aveva attutito i miei sensi, ma quando uno sguardo di ghiaccio che ormai conoscevo fin troppo bene mi si parò davanti ai miei occhi, la situazione si schiarii velocemente nella mia testa.

<<Non ti avvicinare mai più a lei stronzo e non provare mai più a toccarla o solamente a pensarla>> urlò Ryan contro Logan

Il poverino a terra non capiva come si fosse ritrovato da attaccato alle mie labbra ad osservare da molto vicino il pavimento lurido di quella cucina. Era talmente confuso e sbronzo che fece un piccolo cenno col capo a Ryan, senza aver realmente capito ciò che il mio 'salvatore' gli avesse appena detto.
D'altro canto, io ero ancora appiccicata al muro, sconvolta da ciò che voleva farmi Logan, ma ancora di più dal salvataggio di emergenza dell'ultima persona al mondo che avrei voluto rivedere.

<<stai bene?>> mi chiese, scrutandomi attentamente, cercando di capire se Logan mi avesse fatto male

<<s..si. Cc..credo di si>> risposi tutta scossa dall'intera faccenda e prendendomi per l'avambraccio mi condusse fuori dalla cucina, e si diresse verso l'uscita. Spintonò tutti i vari corpi attaccati che ballavano nel salotto senza mai perdere la presa su di me. Io, imbambolata e sbronza, non avevo altra soluzione che seguirlo. Sinceramente era già tanto se stessi camminando e mi annotai mentalmente di non bere mai più così tanto.

Usciti da quel putiferio, si fermò su qualche scalino più in basso del mio in modo tale da osservarmi negli occhi senza abbassarsi.

<<Sei decisamente andata>> disse più a sè stesso che a me

<<si hahah. Era buono quel drink hahah>> risposi io ridacchiando troppo allegramente senza nessun motivo : si, ero proprio fuori come un coppo.

Senza neanche rispondermi, mi caricò a sacco di patate sulle sue spalle, con la mia testa sulla sua schiena ed il mio sedere 'en plain air' di fianco alla sua faccia. Non mi venne neanche da obiettare per quella strana situazione e non parlammo finchè non mi riappoggiò a terra di fianco ad una Mustang nera, nuova di zecca e dall'aria piuttosto sportiva.

<<ti porto a casa>> disse in modo autoritario. Non era una domanda, ma una osservazione. Probabilmente era abituato a dare ordini e per non creare ancora più casini o addirittura rischiare di dire qualcosa di altamente stupido tacqui. Poi però mi ricordai di non essere giunta da sola e protestai debolmente :

<< e Cindy? Ero venuta con lei>>

<<se la caverà. Se proprio non ti senti sicura mandale un messaggio e amen>> ribattè secco Ryan

Le inviaii un sms dove le spiegai l'accaduto ed entrai nel veicolo del mio 'salvatore'. Tutti sanno che quando una donna entra nella macchina di un uomo, è come se entrasse in stretta confidenza con lui e, a causa del bel faccino (stronzo) che avevo di fianco ero tesa come una corda di violino. Il viaggio dalla confraternita al mio appartamento durava solo 5 minuti a piedi sebbene il nostro viaggio in macchina durò ben 10 minuti. Sembrava avesse preso la strada più lunga apposta. Non so se lo stesse facendo per passare più tempo con me (cosa alquanto improbabile) o per farmi perdere un pò di alcool che avevo in corpo. Il nostro tragitto era stato alquanto silenzioso, radio spenta e bocche serrate. Avevo paura anche a respirare. Giunti in prossimità del mio appartamento, Ryan parcheggiò la sua macchina, mi venne ad aprire la porta (che gentiluomo!) e mi ricaricò in spalla come un sacco di patate. Magari da fuori poteva essere una scena moolto romantica, ma per la sottoscritta era l'esatto opposto : la sua spalla era premuta sul mio stomaco e per lo più, essendo a testa in giù, i conati di vomito non mancarono di certo.

Mi portò per 2 piani di scale in quella posizione ( ma non poteva prendere l'ascensore? ) e arrivati davanti alla porta del mio appartamento mi prese le chiavi dalla mia pochette e la aprí senza tanti convenevoli. Mi depose delicatamente sul divano in salotto, ma non appena il mio sedere poggiò sui cuscini un fortissimo conato di vomito mi esplose in bocca e dovetti precipitarmi in bagno se non avessi voluto sporcare tutto l'appartamento. Stremata dal primo conato mi sedetti a terra e la mia schiena toccò due gambe forti : sorpresa mi girai e trovai Ryan lì in piedi dietro di me. Non feci in tempo a dire niente che un altra scarica di vomito si fece strada in me e dovetti abbracciare la tazza del water con tutta la mia forza per tenermi in piedi. Ciò che mi sorprese ancora di più fu il gesto dolce con cui Ryan mi prese i capelli e me li tirò su durante il mio momento di 'vomito potente'.

Mi lavai i denti e, stanchissima, mi misi in pigiama senza far tanto caso al fatto che mi fossi cambiata di fronte al mio salvatore. Mi lanciai a pancia in su sul letto e chiusi le palpebre. Quando le riaprii, dopo qualche secondo, Ryan era sul ciglio della porta della mia stanza. Mi guardava con una faccia amorevole misto comprensione, come se sapesse molto bene come ci si sentisse a vomitare l'anima. Non so perchè lo feci, forse mi era rimasto dell'alcool in corpo e nemmeno il giorno mi seppi spiegare quello che successe.

<<Senti, ti va di restare?>> gli chiesi io con un filo di voce

<<ok>> sussurò, una semplicissima parola che mi rallegrò improvvisamente, il cui motivo rimase un mistero anche nel futuro. Lo odiavo perchè era stato sgarbato con me, ma in quel momento avevo bisogno di qualcuno che mi stesse accanto, anche il mio nemico.

Ryan spense la luce in corridoio e dopo qualche secondo sentii il materasso abbassarsi. Non sapevo se si fosse spogliato o meno, ma quello fu l'ultimo mio ricordo della serata, prima che mi addormentassi profondamente.

****
Aprii lentamenti gli occhi e un fascio di luce puntato sulle mie palpebre me le fece richiudere velocemente. Dove ero? Non mi ricordavo niente, l'ultima cosa impressa nella mia mente fu Ryan che si metteva a letto con me. OCCAZZO RYAN! Solo in quel momento mi accorsi, infatti, che non ero del tutto sola nel letto: la mia testa era appoggiata sul suo petto, le nostre gambe incrociate e il suo braccio mi teneva stretta per la vita. Come avevamo fatto a trovarci in quella situazione? Probabilmente ci eravamo mossi nel sonno e senza accorgerci ci eravamo avvinghiati con bruchi. Non volevo svegliarlo, sembrava così tranquillo e beato, strano visto che da sveglio era proprio un tale stronzo. Lentamente sgusciai via dalle sue braccia e con gambe malferme mi avviai verso il bagno : avevo decisamente bisogno di una doccia, il mio odore non era dei migliori.

Mi svestii e mi infilai velocemente nella vasca, sprofondai nell'acqua al profumo di vaniglia e chiusi gli occhi. Mi serviva proprio un bel bagno e il mio bisogno di tranquillità fu pienamente soddisfatto. Mi ero talmente tanto rilassata che a malapena sentii la porta d'ingresso sbattere.

Se ne era andato, senza dirmi niente...

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