Capitolo 39 - The End
Ero in California da due giorni e volevo già tornare a casa, a New York.
Avevo addirittura paura di girare nella villa: chissà cosa si poteva nascondere dietro alle tende, sotto al tavolo o al letto. La maggior parte del tempo lo passavo con Ryan abbracciati sul divano, a parlare dei gemellini, scommettendo a chi avrebbero assomigliato di più. Io avevo puntato sugli occhi verdi come i miei e i capelli neri, Ryan invece per occhi azzurri e capelli neri. C'era infatti una remota possibilità che uno dei due bambini avesse i capelli rossi come i miei, ma era alquanto improbabile. Eppure speravo di vedere spuntare di lì a 6 mesi una testolina con qualche capello rosso. Sarebbe stato bello avere un altro mio coetaneo!
Il telefono squillò lontano e mi alzai dal letto per andare a prenderlo. Ero in camera da sola, Ryan era a farsi una doccia, e io avevo bisogno di riposarmi.
<<Alis, tesoro, come stai?>>. Sospirai sollevata che fosse Cindy al telefono e non uno stupratore o un assassino.
<<Si va avanti>> le dissi poco convinta.
<<Cosa è successo?>> mi chiese preoccupata. Solo lei riusciva a capire i miei stati d'animo senza neanche vedermi, non a caso era la mia migliore amica.
<<Ho rivisto Taylor>> dissi in modo acido.
<<Taylor, il tuo ex? Quello che...>>. Non le feci finire la frase che le dissi di sì. Non volevo rimembrare i tempi passati. Era già abbastanza doloroso aver ritrovato quel mostro.
<<Oh mio dio, come stai? Sicura di stare bene? Hai bisogno che io e Liam veniamo lì da te? Vuoi tornare a New York, perchè se hai bisogno posso trovarti un volo last minute e...>>
<<Cindy. Frena. Tranquilla, me la cavo qui con Ryan. È tutto ok, ho solo bisogno di buttare giù il malloppo, ecco. È stata una cosa dura e inaspettata>>.
<<Capisco>> disse semplicemente lei. <<Come vanno i gemellini?>>.
Per fortuna cambiammo discorso e parlammo un altro po' prima che Cindy mi salutò per andare a letto. Mi ero totalmente dimenticata del fuso orario e, dopo aver fatto due conti, capii che a New York erano le 2 di notte.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi in salone per cenare: avevo sempre tantissima fame e avevo bisogno di mangiare un pochino a tutte le ore, anche per 'tenere in vita' i miei bimbi.
Trovai Ryan nell'anticamera della sala da pranzo e lo salutai con un bacio appena accennato sulle sue labbra: lui mi strinse a sè e poggio la sua bocca sui miei capelli in maniera protettiva. Mi lasciai andare un piccolo sospiro e aprii la porta che conduceva alla sala da pranzo, pronta per affrontare quella cena piena di sguardi d'odio di mia madre e di compassione di mio padre. A volte mi chiedevo come facessero ad essere sposati, erano totalmente diversi, sia fisicamente che caratterialmente.
Ma si sa, gli opposti si attraggono!
<<Quindi>> disse mia madre interrompendo il silenzio che si era creato da quando i miei genitori si erano seduti a tavola. Rimisi la forchetta a posto senza aver ancora toccato cibo. <<sei incinta>>. Annuii senza guardarla negli occhi.
<<E lui è il padre>> aggiunse guardando Ryan con sguardo cruciale e piuttosto scettico. Annuii di nuovo.
<<Beh almeno non sei una madre single senza uno straccio di aiuto>>. Sentii Ryan quasi strozzarsi col pezzo di carne che stava mangiando a causa delle parole poco gradevoli di mia madre e dovetti trattenermi dall'iniziare ad urlare a destra e a sinistra che era un'ipocrita eccetera eccetera.
<<E tu>> disse rivolgendosi direttamente a Ryan <<ti sei dimenticato del preservativo eh? Così impari a scordartelo>>.
<<Mamma!>> , <<Tesoro!>> urlammo insieme mio padre ed io, mentre il mio ragazzo diventava rosso per l'imbarazzo e cominciava ad agitarsi sulla sedia.
Era possibile che dovesse intimorire tutti?
<<Cara>> iniziò a dire mio padre <<Alicia ha fatto del suo meglio per arrivare fin qui e sono sicuro che lei e il suo ragazzo sapranno gestire bene l'intera situazione, crescendo con amore il loro figlio>>.
<<I loro figli. Sono due gemelli>> lo corressi io.
Lo sguardo di mia madre si spalancò sorpreso e pensai volesse scappare via tanto sembrava contrariata da tutto ciò.
Poichè avevamo ormai finito di cenare, presi Ryan per mano e ci alzammo da tavola, dirigendoci ai piani superiori, più precisamente verso la mia camera.
Appena arrivata, mi sdraiai sul letto a pancia in su facendo spazio al mio ragazzo affinchè potesse sedersi vicino a me. Con le dita iniziò a tracciarmi disegni sulla pancia ormai visibile girando varie volte intorno all'imbelico.
<<I tuoi genitori non l'hanno presa molto bene>> iniziò a dirmi lui. Alzai le spalle in segno di totale disinteressamento e tornai ad osservare il soffitto bianco della stanza. Il silenzio calò tra noi e per colmarlo accesi la tv su un programma a caso, trovando sul primo canale disponibile America's got Talent.
Ryan si sdraiò accanto a me e mi posizionò un braccio sotto alla testa cosicchè potessi appoggiarmi alla sua spalla. Ridemmo ai talenti stupidi e annuimmo soddisfatti o commentammo i talenti validi.
Girai la testa e dalla sveglia sul mio comodino vidi che erano le 3 del mattino. Probabilmente mi ero addormentata e Ryan, dopo aver spento la televisione, era rimasto in camera mia a dormire e a sorvegliarmi. Chiusi gli occhi in attesa di addormentarmi di nuovo, ma il rumore di un qualcosa che si era andato a schiantare contro del metallo me li fece riaprire immediatamente. Mi chiesi cosa fosse successo, ma non avendo le forze e la voglia di alzarmi, rimasi a letto.
Mi rigirai dando le spalle a Ryan che dormiva beato e richiusi gli occhi, in attesa di sprofondare di nuovo tra le braccia di Morfeo.
TUM TUM TUM
Dei colpi risuonarono lontani, sembrava un bussare al portone di ingresso di casa nostra.
Poi silenzio.
Poi spari improvvisi.
Furono quest'ultimi che mi fecero alzare velocemente dal letto, svegliando Ryan e obbligandolo ad alzarsi a sua volta. Aveva lo sguardo assonnato e sembrava totalmente distrutto, ma mi porse la vestaglia di flanella sulla sedia e aprì la porta della stanza. Per mano percorremmo di corsa il corridoio e, sul pianerottolo delle scale, incontrammo i miei genitori con cui ci scambiammo uno sguardo di terrore misto confusione.
Mio padre scese per primo le scale e noi le scendemmo subito dietro di lui, io l'ultima della fila. Ryan prese un ombrello che si trovava vicino alla tromba delle scale e lo pose davanti a sè come arma.
<<ALIIIS!>> sentimmo urlare dalla sala <<DOVE SEI BOCCONCINO?>>. La voce era raccapricciante, simile a quella di Joker in Batman. Brividi di terrore mi scesero per la spina dorsale, facendomi tremare un attimo le gambe. Mio padre ci fece segno di rimanere lì nel corridoio di ingresso mentre lui andava a prendere la pistola che nascondeva nel comodino in camera, mentre Ryan si metteva davanti a noi per proteggerci. Mia madre si fece piccola piccola avvicinandosi a me, la fronte imperlata di sudore per la paura.
Sentimmo dei passi pesanti avvicinarsi a noi e una figura scura uscì dalla porta della sala. Essendo le luci spente, non si poteva distinguere per bene quella forma, ma l'illuminazione esterna del giardino era tale da definire in modo chiaro le due armi che aveva in mano: una spranga e una pistola.
Una luce si accese nell'ingresso rivelando la figura di Taylor con i vestiti stracciati, bagnati in alcuni punti, gli occhi rossi e un aspetto a dir poco trasandato.
<<Bene bene bene. Chi abbiamo qui? La troietta, il suo fidanzatino e la mammina cara>> rise con gioia Taylor <<sarebbe un peccato, sapete, dover uccidere lui>> disse indicando Ryan <<sfigurare lei>> disse indicando mia madre <<e farti perdere i bambini>> disse quella volta guardandomi negli occhi e rivolgendosi direttamente a me. Taylor non capiva quello che stava facendo, era sotto chiaro uso di stupefacenti e aveva probabilmente bevuto parecchio, dato le macchie sulla maglia e l'odore di alcool che si portava dietro.
<<Non vi dispiace se ho parcheggiato nel vostro giardino vero?>> chi chiese con la fronte corrugata e la testa piegata leggermente di lato <<Il cancello non si apriva e l'ho dovuto sfondare>>. Rise nuovamente di gusto, piegandosi a tratti per l'ilarità di quel momento che francamente non capivo.
<<Non manca qualcuno all'appello?>> ci chiese Taylor alludendo a mio padre.
<<No, è via per lavoro>> rispose mia madre temeraria, riprendendosi un po' dallo spavento iniziale e ricomponendosi, tornando ad essere la solita donna rigida e con un cuore di ghiaccio.
<<Peccato, avrei potuto prendere quattro piccioni con una fava>>. Ancora brividi. Io e Ryan, indietreggiato fino al mio fianco, ci scambiammo uno sguardo di totale paura.
Non volevo morire.
Volevo vivere.
Per me.
Per Ryan.
Per i miei amici.
Per i miei genitori e parenti.
PER I MIEI FIGLI.
Presi un respiro profondo e feci un passo in avanti: Ryan si spaventò, cercò di riportarmi dietro di lui prendendomi per un braccio, ma io mi ribellai e gli lanciai uno sguardo di ammonimento.
Ora veniva il mio momento: dovevo distrarre Taylor in attesa dell'arrivo della polizia.
O almeno, speravo mio padre la avesse chiamata nel frattempo.
<<Cosa vuoi Taylor>>
<<Beh, vuoi il riassunto del mio piano malvagio o la versione integrale?>>. Grazie a dio non era mai stato un genio e non poteva sicuramente capire che gli stavo facendo perdere tempo. Optai per la versione integrale e sperai nel profondo che i poliziotti si muovessero.
<<Allora, iniziamo dall'inizio. Quando te ne sei andata mi si è spezzata una parte di cuore>>
<<Cazzata>> lo interruppi io.
<<No!No!No! Devi stare zitta>> disse puntandomi la spranga addosso <<È il mio monologo. Taci puttana>>. Annuii e lui tornò imperterrito a raccontare "la storia della sua vita".
<<Come dicevo, ci ero rimasto malissimo quando ho scoperto la tua fuga a New York, così non mi sono dato pace e ti ho rintracciato. Hai presente Taylor? Il suo amichetto?>> disse indicando Ryan << Beh lui è un mio lontano parente e si da il caso che io ti abbia tenuto d'occhio tutto questo tempo tramite lui. Poi però, un paio di settimane fa, mi ha mandato a spendere dicendomi che era una cazzata, che ero malato di mente e bla bla bla. Ho dovuto quindi continuare il mio 'stalking' da solo attraverso i social network tuo e dei tuoi amici. Vi tenevo tutti sotto controllo. Poi ho scoperto, con mia grande gioia, che saresti tornata in California e il mio cuore si era momentaneamente riparato a quella notizia>> prese un lungo respiro e mi fissò intensamente.
<<E invece NO!>> urlò all'improvviso <<Perchè quando ti vedo dopo mesi, scopro che sei rimasta incinta del primo che passava!>>. Spalancai gli occhi, la situazione diventava sempre più rischiosa e della polizia non si vedeva nemmeno l'ombra.
<<Improvvisamente, però, il mio piano era diventato chiaro più che mai: rovinarti la vita fino in fondo, toglierti tutto quello che avevi e lasciarti da sola senza niente, come io sono rimasto quando tu te ne sei andata a New York>>.
Taylor era un pazzo, non ragionava più lucidamente e noi eravamo pedine indifese di una scacchiera davanti alla potente regina.
<<Però ora eccomi qui>> disse continuando il suo monologo <<ho la possibilità di toglierti finalmente la vita, di avverare i miei sogni>>. Fece una pausa e un silenzio assordante si diffuse per tutto l'ingresso.
<<ED È CIÒ CHE FARÒ!>> disse ridendo e sparando, dopo aver puntato il grilletto verso di me.
Sentii il suono dello sparo rimbombarmi nelle orecchie, vidi la mia breve e triste vita passarmi velocemente davanti agli occhi e tutto ciò che uscì dalla mia bocca fu un debole "no" appena sussurrato.
Il colpo non arrivò.
Sentii un lamento prima di un tonfo a terra. Abbassai lo sguardo e vidi mia madre accasciata sul pavimento in una pozza di sangue che andava via via allargandosi sempre di più. Lontano si sentirono le sirene della polizia, ma io ero inginocchiata a terra a urlare il nome di mia madre e a piangere in preda ad una crisi.
I poliziotti buttarono giù la porta e presero Taylor prima che potesse scappare via, io invece avevo le mani impregnate del sangue della donna che, seppur con freddezza, mi aveva cresciuto per 19 anni.
Ti voglio bene.
Furono le ultime parole che pronunciò mia madre prima di chiudere definitivamente gli occhi per sempre.
Morta dissanguata.
Il resto diventò offuscato in un miscuglio di lacrime, urla e sangue.
Perchè io mi meritavo solo dolore nella mia vita.
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SPAZIO AUTRICE:
SIIIIII, mi sento troppo soddisfatta ad aver scritto (finalmente) l'ultimo capitolo della mia storia. Vi preannuncio già che ci sarà un piccolo epilogo dove si scoprirà il futuro dei nostri due protagonisti e, per chi non lo avesse ancora fatto, vi invito a passare a leggere la mia nuova storia, "MY NEIGHBOUR".
Bacii
Tate❤
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