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Capitolo 27 - passato

ALIS' POV
Merda, aveva visto le mie cicatrici. Ero sempre stata attenta a coprirle mettendomi dei braccialetti sui polsi o indossando maglie che mi coprissero per bene vicino al collo, ma non ci avevo proprio pensato quando Ryan mi aveva tolto la maglietta. Ero troppo interessata a pensare alle sue labbra e ai suoi baci. La prima cosa che mi venne in mente fu quella di coprirmi con le mie braccia: non ero timida e non mi dava fastidio se vedeva il reggiseno, ma ero terrorizzata piuttosto per le cicatrici. Le avevo ovunque: sul petto, sui polsi, sulla schiena e sulle caviglie.
<<Alis, ti prego non coprirti>> mi supplicò Ryan con quella voce a cui non riuscivo dire di no. Mi tirò via lentamente le braccia e mi guardò a fondo. <<Non voglio tu ti copra, sei bellissima e non te ne devi vergognare>>. Una prima lacrima mi scese lenta. <<Chi te le ha fatte?>> mi chiese deciso. Le sue sopracciglie si erano avvicinate in uno sguardo teso e duro, simbolo di una rabbia imminente. Vidi la determinazione nei suoi occhi e sapevo già come sarebbe andata a finire. Imprecò e sussurrò un 'sono recenti cazzo' continuando a tracciarmene una, quella più grande che avevo sul petto. Non volevo dirgli del mio passato, non volevo entrasse nel mio incubo e venisse perseguitato da Lui. Le lacrime iniziarono a scendermi capiose sulle guance senza che io potessi controllarle: riportare alla mente quei momenti duri mi fecero piangere instintivamente. Ryan mi attirò a sè e mi strinse forte, sussurrandomi dolci parole di conforto. Mi stava promettendo una via d'uscita, ma non ero in grado di aggrapparmi a quella speranza di salvezza.
<<Non... non posso Ryan>> Sospirò rumorosamente e si sdraiò di fianco a me per quel poco che il divano ci consentiva.
<<Fa lo stesso. Non ti preoccupare. Me ne parlerai quando sarai pronta. Il passato è difficile da affrontare per tutti>> disse facendo una smorfia. Capii che stava pensando a Brooklyn dallo sguardo vacuo che aveva assunto. Poi però mi prese in braccio e mi portò in camera mia, mi adagiò sul letto e si stese di fianco a me: mi fece rivestire e poi mi abbracciò forte, quasi avesse paura che potessi scappare.
<<Dormi ragazzina>> mi incitò con voce sensuale <<dimentichiamoci tutto almeno per un momento>>.
<<Aspetta>> lo fermai,prima che potesse chiudere gli occhi. Avevo cambiato idea: volevo provarci, magari sarei riuscita a raccontargli qualcosa senza cadere di nuovo in quell oblio.  <<voglio dirtelo, mi sento in dovere. Devi saperlo>>. Lui annuì solamente: non voleva mettermi fretta e apprezzai molto il suo gesto. Iniziai a parlare e Ryan non mi interruppe mai.
<<L'ultimo anno delle superiori ero candidata ad essere la studente modello dell'anno: voti altissimi e comportamento impeccabile. Però, sì, c'è un però, ero innamorata dalla prima liceo di un ragazzo. Il suo nome era Taylor ed era il playboy della mia scuola, un po' come te ora>> dissi facendogli l'occhiolino <<Non mi aveva mai notato, ma un giorno mi aveva trovato sotto le gradinate della palestra della scuola mentre piangevo e mi aveva baciato. Tutti sapevano della mia cotta per lui, eccetto il diretto interessato. Iniziò a stare con me -non sapevo bene per quale motivo- e più il tempo passava, più pensavo di piacergli e di essere la sua ragazza. Poi, però, dopo la nostra prima volta lui diventò parecchio violento e iniziò a legarmi, a frustarmi e a tagliarmi con delle lamette. Diceva che dovevo provare lo stesso dolore che lui sentiva quando non poteva toccarmi>> mi sfuggì una lacrima che Ryan asciugò prontamente <<io piangevo, ma non potevo dire niente alla polizia perchè mi minacciava di uccidere me e la mia famiglia facendolo sembrare un semplice incidente. Mi abusava sessualmente e queste cicatrici ne sono la prova. Lui è il mio incubo anche tutt'ora: a volte alla notte mi risveglio urlando e piena di sudore. Sebbene io sia scappata dall'altra parte del paese lui è ancora lì nella mia mente e nei miei ricordi che mi tormenta>>. Le mie lacrime erano ormai finite: avevo pianto già abbastanza per quel giorno. Ryan, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltarmi, mi sussurrò di nuovo dolci parole di conforto e non mi accusò neanche una volta di essere stata una stupida ingenua ragazzina. Forse avrei dovuto lottare di più, forse avrei dovuto ribellarmi a lui e denunciarlo, forse ,forse...
Ma la vita non è fatta di forse. E ormai ciò che è passato non si può cambiare.
Mi lasciai trasportare dalla sua voce e caddi in un sonno profondo e privo di sogni.

Quando ci risvegliammo erano le 18.30 e avevo parecchia fame poichè non avevo pranzato: io e Ryan avevamo dormito per ben 4 ore! Lo scossi appena e lo svegliai dolcemente con un bacio. Si lamentò perchè voleva dormire e mise la testa sotto il cuscino. Io, tornata nel fattempo di buonumore, gli iniziai a fare il solletico sui fianchi e Ryan si mise a ridere a crepapelle. Ciò che doveva essere un semplice risveglio da un pisolino si trasformò ben presto in una battaglia all'ultimo solletico. In un momento rischiai anche di cadere giù dal letto a causa delle risate eccessive e del solletico insopportabile alla pancia: sì, soffrivo moltissimo il solletico lì. Quando finimmo di 'scannarci amorevolmente' a vicenda, ci guardammo a lungo negli occhi e sorridemmo entrambi: le sue labbra erano talmente tanto invitanti che non resistetti a non dargli un altro bacio, che si trasformò presto in qualcosa di meno casto e innoquo. Nei nostri occhi era presente un luccichio difficile da non notare e mi chiesi se anche in futuro sarebbe stato così.
<<Ora che sei la mia ragazza>> iniziò a dirmi Ryan, ansimando ancora un po' dal bacio di poco prima <<È mio dovere coccolarti e viziarti e, siccome sei molto affamata -riferendosi alla mia pancia che brontolava da un bel po- ti porto al McDonald>>
Seeeeee, una gioia!!!
Presa dall'euforia lo abbracciai e lo baciai tutto, facendogli capire la mia approvazione a tutto ciò. Ci saremmo capiti molto bene io e lui.

***
Il resto della settimana passò veloce e il weekend arrivò prima del previsto. Avevo passato quasi tutti i giorni con Ryan e ogni ora, minuto o secondo passato con lui mi faceva capire quanto mi piacesse quel ragazzo e mi faceva innamorare di lui sempre di più. Spesso mi sorprendeva con dei gesti dolci che potevano sembrare molto banali (un caffe, un bacio, il pranzo insieme), ma che per me erano molto importanti e mi scaldavano tutte le volte il cuore. Insieme stavamo benissimo e avevamo imparato ad accettare i bisogni dell'altro: io avevo bisogno di dolci a volontà e lui di coccole. Avrei scambiato volentieri col diavolo la mia anima per poter passare con lui tutto il mio tempo a disposizione: ormai mi ero abituata ad avercelo intorno e, quando non c'era, mi sentivo vuota e incompleta. Quello che era un cattivo ragazzo all'inizio della mia permanenza alla NYU si era trasformato in un 'orsacchiotto' dolce come uno zuccherino (scusate le parole troppo mielose ma sono le uniche affinchè capiate il suo cambiamento repentino). Se l'avessi candidato come fidanzato dell'anno avrebbe perfino potuto vincere. I suoi baci mi avevano drogato e non facevo altro che pensare alle sue labbra su tutto il mio corpo: neanche la professoressa di chimica sarebbe riuscita a togliermi dalla mente tutti quei pensieri sul mio ragazzo. Era troppo bello poter pronunciare quelle parole, calzavano a pennello sulle mie labbra.

Venerdì era quindi giunto e sabato notte si sarebbe celebrata la festa per i vent'anni di Cindy alla confraternita. Liam e Ryan le avevano già organizzato tutto: ci sarebbero stati tantissimi invitati, spogliarellisti e soprattutto alcool. Fiumi e fiumi di alcool. D'altronde i vent'anni erano una data da ricordare e quella festa sarebbe stata epica. Cindy venne a prepararsi nel mio appartamento: lei si mise un vestito rosso fuoco corto che le stava d'incanto [FOTO SOTTO] mentre io mi misi un vestito beige scuro a maniche lunghe, che mi fasciava i fianchi e mi metteva in risalto il seno.  [FOTO SOTTO]

(Vestito Alis)

(Vestito Cindy)

Ci truccammo giusto il necessario: io ombretto marrone ed oro, eyeliner, mascara e rossetto color mattone, Cindy, invece, eyeliner, rossetto rosso e un filo di mascara. Mentre ci preparavamo, mi aveva confidato che voleva prendersi una sbronza enorme quella sera e io le avevo risposto ridendo. La mia migliore amica, inoltre, mi aveva obbligato a piastrarmi i capelli perchè diceva che così "ero più scopabile".
Parole sue!
Entrambe ci mettemmo dei tacchi in tinta con i nostri vestiti e, una volta pronte e infilate le nostre giacche, ci avviammo verso il party più grosso dell'anno.

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