Capitolo 17 - sempre il solito
DAL CAPITOLO PRECEDENTE:
<Cazzo>> dissi mettendomi nervosamente le mani tra i capelli <<Ma lo vuoi capire che a me piace Ryan?>>. Cindy mi guardò improvvisamente con gli occhi sbarrati per la sorpresa.
Oddio, che cosa avevo detto?
Mi misi le mani sulla bocca e diventai più rossa di un peperone. Cindy, che era rimasta in silenzio con lo sguardo sorpreso, iniziava ad avere un accenno di sorriso sulla sua bocca. Diventai ancora più rossa di prima. E ora che le dicevo? Che non era vero e avevo sparato delle cavolate? Che avevo detto la prima cosa che mi era passata per la mente? No, non aveva per niente senso. Ero spacciata. Maledizione a me che non stavo mai zitta!
<<La mia bimba è cresciuta! Finalmente l'ha ammesso>> mi urlò Cindy tutta euforica venendo ad abbracciarmi. Io ero dura come un paletto di legno, incapace di muovermi.
<<Ehm guarda che...>> iniziai a dire
<<Niente scuse! Non provare a convincermi che quello che hai detto era tutta una cavolata. So che è tutto vero. Lo so da prima che tu lo capissi. Ad Alis piace Ryan, ad Alis piace Ryan, ad Alis piac...>> iniziò ad urlare e a saltellare per la stanza come una bambina di 5 anni che aveva scoperto il segreto più importante del mondo. Dovetti interromperla chiudendole la bocca con le mie mani per farla tacere, sperando che il diretto interessato non avesse sentito niente dall'altra stanza.
<<Adesso basta Cindy>> ero esasperata. Mamma mia che pazienza.
<<Smetterò solo quando lo ammetterai>> Mi fece una linguaccia scherzosa.
<<Ma ammettere cosa?>> le chiesi io come se non ne fossi a conoscenza.
<<Non fare la stupida>> mi disse guardandomi con una faccia da furbetta <<da quanto lo hai capito?>>
Sbuffai. Non c'era proprio modo di farle cambiare idea. Era più testarda di un mulo e nessuno al mondo sarebbe riuscita a farle cambiare idea quando impuntava i piedi per qualcosa. Piuttosto ero felice che la situazione tra di noi si fosse risolta: sfortunatamente l'attenzione si era spostata su di me e Ryan. Il destino di certo non era a mio favore.
Mi fece sdraiare sul letto di fianco a lei e mi abbracciò stretta stretta: mi erano mancate le sue dimostrazioni di affetto, mi facevano sempre molto piacere.
<<Quindi?>> chiese punzecchiandomi un fianco con il suo indice
<<Di preciso non lo so. Sono sempre stata attratta da lui, sebbene sapessi che fosse un gran cretino. In queste settimane però son riuscita ad apprezzare il suo lato dolce e sì, ce l'ha, se te lo stai chiedendo. Son riuscita a conoscere la parte buona che tiene nascosta a tutti sotto quella maschera da finto dongiovanni. Sono riuscita, forse, a fargli capire che il mondo non gira solo intorno a lui, che esistono altre 7 miliardi di persone lá fuori. Ma la cosa che più mi spaventa è il fatto di aver riportato a galla i suoi demoni e ho paura che questi possano rovinare tutto quello che c'è ora di 'buono' in lui>> respirai profondamente, non credevo di avere repressi tutti questi pensieri in me. Avevo proprio bisogno di confidarmi con qualcuno.
<<Penso di essermi accorta di tenere a lui quando stamattina, mentre eravano in giro, mi sono scavigliata e lui mi ha soccorso, portandomi a casa in braccio e coccolandomi quasi fossi una bambolina di porcellana>> .Le raccontai tutto ciò che era successo quella mattina, il caffè, la passeggiata, la storta e il risveglio nel suo letto. Più andavo avanti nel racconto, più Cindy aveva gli occhi a forma di cuore.
<<Quando poi mi ha attirato a sè, chiedendomi di rimanere lì sul letto con lui, mi si è sciolto qualcosa dentro. Penso sia stato quello il momento in cui ho abbassato le mie difese e ho finalmente ammesso a me stessa che mi piaceva. Tra di noi si era creata un'atmosfera così tranquilla e pacifica che mi ero sentita a casa dopo tantissimo tempo. Ho tanti demoni del passato: spesso associo azioni successe nel presente a ricordi di un tempo lontano. Sono così stanca di vivere nella paura, di non poter fare ciò che voglio perchè ho il terrore di avere dei flashback che potrebbero sconvolgermi un'altra volta. Ho voglia di cambiare la mia vita: sono venuta dall'altra parte del paese perchè non volevo più vivere nel passato, ma solo nel presente>> conclusi io tutto di un fiato. Mi sentivo leggera dopo essermi liberata di tutto quel peso.
<<Ehi>> mi disse Cindy abbracciandomi <<se vuoi parlarne io ci sono>>.Le sorrisi.
<<Grazie mille Cindy ma non sono ancora pronta per parlarne. Forse più avanti>>. Ci abbracciammo per un tempo che sembrò indefinito, poi decidemmo di tornare in salotto. Prima di uscire dal corridoio, però, la mia amica mi fermò e mi sussurò <<E comunque ti ho avevo già perdonata>>. Che fortuna che avevo avuto ad incontrare una persona come lei.
Quando ci unimmo di nuovo agli altri, non intervenii spesso nelle varie conversazioni, preferii piuttosto stare per i fatti miei a riflettere. E più ci pensavo, più capivo che Ryan mi piaceva. A momenti non avevo neanche il coraggio di guardarlo per paura che potesse leggere qualcosa nei miei occhi e capire tutto.
<<Ma se andassimo in un pub? Domani è lunedì e ho bisogno di un po' di carica per affrontare le lezioni>> urlò Travis tutto eccitato. Era il più festaiolo di tutto il gruppo e ogni occasione era buona per andare a far baldoria. Acconsentimmo tutti e ci dammo appuntamento per le 10 davanti alla casa della confraternita: ognuno sarebbe andato a casa sua a cambiarsi e a rinfrescarsi.
Decisi di mettermi una gonna a fantasia bianca e nera, maglia nera corta a maniche lunghe e tacchi alti. Il tocco finale fu una collanina con una piuma e un po' di trucco (eyeliner e rossetto nero).
[Foto qui sotto]
Speravo di non cadere malamente mentre camminavo sulla ghiaia verso il nostro punto di ritrovo e speravo, inoltre, che la caviglia non mi giocasse un qualche brutto scherzo sebbene l'avessi fasciata stretta stretta. Il pub non distava molto dal nostro college, circa 5 minuti a piedi così decidemmo di non prendere le macchine. Giunto sul posto, constatai che era molto carino: l'atmosfera ricordava molto i pub irlandesi, con un tetto basso, bancone dove si servivano le birre, pareti scure, luce soffusa e tavolini qua e là per il servizio al tavolo. C'era inoltre una pista da ballo che quando arrivammo era ormai quasi piena: c'erano corpi che si muovevano a ritmo della musica pop, persone che si baciavano, persone che si parlavano nelle orecchie e altri che si strusciavano poco castamente. Ci sedemmo ad un tavolino e ordinammo da bere grazie a Liam e Ryan che avevano già compiuto 21 anni -ne avevano entrambi 22-. Cindy era molto euforica quella sera -forse si era montata la testa dopo il discorso dell'ora precedente- e sperai vivamente non spifferasse tutto. La serata procedeva bene tra aneddoti, barzellette e risate varie. Verso le 11.30 iniziai ad essere stanca, ma la mia migliore amica mi chiese di andare a ballare con lei, così dovetti presto rinunciare all'idea di tornare allo studentato. In pista c'era la canzone 'Let me love you' e io e Cindy iniziammo a sculettare al centro della folla, attirando parecchia attenzione su di noi: non seguivamo dei passi ben precisi, ondeggiavamo e saltellavamo sul posto seguendo il ritmo della musica. La canzone, ormai finita, era stata sostituita da 'Cold Water' e anche lì ci cimentammo in una danza piuttosto scatenata. Anche quest'ultima stava quasi per finire quando sentii due mani sui miei fianchi attirarmi verso il bacino di qualcuno che si trovava dietro di me. Il mio sedere si incastrò perfettamente con i fianchi del mio 'rapitore' poi una voce sensuale e a me nota mi sussurrò all'orecchio facendomi venire i brividi in tutto il corpo: <<Sei bellissima>>. Mi voltai e sorrisi imbarazzata a Ryan, molto grata per quel complimento. Notai, poi, che Liam aveva raggiunto nel frattempo Cindy e stavano ballando insieme. Ryan iniziò a muoversi a tempo di musica dietro di me, tenendomi sempre abbracciata da dietro e facendomi sentire la sua eccitazione sempre più crescente. Io lo assecondai nei movimenti e diventammo invisibili al resto della folla. Intorno a noi si era creata una bolla che ci teneva separati da tutti quanti, che faceva sì ci fossimo solo io e lui: vicini ma lontani al tempo stesso. La musica sembrava distante da noi, uno sfondo per il nostro paradiso privato. Materialmente eravamo uno attaccati all'altro, ma psicologicamente? Dove erano le nostre menti?
Mi girai lentamente verso Ryan, i nostri sguardi si incontrarono e un sorriso si allargò sulla mia bocca. Eravamo attratti da una forza superiore indipendente ai nostri sentimenti. Le nostre bocche, sempre più vicine, si bramavano a vicenda, impazienti di riassaporarsi ancora una volta. Conoscevo il gusto delle sue labbra e lo volevo più di ogni altra cosa, ne avevo bisogno più dell'aria. Finalmente, quando le nostre bocche si incontrarono, una serie di emozioni si scatenarono in me, facendomi provare cose che non credevo esistessero. Vi dico solo che le farfalle nello stomaco in confronto sono una sciocchezza. Non solo i nostri corpi si muovevano in una danza infinita, ma anche le nostre labbra. In quel momento mi dimenticai del mio passato burrascoso, dei miei problemi, delle mie insicurezze. Di tutto quanto. Ryan mi aveva fatto sentire viva come non mi succedeva più da tanto tempo. Lo amavo? No. Era troppo presto per amare una persona che conoscevo solo da qualche settimana. Però non potevo non ammettere che provavo una forte attrazione per lui. Mi mordicchiò varie volte il labbro inferiore per chiedermi l'accesso alla mia bocca, cosa che acconsentii sempre. Quando ci staccammo uno dall'altro avevamo entrambi il fiatone, ma ne era valsa la pena. Entrambi avevamo un luccichio negli occhi difficile da nascondere agli altri. Rimanemmo lì per un po' in mezzo alla pista da ballo a guardarci imbambolati, senza dirci niente. Poi, però, interruppi il momento magico facendo scoppiare la bolla che si era creata tra noi. Scappai in bagno: avevo bisogno di sciaquarmi la faccia con dell'acqua fredda per capire se tutto quello fosse stato reale o se era stato solo un fottutissimo sogno. Ancora non ci credevo. Dopo aver fatto ciò, mi sistemai il trucco e cercai di rallentare i battiti del cuore: chiusi gli occhi per qualche secondo, feci un respiro profondo e con un gran sorriso sulle labbra tornai nella sala principale del pub, pronta a continuare ciò che avevamo iniziato. Pensavo che ormai Ryan avesse capito che mi piaceva e magari aveva intenzione di provarci con me, chissà. Camminai attraverso la grande folla che si era radunata nel frattempo all'interno del pub e raggiunsi Cindy, Liam e gli altri. Mancava solo Ryan.
<<Dov'è Ryan?>> urlai nell'orecchio a Cindy. Lei mi guardò con una strana faccia, quasi volesse avvertirmi dal fare certe domande.
Alzai un sopracciglio perplessa, non sapevo ancora leggere nella mente quindi o mi avrebbe spiegato o mi avrebbe spiegato. Sbuffai spazientita battendo un piede a terra. Qualcosa bolliva in pentola e avevo paura di sapere che cosa fosse. La serata stava procendendo bene - soprattutto grazie al bacio di Ryan- e non volevo che qualcosa potesse rovinarla. La mia amica puntò il dito verso la pista da ballo. Inizialmente non capii poi però la mia attenzione fu attirata da una bionda rifatta dalla testa ai piedi che si strusciava su RYAN. E lui non faceva niente per impedirglielo, anzi, si stava muovendo dietro di lei come aveva fatto con me fino a qualche minuto prima. Che faccia tosta che aveva quel ragazzo. Sentii gli occhi pizzicarmi: non avrei ceduto, non avrei pianto per uno stronzo. Non gli avrei dato la soddisfazione di avermi fatto soffrire. Dovevo farmi forza, buttare giù il magone e metterci una pietra sopra: che cosa mi aspettavo da lui? Che mi dichiarasse eterno amore, ci sposassimo e avessimo 2 figli bellissimi? Puttanate.
Non riuscivo a guardarli là in mezzo alla pista, mi faceva male il cuore al solo pensiero. Daltronde, però, il suo posto era quello: tra le puttane.
Raccolsi le mie cose in fretta e in furia e mi fiondai fuori dal locale, evitando gli sguardi degli altri. Presi il primo taxi e tornai allo studentato. Non avrei pianto, non avrei pianto - continuavo a ripetermi nella testa. Gli occhi mi bruciavano sempre di più e piccole lacrime iniziarono a scendermi dagli occhi. Possibile che dovesse rovinare sempre tutto?
Senza neanche struccarmi mi buttai sotto alle coperte -i miei occhi facevano invidia a quelli dei panda-. Urlai contro il cuscino, sfogando tutto ciò che avevo represso durante il viaggio, e piansi. Piansi fino allo sfinimento. In quel momento un solo pensiero era chiaro e ben definito di me:
ODIAVO RYAN.
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