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Capitolo 10 - rivelazioni

Capitolo in collaborazione con la mia mitica beatriicebartoli

Il resto della serata passò tranquillo e quando fu l'ora di andarsene salutai tutti con un cenno della mano e, senza indugiare, me ne andai dall'appartamento di Liam. Avevo cercato con lo sguardo Ryan, ma quando i nostri occhi erano entrati in contatto avevo dovuto distoglierlo subito. Avevo visto milioni di volte i suoi occhi azzurro ghiaccio e avevo potuto osservarli da vicino, ma mai mi ero sentita obbligata a guardare da un'altra parte perchè non riuscivo a sostener lo sguardo del mio nemico. Ero come una preda indifesa: prima di essere mangiata, questa guarda negli occhi del suo nemico e vede la morte, così distoglie lo sguardo e inizia a correre per provare a salvarsi. Allo stesso modo negli occhi di Ryan vidi molte emozioni diverse e contrastanti e, non volendo sapere che cosa significassero, ero scappata rifugiandomi nel mio appartamento. Sdraiata sul mio letto, dopo essermi messa il pigiama, struccata e lavata i denti, viaggiai con la mente.

I miei pensieri sconnessi ritornarono al gesto dolce di Ryan nei miei confronti: mi aveva difeso e non sapevo neanche il perchè. Ovviamente ero curiosa, ma al tempo stesso avevo paura di sapere che cosa si celasse sotto quella buona intenzione, se fosse solamente una scusa per diventare mio amico e cercare di portarmi a letto, -la sua fama da donnaiolo lo precede in tutto- oppure se l'avesse fatto sinceramente. In entrambi i casi molte domande mi avrebbero afflitto, quindi cercai di scacciare dalla mente tutti quei pensieri e sperai di addormentarmi presto, ormai stanca a causa di tutti quegli strani avvenimenti della giornata. La cosa migliore da fare in quel momento era dimenticare il tutto e dormirci sopra.

Mi ero nascosta sotto gli spalti della palestra a piangere, ferita ancora una volta dalle innumerevoli prese in giro delle ragazze pon pon. Quella volta me l'ero presa molto perchè mi avevano offesa chiamandomi 'figlia di papà' , 'secchiona' e 'sfigata' perchè a 18 anni non avevo ancora baciato nessuno. Ebbene sì, ero quel tipo di ragazza che aspettava la persona giusta per il suo primo bacio e ne andavo molto fiera di ciò. Di conseguenza ero ancora vergine, cosa molto rara da 'trovare' tra le ragazze della mia età. Poi avevo sentito un rumore di passi e davanti a me era comparso Taylor: sì, proprio lui. Mi aveva osservato inizialmente con curiosità, si era avvicinato a me lentamente e mi aveva alzato il mento, guardandomi con fare attento. I suoi occhi verdi avevano delle pagliuzze oro verso l'iride e con la luce che traspariva dalle finestre sembravano addirittura ancora più chiari. Fece una faccia perplessa davanti ai miei occhi rossi e, dopo essersi schiarito la voce mi disse gentilmente: <<Cosa ti è successo?>>
<<N...niente>> balbettai io
<<Non è vero. I tuoi occhi son rossi. Raccontami tutto>> mi rispose accucciandosi di fianco a me
<<Non credo ti interessi>> gli dissi con voce un po' acida
<<Tu inizia a raccontarmi. Mal che vada sarò io ad interromperti dicendo che mi annoio a morte>>
Gli raccontai un po' titubante delle continue offese delle cheerlader e del fatto che non avessi ancora baciato nessuno perchè aspettavo la persona giusta. In quel momento non avevo pensato che raccontare 'tutti' i miei segreti ad uno sconosciuto fosse rilevante, ma successivamente ne pagai le conseguenze a mie spese.
<<Quindi non hai mai baciato nessuno>> sussurò Taylor
<<già>> ammisi a denti stretti.
Chiusi per un momento gli occhi, appoggiando la testa agli spalti, ma quando li riaprì non mi trovai davanti il muro grigio, bensì due occhi verdi. Spaventata, sbattei due o tre volte le palpebre, ma i suoi occhi non si mossero di un centimentro. Lentamente si avvicinò a me, aspettando che mi togliessi da lì o che gli dicessi di fermarsi, però non lo feci. Varie volte il suo sguardo passó dai miei occhi alle mie labbra e viceversa: l'atmosfera era diventata incadescente e, avendo paura di rovinare quel momento, non mi mossi. Le sue labbra piene si avvicinarono alle mie e si poggiarono dolcemente...


DRIIN DRIIN DRIIN
<<Stupida sveglia>> bonficchiai. Grazie a dio mi aveva svegliato nel momento giusto (o sbagliato, dipende dai punti di vista). Di malavoglia mi alzai e feci una colazione veloce a base di tè e biscotti. Quella mattina non avrei avuto lezioni perciò presi il mio stupendioso libro -per modo di dire- di economia aziendale e, accoccolandomi sul divano, cercai di studiare qualche paginetta per il giorno seguente. Verso le 11.15 mi alzai dal mio rifugio e, ormai stanca di studiare, decisi di farmi una tisana ai frutti rossi. Accesi inoltre il computer sulla mia mail per controllare se mia madre mi avesse risposto allo scambio di messaggi dei giorni precedenti. Non avevamo parlato granchè da quando mi ero trasferita dall'altra parte del paese, eccetto qualche telefonata e mail. Proprio mentre l'acqua aveva iniziato a scaldarsi un Toc Toc deciso riecheggiò nella stanza. Ingnara di chi ci potesse essere alla porta (non aspettavo di certo visite), mi diressi verso di essa e con poca decisione la aprii. A partire dal basso il mio sguardo incontrò due converse nere, jeans blu strappati, maglietta grigia e, ultimi ma non ultimi, gli occhi azzurro ghiaccio. Merda. Era Ryan. I miei occhi e la mia bocca si spalancarono dalla sorpresa alchè dovetti ricompormi per non fare una pessima figura. Il suo sguardo squadrò lentamente il mio semplice outfit costituito da leggins neri e felpa della NYU bordeaux e con fare lascivo, mi osservò le labbra, passando solo alla fine agli occhi. Si mordicchiò il labbro e si passò una mano tra i capelli neri. Io, in risposta, lo guardai curiosa cercando di capire perchè fosse lì e, accorgendosi solo allora del silenzio di tomba tra di noi, Ryan mi salutò con un timido 'hei'.

<<ehm>> disse in imbarazzo, mordendosi ancora una volta il labbro inferiore <<posso parlarti un attimo?>>
<<certo>> risposi io, aprendo la porta per farlo entrare in casa.
Lui si sistemò sul divano, mentre io presi una sedia dalla cucina e mi sedetti di fronte a lui. Prima di iniziare a parlare si strofinò le mani, forse per il nervosismo e picchiettò più volte il piede per terra.

<<Allora>> incominciò, prendendo un grande respiro <<ti starai probabilmente chiedendo assiduamente perchè io abbia cacciato Tiffany>>
Io annuii leggermente per non distrarlo e far sì che continuasse a parlare
<<non c'è un motivo>> sputò fuori tutto in un colpo. Poi iniziò a parlare a manetta << si perchè, non l'ho fatto di proposito a cacciarla... no cioè, sì l'ho cacciata io. Però non sapevo il perchè, no invece lo sapevo cioè io volevo...>>
<<Ehi>> lo interruppi io mettendogli una mano sulla spalla, mentre lui si era stretto la testa tra le mani <<non ti preoccupare. Dimmelo con parole tue>> aggiunsi io con dolcezza. In quella posizione coi capelli all'ingiù e la testa bassa sembrava un cucciolo indifeso e mi faceva compassione.
<<okay>> disse ad un tratto, diventando improvvisamente serio <<non sono mai stato così sincero con nessuno quindi non prendermi per stupido se dico cavolate, va bene?>> ridacchiò leggermente.
Annuii un'altra volta perchè non avrei saputo cosa rispondergli. Questo suo cambiamento repentino mi aveva destabilizzato e mi trovavo un po' a disagio con lui. Mi fece cenno con la mano di andarmi a sedere vicino a lui sul divano e così feci, anche se mantenni una certa distanza dal suo corpo.
Prima di riniziare a parlare si tocco 2 o 3 volte i capelli con fare stanco.
<< tu mi ricordi lei. Era ancora troppo piccola per morire, troppo ingenua e soprattutto non aveva ancora vissuto le cose più belle della sua vita. Aveva anche lei i capelli ramati come i tuoi e le lentiggini sul nasino; i suoi occhi però erano di un blu talmente scuro che a volte sembravano quasi neri, quasi dei pozzi. L'ultima volta che l'ho vista stava piangendo e teneva stretto il braccio di mia madre perchè aveva paura di morire, non era ancora pronta ad andarsene>> chinò leggermente la testa, quasi in segno di rispetto per sua sorella
<<quando ti ho visto piangere ieri sera mi hai ricordato lei>> continuò Ryan <<il mio atteggiamento da fratellone si è risvegliato in me, forse perchè non l'ho mai 'potuto usare' con Hailey. Istintivamente mi è venuto da cacciare Tiffany perchè ti stava facendo soffrire e io odio veder la gente soffrire>> <<io... mi è venuto da proteggerti ecco. Anche se dovrei odiarti per il caffè e per altre cose varie. Non mi sono chiesto il perchè, l'ho fatto e basta. La cosa che più mi preoccupa è che non ne sono affatto pentito>> aggiunse strofinandosi i capelli nervosamente
<<okei... ti ringrazio per questo. Mi ha fatto piacere, diciamo>> gli dissi timidamente
<<vuoi qualcosa da bere?>> gli chiesi per allentare la tensione
<<un bicchiere d'acqua va bene>>
Andai in cucina, ricordandomi solo allora di aver lasciato la tisana sul fuoco -che disastro ormai l'acqua era tutta evaporata- e riempii un bicchiere con dell'acqua fresca di frigo per Ryan. Ma quando tornai in salotto non vi era più nessuno e la porta di ingresso era aperta.
Maledizione, se ne era andato un'altra volta...

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