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IT'S CHRISTMAS TIME

Natale era tornato!

Già, io non stavo nella pelle, perché adoro il Natale e sì, a differenza di quasi tutti i giovani, adoro anche i pranzi e le cene in famiglia. È vero, spesso sono lunghi, c'è casino, si litiga e non si finisce mai di mangiare, ma è proprio quello il bello. Passare ore intere con i propri parenti, anche quelli che abitano più lontano, raccontarsi di tutto e di più, ridere insieme e mangiare a più non posso.

Quell'anno tra l'altro, era anche ora che il resto della famiglia conoscesse Matteo. Non che non sapessero che era il mio ragazzo, ma non lo avevano mai visto di persona, come io non avevo mai visto di persona i suoi zii e cugini vari.

Quindi il pomeriggio di Natale io e Matteo eravamo andati a fare merenda dai nonni materni di Matteo, e il 26 invece eravamo a fare merenda dai miei zii.

Ma andiamo con ordine.

«Ah! Finalmente vediamo questa Cecilia in carne e ossa!» aveva esclamato il nonno di Matteo quando io e il mio ragazzo eravamo entrati in casa.

Sul divano c'erano seduti già Carlotta e il suo ragazzo, che ci fecero un sorriso, così come i nonni di Matteo.

Sì, ero un po' nervosa, come non esserlo?

Però riuscii comunque a sorridere, mentre stringevo la mano ai nonni di Matteo e prendevo posto tra lui e Carlotta sul divano.

«Tranquilla, gli piaci. Altrimenti la nonna non si sarebbe risparmiata con le critiche» mi sussurrò lei facendomi l'occhiolino.

Io le feci un mezzo sorriso nervoso.

Speravo davvero di piacergli, perché io e Matteo facevamo decisamente sul serio, e avere l'approvazione dei nonni avrebbe reso il tutto ancora più perfetto.

«Oh il mio nipotino! Quanto che non ti vedo!» esclamò la nonna di Matteo in quel momento, strapazzandolo in un abbraccio stritolatore, prima di lasciargli un bacio rumoroso sulla guancia.

Matteo fece una smorfia che ci fece fare una risatina.

«Vorrai dire quanto che non viene a trovarci» la corresse il nonno di Matteo «Ti vediamo a tutte le partite in televisione» spiegò rivolto a Matteo «Abbiamo chiesto a Carlotta di farci DAZN pur di vederti giocare» aggiunse.

«Lo so, me l'ha detto» disse Matteo divertito «Non gioco molto però purtroppo» aggiunse mestamente.

«Tua nonna urla comunque "Il mio nipotino!" tutte le volte che ti inquadrano o dicono il tuo nome» gli disse suo nonno.

Scoppiammo tutti a ridere.

Che bella cosa!

E non potevo neanche dare troppo torto all'entusiasmo della nonna di vederlo inquadrato, perché anche io tutte le volte che parlavano di lui o appariva sullo schermo mi illuminavo in un sorriso a trentadue denti. Chiedete a Filippo se non ci credete.

«Ragazzi, ma è un anno che convivete vero?» chiese in quel momento Carlotta a me e Matteo, guardandoci con gli occhi spalancati.

«Quasi» rispose Matteo «È un anno che le ho chiesto di venire a vivere con me» precisò.

«Cecilia, non mi ricordo quanti anni hai» mi disse la nonna di Matteo.

«22» risposi io.

«Io alla tua età ero già sposata» disse lei.

Mi irrigidii di colpo.

Non lo aveva detto con cattiveria, ma sembrava quasi che pensasse che vivere insieme non fosse abbastanza per l'età che avevo.

«Beh, ma vivono insieme, nonna, dove sta il problema anche se non sono ancora sposati?» le chiese Carlotta «Nemmeno io e Andre lo siamo» le fece notare.

«Infatti vi ho sempre detto che sarebbe ora di sposarsi» ribatté la nonna.

Carlotta sospirò, così come suo nonno.

«Va beh, poco importa se sono sposati o no. Se stanno bene insieme, per quanto mi riguarda possono andare avanti a essere solo fidanzati per tutta la vita» disse poi lui, rompendo il silenzio carico di tensione che si era creato.

Matteo gli sorrise, poi chiese se non volevano sapere cosa studiassi.

«Faccio scienze dei beni culturali alla Statale di Milano. In sintesi studio storia dell'arte» dissi quando loro annuirono.

A quel punto la nonna di Matteo si illuminò.

«Che bello!» esclamò «Ho sempre adorato andare nei musei e ammirare i quadri» aggiunse con un sorriso.

«Anche a Cecilia piace» disse Matteo «Vero?» mi chiese poi per conferma.

Io annuii, facendo poi un sorriso alla nonna di Matteo.

Sembrava che avessimo trovato un punto d'incontro per cui non mi sarei fatta odiare così tanto visto che io e Matteo non eravamo ancora sposati.

~~~

«Le sei piaciuta» mi disse Matteo un paio di ore dopo, mentre uscivamo da casa dei suoi nonni diretti alla macchina.

«A tua nonna?» chiesi io.

«E a chi se no?» mi chiese lui con aria ovvia e divertita.

«All'inizio non sembrava le piacessi» dissi io arricciando leggermente il naso «Però è stata una bella trovata tirare fuori cosa studio. Da lì la situazione è cambiata completamente» aggiunsi facendo un sorriso.

Ne fece uno fiero anche Matteo.

«Conosco i miei polli» se la tirò poi.

Io gli feci la linguaccia e poi scoppiai a ridere insieme a lui.

Quanto gli piaceva tirarsela!

~~~

«Ceciii!»

Così venni accolta la sera dopo a casa di mia zia.

No, non erano stati né mia zia né mio zio a urlare così il mio nome, erano stati i miei cuginetti.

I miei zii hanno tre figli, due femmine e un maschio. I due più grandi, Matilda e Giacomo, mi erano corsi incontro appena aperta la porta, e si erano fiondati ad abbracciarmi con decisamente poca grazia.

Emma invece, quella piccola, era sempre stata un po' diffidente nei miei confronti, quindi era attaccata alla gamba di sua madre che mi guardava come sempre con sospetto.

«Tu sei Matteo quindi» suppose mio zio, stringendo la mano al mio ragazzo.

«Non fare finta di non conoscerlo, zio, hai sperato per tutta l'estate che venisse a giocare all'Inter» dissi io divertita, guardando mio zio con un sopracciglio alzato.

Lui fece una risatina e ammise che avevo ragione, facendo ridere anche Matteo e mia zia.

«Giochiamo?» chiese dopo un po' di chiacchiere Giacomo a Matteo.

Aveva in mano una palla di spugna e stava guardando il mio ragazzo con gli occhi spalancati e imploranti.

Matteo lo guardò un attimo spaesato.

«Stiamo parlando, Giacomo, gioca con le tue sorelle» gli disse mia zia.

«Ma la Emma vuole giocare a palla con Matteo!» si lamentò Giacomo, indicando sua sorella piccola.

«Giocate voi due, stiamo parlando» ripeté mia zia «Poi Matteo è grande, lasciatelo un po' in pace» aggiunse abbassando leggermente la voce.

«No, non importa» disse però Matteo scuotendo la testa «Vengo a giocare» aggiunse rivolto a Giacomo.

Poi si alzò, pronto per giocare con i bambini.

«Tu stai in porta» gli disse Giacomo.

«Tu in potta» ripeté Emma facendoci ridere.

«Ma lui è centrocampista, non portiere» dissi io a Giacomo.

«Mi cimento anche in questo stasera. Chissà mai che cambiando ruolo gioco di più» disse Matteo alzando le spalle con innocenza.

Io feci una risatina, mentre il gioco iniziava.

Era tutto abbastanza violento, perché Giacomo cadeva tutte le volte che tirava la palla, però rideva come un matto tutte le volte, facendo ridere di conseguenza Emma.

«Bravissima!» esclamava ogni tanto Matteo, quando tirava Emma e faceva gol «Questo è il rigore decisivo» disse dopo un po' di tiri Matteo, preparandosi a parare.

"Sul dischetto" c'era Emma, che prese una rincorsa a dir poco importante, prima di tirare e volare per terra tra le risate.

Però, nonostante tutto fece goal, facendo esultare Giacomo come se avessero effettivamente appena vinto la Champions League.

«Nooo! Mi avete stracciato!» esclamò invece Matteo fingendosi disperato, mentre si portava le mani sul volto.

Emma e Giacomo iniziarono a ridere e a esultare, mentre Matteo metteva un finto broncio e si sedeva accanto a me sconfitto.

«Il ruolo del portiere non fa per me» disse scuotendo la testa sconcertato.

Io feci una risatina, mentre Matteo appoggiava la testa alla mia spalla sempre con il broncio.

«Sarà per la prossima volta» gli disse Giacomo battendogli una mano sulla spalla fingendosi dispiaciuto.

Poi scoppiò a ridere di nuovo con Emma.

«Prossima volta?» chiese invece Matteo, alzando le sopracciglia «No, no, io voglio la rivincita adesso» disse alzandosi e riprendendo la palla «Però questa volta io faccio l'attaccante, e i rigori li tiro io. Vediamo se me li parate» aggiunse con aria di sfida.

Facemmo tutti una risatina, mentre Giacomo ricambiava lo sguardo di Matteo e si metteva in porta.

«Giacomo, tranquillo, Matteo non li sa tirare i rigori» dissi io a Giacomo arricciando il naso.

Poi lanciai uno sguardo al mio ragazzo per vedere la sua reazione. Mi stava guardando con gli occhi ridotti a fessura.

«Va bene, vediamo» disse poi con aria di sfida, posando la palla a terra.

Prese un respiro profondo, un po' di rincorsa e poi tirò la palla... che finì esattamente tra le mani di Giacomo.

Lui spalancò gli occhi sorpreso e poi esultò ancora incredulo, Matteo invece spalancò gli occhi a sua volta, ma più perché era sconvolto.

«Me l'ha parata davvero» disse girandosi verso di me e indicando Giacomo.

Io feci una risatina, mentre Matteo ammetteva «I rigori non fanno per me» scuotendo la testa.

Poi tornò a sedersi accanto a me con aria sconfitta.

«Giochiamo a biliardino?» propose Matilda «Io e papà contro te e Matteo» aggiunse rivolta a me.

Io guardai Matteo.

«A questo potrei effettivamente trionfare» considerò lui facendo oscillare la testa «Però non sto in porta e in difesa. Mi metto a centro campo dove sono davvero bravo» aggiunse.

Io alzai le mani in segno di resa e poi mi alzai per giocare a biliardino con lo zio, mia cugina e Matteo, mentre la zia, Giacomo ed Emma facevano il tifo.

Sì, fu divertente, e sì, questa volta io e Matteo vincemmo, e anche per ben due volte!

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