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GINNY'S FIRST CHRISTMAS

«Amore bellissimo della mamma, lo sai che giorno è oggi?»

Questo chiesi a Ginevra quella mattina, quando andai a prenderla dal suo lettino.

Appena mi affacciai sulla sua culla mi accorsi che aveva gli occhi aperti, e che mi stava sorridendo con il suo bellissimo sorriso senza denti.

«È la Vigilia Natale, amore mio!» esclamai sorridendo a mia volta, e allungando le braccia per prenderla in braccio «La tua prima vigilia di Natale» aggiunsi poi, portandomela vicino al viso per strofinare il mio naso con il suo e lasciarle un bacio sulla guancia.

Ginevra fece un urletto, e poi appoggiò la testa alla mia spalla mentre la portavo giù in cucina per fare colazione.

Sì, come ho detto, era la vigilia di Natale, quindi era il 24 di dicembre. Ginevra aveva ormai 7 mesi, e praticamente tutte le mattina, quando andavamo a svegliarla, ci faceva un sorrisone sdentato che ci illuminava la giornata. Quel giorno però il sorriso era talmente luminoso che sembrava quasi avesse capito cosa le avevo detto, e la cosa mi rese ancora più felice.

«Papà, ci hai fatto il latte?» chiesi a Matteo una volta entrata in cucina, avvicinandomi sempre con in braccio Ginevra.

«Certo» rispose lui, guardandoci con un sorriso «E questo sorrisone che cos'è?» mi chiese poi, alzando un sopracciglio divertito.

Io alzai le spalle senza smettere di sorridere.

«È la Vigilia di Natale» risposi poi.

Matteo fece una risatina, e poi disse che aveva capito come mai fossi così felice, dato che Natale era la mia festa preferita.

«E quest'anno è ancora più bello perché c'è una personcina in più in famiglia» dissi, facendo il solletico sulla pancia a Ginevra.

Lei fece una risatina che ci fece sorridere.

«Sarà un Natale speciale infatti» disse Matteo con un sorriso.

Sorrisi anche io.

Sì, sarebbe stata davvero un Natale speciale. Il primo di tanti.

~~~

E quindi, come avevamo programmato, eccoci lì, quella stessa sera, a casa dei genitori di Matteo, pronti per il cenone della Vigilia di Natale.

No, fare il cenone il 24 dicembre non è proprio una tradizione da settentrionali, e di conseguenza non è una tradizione tipica dei genitori di Matteo. O per lo meno, non lo era. Ma da quando io e Matteo abbiamo Ginevra, per poter passare le feste sia con i miei genitori che con i miei suoceri, lo è diventata.

In realtà non fu facile scegliere da chi andare il 24 e da chi il 25, perché, essendo entrambe le nostre famiglie del Nord, alla Vigilia non si è mai festeggiato un granché. Ma a dirla tutta, nonostante le difficoltà, mia mamma e la mamma di Matteo si erano sentite per mettersi d'accordo, arrivando a quella conclusione.

«Dimmi che va bene, Ceci, ti prego. Perché se no devo richiamare tuo fratello e fargli cambiare piani un'altra volta» mi aveva detto mia madre al telefono, dopo avermi comunicato la notizia.

Io aggrottai le sopracciglia.

«Hai chiamato Filippo prima di me?» le chiesi stranita «Siamo io e Matteo quelli che devono dividersi tra le famiglie, perché siamo noi che abbiamo una bambina che, giustamente, entrambi i nonni vogliono vedere. Perché avresti dovuto chiamare prima Filippo di me?» chiesi poi, dopo che mia madre rispose di sì e mi chiese quale fosse il problema.

«Anche lui deve dividersi tra due famiglie» mi rispose lei.

Inutile dire che aggrottai di nuovo le sopracciglia, questa volta più stranita di prima.

In che senso?

«I genitori di Arianna lo hanno invitato a Natale, e in base alla nostra decisione doveva avvisarli se sarebbe andato a Natale o il 24» mi spiegò mia madre.

Questa volta più che stranita ero sorpresa. E forse in realtà dire sorpresa è riduttivo.

Davvero Filippo era stato invitato dai genitori della sua ragazza a Natale?

Le cose erano serie allora!

Molto!

«Sembra di sì» confermò mia madre quando glielo dissi.

Non riuscì a trattenere un sorriso, felice che finalmente anche per mio fratello le cose stessero andando per il meglio. In più, Arianna era davvero una ragazza meravigliosa, ed era anche molto simpatica, e ultimamente avevo iniziato a pensare che non avrei potuto desiderare di vederlo con nessun altra. Era davvero innamorato, questo era ovvio, e, imparando a conoscere lei, mi ero accorta che anche da parte sua c'erano dei veri sentimenti, il che mi rendeva il triplo più felice. E ora questa cosa di Natale... insomma, finalmente!

Ma comunque, tornando alla Vigilia di Natale e al cenone a casa dei genitori di Matteo, dire che da mangiare c'era il ben di Dio è decisamente dire poco. Troppo poco. Sul tavolo del salotto, allargato apposta per l'occasione, e no, non perché altrimenti non ci saremmo state noi persone, ma perché altrimenti non ci sarebbero stati i piatti del cibo, c'era ogni tipo di pietanza e bibita, la maggior parte preparate dalla mamma di Matteo in persona.

«Mamma, potevi dirci che avevi bisogno di aiuto e avremmo preparato qualcosa anche noi» le disse Matteo con aria ovvia, mentre portavamo in tavola l'ennesimo piatto, questo pieno di voulevant ai funghi.

«Con una bambina piccola in casa? Non avreste avuto tempo» rispose lei scuotendo la testa «E poi, tu sei fuori per allenamenti e partite praticamente tutti i giorni, quindi sarebbe finita a fare tutto Cecilia, oltre che dover curare la Ginny» aggiunse, guardando Matteo con un sopracciglio alzato e sguardo accusatore.

Lui fece un sorrisetto innocente.

«Non sono fuori tutti i giorni tutto il giorno» disse poi per difendersi.

Carlotta alzò le sopracciglia con aria scettica, e poi puntò lo sguardo su di me, quasi in cerca della verità.

«Mi dispiace, ma devo dare ragione a mio marito. Non è più così impegnato con il lavoro, cosa che mi ha fatto capire che lo impegnava di più il viaggio per arrivare a Bergamo e tornare indietro che allenarsi o giocare» dissi io, alzando le mani in segno di resa.

Carlotta fece un'espressione delusa, mentre Matteo mi sorrideva, prima di girarsi verso di lei con un sorriso innocente. In risposta ricevette una linguaccia.

Mi venne da ridere, soprattutto perché quella situazione mi ricordava molto quello che succedeva spessissimo anche tra me e Filippo.

Comunque, aiuto o non aiuto, il cibo preparato dalla madre di Matteo era tantissimo e buonissimo, e non mi vergogno a dire che assaggiai un po' di tutto, perché una cosa tirava l'altra. Tra l'altro, mentre mangiavamo, non riuscivo a evitare di fare continui complimenti sul cibo, perché, ve lo posso assicurare, era spettacolare.

Quando tornai a casa quella sera ero talmente piena e soddisfatta che sembrava un Natale come tutti gli altri, quando, la sera della Vigilia, andavo dalla mia nonna paterna e si mangiava letteralmente un ben di Dio. Di diverso però c'era che questa volta non ero tornata a casa con regali per me, ma solo e unicamente per Ginevra. Infatti i genitori di Matteo, insieme a suo nonno, le avevano regalato un bellissimo cavallo a dondolo in legno, che si abbinava perfettamente all'arredamento della cameretta (ma d'altronde la mamma di Matteo è un architetto, potevamo aspettarci che ci regalasse qualcosa non en pendant con il resto della camera?), mentre Carlotta e il suo ragazzo le regalarono un gioco della fattoria, anche quello tutto di legno.

Erano dei regali bellissimi, e sicuramente eravamo più contenti io e Matteo di Ginevra, però, ve lo spoilero già, negli anni successivi sarebbero stati due dei suoi passatempi preferiti.

~~~

«Non mi avevi detto che ci sarebbe stata anche Arianna oggi» dissi a mia madre il giorno dopo, quando, una volta entrata in casa dei miei, sul divano vidi seduti i miei nonni materni, Filippo e la sua ragazza.

Il secondo dopo essere entrati mi corsero incontro i miei tre cuginetti, mentre il resto della famiglia, cioè mio padre, la sorella di mia madre e suo marito, e mia nonna paterna, erano in cucina, intenti a preparare qualcosa.

Sì, quel giorno la casa era più affollata della sera precedente, ma semplicemente perché io quel Natale avevo ancora tre dei miei quattro nonni, che quindi erano stati invitati, così come l'unica sorella di mia mamma. L'unica sorella di papà invece, cioè quella che aveva l'albergo in Costa Smeralda, aveva deciso di rimanere là per le feste (e come darle torto!)

«Mi è sembrato doveroso invitarla visto che i suoi genitori hanno ospitato Filippo ieri» mi spiegò mia madre, prendendo il mio cappotto e quello di Matteo per portarli in camera «Sì, l'ho pensato anche io» aggiunse poi, guardandomi annuendo.

Io aggrottai le sopracciglia.

«Cosa?» le chiesi confusa,

Io non avevo detto proprio niente.

«Che le cose si stanno facendo più serie del previsto» rispose mia madre «La tua faccia ha detto tutto» aggiunse per spiegarmi.

Alzai leggermente le sopracciglia. Era proprio quello che stavo pensando, ed evidentemente la mia faccia aveva espresso appieno i miei pensieri.

«Posso prendere in braccio Ginevra?» mi chiese in quel momento Matilda, guardandomi con occhi imploranti.

«Certo, però siediti sul divano così la vedono anche Giacomo ed Emma» le risposi con un sorriso, mentre prendevo Ginevra dal passeggino.

Appena Matilda si fu seduta gliela misi in braccio, e vidi i suoi occhi illuminarsi.

In un attimo Giacomo ed Emma si erano stretti intorno a lei per vedere meglio la mia bambina.

«Che manine piccole!» esclamò a un certo punto Emma, accarezzando una manina a Ginevra.

Feci una risatina, così come Matteo, e poi decisi di lasciarlo con i bambini perché avevo una cosa importante da fare. Infatti mi girai verso mio fratello e gli feci segno di avvicinarsi. Se le cose si stavano facendo davvero serie era ora di parlarne con uno dei due diretti interessati.

«Allora, quando le chiedi di sposarti?» chiesi a Filippo con un sorrisetto complice.

No, non ero seria. Era una domanda fatta ironicamente.

Filippo però non colse, e spalancò gli occhi allarmato.

«Stiamo insieme da neanche tre anni!» esclamò poi con aria ovvia.

«Lo so, infatti ero ironica» dissi io con il suo stesso tono «Anche se visto come si stanno mettendo le cose sembra che vi dobbiate sposare da un giorno all'altro» aggiunsi alzando le sopracciglia.

Filippo sospirò.

«Lo so, e infatti la cosa un po' mi spaventa» confessò arricciando leggermente il naso.

Quando faceva così era identico a mia madre.

«Perché dovrebbe spaventarti?» gli chiesi aggrottando le sopracciglia.

«Beh, prima di tutto perché stiamo insieme da neanche tre anni» ripeté lui con aria ovvia «E poi perché non mi è mai successo che le cose diventassero così serie» aggiunse.

«Certo che non ti è mai successo, l'unica relazione lunga che hai avuto è stata con la Bea, ma avevate 18 anni, i suoi genitori non ti avrebbero mai invitato a Natale. E sicuramente mamma e papà non avrebbero invitato lei» gli feci notare «E le altre storie che hai avuto sono durate decisamente troppo poco perché succedesse» continuai «Però è una cosa positiva che all'alba dei 26 tu abbia finalmente una relazione seria che sembra possa durare» aggiunsi.

«Quello sicuramente, il problema è che non so come comportarmi» confessò.

Io lo guardai con un sorrisetto tenero.

«Credo che nessuno lo sapesse» gli feci notare «E comunque, se mai avessi bisogno di un consiglio, io ho un marito perfetto che sarebbe disponibile ad aiutarti» dissi poi, lanciando un'occhiata a Matteo.

Era ancora seduto con i bambini, e non sentivo cosa gli stesse raccontando, ma dalle loro espressioni era chiaro che fossero ammaliati dalle sue parole. E forse anche dal suo aspetto.

Si girò verso di lui anche Filippo, e lo vidi sorridere, prima di tornare a puntare lo sguardo su di me.

«State insieme da quasi 10 anni, ma tu continui a guardarlo come se stesse insieme solo da uno e tu fossi ancora follemente innamorata» mi disse con un sorriso e scuotendo leggermente la testa.

«Ma io sono ancora follemente innamorata» dissi sorridendo a mia volta.

«Lo so, sorellina. Lo so» mi disse Filippo, prima di stringermi a sé e lasciarmi un bacio in fronte.

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