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CRAZY IN LOVE

Febbraio era iniziato da un po' ormai, e il freddo iniziava a diminuire, così come iniziavano ad allungarsi le giornate. Io, come tutti gli anni quando arriva questo periodo, ero sempre più felice, e non vedevo l'ora di potermi finalmente godere la primavera, che è la mia seconda stagione preferita dopo l'estate.

Quel giorno tra l'altro il tempo era particolarmente bello, tanto da sembrare già di essere a maggio inoltrato, e quindi non resistetti, e, sapendo che Matteo era libero, gli feci una proposta.

«Che ne dici se facciamo una gita?» gli chiesi durante la colazione «Una giornata così bella non possiamo passarla chiusi in casa» aggiunsi alzando le spalle con innocenza.

Matteo mi guardò con gli occhi ridotti a fessura.

«Una gita? E dove?» chiese poi curioso.

«Stavo pensando a Mantova» risposi «Non ci sono mai stata, e sono sicura che è una gran bella città da visitare» spiegai.

«Anche in un giorno solo?» mi chiese Matteo.

«Basta sapere cosa andare a vedere» risposi alzando le spalle.

«E tu ovviamente lo sai, critica d'arte del mio cuore» suppose Matteo divertito.

Feci una risatina, e poi annuii, tirandomela.

«Allora direi che abbiamo deciso» sentenziò il mio ragazzo, allargando leggermente le braccia e facendo un sorrisetto tenero.

Sorrisi anche io.

Non vedevo l'ora!

~~~

«Metti la nostra playlist?» mi chiese poco meno di un'ora dopo Matteo, quando salimmo in macchina diretti a Mantova.

Io feci un sorriso smagliante, poi presi il cellulare e feci partire la nostra playlist dal mio spotify.

Inutile dire che cantammo tutto il viaggio a squarciagola, perché, ormai lo sapete anche voi, io e Matteo non siamo capaci di trattenerci quando partono le nostre canzoni preferite.

Mi scappò anche qualche video mentre cantavamo, e il più bello (ma oserei dire anche il più pazzo) lo postai nelle storie di instagram come ricordo di quel viaggio.

«Sembriamo due pazzi» disse Matteo guardando la mia storia, mentre eravamo fermi in coda causa rallentamenti ai vari svincoli.

«Perché? Non siamo due pazzi?» gli chiesi io divertita, alzando un sopracciglio.

Matteo fece una risatina, mentre mi lanciava un'occhiata complice.

«Pazzi d'amore, sì» rispose annuendo.

A sentirgli dire quelle parole dei brividi di piacere mi percorsero la schiena, e non riuscì a trattenere un sorriso tenero.

Ma quanto lo amavo?!

E sì, ero davvero pazza d'amore per lui.

~~~

Comunque, nonostante rallentamenti vari, il viaggio durò esattamente quanto doveva durare.

Non nascondo che appena avevo capito che stavamo iniziando a rallentare in autostrada dentro di me avevo sorriso, felice che ci fosse la possibilità di fare un viaggio più lungo e quindi di rimandare il momento in cui avremmo dovuto smettere di cantare le nostre canzoni a squarciagola. Ma alla fine, quando Matteo aveva parcheggiato nel parcheggio a pagamento ed era arrivato il momento di scendere dall'auto, mi ero accorta che ero felice anche all'idea di visitare una nuova città con l'amore della mia vita. Era tanto che non passeggiavamo in una città nuova solo io e lui, e, quando iniziammo a farlo per le strade di Mantova, mi resi conto che la cosa mi era mancata. Non che non passassimo del tempo di qualità solo noi due a casa nostra, ma ogni tanto è giusto anche viversi fuori dal conteso "casa", e uscire dalla routine quotidiana.

«Allora? Dove andiamo per prima cosa?» mi chiese dopo alcuni minuti Matteo, posando lo sguardo su di me con un sorrisetto.

Stavamo camminando fianco a fianco, con le mani intrecciate e i nasi all'insù per ammirare la bellezza della città. Ero sicura che a me brillassero gli occhi nel vedere tutti quei meravigliosi palazzi antichi, così come brillavano a Matteo. Quando però incontrai le sue iridi color cioccolato, mi accorsi che i suoi brillavano ancora di più ora che erano puntati su di me. Rimasi senza fiato per alcuni secondi, sorpresa da quello che avevo appena visto, ma poi scossi la testa e tornai alla realtà, autoconvincendomi di essermi immaginata tutto.

«Io direi che visto che è ora di pranzo, andiamo verso il centro, così vediamo la Piazza delle Erbe e magari troviamo un localino carino dove mangiare» proposi.

Matteo fece un sorrisetto storto.

«Mi piace questa idea» mi disse «La seguo, guida turistica» aggiunse poi, facendomi cenno con la mano di proseguire.

Il suo tono mi fece scoppiare a ridere, poi scossi leggermente la testa divertita, e ricominciai camminare verso la nostra destinazione.

~~~

«Non mi hai detto che mi stavi facendo una foto!» mi lamentai dopo aver visto quella storia di Matteo, alzando lo sguardo su di lui con aria di rimprovero.

Lui alzò le sopracciglia divertito.

«Amore mio, cosa mai potrebbe fare una persona che ha la fotocamera di un cellulare puntata su di te?» mi chiese con aria ovvia.

«Scusa, mi sono espressa male» dissi io «Non mi hai detto che mi stavi facendo una foto da postare nelle storie di instagram!» mi corressi, riassumendo lo stesso tono di prima.

Matteo questa volta si lasciò scappare una risatina, poi, con il suo tipico tono da ruffiano, mi disse che ero sempre bella, anche quando apparentemente non mi mettevo in posa.

Lo guardai con gli occhi ridotti a fessura.

«Non mi compri così, Matteo Pessina. E lo sai anche bene» gli dissi, puntandogli un dito contro.

«Ci ho provato» ammise Matteo, alzando le spalle e facendo un sorrisetto innocente.

Mi lasciai scappare una risatina, poi mi avvicinai, lo presi per la vita e mi sporsi per dargli un bacio.

Forse non mi comprava con una frase ruffiana, ma con un sorrisetto tenero mi scioglievo che era una meraviglia.

«Quindi... palazzo Ducale?» mi chiese Matteo quando ci staccammo, guardando alla sua destra, dove evidentemente credeva ci fosse il luogo che aveva appena nominato.

Io lo guardai divertita.

«Sì» risposi, prendendogli il mento con una mano, e facendogli girare il viso verso sinistra.

Lui mi lasciò fare, però poi mi guardò stranito.

«Palazzo Ducale è di là» gli spiegai io.

Matteo alzò le sopracciglia.

«Beh, non sono di qui, quindi non è di mia competenza sapere per forza dove si trovano i luoghi più importanti della città» si giustificò poi con aria stizzita.

«Soprattutto se vai in giro con una guida turistica efficiente come me» aggiunsi io tirandomela.

«E modesta anche, devo dire» commentò Matteo divertito.

Feci una risatina.

«Quello come stile di vita» dissi poi, tirandomela di nuovo e facendo ridere ancora Matteo.

Il secondo dopo lo avevo preso di nuovo per mano e lo stavo conducendo a palazzo Ducale, che, qui lo dico e qui lo nego, è uno dei posti più belli che ci siano in Italia.

Gli affreschi!

Gli arazzi!

Lo sfarzo delle stanze!

L'eleganza della costruzione in sé!

Insomma, è un posto meraviglioso, e fa talmente tanto effetto che sembra, o almeno per me è stato così, di tornare indietro nel tempo, quando per quelle stanze e per quei corridoi camminavano dame elegantemente vestite e signori composti e occupati con le loro faccende.

«Sai, non ci avevo mai pensato prima di visitare questo posto, ma mi sarebbe piaciuto vivere nel Rinascimento» confessò Matteo, mentre ammiravamo il bellissimo affresco sul soffitto della Camera degli Sposi.

Io staccai lo sguardo dalle pitture per puntarlo sul profilo di Matteo.

Era bellissimo così in estasi davanti a talmente tanta bellezza.

«Io l'ho pensato dal primo istante che ho messo piede a Firenze» confessai.

Matteo puntò gli occhi nei miei e fece un sorrisetto.

«Immaginavo» disse «Saresti stata la dama più bella di tutta l'epoca, e ti avrebbero dipinto tutti i pittori esistenti» aggiunse.

Sorrisi anche io, e sono sicura di essere arrossita non poco.

«E tu saresti stato invidiato da tutti gli uomini della città, perché saresti stato mio marito, posto ambito da tutti» dissi, poggiandogli una mano sul braccio e intrecciando le dita dell'altra alle sue.

Poi poggiai il mento sulla sua spalla, senza interrompere il contatto visivo.

Il sorriso di Matteo si allargò.

«Hai detto che sarei stato tuo marito?» mi chiese, con una goccia di incredulità nella voce.

Io risposi di sì, chiedendogli cosa ci fosse di strano.

«Mi sembra di ricordare di averti sentito dire che essere sposati a 23 anni è troppo presto» mi ricordò, alzando le sopracciglia con aria divertita.

Mi lasciai scappare una risatina.

«Beh, ormai, nonostante io abbia ancora 23 anni, vado per i 24» dissi con finta aria noncurante «E poi, una volta ci si sposava giovani» aggiunsi, tornando a guardare il soffitto.

Con la coda dell'occhio vidi il sorriso di Matteo allargarsi leggermente.

«Il fatto che tu vada per i 24 significa che posso farti la proposta di matrimonio?» mi chiese.

Io spalancai gli occhi, e mi girai verso di lui sorpresa.

«Ora?» chiesi.

«Beh, siamo nella Camera degli Sposi...» rispose lui alzando le spalle con innocenza «Ma comunque no, non ora. Non ho l'anello» aggiunse scuotendo la testa e facendo una risatina.

Ne abbozzai una anche io, sentendo però qualcosa attanagliarmi lo stomaco, in senso positivo.

Quel "non ora, non ho l'anello" voleva dire che Matteo aveva intenzione di farmi la proposta di matrimonio a breve?

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