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FRENEMIES

Erano passati quasi due mesi dall'infortunio di Matteo, le sue condizioni erano decisamente buone e quindi lui era pronto a tornare in campo per novanta minuti interi.

Quella sera però avrebbe giocato una partita importante, sia per lui che per il campionato.

E contro chi poteva giocare se non contro i suoi due migliori amici?

Esatto, quella sera c'era Juventus-Atalanta a Torino, e sì, Matteo era pronto per tornare a brillare.

«È strano essere allo stadio insieme ma tifare due squadre diverse» disse Thessa durante il riscaldamento dei ragazzi, guardando me e Benni divertita.

Certo che eravamo insieme!

Non potevamo non esserlo!

Anche se per stare con loro avevo dovuto accettare di sedermi nella tribuna VIP della Juve, dove ovviamente loro avevano i posti.

«Vero» confermai io annuendo «Anche perché stasera dovrò trattenermi con le esultanze perché sono nella tribuna degli avversari» feci notare divertita.

Thessa e Benedetta fecero una risatina.

«Lo sanno tutti che sei la ragazza di Pessina» mi disse poi Benni.

«Meglio non rischiare» dissi io.

Le ragazze risero di nuovo, mentre accanto a noi prendeva posto un'altra ragazza con due bambini, che io conoscevo di vista e che stavamo giusto aspettando.

«Tu sei Cecilia?» mi chiese Alice, la moglie di Morata, facendomi un sorriso e porgendomi la mano «Io sono Alice e loro sono Ale e Leo» disse indicandomi i bambini «Salutate Cecilia» disse poi a loro.

Io feci un sorriso a quei due bellissimi gemelli, che mi stavano guardando un po' timidi.

«Ciao» dissero in coro, con un fil di voce.

Poi Ale puntò gli occhi su Benedetta e le fece un sorriso, avvicinandosi poi a lei.

Ma quanto erano belli?!

«È strano vedere la ragazza di un avversario seduta in questa tribuna» mi disse Alice, sempre sorridendo.

«Lo so» dissi io annuendo divertita «Infatti il mio posto sarebbe laggiù, appena sopra la panchina dell'Atalanta. Però le ragazze mi hanno invitata qui» spiegai, indicando poco più giù di noi.

Lì, proprio dove avevo appena indicato, c'erano seduti mio fratello, Davide (uno dei miei amici) e Riccardo, il migliore amico di Matteo.

«Da qui si vede molto meglio e si sta più caldi» disse Thessa annuendo.

Io feci una risatina e annuii, d'accordo con lei.

Era il 27 novembre, quindi faceva decisamente freddo.

«Como te llamas?» mi chiese in quel momento una vocina.

Abbassando lo sguardo mi accorsi che Ale era sceso dalle gambe di Benedetta, si era avvicinato a me e in quel momento mi stava guardando con i suoi occhioni teneri e un sorrisino carino.

«Ale, devi parlare in italiano» lo rimproverò Alice.

«Oh no, ningún problema. Yo sé el español, así que os entiendo, no te preocupes» le dissi io in spagnolo.

«Si, pero tienene que aprender que no pueden hablar en español con todos» mi disse Alice «Habla en italiano» ripeté poi ad Ale.

Lui la guardò colpevole, poi mi rifece la domanda in italiano.

«Cecilia» risposi io «E tu?» gli chiesi poi, facendo come se non lo sapessi.

«Ale!» esclamò lui.

Io feci una risatina, poi allungai le braccia verso Ale e lo presi in braccio, facendolo sedere sulle mie gambe.

Ma quanto era bello!

«Io mi chiamo Leo!» esclamò suo fratello, che era in braccio ad Alice.

Io feci un sorriso anche a lui, poi tornai a puntare gli occhi sul campo.

Quanto era bello il mio Matteo mentre si allenava!

Da quando era tornato in campo gli era tornata anche la luce negli occhi.

Era evidente che gli mancava tantissimo giocare.

In quel momento Matteo alzò proprio lo sguardo verso la tribuna, dove sapeva che ero, e i nostri occhi si incontrarono. Mi fece un sorriso di quelli mozzafiato e poi mi mandò un bacio con la mano, che io afferrai e mi portai al cuore.

Che bello che era!

Dopo aver ammirato ancora un po' il mio bellissimo ragazzo puntai gli occhi su mio fratello, Davide e Riccardo, e mi accorsi che quest'ultimo aveva in mano il cellulare e faceva foto.

Anche io volevo delle foto di Matteo!

Allora gli scrissi, perché io ero troppo in alto perché venissero bene, e non avevo nessuna intenzione di far scendere Ale dalle mie gambe per fare una foto decente.

Rickyyy
Se fai delle foto belle me le mandi? 🥺

Ci mise poco a rispondere.

Dalla tribuna d'onore si vede male?

Era ovviamente ironico e infatti mi scappò una risatina.

Proprio in quel momento mi arrivò una foto.

Questa va bene?

😒😒😒
Ti ho chiesto una foto di Teo, non del mio stupido fratello 😒

🤭

Per fortuna poco dopo mi arrivarono un paio di foto di Matteo, una più bella dell'altra. Nelle storie di instagram decisi di postare quella in cui era stato immortalato il bacio che stava mandando proprio a me.

Pochi secondi dopo Ricky mi aveva già risposto alla storia.

Voglio i diritti

Ahahahaha tutti tuoi
Grazie comunque, è proprio una bella foto 🥰
Hai beccato il momento esatto in cui mi mandava un bacio 🥰

Sono un po' invidioso del bacio ma prego 😉

😅😅😅

Ma quanto era stupido?!

~~~

«Noi abbiamo la tradizione di farci le foto da qua su. Ne vuoi una anche tu?» mi chiese poco prima che iniziasse la partita Alice, facendomi un sorriso.

Io la guardai confusa.

«Non è una tradizione, solo che di solito veniamo allo stadio vestite bene ed è un peccato non immortalare i nostri outift» mi spiegò meglio Benedetta, mentre Alice e Thessa annuivano.

Io ero ancora un po' confusa, ma feci comunque una risatina.

«Dai fai una foto con me, così la metto nelle storie di instagram» mi propose Thessa, prendendomi per mano e trascinandomi davanti alla transenna per fare una foto con vista campo.

Le foto che fece Benedetta vennero tutte bene, ma in effetti quella che postò Thessa nelle storie era la migliore.

Così ripostai la storia e poi mi concentrai sul match.

Avevo il mio ragazzo da tifare, e questa volta la partita non sarebbe stata facile, perché era contro una squadra decisamente forte.

Infatti in tutta la partita ci fu un solo goal, fortunatamente dell'Atalanta, che quindi vinse 1-0 con un secondo tempo decisamente sofferto.

Purtroppo non fece goal Matteo, e anzi, uscii anche verso l'inizio del secondo tempo, ma comunque si vedeva la soddisfazione nei suoi occhi per aver giocato da titolare e aver fatto in generale una partita discreta.

Dal canto mio mi divertii un sacco, perché essere seduta vicino alle mie amiche rese la serata mille volte più bella, anche grazie ai due splendidi bambini che passavano dalle ginocchia di una alle braccia dell'altra, incitando il loro papà e facendo delle facce buffe di tanto in tanto.

Che belli che erano!

~~~

«Pess! Quand'è che avete fatto un bambino?!» chiese alla fine della partita Loca, quando ci trovammo tutti fuori dallo stadio.

Sì, io ero uscita con in braccio ancora Ale, che mi aveva preso in simpatia e non sembrava volersi scollare. Io dal canto mio non avevo intenzione di metterlo giù, perché amo troppo i bambini per stancarmi di loro.

Guardai Loca scuotendo leggermente la testa, poi mi scappò una risatina, mentre puntavo gli occhi su Matteo.

Facendolo mi accorsi che mi stava fissando immobile, con la bocca semiaperta e un'aria estatica che mi confuse molto.

«Pess! Ti sei incantato?!» gli chiese Fede, tirandogli una gomitata divertito.

Matteo fece uno scatto come se si fosse risvegliato da uno stato di trance, chiuse la bocca e abbozzò un sorrisetto imbarazzato.

Feci un sorrisetto anche io, ancora un po' confusa, poi mi avvicinai per un bacio.

«Questo comunque è mio» disse in quel momento Morata, avvicinandosi per prendere Ale in braccio.

Mi fece un sorriso mentre me lo toglieva dalle braccia, sorriso che io ricambiai.

Gran bel ragazzo!

Decisamente!

Però mai bello come il mio Matteo!

«Sei stato bravissimo, amore» gli dissi girandomi verso di lui con un sorriso.

Me ne fece uno anche Matteo.

«È stato bravo solo perché ha vinto?» chiese Loca alzando un sopracciglio.

«Scusa, chi è il più forte?» gli chiese Matteo con aria di sfida.

«Io» rispose Loca.

«Hai perso però» lo spense Matteo alzando le spalle con innocenza.

«Intanto però io ho giocato per tutta la partita, tu invece sei uscito a metà» disse Loca, quasi come a provocarlo.

Ci mancava solo che dicesse "gne gne gne gne gne" e sarebbe stato uguale a un bambino.

«Sono uscito al sesantesimo, e ho fatto una gran bella partita» ribatté Matteo.

«Se è per questo anche io!» ribatté Loca.

«Hai comunque perso però» gli rinfaccio di nuovo Matteo.

Loca rimase un attimo in silenzio, evidentemente in difficoltà.

«Ho perso» ammise poi rassegnato.

Facemmo tutti una risatina, Loca compreso.

«Perché vincono i migliori» disse Matteo.

«Vince... chi vince» lo smentì Loca, di nuovo in difficoltà nel difendere la sua tesi.

Fece ridere tutti di nuovo, mentre Matteo gli dava una spinta che Loca non esitò a ricambiare con un coppino.

Erano proprio due bambini!

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