Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

VILLAGGIO: 7

Il piccolo Sascha era al bar dell'albergo, nell’edificio della zona est.
Era seduto su uno sgabello, forse troppo alto per lui, davanti al bancone. In testa aveva un cappello di lana, con sopra il cappuccio della felpa che indossava. E, non si sa bene il perché, aveva degli occhiali da sole.
“Saranno buone qui le cose?”
Non era uno a cui piaceva assaggiare cose nuove in posti nuovi, gli serviva un bella spinta prima di provare.
Inizialmente si prese solo tre bottiglie d'acqua, poi, alla fine, decise di assaggiare qualcosa. Aveva fame, doveva per forza prendere coraggio e mangiare le specialità del posto.
«Qui la roba è di qualità» affermò dopo le sue analisi.

Lo avvistò la donna che, fino a poco prima, era rinchiusa in stanza di Michael.
Si era liberata, e soprattutto si era rivestita.
«È uno di loro» disse al collega di fianco. «Guarda com'è piccolo e indifeso.»
«È sicuramente l'anello debole del gruppo» convenne il collega.
«Me lo lavorerò con molta facilità» affermò con sguardo cattivo. «I capi saranno fieri di me, perché io li catturerò tutti.»
La donna si allontanò ancheggiando, sotto lo sguardo malizioso del collega, che non distoglieva lo sguardo dai fianchi.

Raggiunse Sascha e gli si sedette vicino, poggiandosi sullo sgabello in modo tale da evidenziare le movenze e la grandezza dei suoi fianchi.
«Ciao, bevi tutta quest'acqua?»
Sascha la osservò per qualche secondo, forse la stava giudicando male. «Beh, ho un po' sete...» spiegò timido.
«Sono Zara, e tu?» si presentò lei sorridente allungandogli la mano.
«Sascha» rispose senza voltarsi e ignorando la sua mano.
Zara ritrasse la mano, insoddisfatta. «Non sei di qui, vero?»
«No.»
Zara imbronciò le labbra. «Non sei uno di molte parole.»
«Già...» rimase totalmente impassibile dinanzi al flirt della ragazza.

«Sei qui da solo?» provò ad avvicinare la mano a quella del ragazza, che, involontariamente, spostò.
«Con degli amici…»
«Che c'è, sei timido? Perché non ti lasci andare?»
Sascha alzò le spalle.
«Ti hanno mai detto che sei un bel ragazzo?»
Nella sua testa, Sascha pensava che ciò era ovvio.
«Che ne dici se salissimo sopra? Ti faccio vedere qualcosa che ti piacerà molto.»
Sascha alzò le spalle, poi decise di seguirla.
Ignaro dei veri intenti di lei.

~~

«Michael» dal tono sembrava che il samurai si fosse calmato. «Razza di idiota.»
«Manuel» anche il gigante pareva essere più tranquillo. «Razza di farabutto.»

I due erano uno di fronte all'altro, piegati sulle proprie ginocchia. I loro occhi erano agguerriti, stringevano forte i denti per la furia, si ringhiavano a vicenda.
Nel mentre, tornò quel Douglas.
I due portarono i loro furiosi sguardi verso di lui.

«Chi diavolo sei?» domandò il samurai, seccato dalla sua presenza.
«Perché continui a disturbarci?» continuò ad interrogarlo il gigante.
«Sono Douglas...»
«Lo abbiamo capito!» urlarono all'unisono.
«Voi non avete un minimo di pazienza» riprese in tono altezzoso, prendendo un pettine e sistemando la sua folta capigliatura.
«E secondo te perché ci staremmo picchiando?» fece notare Manuel.
«Sono Douglas e sono qui per fermare voi, a qualunque costo.»
«Fermarci?» domandò sbigottito il napoletano.
«Fermarci da cosa?» domandò il gigante con rabbia, ma confuso.
Manuel sbuffò e gli lanciò un'occhiataccia.

Douglas raccontò del fatto che loro avrebbero fermato un piano dell'organizzazione di cui faceva parte nel mezzo dell'Oceano Indiano.
Ovviamente, si riferiva alla nave che trasportava la bomba atomica.
«I miei superiori vi hanno visti arrivare e ci hanno subito mandato a cercarvi. Dovevamo cercare degli stranieri, voi ci avete reso il compito molto facile.»
«Tra tanti stranieri chi vi dice che siamo noi quelli che cercate?» domandò Michael indignato.
Sia Manuel che Douglas si misero una mano in faccia.
«Ma allora sei proprio un coglione!» lo sgridò il samurai.
«Siete gli unici stranieri» disse sconcertato Douglas. «Non sembrate gente molto sveglia.»
«Su lui ti do ragione, ma con me puoi stare certo che sono molto sveglio» e dopo averlo detto, Manuel lo sfidò, puntando la katana nella sua direzione.
«Vedremo, spadaccino.»
«Mi hai stufato!» Michael caricò un pugno e lo fece volare via.
Emise, poi, un potente urlo.

«Sei pronto per un altro round, gigante?!»
«Fatti sotto, samurai!»

~~

Fuori, Andreas notò il gran casino.
Per, sicurezza, aveva indossato l’uniforme gialla e nera, con anche il casco alla Bumblebee
Una cinquantina di persone stese a terra tramortite. «Colpi di lame... Manuel? Sascha? Qualche sconosciuto?»
Si mise accuratamente a esaminare i tagli e le perforazioni sui corpi dei malcapitati.
«Serve aiuto?» domandò chinandosi su uno di loro.
«Sì...» rispose l'uomo sofferente.
«Aspetta» gli diede una pacca sulla spalla. «Sicuramente arriverà qualcuno.»

Alzò lo sguardo verso i forti rumori in lontananza, nella parte nord del villaggio.
«Forse sarà meglio andare a controllare.»

Andando verso i rumori si imbatté in Douglas. Si stava rimettendo in piedi dopo il secondo volo. Pareva non avesse nessun graffio, nessun acciacco, come se non avesse subito due schianti violenti ad alta velocità.

«Tu…»
Andreas si guardò alle spalle e, non vedendo nessuno, capì che quel “Tu” era rivolto a lui.
«Sei uno di loro... Gli altri due sembrano un attimo troppo esaltati, dunque... mi occuperò prima di te. Potrete essere agguerriti quanto volete, ma vi farò comunque fuori tutti.»
“Ma che vuole questo?” pensò tra sé e sé il tedesco.
«Credi di potermi battere, ragazzino? Avanti fatti sotto.»
Andreas accettò e iniziò a correre verso di lui.
Douglas fece lo stesso. «Vi ammazzerò tut...»
Andreas rallentò e, appena Douglas gli fu abbastanza vicino, lo colpì con il suo forte pugno e lo mandò a lavarsi nella fontana lì vicino.
«Chiedo scusa per averla distrutta. E buona fortuna per il suo piano.»
Adesso poté andare, libero, verso i due che stavano facendo casino più in là.

Douglas, bagnaticcio, accomodato nella fontana, si sistemò gli occhiali, sputò un po' d'acqua fuori e prese di nuovo il pettine per sistemarsi i capelli.
«Mi avete seccato» disse uscendo.
Prese un oggetto dalla tasca, premette un pulsante e lo rimise al suo posto.

~~

Sascha e Zara erano arrivati alla camera di quest'ultima.
«Allora Sascha, hai una fidanzata?» gli domandò mentre si sedette comoda sul letto.
«No, sono solo» rispose, privo di tristezza o di altri turbamenti. Per lui non era mai stato un problema essere solo. Anzi, spesso preferiva i momenti di solitudine. Nessuno a cui affezionarsi e rischiare di perdere.

«Come fai a parlare così bene la lingua del posto?»
Sascha le dava le spalle, prese in mano un guida sui posti del luogo da visitare. «Ho una specie di auto traduttore nella testa che mi permette di capire e parlare qualsiasi lingua, anche senza che me ne accorga.»
Zara rise, inconsapevole del fatto che lui, in realtà, stesse dicendo la verità.

Il giovane girò un po' per la stanza mentre Zara, alle sue spalle faceva... cose.
«Quanti anni hai?»
«Diciotto.»
«Sei molto giovane. Io ne ho ventisei.»
“Molto giovane per cosa?” si domandò, senza trovare risposta.
Sascha osservava infastidito il modo in cui erano sistemate le cose sul davanzale che aveva davanti. Se solo fosse stata roba sua l'avrebbe già pulita e messa nel posto più giusto.
«Ti piace la stanza? Ti vedo molto applicato.»
«Mh... non è male dai» la faccia, però, diceva sicuramente altro.
«Allora?»
Sascha si volta per vedere cosa volesse Zara.

La trovò lì, in piedi, davanti a lui, mentre si toglieva una vestaglia rimanendo, così, completamente nuda.

Sascha sentì i brividi lungo tutto il corpo. Nella sua mente rivide quell’immagine che avrebbe tanto voluto dimenticare, ma che, probabilmente, mai avrebbe dimenticato. Era destinato a ricordare tutto.
Avvertì anche quel tuono che lo accompagnò in quella notte.

Pochi secondi dopo uscì dalla stanza, visibilmente scioccato.
Trovò un gruppo di uomini nel corridoio.
«Oh tranquilli, io non ci ho fatto niente, quindi è ancora calda per voi.»
Fece spazio all'entrata per lasciargli spazio. «Prego.»
E se ne andò verso le scale.

Zara uscì fuori, coperta con un lenzuolo. Trovò Sascha, stava andando verso le scale.
«Prendetelo, non ci devono scappa...»

Un fulmine, innaturale, proveniente da chissà dove, si infranse su di loro, folgorandoli.

Sascha imboccò le scale, accorgendosi della presenza della donna dai capelli rossi.
La salutò con cordialità, notando il suo sguardo arrabbiato, uno sguardo pieno di odio, verso il corridoio alle spalle del ragazzo.

~~

Il baffo quasi invisibile di Erik cresceva, nonostante i continui inviti dei compagni a toglierseli.
Anche lui aveva indosso l'uniforme verde. Il mantello, anch'esso verde, gli piaceva un sacco, l'elmetto, invece, per quanto bello, era scomodo da portare a mano, ma se non combatteva non aveva senso tenerlo in testa.

Si guardò ancora un po’ allo specchio situato fuori al ristorante dell’albergo, poi andò nella hall.
«Certo che si mangia davvero bene qui» commentò uscendo. «Non me lo aspettavo.»
Sentì alle sue spalle mugolii, movimenti, un gran trambusto insomma.

La reception era piena di uomini feriti gravemente, attorno a loro, delle persone provavano a curargli le ferite, come meglio potevano.
«Cosa è successo qui?» domandò lo svedese ad un uomo.
«Pare che le nostre forze dell'ordine se la siano vista parecchio brutta con un tipo qui fuori.»
Erik guardava, sbigottito, come venivano curati quei poveri uomini. Le medicine non erano abbastanza, almeno se non venivano dosate, le fasciature erano messe in modi davvero obbrobriosi, e il tizio con l'ago in mano era palesemente cieco.
Con i suoi poteri avrebbe potuto curarli tutti in un attimo, ma era troppo rischioso esporsi in questo modo.
Si fece comunque avanti e si calò di fianco a uno di quei soccorritori.
Si mise anche l'elmetto.

«Fammi spazio, sono un medico» era sempre stato tra i migliori della classe, molto più bravo anche dei colleghi che studiavano nelle scuole più avanzate. Non gli piaceva vantarsi, diciamo, ma conosceva perfettamente le sue abilità, e i poteri, ovviamente, davano quella mano in più.

Erik si mise d'impegno e in pochi minuti aveva fermato già le emorragie di svariati uomini.

«Scusami» dialogavano sottovoce due di loro. «Chi è quel ragazzo?»
«Non ne ho idea...»
«Noi non dovevamo cercare degli stranieri? Credo che lui sia uno di loro.»
«Beh, può essere. Ma intanto sta curando i nostri compagni, approfittiamone.»

~~

Sascha era sceso al ristorante, ancora molto scosso.

Prende uno degli igienizzanti che nascondeva nell’uniforme e lo spalmò sulle mani, dopo essersi tolto i guanti.

«Stai bene?» gli domandò la donna, appena riapparsa alle sue spalle.
«Sì» rispose provando a nascondere qualsiasi emozione abbia potuto provare rivivendo quella situazione. «Sto bene.»

Entrò, dunque, nel ristorante dove trovò seduto proprio l'inglese, concentrato a digitare tasti sul suo telefono.

«Ehilà.»
«Sascha» lo studiò attentamente. «Ti vedo scosso.»
«Non puoi immaginare amico» Il piccoletto si accomodò e gli raccontò l'accaduto.

«E immagino che tu non avevi capito...»
«Avrebbe potuto mostrarmi tante altre cose» si lamentò Sascha. «Queste donne, pensano solo ad una cosa.» Questo, ci tenne a puntualizzarlo.
«Tu non aiuti» l'inglese puntò una lancia a favore delle tentatrici. «Ancora non controlli il tuo potere attrattivo.»
«Già» convenne Sascha.
«Certo però... hai il potere che ti può dare qualsiasi donna, o uomo anche, e non lo sfrutti. Qualsiasi altra persona al tuo posto... non immagini quanto ne approfitterebbero.»
Solo a pensarci a entrambi vennero i brividi.

«Forse in un certo senso è un bene che lo l'abbia io...» ripensò a ciò che aveva detto, rifletté sui vari lati di quel suo potere, finendo per intristirsi, quasi rassegnarsi. «Un po' però è... sai, come puoi capire se a una persona piaci davvero, oppure è solo attratta dal potere? Soprattutto adesso che non so controllarlo.»
Peter gli mise un braccio intorno alle spalle. «Io penso che lo capirai.»
In effetti, tanto tempo prima lo era riuscito a capire.

Peter puntò, di nuovo, gli occhi verso di lui. «Incontrerai una ragazza che ti amerà.»
Sascha non ne sembrava convinto e l'inglese non sapeva se fosse perché avesse poca fiducia o semplicemente perché non fosse interessato alle ragazze.
Quel suo lato, era un mistero per tutti. In molti nella base dei 100 teorizzavano che lui fosse privo di certi sentimenti, privo di certe emozioni.

«E tu? Con i tuoi soldi attiri molte ragazze?»
Peter emise un sospiro.
«Molte ci provavano solo per quello. Ammetto che certe volte ho portato la situazione a mio vantaggio.» Calò la testa ed emise un altro sospiro. «Credo di non aver mai provato quello che viene definito amore.»
Il piccoletto lo osservava dispiaciuto, avrebbe dire qualcosa per farlo stare meglio. Ma non ci riuscì.
«Non sforzarti troppo» lo interruppe il riccone sorridendo. «Chissà come mi hai detto qualcosina sui tuoi problemi di cuore, non mi aspetto che mi dici paroloni per rasserenarmi sui miei.»

Ma l’islandese ci provò lo stesso. «Sai, può essere che non hai incontrato quella giusta, Pietro. O magari, potresti non essere interessato a certe cose… L’importante è che tu lo capisca.»
Peter non sapeva se fosse stato meglio o peggio dell sue aspettative. «Grazie, piccoletto. Prendo qualcosa da mangiare anche per te.»

~~

Manuel e Michael proseguivano nella loro violenta discussione.
Ma iniziavano a scocciarsi.

Michael afferrò Manuel, prendendo il suo corpo da umano medio nella sua gigantesca mano e, con violenza, lo fece sbattere più volte contro un muro.
Poi lo lanciò via.

Il samurai tornò in piedi, pronto a rispondere.
Con un salto riuscì a dare un calcio che prese in pieno la faccia del gigante, dopodiché, gli si arrampicò addosso, gli diede un pugno sul volto, lo afferrò per i capelli e lo trascinò facendogli assaggiare il terreno.

Michael si alzò e guardava l'avversario ferocemente, Manuel faceva lo stesso.

Il samurai era pronto a correre, ma venne preso da qualcosa e gettato contro un muro. Anche il gigante venne bloccato e, improvvisamente, un forte colpo lo mandò a terra.
I due folli si rialzarono, pronti ad aggredire ma, di nuovo, vennero, uno alla volta, afferrati da qualcosa e mandati a scontrarsi contro le costruzioni circostanti.

Stavolta non si alzarono con prontezza.
Portarono il capo verso l'alto e...

«Si può sapere cosa diavolo state facendo?» Andreas era lì, in piedi, con sguardo severo, mentre il rampino faceva ritorno al suo posto.
«Ha iniziato lui» si giustificarono entrambi.
Andreas aprì il casco, pronto alla ramanzina.
«Non mi interessa chi ha iniziato, mi interessa il fatto che voi due stiate facendo i coglioni.»
«Manuel, quel pezzo di merda, ha tramortito delle povere persone» spiegò subito il gigante.
«Stupido, ciccione! Sto cercando di dirtelo da tempo, quelli erano qui per ucciderci» gli urlò finalmente. «Dovresti ringraziarmi.»

«Perché non me lo hai detto?» domandò contrariato Michael.
Manuel strinse i pugni, ma si trattenne. «Non mi hai dato modo.»
«Hai cacciato tante parole dalla tua bocca, e mai ti è uscita questa cosa. Gr...»
«Basta!» ordinò il tedesco. «Idioti. Continuate a picchiarvi e vi faccio male.»

«Oh, oh» commentò Manuel.
«Qualcuno qui è nervoso» disse Michael.
Andreas ringhiò contro entrambi.

Rimasero un attimo lì fermi a ricomporsi.
Manuel, poi, interrogò il tedesco. «Dimmi, fra, hai per caso visto un tizio mentre venivi?»
«Alto, nero, i capelli ad africano» Michael diede più dettagli.
«Si dice afro, Mick.»
Il gigante sbuffò, poco se ne fregava.
«Sì, l'ho visto» rispose, ancora arrabbiato, Andreas. «Gli ho dato un bel pugno.»
«Ottimo» commentò Manuel. «Forse dovremmo picchiarlo.»

«Gli altri?» domandò Michael.
«Non li ho visti» Andreas si voltò, pensieroso, verso il villaggio. «Dovremmo raggiungerli e dirgli cosa sta accadendo.»
«Prima che facciano qualcosa di folle» disse il samurai alzandosi.
«Tipo picchiarsi tra di loro?» ricordò il tedesco.
Una piccola parte di lui avrebbe voluto ancora fargli male per il casino creato.

~~

Douglas aveva il volto infuriato, stringeva forte i pugni, non contento dei colpi ricevuti.

Dall'alto Alessio lo osservava e rideva. «Adesso ci penso io a te… Douglas.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro