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MICHAEL: 14

Era sempre stato il più alto, il più grosso di tutti.
Ciò provocava ogni volta strani sguardi, battutine, ma lasciava correre, capiva, comprendeva.
Un giorno, però, qualcuno esagerò.
Degli "amici", per scherzo, lo seppellirono vivo.
Per ore stette in quella situazione.
Quando ne uscì stette in coma per un paio di settimane, ai ragazzi colpevoli, per la giovane età, non successe granché.
Quando si risvegliò era diverso, mostrava molte difficoltà.
Scoprirono che il suo cervello aveva ricevuto pesanti danni.
Al tutto, si aggiunse questo, la "stupidità".
Non volle mai le scuse di nessuno, non gli importavano, non avrebbero riparato i danni che aveva ricevuto.
Si isolò. Sempre di più.
Anche quando era in mezzo alla gente riusciva a distaccarsi e a non vedere o sentire nessuno.
C'era solo lui, che navigava sull'oceano di battute e commenti poco divertenti.

~~

Michael era in piedi. Ringhiava e cercava i suoi amici ma oltre alla devastazione non vide nulla.
Alzò il veicolo in cui stavano viaggiando per vedere se trovasse qualcuno, ma niente.
L'unico presente oltre a lui era Manuel, che però era ancora svenuto sul retro del furgone.
"Bene" pensò. Lì dietro nessuno avrebbe potuto vederlo.
Non pensò nemmeno per un attimo che gli fosse potuto accadere qualcosa, era convinto che fossero ancora vivi, in giro per quel deserto.

Pensò a cosa fare, quando sentì qualcuno parlare.
Si nascose dietro il furgone, che non lo copriva poi chissà quanto.
In lontananza vide avvicinarsi delle persone in tenuta militare.
Ovviamente parlavano una lingua che non capiva ma, sicuramente, avevano a che fare con ciò che era successo.
E arrivò subito la conferma quando atterrò al loro fianco l'aeroplano che li aveva bombardati.
«Figli di puttana. Adesso li ammazzo tutti.»

Pensò ad un possibile piano.
«Ti copro io, amico.»

I soldati arrivarono per setacciare l'area in cerca di possibili superstiti.
«Ripulite tutto» ordinò il pilota, appena sceso dall'aereoplano.
«Da qui non sembra ci siano i corpi degli stranieri.»
«Quindi sono sopravvissuti?» ipotizzò uno di loro.
«Come?» il pilota poco lo credeva possibile. Il bombardamento che aveva effettuato era stato perfetto, la quantità e la potenza delle bombe era così elevata che, per forza, dovevano essere morti.
«Non potrebbe essere possibile» fece notare uno di loro, mostrando la distruzione che li circonda.
«Andate a controllare» ordinò di nuovo il pilota.

All'improvviso, così dal nulla, arrivò una ruota volante che prese due di loro dritti in testa.
«Ci servono rinforzi» urlò subito un altro mentre vide arrivare altre ruote. «Siamo sotto attacco.»

Da dietro la carcassa del furgone bianco spuntò Michael, correndo all'impazzata.
Mentre i soldati prendevano le armi, il gigante era già arrivato e aveva già afferrato uno di loro per la testa e lanciato verso gli altri.
Lanciò un urlo furioso e corse verso di loro.
Solo con le sue nude mani distruggeva qualsiasi cosa si ritrovava davanti.

Lanciò via un veicolo, poi ne afferrò un altro per schiacciarci sotto i nemici.
Chi non venne schiacciato subì le sue giganti mani.

Arrivò, così, al gruppone.

Unì le mani e con un solo colpo schiacciò ben quattro teste.
Sbatté ripetutamente i pugni sul terreno, provocando un bel tremore che squilibrò gli avversari e li rese facili prede per i suoi attacchi.
Roteò la parte superiore del suo corpo, sfoltendo, così, l'area.
Prese uno dei suoi fucili a pompa e iniziò a sparare.
Via mezza pancia di uno, volò il braccio di un altro, via una gamba, al prossimo gli smontò la mascella e un altro perse il collo.
Prese una granata e la infilò in bocca ad uno.
La testa scoppiò in mille pezzetti, mentre il corpo fece qualche passetto di ballo, prima di accasciarsi.

Michael osservava ad occhi spalancati e respirando affannosamente il suo capolavoro.

Alle sue spalle qualcuno stava provando a salire sull'aereo.
Michael si voltò lentamente, infuriato.
L'uomo che era salito accese il motore.
Una piccola corsa e lo bloccò proprio mentre stava iniziando la fase di decollo.
Urlando dallo sforzo, lo mise in posizione verticale, portando il muso verso il basso. Con tutta la forza lo lanciò vicino il furgone in cui c'era ancora Manuel, creando una grande esplosione.
Di nuovo, si fermò un attimo per ammirare la distruzione che aveva creato.
Notò un elicottero nel cielo, prese il minigun e... niente. L'elicottero durò tre secondi.

Iniziava a sbollire, si appoggiò al guard-rail e provò a calmare la sua furia.
Ma subito si interruppe quando vide il pilota comparire vicino al furgone.

«Poteri interessanti i tuoi» disse il pilota.
Michael aveva un pensiero fisso.
"Lo spadaccino."
«Sai, mi piaceva il mio aereo.»
«Scusami se l'ho distrutto» era concentrato, doveva fare in modo di attirarlo lontano dall'amico.
Il pilota si piegò e mise una mano a terra.
Allargò per bene le dita, toccando la strada con ogni centimetro del proprio palmo.
«La sento» disse prima di fare tremare la terra.
Michael era confuso.
«Chi sei?»
L'uomo si rialzò, ammirandosi la mano. «Io sono Malivra. Ho i tuoi stessi poteri e presto avrò anche quelli dei tuoi amici.»
"Se prende quelli del samurai siamo finiti."

Michael ringhiò. Avrebbe dovuto fermare quel tizio ed evitare che arrivasse dai suoi amici.
Sarebbe potuto diventare indistruttibile con i poteri di tutti e sette messi insieme.

Malivra riuscì a spostarsi, ma al secondo tentativo Michael lo afferrò e lo lanciò nella sabbia.

Malivra si rimise in piedi, il gigante gli andò subito incontro, lo colpì e lo mandò verso l'aereo, ancora in fiamme.
Lo afferrò ancora e lo sbatté. svariate volte, sull'ala ormai distrutta. Prese, poi, entrambe le ali del velivolo e lo schiaffeggiò con esse.
Malivra riesce a liberarsi con una spinta e un calcio. Poggiò le mani a terra e provò a scatenare un terremoto.
Michael rispose facendo lo stesso, ma avendo più successo. I suoi danni arrivarono sotto i piedi di Malivra, che perse il controllo dei poteri e cadde a terra.
Si rialzò e abbandonò l'area della battaglia.

Il gigante ringhiò, urlò, diede un pugno al furgone, creò un buco enorme nell'asfalto e, infine, gli andò dietro.

Michael seguì il nemico fino alla base avversaria, fregandosene del fatto che potesse essere una trappola.

Il gigante era circondato, ma sembrava non essere minimamente interessato a quel particolare. Continuava, incessantemente, a dare tutta la sua attenzione al suo avversario.

Gli altri però non stettero a guardare, attivarono degli arpioni e afferrarono gli arti del gigante.
Il suo avversario osservava sorridente mentre veniva intrappolato.
«Finiamo presto con lui. Così potrò rubare i suoi poteri e andare a prendere gli altri.»

Michael fissò gli occhi su di lui, diventavano sempre più verdi.
La terra iniziò a tremare.
Il gigante si liberò dalle catene e andò verso il nemico, scioccato dalla liberazione di colui che pareva ormai essere sconfitto.
Michael lo riempì di botte, gli ruppe il naso, gli fece diventare gli occhi neri, gli spaccò la mascella, gli fece sputare sangue dalla bocca.
La terra si mosse, si creò una spaccatura dove Michael infilò la testa dell'avversario, poi anche il resto del corpo.

Lo teneva fermo in mezzo all'apertura, fece riavvicinare le due parti che si erano staccate.
Lasciò la presa e Malivra finì, dunque schiacciato.

Michael venne immobilizzato di nuovo, ma stavolta non provò a liberarsi.

«Sedatelo e portatelo dietro le sbarre!»

~~

Manuel si era svegliato.
«Michael, ciccione del cazzo» aveva visto gli ultimi istanti del combattimento in strada, poi lo aveva seguito. «Tranquilli ragazzi, adesso vi vengo a prendere io.»

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