Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

GIUBA: 30

«Sa...» si rivolse Stephan al re, come se fossero amici da tempo. «Io non sapevo della bomba atomica, però... figata.»
Il re non sapeva bene come rispondere.

«Quindi chi sono questi tizi che avete affrontato?» domandò Markus mentre lavorava alla riparazione delle uniformi con Peter.
«Da quello che abbiamo visto, dovrebbero essere i migliori serial killer al mondo» rispose l'inglese. «Non si sa come hanno questi aggeggi che danno loro poteri.»
«Che casino.»
«Vado a vedere gli altri come stanno.»

Intanto, Sascha iniziò l'ennesimo pasto della giornata.
«Ho sempre voluto chiedertelo» gli si sedette accanto Stephan. «È tutta la tua famiglia, o solo tu e tua sorella?»
«Solo io e mia sorella.»
«Wow» avrebbero potuto dargli qualsiasi spiegazione, ma il fatto che, appena finì, il suo stomaco continuò a brontolare, lo rendeva ancora più incredulo.
«Mi chiedo perché tu ti sia esposto così tanto. So che hai tanti poteri, mi chiedo se sapessi che stessimo per arrivare.»
Sascha mise il cibo in pausa. «Forse, credo che... mi sentivo che sarebbe successo qualcosa.»
«Poteri?»
«Non lo so, c'è questa figura di una donna nella mia testa, mi aveva detto di prendere tempo.»
«Una donna?» domandò il mezzo francese, sempre più sconvolto ad ogni risposta del piccoletto. «Nella tua testa?»
«Sì, una donna. Penso che sia la manifestazione della mia coscienza, anche se parla in modo strano. Ogni tanto appare.»
Piccolo ingenuo.
«Wow, amico, figata.»

Durante il chiacchiericcio, Manuel notò, leggermente inorridito, Peter avvicinarsi a lui.
«Fra? Tutto appost?»
«Sì frah...»
«Lo dici ancora malissimo» lo rimproverò il napoletano.
«MIgliorerò» gli promise l'inglese. «Mi chiedevo, il tuo cognome, Machiavelli.»
«Sì» lo interruppe subito. «Sono un lontano parente di quel Machiavelli.»

«Fico» Peter gli poggiò una mano sulla spalla. «Come stai? Stai bene? Un colpo al cuore penso che sia doloroso anche per uno come te.»
«Beh certo, il dolore lo sento comunque. Anche se in misura molto minore.»
«Ma al cuore» Peter strinse i denti e mentre scuoteva lentamente la testa.
«Eh sì, lì ha fatto molto male. Ma ricordiamoci che i nostri avversari sono dei serial killer, per quanto siano persone disgustose, vanno rispettate le loro doti combattive, non vanno sottovalutati, altrimenti finiremo peggio del nostro primo incontro.»

«Sono d'accordo, fra» l'inglese gli batté la mano sul ginocchio e poi si alzò.
«L'hai detto bene» gli disse Manuel appena fu in piedi.
Peter si voltò ancora verso di lui. «Sono felice che tu ti sia aperto con noi.»
«Voi me lo avete reso facile.»

Alessio descriveva enfatico i dieci assassini, più l'afro del villaggio, a coloro che non avevano potuto vederli da vicino.
«Quello col ghiaccio era bruttissimo» continuò a raccontare. «Pieno di peluria, brutto, con pelli di animali addosso.»
«Mh, sembra un mio zio» commentò Stephan.
«Eh, anche uno mio» disse Alessio, sempre con molta enfasi.

"Vai a vedere sono la stessa persona" pensò Andreas.

«Di che parlate?» si intromise Peter.
«Dei nostri zii» lo informò Alessio. «Pare.»
«Mo lui sta in Norvegia, con le alci» raccontò il franco-italiano.
«Anche il mio... come si chiama?»
«Michele D'Annunzio.»
«Anche il mio.»
«Wow!» esclamò Peter.
«È il fratello di mia madre» dissero in contemporanea.
«La zia Anna.»
«La zia Giulia.»
«E quindi...» si guardarono pensierosi.
«Ve lo devo dire io?» si intromise il tedesco. «Ci arrivate da soli? Vi faccio un disegnino.»
«Basta che non chiediate a me di colorare» disse subito Sascha. Sarebbe un guaio parlare di colori con lui.

«Siamo cugini» finalmente ci erano arrivati.
«Mi sono perso» pronunciò Michael cercando risposte da qualcuno.
«Poi ti spieghiamo.»

Peter portò un braccio sulle spalle di Alessio.
«Hey.»
«Devi farmi una cazziata Inglesotto?» domandò sempre sorridente il cecchino.
«Solo, stai calmo con Diop.»
Alessio non sembrava contento di questa richiesta.
«Capisco le tue ragioni, davvero. Ma mettiti un attimo nei suoi panni, al posto suo faresti lo stesso. Anzi lo fai già.»
Alessio sembrava voler acconsentire. «Va bene Peter, cercherò di essere meno...»
«Te.»
«Certo, ci proverò. Ma se continua a sbattermi la questione che io non sappia cosa sia il razzismo... spacco la testa a Biel.»
«Che c'entra Biel adesso?» domandò confuso Peter.

«Che si dice Pete?» domandò Andreas, vedendolo venire verso di lui. «Abbiamo rischiato di restarci.»
«Eh già amico.

Dall'espressione sul viso, il tedesco era ancora contrariato. «Non riesco a non pensare alla pazzia che ha voluto fare il mio co-staturo compare. Ed io, mi sono lasciato abbattere con quella facilità.»
Peter lo guardò confuso, forse più sorpreso. «Ti dai la colpa?»
Il viso di Andrea diventò serio. «Credo di sì. Potevo fare qualcosa, ma non ho avuto la forza di farlo.»
«Lui è molto potente» disse, però, Peter.
«Ed era acciaccato» ci tenne a ricordarlo. «Se ci fosse rimasto... con che coraggio sarei tornato indietro a spiegare che sarebbe accaduto perché non ero stato in grado di difenderlo?»
«La gemella ti avrebbe ucciso.»

Ipotesi che anche il tedesco reputava sicura.
«Non darti troppe colpe Andre, tu almeno sei riuscito a fare qualcosa. Sei stato coraggioso.»
Andreas staccò un attimo la testa dalla realtà per chiudersi nei suoi pensieri. Mai si sarebbe sognato di essere definito coraggioso.
«Hey» lo riporta indietro l'inglese. «Dico sul serio.»
«Grazie Peter.»

«Il piccolo Sascha» l'inglese adesso si sedette al fianco dell'islandese.
«Il ricco snob.»
«Sì, sono molto ricco» non poteva perdere l'occasione di ricordarlo. «Sai, tornati alla base dovremmo un po' studiare i tuoi poteri. Soprattutto quello attrattivo.»
«Mh... sei fiducioso sul fatto che faremo ritorno» qualsiasi cosa usciva dalla sua bocca, aveva sempre quel tono serio. Peter non riusciva a distinguere quando parlava per scherzare, non era nemmeno sicuro che lo facesse.
«Se lo dici così me la fai perdere un po' la fiducia.»
Sascha alzò le spalle.

«In effetti non sarebbe una brutta idea poterlo controllare, e non avere più quelle avances non gradite.»
«Avresti un gran risparmio di energie evitando tutte quelle fughe che fai» disse Peter ridendo, ottenendo anche una breve risata dal piccoletto.
«Ormai, corro da quando sono nato.»
Adesso l'inglese era sicuro, per la prima volta era palese che Sascha stesse tenendo una conversazione scherzosa.
«Lo sai? La mia prima parola fu "fame".»
Ci avrebbe scommesso.

«Posso farti una domanda? Puoi anche non rispondermi.»
Sascha acconsentì.
«Perché scappi sempre? Sascha non devi temere di offendere qualcuno se non vuoi "compagnia". Potresti parlare qualche volta. Perché non dici semplicemente di no?»
Sascha, di nuovo, alzò le spalle. «Quando ero bambino provai a dire di no, ma non mi uscì niente.»
La tranquillità con cui aveva detto quelle parole rese Peter incerto. Si chiedeva come doveva reagire, se parlarne o rimanere in silenzio.

Per quel poco che lo conosceva, scelse il silenzio.

«Carico gigante?» domandò Peter a Michael, portandogli un'altra tazza di quella bevanda calda trovata nella casa di Diop.
Stavano facendo un po' come volevano loro.
«Sono sempre carico» ringhiò con tanto entusiasmo. «Sono pronto ad affrontare di nuovo quegli idioti. Stavolta non mi troveranno impreparato. Salviamo questo posto orribile.»
«La testa ti fa male?» domandò premuroso Peter, essendo a conoscenza del problema che il gigante portava dall'età di otto anni.
«Gr...» emise mentre portò una mano sul capo. «Quando mi sono svegliato faceva male, adesso non più.»
«Mi avverti nel caso?»
«Sì, sì. Ti avvertirò.»
«Ottimo.»
«Quando se ne va quel Bigliel?»
Peter provò a corregerlo. «È Bi...» ma venne interrotto.
«Non per qualcosa, io sono anche per un po' africano...»
«In che senso sei...» ma Michael continuava a parlargli sopra.
«Ma è inutile, ci ha solo detto "non fate questo", "non fate quello". E poi ci ha fatto fare di tutto. Idiota.»

«Fermo un attimo, hai origini africane?»
«Sì» rispose con enfasi. «I miei discendenti erano africani.»
«Discendenti?» domandò Peter, sperando che l'amico avesse colto il tono.
«Sì» rispose sempre con enfasi Michael.
«Va bene. Da che parte dell'Africa venivano?»
«Non lo so» disse strofinandosi il barbone. «Quale parte era colonizzata?»
«Tutta.»
«Gr... si allarga il campo» rifletté inclinando la testa.
«Perché, era più stretto prima?»
«Lasciami solo, devo riflettere.»
«Certo, rifletti attentamente.»

Peter andò verso Erik. Il più silenzioso e quello che più si era messo in disparte da quando si erano svegliati in quella casa.

«A che pensi svedese?»
Erik aveva un'espressione delusa, amareggiata. «Sai, ero riuscito a riprendermi quando ci avevano sconfitto. Avevo provato ad usare i miei poteri per farvi rimettere in piedi, ma ho fallito, vi ho delusi.»
«Avanti, Erik, non dire così» provò a rincuorarlo Peter.
«Ho poteri medici, dovreste fare affidamento su di me in situazioni del genere e invece, non sono stato in grado.»
«Andiamo amico, è la prima volta che provi a fare una cosa del genere, ci sta che tu possa fallire. Qui siamo tutti inesperti, è la prima esperienza per tutti. È ovvio sbagliare, è ovvio fallire. Non dobbiamo addossarci colpe che non abbiamo.»
«Avrei comunque dovuto fare di più» disse rammaricato.
«Tutti avremmo potuto, ma stiamo combattendo contro l'ignoto, dobbiamo ricordarcelo. Accettare la sconfitta e andare avanti.»

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro