GIUBA: 27
Le gambe di Sascha erano immobili circondate dal ghiaccio freddo, fuoriuscito da un oggetto simile a quello che aveva Douglas al villaggio.
Il ragazzo si dimenò ma non riesce a liberarsi.
Intanto, Michael e Andreas si erano lanciati all'attacco.
Il gigante prese i due che avevano reso nullo Sascha, l'uomo con lo spara ghiaccio e il grosso uomo di gomma. Il tedesco andò verso quello che sparava fuoco.
Erik li seguì e puntò alla donna forzuta, ma a subire fu lui. Un forte pugno al centro dello stomaco lo rimandò indietro.
Alle sue spalle arrivò Peter, che riuscì a colpirla.
Ai lati, una coppia di spadaccini muovevano le loro spade verso la sua testa, ma i loro movimenti vennero fermati dalle katane di Manuel.
«Penso io a questi due, tu vai dalla donna forzuta.»
Mentre loro erano impegnati, gli altri sei, uno in grado di emettere luce, uno elettricità, uno era magnetico, due avevano aggeggi col potere del vento e l'ultimo aveva sia lo stesso oggetto che usava Douglas, sia uno che gli aumentava l'agilità, tenevano gli occhi puntati sul ragazzo intrappolato nel ghiaccio.
Erik e Alessio li osservavano.
«Hanno anche loro quegli aggeggi» notò il cecchino, frustrato per averle prese. «Come quel tipo con i capelli afro al villaggio.»
«Ne sei certo?» gli domandò lo svedese.
«Ovvio» rispose con un leggero tono di presunzione a nascondere il dolore per essere stato scaraventato via poco prima.
«Allora distruggiamoli e facciamoli fuori» disse energico Erik, anche lui infastidito per il pugno preso.
Sfoderarono le loro armi e andarono a sfidarli.
Sascha osservava impotente, impossibilitato nel muoversi e nel prendere armi. Il ghiaccio arrivava fino sopra ai fianchi, i coltelli non li poteva prendere, stessa cosa il revolver e il pugnale. L'ascia e la spada erano per metà nel ghiaccio, ciò rendeva impossibile anche il loro utilizzo.
Disperatamente, tentò di far sciogliere il blocco con il potere dei fulmini nelle sue mani.
Intanto gli altri si picchiavano con i nemici.
Peter fece per colpire la donna forzuta, ma il suo pugno venne bloccato dalla mano di lei.
L'inglese guardò sorpreso la forte stretta sulla sua mano, riuscì comunque a sorprenderla spostando l'armatura all'altro braccio e rifilandole un colpo sotto la mascella.
La donna andò con la testa sul muro dietro di lei. Peter approfittò del fatto che fosse intontita e la sbatté a ripetizione contro quella parete.
Michael assestava ripetuti pugni al tipo della gomma, il quale però attutiva tutto.
Quello di ghiaccio si innervosì perché non riusciva a colpire il gigante, eppure era così enorme.
Michael, infastidito, lo afferrò e lo usò come arma per colpire quello di gomma, come se colpisse una zanzara con uno straccio.
Alla fine lo lanciò via, per poi spiaccicare quello di gomma e cospargerlo per il pavimento.
Alessio ed Erik tenevano testa ai sei, con i poteri forse più antipatici da affrontare.
Quello della luce usò, ancora una volta, la sua luminescenza per farli accecare.
«Quel tizio è fastidiosissimo» si lamentò Erik.
Alessio fece una promessa «Sarà il primo che ucciderò.»
Si fermò e li guardò, piegati a terra accecati. «Inutili i tuoi poteri così.»
Alessio, senza guardare, mirò la pistola e gli bucò una mano. «Inutili i tuoi poteri se nessuno ti guarda.»
Erik si rimise in piedi e riuscì a graffiare sia quello dei fulmini sia quello dai poteri magnetici. Cosa più complicata era affrontare quello agile che non sentiva dolore.
Quelli del vento sprigionarono aria su Alessio, così tanta da dargli difficoltà nel muoversi.
Ma alla festa si aggiunse il gigante che, con un balzo, posa la sua grande pancia su tutti loro.
Anche sul piede di Alessio. «Idiota, fa attenzione!»
Manuel con le sue katane teneva a freno gli attacchi combinati dei due spadaccini.
"Che fine ha fatto il tipo di ghiaccio?" pensò non vedendolo più, né dove lo aveva lanciato Michael, né in mezzo al combattimento.
Schivava e parava ogni rovescio e ogni dritto. Loro però non erano da meno.
"Impossibile", pensò, ancora, mentre cercava il tipo del ghiaccio, "non lo vedo".
Il cannone era caricato ad una potenza elevata e Andreas riuscì a controllarlo, l'uomo del fuoco però non si fece colpire dalle sue bordate.
Il tedesco era altrettanto bravo. Dopo qualche schivata aprì un portale e scomparve dal campo visivo dell'avversario.
Riapparve scendendo dall'alto, attaccato al rampino, lanciandosi sull'uomo e mettendo la sua mano nel cannone. Quando lo attivò la mano del tizio si bruciò lentamente, ma non per via del suo aggeggio magico.
Probabilmente non avrebbe più potuto usarla, nemmeno dopo una costosa chirurgia.
Sascha cercava, invano, di liberarsi, quando avvertì un imminente pericolo.
L'uomo del ghiaccio apparve davanti a lui, mentre si toglieva di dosso un mantello che lo stava rendendo invisibile. Puntò l'oggetto che gli donava il potere e congelò completamente Sascha.
Tutti si voltarono in quella direzione.
L'uomo del fuoco si riprese e lanciò, con la mano intatta, una palla di fuoco al congelato velocista.
Il piccoletto rotolò via. Acciaccato, ferito, provò a rimettersi in piedi, ma di nuovo venne colpito da una scarica di ghiaccio. Conclusero il tutto con un calcio dato dalla donna forzuta, preciso al petto.
Sascha era a terra.
I Fra non rimasero a guardare, andarono all'offensiva, ma non sarebbe andata meglio.
L'uomo magnetico attirò Peter a sé, prendendosi un calcio, ma dandolo pure, poi l'uomo dei fulmini lo folgorò con delle forti scariche.
Peter rimase per qualche secondo in piedi, mosse qualche passo, ma finì per accasciarsi a terra.
Michael si lanciaò sulla donna che, senza attendere, gli servì un calcio dritto nella pancia.
Saltò verso di lui, raggiungendo un'altezza tale da permettergli di colpirlo alla tempia. Non gli dava tregua, si mise su di lui, lo afferrò per i capelli e gli sbatté ripetutamente la testa sul pavimento, nemmeno il sangue che colava dalla bocca e dalla fronte la fermava, continuò finché il gigante non perse i sensi.
L'uomo di gomma rimbalzò tra il muro e Alessio, sembrava difficile toglierselo di dosso, trovava sempre il giusto punto per permettere un rimbalzo tale da andare contro il cecchino.
Erik riuscì a deviare la traiettoria, ma arrivò un aiuto anche per il nemico. L'uomo resistente gli fece da trampolino e sprigionò un po' di forza in lui.
Lo scontro fu forte. Rimbalzò, tornò in forma normale e ammirò, ridendo dalla felicità, i due ragazzi stesi inermi.
Andreas e Manuel erano gli ultimi rimasti in piedi.
Andreas pensò ad un piano di fuga grazie ai suoi portali. Mentre correva, schivando di tutto, verso i suoi amici, venne afferrato dal tizio del fuoco, voleva la sua vendetta.
Prima mise la mano buona sul casco del ragazzo, squagliando e strappando via la parte di una lente. Poi poggiò la mano incandescente sul petto.
Il tedesco si dimenò, il caldo era insopportabile, il suo respiro rallentò.
L'uomo lo sollevò e lo colpì con una scarica di fuoco.
Lasciò la presa, facendo infrangere il ragazzo a terra.
Manuel anche sta cadendo vittima degli attacchi avversari.
La coppia di spadaccini gli aveva già lasciato quattro ricordi sul petto.
Manuel si inginocchiò dolorante, ma non voleva arrendersi.
I due spadaccini infilzarono le loro spade nel petto, quello alla sua sinistra prese anche il cuore.
Manuel li guardò furioso, gli occhi si stavano chiudendo, infine cedette.
I dodici osservarono entusiasti e soddisfatti la loro opera.
Per un attimo si fermarono, Erik stava provando ad alzarsi, allargò le braccia, nel vano tentativo di sprigionare i suoi poteri medici e rianimare i compagni.
Era una cosa che mai aveva provato a fare, ma sembrava ci stesse riuscendo. Le mani si illuminarono di verde, ma l'energia pareva facesse fatica a fuoriuscire dal corpo dello svedese.
La donna forzuta non ebbe pietà e con un calcio alla mascella lo fece svenire, di nuovo.
Da sopra Grundy e Teersa volevano chiudere la faccenda.
«Basta esultare.»
«Finiteli.»
«A qualcuno non è bastato» smise di ridere l'uomo palla.
Un lamento, si girarono in direzione del rumore. Sascha, acciaccato, si stava alzando.
«Non vi... permetterò... di fare del male ai miei amici.»
I loro sguardi vennero attratti da qualcun altro. Anche Andreas si era alzato, zoppica e con una mano si teneva il petto. Andò verso l'amico.
«Che stai facendo?» domandò a Sascha, quasi arrabbiato. «Sei impazzito? Salve, in confronto ai miei amici io non mi sono lasciato catturare, lui sì... Combattete con me stronzi.»
«Andre...» provò a chiamarlo Sascha.
«Sh... faccio io amico» il tedesco interruppe subito l'obiezione dell'amico.
«Scusami» il piccoletto non era della sua stessa idea, gli diede una scossa lieve, ma sufficientemente forte per farlo svenire.
«Prendi tempo» sussurrò la donna nella sua testa.
«Finché sarò in piedi, non farete niente ai miei amici.»
«Convinto?» domandò beffardo l'uomo del ghiaccio, mentre invitava i due del vento ad attaccare i ragazzi sconfitti.
Sascha usò le forze rimaste.
Corse verso il primo e lo infilzò con la spada, squarciandogli lo stomaco. Lanciò una corda con un Karambit all'estremità e prese l'altro. Lo tira verso di sé, gli diede un calcio, buttandolo così a terra. Tenne la testa ferma, sul pavimento, con la mano, per poi investirla dell'energia dei suoi fulmini, fino a renderla carbonizzata.
Si alzò e lasciò cadere a terra lo scudo, l'ascia e la spada.
«Fatevi avanti.»
La donna fu la prima ad andargli vicino, lo afferrò con una mano e con l'altra iniziò la lunga serie di pugni da assestare al viso mascherato.
Poco dopo lo lasciò lì inginocchiato. Andò quello dei fulmini, poco efficiente contro di lui, ma con i pugni allo stomaco riuscì ad evitare la brutta figura.
Quello di gomma arrivò dopo un rimbalzo e lo mandò dritto a terra.
Il tizio lucente lo rialzò e lo accecò, almeno così credeva, in realtà fece una figura peggiore dell'amico dei fulmini.
Quello magnetico attirò a sé qualsiasi cosa di utile e la guidò verso il ragazzo che venne ricoperto da oggetti sia piccoli che pesanti.
Quello del fuoco gli servì lo stesso trattamento dato al tedesco: bruciatura alla testa, poi al petto e, infine, violenta scarica di fuoco.
Rimasero fermi, forse...
Sascha, barcollando, si mise di nuovo in piedi.
«Ti piace soffrire ragazzo.»
Sascha gli lanciò uno sguardo incattivito. «Finché mi rialzerò voi non potrete fare niente ai miei amici. Finché io sarò in vita a loro non accadrà niente.»
«Ma ti senti?» lo prese in giro il tizio della luce.
«È peggio della morte» disse quello del ghiaccio.
«Niente è peggio della morte.»
Era il turno del tizio resistente, caricò l'aggeggio che sprigionava forza e lo poggiò sulla guancia del piccoletto. Una forza equivalente a tipo decine di uomini palestrati venne rilasciata, e fece volare il ragazzo via di qualche metro.
Ma ancora non si dava per vinto.
Inginocchiato, esausto, affamato, assetato, sanguinante. Il mondo intorno a lui rallentò.
In quel momento apparve al suo fianco la donna dai capelli rossi.
«Quanto ancora puoi resistere?» gli domandò con voce strozzata.
«Quanto necessario» rispose sofferente, ma deciso.
La donna non riusciva a guardarlo, aveva gli occhi lucidi fissi nel vuoto. «Ancora un po' mio piccolo Sascha, stanno per arrivare.»
Gli spadaccini attaccarono, procurandogli diversi tagli sulla parte superiore del corpo. Finirono anche per stracciare il costume, lasciando fuoriuscire il piccolo corpo scheletrico.
Adesso l'uomo del ghiaccio voleva la sua parte.
Andò verso di lui con sguardo fiero e convinto. Fissò gli occhi assetati di sangue verso l'unica parte visibile del viso di Sascha, il piccolo e luminoso occhio azzurro, con impercettibili macchie rosse. Uno sguardo che mostrava tutt'altro che la sofferenza.
L'apparecchio congelante si preparò a colpire.
Ma un'improvvisa esplosione fermò tutto.
Un ragazzo con una strana divisa verde apparve e sembrava controllare dei pezzi metallici verso i dieci nemici. Dietro, arrivò Markus che sparava qualche colpo con un fucile e dopo corse a svegliare Andreas.
«Apri un portale ce ne andiamo tutti!»
Andreas riuscì a riprendere i sensi e ad aprire il portale. Con l'aiuto dei nuovi arrivati tutti i Fra vennero trascinati attraverso.
Prima di abbandonare la battaglia, Sascha voleva l'ultima parola. Poggiò la mano sul pavimento, esso diventò oscuro e iniziò a sgretolarsi. Come successe alla casa d'aste, tutto venne man mano invaso dall'oscurità.
Il piccoletto si rialzò, guardò i suoi avversari e le loro espressioni, sorprese e spaventate. Non credevano ai loro occhi.
Sascha era in piedi, di fronte a loro. Il busto scoperto, pieno di ferite, scottato, così magro da fare impressione. Il viso coperto dalla maschera, eccetto per un occhio, completamente colorato di rosso, e la bocca, ricolma di sangue.
«Io... ho... vinto.»
Prima che cascasse a terra esausto, Markus afferra il piccoletto e lo trascina con sé nel portale.
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