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L'albero rosa

Con "svegliarsi presto" Owen aveva inteso svegliarsi all'alba, quando fuori l'aria era ancora tanto bassa da condensare la brina sulle sopracciglia.

Sebbene Yan avesse indossato gli abiti più pesanti che aveva, rabbrividì comunque non appena mise il naso fuori casa.

Gli altri sembravano infreddoliti tanto quanto lui, tranne Owen, più abituato di loro al gelido inverno d'Ilashwia.

Imboccarono il tunnel che sbucava nella loro valle, in tempo per poter osservare i raggi dell'alba farsi largo pian piano oltre le pareti rocciose, per illuminare gli alberi e la neve scintillante.

Anziché dirigersi verso la discesa, Owen svoltò a destra, superando la loro zona di coltivazione e inoltrandosi con sicurezza tra i sempreverdi.

Raggiunsero un sentiero che si inclinava verso l'alto, innalzandosi fino a trovarsi sospeso lungo la parete rocciosa.

Le chiome degli alberi sottostanti si facevano sempre più lontane, dunque Yan fece attenzione a posare bene i piedi per evitare di scivolare e cadere.

Man mano che avanzavano il sentiero rientrava nella parete, ma Yan lo vide terminare finalmente su un'altura ricoperta di alberi.

Il gruppo tirò un sospiro di sollievo e proseguì nella marcia, con il sole che andava a illuminare la zona opposta a quella in cui si trovavano loro, lasciandoli al freddo.

La luce stava ormai baciando l'intera valle quando, tra le chiome chiazzate di bianco, Yan scorse uno sprazzo di rosa molto violento.

Lo indicò agli altri e corsero finché non si ritrovarono dinnanzi a un albero contorto, dalla corteccia fucsia e la chioma color pesca: dai rami penzolavano frutti rossi simili a fragole ma grossi quanto meloni, scintillanti come ghiaccio colorato.

«Caspita!» esclamò Skye, avvicinandosi cauta a una radice sporgente. «Mai visto niente del genere!» Si leccò le labbra. «Oh, quei frutti saranno buoni?» Con maestria, si aggrappò alla corteccia e si arrampicò sino ai rami più bassi. Raccolse sei frutti e si calò subito giù, consegnandone ciascuno a un amico.

Erano freddi e fragili!

Nonostante i guanti, Yan sentì gelarsi le mani mentre i polpastrelli affondavano un poco nella sfera rossa. Sembrava proprio fatta di ghiaccio granulato!

«Aspettate!» li avvertì Owen. «Lasciate prima provare me.»

Xerxes non fece in tempo a protestare.

Non appena attaccò un morso al frutto, il ragazzino rabbrividì come se si fosse immerso nell'acqua gelida. Gli occhi si spalancarono e staccò i denti con impeto, tutti sporchi di rosso.

«Stai sanguinando!» lo avvisò Nathan.

Lui lo guardò confuso. Si passò poi la lingua sui denti cremisi, che sfumarono fino a tornare bianchi. «N-No, n-non mi sono fatto male, è s-s-solo succo. Il frutto è fr-friabile. Bene, o-ora de-devo trovare il modo di pa-parlare con Vow'a... Oooh...» l'occhio marrone venne attraversato da un tic, mentre quello azzurro si chiudeva come se non riuscisse a controllarne la palpebra.

Una volta placato l'attacco, Owen lasciò ciondolare il capo sul petto e si azzittì, tanto che Yan credette si fosse addormentato per l'ennesima volta.

Invece l'amico si riprese senza bisogno di scossoni. «Ho parlato con Vow'a!» esclamò d'un tratto. «C-credo di essere riuscito a leggergli nella mente!»

«Dici sul serio?»

«Interessante.» Owen si rigirò il frutto tra le mani. «Sono riuscito a cogliere sprazzi dei pensieri di Vow'a.»

Vow'a era un elfo loro amico, l'unica persona magica a conoscenza del loro essere "bestia", e anche l'unico che li rispettasse nonostante tutto.

Per questo motivo avevano urgente bisogno di sincerarsi con lui riguardo a quanto gli altri elfi avessero udito il giorno antecedente.

«Quindi questo frutto permette di sbirciare nella mente di qualcuno?» Lo sguardo di James si soffermò monello sugli amici.

Xerxes sollevò il proprio frutto come a volerglielo lanciare contro. «Sta' alla larga dalla mia mente, se non vuoi che io penetri la tua!»

James scoppiò a ridere. «Non ti conviene entrare nella mia testa, principino! Rischieresti d'impazzire!»

Skye invece non stava dando retta a nessuno, troppo occupata a divorare il frutto come se ne valesse della sua stessa vita.

Dopo che ebbe borbottato qualcosa con la bocca tutta impiastricciata, anche i suoi occhi vennero attraversati da contrazioni e s'immobilizzò.

Infine si raddrizzò e sorrise raggiante, mentre si asciugava le macchie rosse. «Non ci crederete mai! Ho guardato nella mente di Cloud!»

«Cloud?» Yan ripensò alla dragonessa azzurra con la quale avevano stretto amicizia sull'Isola della Purga. «Sta bene?»

«Eccome! Lei e Flame hanno avuto due cuccioli!»

«Mi fa piacere, Skye, ma fa' piano, per favore» la invitò Xerxes. «Qui non siamo nel nostro territorio. Per quanto dovremo aspettare Vow'a, Owen?»

Questi si strinse nelle spalle. «Da ciò che ho capito, ci raggiungerà il prima possibile.»

«Ottimo. Rimaniamo pure qui a gelarci le chiappe» ringhiò James, gettando a terra la sacca per sedercisi.

Xerxes lo ignorò, più intento a osservare il proprio frutto rosso. «Io direi che possiamo mettere da parte questi frutti. Un giorno potrebbero tornarci utili. Spero solo che non si sciolgano da qui a casa.»

Yan gli dette retta e ripose il suo nella sacca, avvolto in un panno.

Insieme a Nathan, cominciò poi a girare attorno al tronco fucsia del magico albero, chiedendosi quale fosse il suo nome.

E pensare che aveva studiato tutte le creature animali e vegetali!

Poteva essere unico al mondo?

Toccò la corteccia, dura e fredda come il ghiaccio, ma non altrettanto scivolosa. Sembrava quasi che si stesse muovendo a ritmi lenti e regolari... come se stesse respirando.

Il ragazzo sollevò lo sguardo sui frutti pendenti sulle loro teste. Skye era riuscita a mettersi in contatto con Cloud, perciò la magia di quel frutto poteva superare moltissime leghe.

"Potrei usarlo con mia madre?"

Sarebbe stato sicuro?

La donna avrebbe potuto accorgersi di essere spiata.

E se fosse riuscita a riconoscere il figlio?

Avrebbe capito che lui non era morto, e Yan avrebbe messo a rischio non solo la propria vita, ma anche quella degli amici.

Si chiedeva se la mamma gli volesse ancora bene.

Non aveva avuto modo di salutarla, né l'avrebbe mai più rivista...

Disconosciuto dal padre, Yan sperava almeno che l'affetto della madre non fosse svanito.

Dopotutto Xerxes, seppur adesso odiato da re Kayne, era venuto a sapere che la madre lo amava lo stesso.

A Yan piaceva pensare che fosse così anche nel suo caso, ma allo stesso tempo non voleva rischiare di costruire sciocchi castelli in aria.

Tutti sembravano essersi messi l'anima in pace per aver lasciato la vecchia vita alle spalle.

Lui, al contrario, ancora non riusciva a togliersi di testa sua madre...

Dov'era?

Che cosa stava facendo?

Pensava al figlio?

E non solo: Yan si preoccupava anche del regno, di tutti i cavalieri che avrebbero continuato a combattere per difendere la patria.

Purtroppo non poteva stare al loro fianco...

I suoi vecchi compagni lo avevano mandato a morire, ma lui era stato addestrato per essere un cavaliere, aveva il suo codice, la sua morale.
Detestava rimanere con le mani in mano a fingere che al di fuori d'Ilashwia null'altro esistesse.

Avrebbe tanto voluto sentirsi più spensierato come gli altri, ma proprio non ci riusciva...

«Io mi lamento quanto voglio, Vostra Altezza!»

«Fallo nella tua testa! Sei noioso! Stiamo cercando di evitare guai, di capire cos'è questa storia!»

James fece una pernacchia infantile. «È soltanto Owen a essere paranoico!»

«Lascialo in pace!» ribatté Skye. «Owen fa bene a preoccuparsi!»

«La prossima volta ti ficco il sonnifero in gola e ti lasciamo al Rifugio» borbottò il diretto interessato.

Yan e Nathan si scambiarono un'occhiata, e quest'ultimo sbuffò a bassa voce. «Poi dà a me del musone.»

Le litigate tra James e Xerxes rientravano nella normalità, sarebbe stato più strano se avessero passato una giornata senza accanirsi a vicenda.

Solitamente però gli altri lasciavano correre senza intromettersi.

Adesso invece anche Skye e Owen se la stavano prendendo, segno che si sentivano tutti nervosi per la preoccupazione.

Dopotutto per quasi un anno erano stati certi che non avrebbero mai più avuto problemi a causa del loro essere "bestia", mentre adesso, improvvisamente, ecco che gli elfi li impensierivano.

"Qui urge il mio intervento" pensò Yan.

Strizzò l'occhio a Nathan, mentre camminava quatto attorno alla corteccia fino ad affacciarsi a spiare gli amici.

Si erano tutti azzittiti e si ignoravano.

Yan si accucciò per creare una palla di neve e Nathan, inteso il piano, lo imitava.

Presero ognuno una mira diversa e, alla fine, Yan lanciò per colpire Xerxes, mentre Nathan per colpire James.

I due ragazzi si girarono all'unisono l'uno verso l'altro, la sfida baluginava nei loro occhi.

Allora James infilò le mani nella neve per lavorarla. «Fai poco il furbo, cerbiattino. Se stuzzichi il leone, finisci male.»

Xerxes sbuffò con insolenza, avvicinandosi cauto. «Le tue metafore sugli animali non mi impressionano.»

James mosse il braccio per colpirlo con una palla di neve, ma Xerxes schivò lateralmente e sferrò un calcio a investirlo con una spruzzata di bianco.

Yan e Nathan si sorrisero, poi si girarono e colpirono uno Skye e l'altro Owen.

Questi ultimi si fissarono. Skye sogghignò birichina e, prima che Owen potesse dire qualcosa, lei gli fu addosso e cominciò a sotterrarlo nella neve.

«Vi abbiamo visti!» gridò Xerxes, rivolto agli amici nascosti.

Yan e Nathan tentarono di scappare, ma la via era già stata bloccata da James, mentre dall'altra parte arrivò Xerxes. Li raggiunsero anche Skye e Owen, allora tutti e quattro si lanciarono in avanti per gettare i colpevoli a terra, schiacciandoli sotto il loro peso.

«Toglietevi, idioti!» ansimò Yan, con le lacrime agli occhi per le risate. «State uccidendo Nathan!»

«Parla per te!» ribatté l'amico, lottando per raddrizzarsi. «Non sono più la mammoletta di una volta. Adesso sono forte, resistente e...» venne interrotto quando James lo spinse con la faccia nella neve.

Yan portò braccia e ginocchia sotto al busto e inarcò la schiena all'improvviso, riuscendo così a far ribaltare gli amici che gli stavano addosso.

Prima che loro potessero tornare all'attacco, udirono un fruscio anomalo tra gli alberi.

Strisciarono svelti fino alle grosse radici dell'albero rosa e rimasero nascosti.

Riconobbero tuttavia la voce cristallina che echeggiò attraverso le foglie: «Owen?»

Si rilassarono, soprattutto quando individuarono un'alta figura snella: la lunga treccia di capelli era candida come la neve, mutata insieme alla stagione; la sua pelle, in estate verdina, splendeva adesso della stessa tonalità smeraldo degli aghi d'abete.

Owen uscì allo scoperto. «Vow'a.»

L'elfo puntò lo sguardo azzurro su di loro. «Miei amici umani, è un piacere rivedervi. Benvenuti nell'intermezzo che separa il vostro territorio da quello della mia tribù. Mi auguro che tutto stia procedendo per il meglio.»

Owen scosse la testa. «A dire il vero, Vow'a, sono alquanto preoccupato,  altrimenti non ti avrei chiamato con tale urgenza. Ieri i miei amici hanno avuto un incontro ravvicinato con alcuni elfi.»

Gli occhi di Vow'a non mostrarono sorpresa, il suo viso rimase granitico. Ciononostante il tono lasciava trapelare la tensione: «Vi hanno parlato?»

Xerxes e Nathan mossero la testa.

Owen si storse le mani per l'ansia. «Temo che possano aver sentito i loro discorsi su ciò che siamo in realtà...»

«I miei compagni non vi recheranno problemi o danni» lo rassicurò l'elfo. «Voi dovete fidarvi della nostra gente.»

«Lo so, Vow'a. T-tu me lo hai già spiegato, però... P-perdonami, è che ero preoccupato, avevo bisogno di parlarti per esserne sicuro...»

«Aspetta un momento, Owen» lo interruppe James. «Lascia parlare l'elfo. Voglio capire cosa intende. Non ho mai compreso perché tutti vogliano ucciderci, mentre lui no.» Piantò gli occhi crepitanti su Vow'a. «Perché la pensi in maniera diversa da chiunque altro?»

«Io predico i pensieri che il mio popolo insegna» ribatté fermamente Vow'a, senza ricambiare il tono provocatore.

«Hai parlato di noi alla tribù» intese subito Xerxes. «Ci avevi rassicurati del contrario.»

«Come vi ho appena detto, noi non proviamo disgusto nei vostri confronti.»

Però Yan sentì le ossa raggelarsi: credeva nelle parole di Vow'a, ma per quale motivo non era stato onesto con loro fin da subito?

"Forse temeva che non gli avremmo creduto e che ci saremmo arrabbiati..."

«E perché i vostri pensieri sono così differenti da quelli di tutti gli altri?» chiese Skye. «Beh, i draghi e gli altri animali magici non si preoccupano se siamo "bestia". Ho sempre trovato la cosa bizzarra, sì, ma mi dicevo che appunto si tratta di animali, che a loro non importa molto se noi abbiamo o no la magia. Però voi elfi siete persone come noi.»

Stavolta gli occhi di Vow'a scintillarono pericolosamente. «Noi elfi siamo molto più vicini ai draghi che agli esseri umani, fanciulla. Mi spiace parlare in questo modo, ma gli umani dimostrano spesso di non meritare il rispetto della altre razze. Numerose volte mi viene da pensare che non meritino neanche la padronanza sulla magia.»

Yan strabuzzò gli occhi. La magia era intrinseca nell'essere umano!

L'unico motivo per cui loro sei non la possedevano, era la malattia del "bestia".

Nathan si strinse nelle spalle. «Se penso a persone come quel Cacciatore Oscuro, allora sì, mi viene da darti ragione. Se invece penso ai miei genitori, per esempio, mi viene da contraddirti. Alcuni esseri umani sono buoni.»

«È vero, ma sono molto più pieni di peccato di tante altre creature.»

Xerxes si accigliò, sulla difensiva. «Se provi così tanto disprezzo per gli esseri umani, allora perché rispetti proprio noi, che siamo "bestia"?»

«E perché neanche i tuoi compagni hanno protestato su di noi?» insistette Yan.

Vow'a rimase a lungo in silenzio, gli occhi vaganti su ciascuno di loro, valutando se parlare o meno.

Infine, evitando lo sguardo teso di Owen, fece un cenno. «Molto bene, vi fornirò le risposte che desiderate. Ma dovrete seguirmi».

«Seguirti?» sibilò James, attento. «E dove vorresti portarci?»

L'elfo non si girò mentre rispondeva: «Dalla mia tribù».

                                  *

Uuuh!
Avete sentito Vow'a?
Nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa di più sugli elfi e sulla loro comunità!
Siete curiosi?
Che cosa ne pensate di tutta questa situazione?
            

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