Il Gioiello
Il tunnel riecheggiò dei piagnucolii di Huge, ma Yan quasi non riuscì a sentirli, tanto era perduto nel dolore.
Aveva soltanto desiderato salvare la ragazza che amava, e invece aveva percorso tutta quella strada per scoprire che lei era fidanzata con un altro, e che lo aveva ingannato durante tutti quei mesi.
Si era fatta beffe di entrambi, sia di Yan che di quel nobile...
"Proprio come io ho fatto con lei" si ripeté. "Almeno siamo stati bene durante tutto questo tempo... ma adesso è finita..."
Non riusciva ad alleviare quella mazzata e la rabbia contro Dalila, e soprattutto il rancore verso se stesso...
Eppure se ce l'aveva con lei, era soprattutto perché lo aveva portato a mettere in pericolo i suoi amici invano.
Si girò a cercarli: tutti quanti stavano riacquistando i loro colori naturali. L'oscurità del tunnel era attenuata soltanto dalla luce emanata da Niawn.
Sentiva dei singhiozzi accompagnare i vagiti di Huge, e riconobbe i mugolii di Owen.
«Owie? Sei ferito?»
«S-solo un po' di nervosismo» balbettò l'amico, con gli occhi più gonfi del normale e il viso tutto bagnato a lavare lo sporco. «M-ma s-sto b-bene, da-davvero...»
«Non è che hai delle erbe curative o energetiche?» gli domandò Elijah. «Le vorrei incantare.»
«N-n-non l-le ho, m-m-mi d-dispiace...»
I pianti sempre più assillanti di Huge ricordarono a Yan della sua esistenza, così prese a dondolare per calmarlo.
«Desidererei aiutarvi, ma ho bisogno del sostegno della neve o della vegetazione, che qui sotto purtroppo non è sufficiente» mormorò Rifel'a.
«Yan, che cosa è successo?» lo chiamò Nathan. «Dov'è Dalila? E chi è questo bambino?»
«Ha un altro.»
Pronunciare quelle parole ad alta voce, ammettere la brusca e crudele realtà, fu estenuante. Se già prima la sua anima sanguinava, adesso aveva l'impressione che qualcuno gli avesse ficcato un tizzone ardente all'interno del cuore, un'entità infausta che si divertiva a girare lo strumento di tortura nel suo organo fulcro dell'amore.
Forse la mano maligna apparteneva a quel suo rivale senza nome, o forse era quella di Dalila, o addirittura la propria...
«Sta aspettando che il suo fidanzato venga a prenderla...» si costrinse a spiegare, boccheggiante per il cuore incendiato.
Non aveva il coraggio di guardare i compagni negli occhi. Li aveva messi tutti in pericolo, di nuovo... per niente...
Aspettò che cominciassero a urlargli contro, ad appellare la sua idiozia per essersi lasciato abbindolare e prendere per i fondelli...
Invece sentì Xerxes dire: «Yan, andrà tutto bene».
Yan si girò lentamente a guardarli, sorpreso di scorgere occhi solidali.
"Sono dalla mia parte, nonostante tutto..." «M-mi ha affidato suo fratello, i-io non potevo lasciarlo lì...»
Osservò gli amici sistemati a riprendere le forze, ma lui non aveva voglia di fermarsi.
Sentiva il bisogno di camminare, nella speranza che tutte le emozioni negative che provava venissero scosse fuori dal suo corpo.
Siccome Huge cominciò a lamentarsi dei troppi movimenti rudi, Skye si avvicinò per prenderlo tra le braccia, mentre James afferrava la spalla di Yan nel tentativo di calmarlo. «Sei stanco, dovresti sederti.»
«Io non voglio stare seduto» sibilò Yan, con più veleno di quanto avrebbe voluto secernere.
Incrociò lo sguardo blu elettrico dell'amico, prima di tornare a camminare intorno.
Sentiva il sangue ribollire in ogni parte del corpo, raggiungere il cervello e archiviare qualsiasi pensiero razionale.
Aveva voglia di prendere a pugni qualcosa, distruggere... avrebbe voluto possedere poteri magici per far eruttare il tunnel e l'intera Foresta...
Prese la testa tra le mani e si sforzò, si sforzò così tanto, nonostante non avesse la minima idea di come si utilizzasse la magia.
Però lui voleva scaricarsi: voleva distruggere, sfogare tutta la sua rabbia...
Era infuriato con se stesso, con Dalila, col suo fidanzato, con il Dekig, con suo padre, con re Kayne, con tutti quei cavalieri che non si ribellavano al loro sovrano nonostante le ingiustizie che li stava portando a compiere... era infuriato con Rifel'a, che lo aveva sollecitato così tanto a incontrare Dalila. Era rancoroso verso Yeru'a, il quale gli aveva mostrato lo specchio magico. Ed era adirato con Vow'a, che lo aveva condotto al villaggio elfico... era stato lui a dar vita a tutto quel caos.
Voleva distruggere, voleva far del male... voleva vendicarsi su Kayne...
"Perché non l'ho ucciso quando me lo sono trovato di fronte?"
Scoppiò in un grido feroce, ripetendosi di voler far esplodere tutto ciò che più odiava, ordinando al suo corpo di trasmettere quel dolore a chi lo meritava...
Invece non successe niente, non udì alcuna esplosione.
"Io sono un "bestia"... Non ho poteri magici..."
Si accasciò in ginocchio a battere i pugni per terra, sentendosi ancor più colpevole quando udì Huge piangere in seguito al suo grido.
Premette la fronte contro il terreno e si abbandonò a sua volta in singhiozzi incontrollabili.
E non appena sentì toccarsi la schiena, si girò per affondare il viso nell'abbraccio di Nathan.
«Yan, lo so che adesso stai soffrendo come un dannato... Lo so, ma... ma ora abbiamo bisogno di te. Devi dirci cosa vuoi che facciamo.»
«NON VOGLIO!» sbraitò Yan, senza sollevare la testa. «NON AVETE VISTO? VI HO MESSI IN PERICOLO PER NIENTE! FATE FINTA CHE IO NON ESISTA!»
Le urla di Huge s'interruppero di colpo, in seguito a un raggio di luce azzurra.
Yan sollevò lo sguardo, ma non vide il bambino da nessuna parte, né trovò Rifel'a.
«Gli ho detto di portare il piccolo a casa» spiegò Owen. Aveva il viso ancora macchiato di fuliggine e sangue di pegaso, così come i vestiti, eppure i suoi occhi bicolori brillavano di selvaggia eccitazione.
Yan guardò gli altri, anche loro sporchi. Per fortuna nessuno aveva subito danni gravi, soltanto lui, Owen, Skye ed Elijah erano un po' graffiati a causa dell'esplosione.
Quest'ultimo posò la fronte contro il ginocchio. «Vorrei tanto che questa guerra finisca, ma se nessuno trova quel dannato Gioiello, andrà avanti così. Oggi una battaglia, domani un'altra... Kayne non si arrenderà, e la Foresta verrà distrutta...»
«Voi non sapete proprio niente di questo Gioiello?» gli domandò Xerxes, seduto accanto a lui.
«Sette parti del Gioiello, accoppiate, una del cielo e l'altra della terra.»
«Sette parti accoppiate?» Nathan si grattò la testa. «Veramente il sette è un numero dispari. Come si possono formare delle coppie? Un pezzo rimarrebbe isolato.»
«Hai ragione» mormorò Owen. «E poi, che cosa significa "una del cielo e l'altra della terra"? Parla di due delle sette parti o di due coppie? E in ogni caso, ciò che rimane?»
Skye inclinò la testa di lato. «E se vuole dare a intendere che in tutto ci sono sette coppie? Sette parti e sette parti, ognuna accoppiata con un'altra. E magari, di ciascuna, una delle due appartiene al cielo e l'altra alla terra.»
«Un po' contorto...»
«Oh, tu dici? Mi spiace, mi è venuta in mente la fiaba Le sette Colombe e le sette Mele. Ma forse non c'entra niente...»
«L'indovinello fa accenno all'ubicazione del Gioiello?»
Elijah scosse il capo. «Per niente...»
"L'unico luogo misterioso della Foresta di Hanover che noi conosciamo, è questo tunnel" rifletté Yan. "C'è anche la zona delle creature magiche, ma Elijah l'ha esplorata e non ha trovato niente di utile. È piuttosto strano che questa galleria non la conosca nessuno, considerato che io ed Elijah l'abbiamo trovata per caso, e prima che nascondessimo le entrate era addirittura ben visibile. Ma qui non c'è assolutamente niente. Beh, c'è l'affresco delle quattordici figure, ma..." il ragazzo s'irrigidì, per poi scattare in piedi un istante più tardi.
James non lo stava guardando, troppo intento a brontolare. «Che cosa state pensando di fare? Cercare questo Gioiello per tutta la Foresta? Non ci sono riusciti due interi eserciti supportati da incantesimi, figurarsi noi, con un maghetto ferito!»
Yan si era però avvicinato a Skye per baciarla sulla fronte. «Tu sei un genio!»
Lei trattenne il fiato con un largo sorriso. «Grazie! Ehm, ma perché?»
Eccitato, Yan si voltò verso gli altri. «So dov'è il Gioiello, e so anche che cos'è.»
«In che senso?» bofonchiò James mentre l'amico gli passava accanto. «È un gioiello, no?»
«Non esattamente.» Yan si accucciò per aiutare Elijah ad alzarsi. «Vieni, amico. Ritroviamo quella grotta.»
*
Yan ed Elijah fecero strada fino all'unica insenatura del tunnel, in cui strisciarono con non poche difficoltà.
Attraversato il corridoio, si ritrovarono nella grotta con gli affreschi dei sette angeli e dei sette diavoli.
Skye squittì dalla paura dinnanzi a quest'ultimi, mentre Xerxes girò su se stesso per ammirare tutti gli affreschi. «Perdinci... Avevi ragione, Yan. Sono davvero bellissimi e spaventosi...»
«Quattordici parti in tutto, che unite a coppie formano sette parti» parlò Yan.
Elijah sollevò un sopracciglio. «Sai che odio essere pignolo come mio cugino, ma non credo che angeli e diavoli vadano a coppie. Anzi, sono totalmente contrapposti tra loro!»
«Hai ragione, ma ci fu una volta in cui vennero uniti, nella fiaba Le sette Colombe e le sette Mele. Alla fine della storia, l'anziana Gioielliera sotterra la tiara in una buca. L'accessorio, il gioiello, è composto da sette coppie di piume e semi: le prime riempite dalla purezza delle Colombe, gli altri dalla fiele delle Mele. La Gioielliera ha unito Colombe e Mele fino a formare sette orecchini, ciascuno che abbia in sé il bene e il male. È proprio come questa grotta: gli affreschi sono contrapposti, ma si trovano tutti sottoterra. In un caverna, di pietra come lo era la tiara.»
Nathan sembrò capire. «La tiara si tratta in realtà di questa grotta, gli orecchini sono gli affreschi! No no, sono semi e piume. E siamo sottoterra, proprio come la Gioielliera nascose la tiara in una buca!»
«Interessante» sussurrò Owen. «La fiaba cela un indizio. Richiama addirittura all'ubicazione del Gioiello: la Gioielliera lo sotterrò a Ovest, nella foresta più incantata. Il Paese più occidentale di Pure è Egaelith, e la foresta più incantata del regno è quella di Hanover!»
James passava lo sguardo da un compagno all'altro, con l'espressione di chi non riesce a seguire il filo del discorso. «Perciò... i dipinti sono... piume e semi?»
«I dipinti insieme sono il Gioiello» specificò Yan. «Noi ci troviamo dentro al Gioiello!»
D'un tratto accadde qualcosa: tutto intorno a loro udirono come uno scoppiettio di fiamme.
Yan temette che avessero fatto scattare una qualche trappola e che presto la grotta si sarebbe incendiata, invece ciò che vide fu una modifica agli affreschi: presso ogni figura, angelica e demoniaca, apparvero delle lettere, del medesimo colore del personaggio a cui erano affibbiate.
Yan si appropinquiò agli angeli e camminò ai piedi di ciascuno di loro leggendo ad alta voce ogni parola: «Zelo, Carità, Umiltà, Temperanza, Benevolenza, Generosità, Affetto».
Poi toccò a Elijah passare sotto a ogni demone, pronunciando, da quello piangente sino a quello nudo: «Accidia, Ira, Superbia, Gola, Invidia, Avarizia, Lussuria».
Owen volgeva la testa da un affresco all'altro, con tanta frenesia da farsi scricchiolare il collo. «Sono contrapposti... Sono... gli angeli sono delle virtù, mentre i diavoli sono dei vizi, dei peccati.»
Per un lungo lasso di tempo, il silenzio si protrasse all'interno del Gioiello, quell'affresco magico che stava esponendo loro il suo segreto più grande, qualcosa che aveva a che vedere sia con la nascita del mondo che con la sua distruzione.
«Come può questo posto essere rimasto sconosciuto per tutto questo tempo?» mormorò poi Skye.
«Forse per qualche incantesimo!» rispose Owen. «In passato sono esistiti degli stregoni tanto potenti capaci di portare avanti i loro incantesimi anche in forma di spiriti. Basta pensare ai poltergeist del Rifugio. Rimangono comunque magie di esseri umani, ecco perché Yan è riuscito a trovare l'entrata del tunnel.»
«Oh, ma... allora Elijah? E Rifel'a?»
Yan le fece un cenno. «Rifel'a ha visto direttamente all'interno tramite lo specchio, dopo che gliel'ho mostrato io. In quanto a Elijah... già effettivamente è strano.»
Il diretto interessato si volse a scrollare le spalle. «Forse ho una vista migliore degli altri maghi e riesco a superare alcune illusioni. Sono o no un enorme talento?»
«Ehm...» James si schiarì la gola, alquanto basito. «Bene, abbiamo trovato il Gioiello... E adesso? Cioè, volete farlo vedere ai cavalieri impegnati a uccidersi a vicenda?»
«Oh, ma noi non possiamo farci vedere» sussurrò Skye, come per improvvisa paura che un estraneo potesse sentirla. «Ehm, però Elijah può, certo!»
Questi sollevò le mani e si ritrasse. «Mi astengo volentieri. Se esco allo scoperto, Kayne mi manda al patibolo.»
Yan però si stava già muovendo fino al centro della grotta. «La fiaba diceva anche che per estrarre la corona dalla terra si deve trovare il seme giusto per farla arrampicare e la piuma esatta per farla volare.»
James mise le mani sui fianchi. «A me sembra un po' troppo grande da trasportare, eh? Magari questa corona-caverna sta bene addosso a un gigante. Andiamo a prendere Dyna?»
Pur con titubanza e paura, Yan si avvicinò ai demoni, fissandoli uno a uno. «Credo voglia dire che... che si debba comprendere se stessi e trovare il Peccato che più rappresenta il cercatore... ma anche la sua Virtù principale.»
«Elijah» chiamò Nathan. «Forse c'è un modo per salvarti la vita.»
«S-sul serio?»
«Probabilmente la grotta emergerà, a quel punto sarà in stallo tra i due eserciti. A meno che tu non ti faccia trovare qui.»
«Non ti seguo.»
«Ti farai trovare tra gli affreschi, così la gente crederà che sia stato tu a scoprire la grotta. Beh, dopotutto è la verità. Gli onori andranno all'esercito di Kayne, il che non mi entusiasma, ma almeno tu sarai un eroe.»
«È vero» prese parola Xerxes, posando la mano sulla spalla del cugino. «Tutti ti rispetteranno e ti renderanno onore, e mio padre non potrà far altro che ascoltare i sentimenti del suo esercito e del resto della gente. E se tu vorrai appellarti agli eruditi di Tirsh per riconoscere il loro merito nella scoperta, potrai farlo, e nessuno ti dirà niente. Sarai così tanto amato che Kayne non oserà farti del male.»
Elijah spalancava gli occhi a ogni sua parola, colto pian piano dai tremiti, spaventato e confuso.
«Puoi tornare a casa, e sarai al sicuro. Diventerai un mago potentissimo, e Kayne non potrà farti mai più niente.»
Elijah sembrava in guerra con se stesso. «Io... I-io non lo so, ragazzi... A dire la verità, speravo mi portaste con voi...»
Xerxes batté le palpebre, colto impreparato. «Ecco, sarebbe grandioso, ma... tu puoi avere una vita normale, El. Puoi stare con Bianca, o con qualsiasi altra donna vorrai. Sei disposto a rinunciare alla tua famiglia? La mancanza sarebbe opprimente, fidati...»
Elijah si strinse nelle spalle.
Alla fine, però, cominciò ad annuire.
Girò lo sguardo su ciascuno di loro e sbuffò in una risatina stanca. «Immagino che non vi rivedrò più... Beh, sono contento di aver vissuto questa avventura con voi.» Tornò a fissare Xerxes. «È tutto diverso da quando tu non ci sei...»
Incapace di rispondere, suo cugino gli cinse il collo, sospirando profondamente per trattenere il pianto.
Poi Elijah ruotò la testa verso Yan. «Mi hai salvato la vita un'altra volta, Yan. Mi spiace solo non poter ricambiare il favore.»
Lui scoppiò in una risatina commossa. «Cerca di non morire. Mi basta quello.»
Mentre lo stringeva, Yan venne nuovamente colto dall'ormai familiare sensazione di perdita. Stava perdendo l'amico che lo aveva tenuto legato al regno in cui era nato.
Stava per perdere un amico...
«Il tesela...» mormorò, indisposto a mantenere il silenzio. «Se succede qualcosa di davvero grave, sai chi chiamare. Avrai sempre un posto dove andare.»
«Lo so... Anche voi, se avete bisogno di aiuto, fatevi sentire...»
Gli sarebbe mancato ridere con lui, esplorare i tunnel e passeggiare in mezzo alle creature magiche...
«Ci mancherai, El» la vocina di Skye risuonò vicino a loro, prima che si unisse all'abbraccio.
Pian piano, anche gli altri si fecero avanti per stringere Elijah, il quale sospirò forte e tremulo, mugolando contemporaneamente per il sollievo.
Una volta separatosi, Nathan si rivolse a Yan: «Vuoi farlo tu?»
Questi annuì e cominciò a muoversi.
Si avvicinò a Ira, malamente incantato dalla bocca rossa spalancata nel suo grido di rabbia, dagli occhi infuocati, dalle zanne ricoperte di sangue colante lungo la lingha biforcuta e sibilante per aria.
Yan non ebbe la forza di toccare l'immagine, la mano gli si contraeva in spasmi di diniego al solo pensiero. «L'ira mi opprime... certe volte non sono capace di controllarla. Ero arrabbiato con mio padre, col re, con gli dèi... con me stesso per ciò che sono... e volevo trovare qualcosa che mi facesse sentire meglio. Dalila era colei che riusciva a placarmi, e il fatto che ora non ci sia più mi fa ribollire il sangue. Vorrei disintegrare l'intera Pure...»
Non accadde nulla, ma lui si sentiva sicurissimo di quanto stava facendo.
Raggiunse l'affresco delle Virtù e si fermò di fronte all'immagine verde di Carità, la contrapposizione di Ira. «Ho cominciato tutto per pietà verso mia madre e il regno. È stato l'affetto a muovermi, ma anche la pietà per i miei genitori, persino per mio padre, quando l'ho salvato dai metver. E volevo aiutare Dalila, e volevo stare con Elijah perché avevo capito quanto si sentisse solo.»
Yan posò la mano sulla dea, infine si allontanò.
Allora la caverna cominciò a tremare.
«Dobbiamo andarcene da qui!» urlò Xerxes.
Yan pescò un portsid e attese che i compagni si riunissero intorno a lui.
Soltanto Elijah rimase in disparte.
Con sguardo più forte, fece un cenno di saluto.
Yan sollevò la mano, prima di mandar giù il seme e trasportarsi via con gli altri.
*
Nel riapparire tra le mura della sua amata casa, a Yan parve di sognare. Non avrebbe mai immaginato di poter tornare davvero.
Rifel'a si avvicinò subito a passar loro lo specchio magico, da cui stava già osservando Elijah.
Rimasero attorno alla lastra ad ammirare la caverna emergere per magia.
La pietra si spaccò e i pezzi di roccia caddero affinché il Gioiello non rimanesse avvolto dalla cupola. Gli affreschi rimasero in piedi come pilastri, quattordici colonne irregolari, alcune più alte e altre più basse. Il semicerchio appartenente ai demoni si espanse parassitario sradicando alberi e cespugli ed eliminando le tane circostanti, mentre la base sottostante gli angeli si ritirò o si distrusse così da non intaccare la natura intorno.
L'essere che aveva costruito tale monumento, e che ancora continuava a influenzarlo, dimostrava come nella fiaba il suo dualismo: una parte di sé non si curava affatto della natura che fino ad allora aveva protetto la sua opera d'arte, ma l'altra metà del suo spirito si era premurata di non ferirla.
Osservarono Elijah sedersi e riprendere fiato mentre si strusciava il viso. Si distendeva e si rialzava, tentava di muovere la gamba ferita, si guardava intorno...
I suoi tic ricordarono a Yan quelli di Xerxes, il quale appunto stava mangiucchiandosi le unghie e le pellicine, passava le mani tra i capelli sporchi, si strusciava le palpebre e le braccia e si grattava le mani, addirittura più delirante del cugino.
Tutto questo fin quando non giunsero i soldati, accompagnati dai rispettivi signori. C'erano la baronessa Holly Tirsh, il duca Robert Bellspring e ovviamente re Kayne Cavendish.
Non appena gli uomini in armatura identificarono Elijah, urlarono il suo nome tirando sospiri di sollievo e facendogli cenno di avvicinarsi. Byron ruppe le file per correre ad abbracciarlo, e lo stesso fece Bianca.
Al contrario, Kayne parve oltraggiato dalla presenza del nipote, che aveva sicuramente creduto sbranato dalle belve della Foresta.
Yan ascoltò l'amico mentre parlava, con molta cautela, allo zio: raccontò di come le creature lo avessero in realtà protetto e di come fosse riuscito a trovare il tunnel e dunque il Gioiello, raffigurante sette Virtù e sette Vizi. Richiese di poter tenere di conto della gentilezza degli abitanti della Foresta e dunque di terminare di distruggere la loro casa, dopodiché pregò affinché venisse ricordato il contributo degli eruditi di Tirsh.
Kayne, sotto gli sguardi stanchi e speranzosi sia dei soldati della baronessa, che di quelli del duca, che dei propri, non poté che riaccogliere il nipote sferrandogli fasulle pacche sulle spalle, nominarlo Paladino e accettare i suoi desideri.
Xerxes scoppiò in una piccola risata esaurita, prima che le lacrime cominciassero a gocciolare sul tappeto. «Ce l'ha fatta...» Si lasciò poi ricadere lungo disteso, proprio come aveva fatto suo cugino poco prima. «Ce l'ha fatta...»
Yan trovò la forza di sorridere. "Paladino!"
Venivano nominati Paladini soltanto coloro che avevano compiuto atti importantissimi! Ed Elijah non era neanche un cavaliere!
"Accidenti se sono fiero di lui!"
«Yan.» Rifel'a sembrava piuttosto nervoso. Per quanto fosse il più pulito e illeso, appariva a sua volta sfibrato. «Sono stato via troppo a lungo. Se mio padre lo venisse a sapere...»
«Va' pure.» La rabbia provata dal ragazzo poc'anzi era oramai scemata. Adesso era rimasto solo l'affetto. «Owen si occuperà delle nostre ferite. Non sono gravi. E grazie, Rif.»
I due si scambiarono un abbraccio, al che l'elfo poté tornare a casa con lo specchio.
Yan si girò poi a guardare gli altri. «Ragazzi, credo che non potrei desiderare amici migliori di voi».
«L'ho fatto solo perché tu possa essere in debito con me» bofonchiò subito James. «D'ora in poi farai tu tutti i miei turni di cucina e lavanderia. E cerca di tenere buono il poppante.»
Solo adesso Yan si ricordò di Huge, che aveva smesso di piangere e sembrava quasi non esserci.
Poi ecco che lo vide tra le braccia di Owen. Si era addormentato, quasi la malattia del ragazzo avesse avuto un qualche effetto passivo sulla sua piccola mente.
Accoccolato contro il suo petto, col pollice tra le labbra carnose e il nasino che si scuoteva quanto quello di un topolino, Yan sentì invadersi dalla tenerezza.
Se non fosse stato il fratello di Dalila, avrebbe scordato il dolore...
Il giovane guaritore cullava il piccolo con maestria, stringendolo forte per proteggerlo dai brutti sogni. «Voglio dargli un'occhiata» annunciò a voce bassissima.
«È un bambino forte.»
Owen picchiettò delicatamente il nasino di Huge, sorridendo tra sé nel sentirlo mormorare frasi sconnesse nel sonno. «Mi hai raccontato che viveva nel fango, preferisco accertarmi che stia bene.»
«Vengo con te.» Yan non se la sentiva a separarsi dal piccolo. Era tutto ciò che gli rimaneva di Dalila. «Tu stai bene, Owen?»
«È stata un'esperienza interessante. Mi farò un bagno e poi dormirò per circa un mese. E tu?»
Yan scambiò un'occhiata con Nathan, il quale seguitava a fissarlo, preoccupato delle sue condizioni psichiche.
«Me la caverò. Imparerò a star bene. Mi basta sapere che voi siate vivi, e che siamo insieme.»
A sua volta si sentiva fiero di loro.
Li considerava tutti Paladini.
Avevano rischiato la vita per renderlo felice, come poteva definirli diversamente?
Lui e Dalila non si sarebbero mai più rivisti, lei sarebbe stata con un altro...
Il cuore di Yan era squarciato, non c'era modo di guarirlo...
Almeno però aveva ancora i suoi amici, che nonostante quanto aveva provocato loro, continuavano a essergli vicini, e lo sarebbero stati per sempre.
Con un tale dono, era impossibile sentirsi insoddisfatti.
*
Bene, che cosa ne pensate?
Siamo arrivati a parlare dei Sette Peccati Capitali e delle Sette Virtù a loro opposte.
Cosa credete possa significare in realtà il Gioiello?
Siete soddisfatti di come è finita per Elijah?
Come?
L'ultimo capitolo?
No no, questo non era l'ultimo.
Ma manca davvero poco, ve lo assicuro.
Sì, c'è ancora qualche cosa che devo raccontarvi dell'avventura di Yan.
Visto che ora siamo un po' tranquilli, avete già cominciato a teorizzare su chi si baserà il terzo libro? 🧐
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