Un'altra complice
Durante il pomeriggio, James cercò di prestare attenzione agli insegnamenti di Fray mentre gli veniva mostrato il resto della savana, così fu capace di rispondere alla maggior parte delle domande a fine giornata.
Stavolta il mentore non si arrabbiò per gli errori: forse aveva capito che James era stato attento, ma semplicemente si era dimenticato alcune nozioni.
L'ultimo animale che visitarono fu una lizquart, una lucertola-scorpione, con la coda biforcuta le cui estremità si arcuavano in pungiglioni velenosi.
Fray avvicinò il muso affinché potesse annusare la mano del ragazzo. «Hanno la brutta abitudine a divorare una preda per intero e poi a rigettarne le ossa.»
«Creano dei boli tipo quelli dei gufi?»
«Magari... No, espellono il tutto in una sostanza gelatinosa, verdastra e rossa, davvero disgustosa. Si tratta di un muco interno che permette lo scioglimento dell'intera carne, ma non delle ossa. Ne avrò viste a centinaia, eppure il solo pensiero continua a farmi venire la nausea. Ogni volta dobbiamo disfarcene, altrimenti le iene e gli avvoltoi mangiano quella robaccia e finiscono per avere il mal di pancia. I più sfortunati possono anche morire per acidità di stomaco, un fato che non augurerei neanche al mio peggior nemico.» Infine Fray si levò e fece un cenno all'allievo. «Puoi tornare a palazzo. Da domani inizia il vero lavoro. E mi aspetto che tu cominci a studiare le altre lingue.»
«Cosa? E come ti aspetti che ci riesca se rimango qui per la maggior parte della giornata?»
«Dopo cena, che ne pensi?» Fray fece apparire due libri non poco voluminosi che adagiò tra le sue braccia. «Devi conoscere le lingue straniere per parlare con i visitatori stranieri.»
Richiamò la porta di uscita, così James ammiccò un secco saluto e la varcò in tutta fretta, barcollando per il peso dei libri.
Venne presto raggiunto da Owen negli spogliatoi, dove abbandonarono le livree e si lavarono insieme ad altri apprendisti.
«I novellini che vivono al castello!» li accolsero questi.
«Che invidia!»
«Come vi siete trovati oggi?»
Owen non guardava mentre sgromavano via lo sporco che si aggiungeva all'acqua in cui anche loro nuotavano, ma cercò comunque di rispondere educatamente intanto che passava la saponetta sotto alle ascelle: «Non male, siamo soddisfatti».
"Parla per te..." pensò James, sebbene fosse più occupato a scoccare occhiatine agli apprendisti che nuotavano loro accanto, nudi come le mamme li avevano fatti – e complimenti a quelle mamme!
«Tu sei l'allievo di Mathilde, eh?» continuavano a rivolgersi a Owen. «Quella lì mi fa una paura matta!»
«A me invece sembra molto carina!»
«Il mio mentore fa sempre dei bei desideri su di lei!»
James alzò gli occhi al cielo mentre quei ragazzi ridevano, e Owen dimenticò l'acqua condivisa e nascose il viso sotto la superficie.
Finalmente poterono abbandonare lo spogliatoio e riunirsi a Skye in corridoio, già cambiata ad aspettarli, e si avviarono a passo rapido verso il castello, desiderosi di riposare.
Avevano ancora un'ora libera a disposizione prima della cena.
«Studiare le lingue!» cominciò a brontolare James non appena ebbe messo piede in camera. Aveva già lanciato i grossi libri sui cuscini, in cui stavano affondando come nel burro. «Dopo aver sgobbato per tutto il giorno, devo addirittura mettermi a studiare!»
«Non eri un nobile?» ribatté Owen, che per tutta la camminata non aveva fatto altro che sfogliare il tomo donatogli dalla maestra. «E i nobili devono imparare le lingue straniere fin da piccoli.»
«Beh, odiavo studiare! Preferivo gli allenamenti con mia madre. Ed è passato molto tempo, non ricordo granché.»
Skye ridacchiò, sfuggendo appena in tempo prima di venire acciuffata dall'amico. «Ho promesso a Nathan che lo avrei incontrato nei giardini. Ci vediamo più tardi, topi di biblioteca!»
«Te la faccio vedere io...»
Non appena la porta si fu richiusa, James pensò che Niawn non avrebbe avuto troppo da ridire se lui avesse rovesciato il sacchetto d'insetti morti negli abiti di Skye.
Tuttavia, mentre si avvicinava al comodino, qualcuno bussò alla porta.
Ringhiò piano. «Se è Aron, io sto dormendo.»
«Se fosse stato Aron, lo avremmo già sentito parlare» ribatté Owen, frattanto che si alzava dalla scrivania per andare ad aprire.
James lo sentì trattenere rumorosamente il fiato, allora si voltò di scatto per cercare il motivo dello spavento.
Lui stesso rimase senza parole: sulla soglia della loro stanza si trovava Fema.
Era proprio lei, con i suoi biondi capelli corti da maschietto, gli occhi azzurri che si abbinavano alla carnagione perlacea e il timido sguardo sul volto da topolina.
«Salve...» mormorò titubante. «Posso entrare?»
Owen non si mosse dalla soglia, rimasto a bocca aperta come un allocco.
Al contrario tutt'altro che disponibile, James si accigliò. «Desiderate?»
«Oh, v-vorrei soltanto parlarvi. I-io... io so che siete voi...»
Si affrettò a farla entrare e a richiudersi la porta alle spalle, per poi puntare un dito a mo' di minaccia contro la ragazzina. «Spiegaci che cosa vuoi. Parla chiaro e tondo, mocciosa.»
Fema si ritrasse spaventata. «M-mio padre è Berserker Lursho, i-il comandante dei cavalieri di re Vurwisch... Noi conosciamo il vostro segreto...»
«Anche tu.»
«S-sì.»
«C'è qualcuno che non sa di noi?»
«Ehm... p-probabilmente tutte le altre persone non vicine al re.»
«E sapevate di noi già da prima?»
«No! U-un uomo incappucciato ha incontrato alcuni giovani di Shiwh in mezzo al bosco, e ha detto loro che l'Umhïrtröfa è in realtà un "bestia". E, b-beh, nessuno gli credeva, ovviamente. Lui però insisteva, ha richiesto che noi del villaggio andassimo a controllare. M-ma siccome lui non voleva venire, gli hanno tolto il cappuccio e hanno scoperto che era un elfo, e s-si sono tutti infuriati e lo hanno cacciato. Ne ho approfittato per venire ad avvisare l'Umhïrtröfa. Magari la gente non credeva davvero all'elfo, ma se ne sarebbero accertati comunque. E il fatto che sia scappato forse non ha giovato alla sua situazione... m-ma cos'altro poteva fare?»
Aveva ragione, per quanto a James costasse ammetterlo. Non avrebbero certo potuto rimanere ad attendere gli abitanti di Shiwh e rischiare che togliessero il cappuccio anche a Owen, scoprendo la sua reale età e identità. La sua fuga aveva confermato le accuse di Rifel'a, ma una volta che lui aveva parlato, il danno era stato irreparabile.
James mantenne lo sguardo fisso su Fema, cercando di apparire il più minaccioso possibile. Non dovette impegnarsi troppo, era praticamente la sua espressione naturale. «Perché volete proteggerci? Il resto del mondo ci considera delle sciagure.»
«I-io... i-io non lo so, dico davvero... Credo che mio padre, il re e gli altri adulti ne sappiano molto di più, ma... ma io non lo so. Però mi fido di papà e-e... sì, prima credevo che voi foste sbagliati, ma in realtà ero io a pensare in maniera errata... Cioè, quando quell'elfo ha detto quelle cose, ero spaventatissima... e t-tuttavia voi siete solo... persone come noi... Insomma, se l'Umhïrtröfa ha fatto tutte quelle cose per il bene del mondo, significa che non è malvagio! Oh, vi chiedo perdono! Non volevo essere cattiva a pensare quelle cose!»
«E hai cambiato idea così, di punto in bianco?»
«Io... i-io volevo prima capire!» squittì lei, tremolante quasi fosse la colpevole di tutto. «Volevo proteggere l'Umhïrtröfa, e q-quando ho visto il suo vero volto... Beh, lui non può morire» sussurrò con più decisione. «Lui è necessario per Pure, che abbia o meno poteri magici. E se lui fa tutte queste cose buone, magari anche voi altri potreste... o potete comunque essere persone comuni...»
James si passò una mano sul viso, più che mai allibito. «Davvero non sai il perché di tutta questa burlonata?»
Fema scosse il capo, il nasino le si agitava come quello di un roditore.
Lui non rispose subito. Odiava i segreti, specialmente quelli che lo riguardavano...
Owen invece sembrò ritrovare le parole: «Ricorda Vyra. Fidiamoci di lei».
"Vyra..."
Vyra era solo una dragonessa un po' più potente rispetto a tutti i sangue freddo della sua specie.
Era davvero legata alle divinità?
Magari lo affermava soltanto per apparire più importante.
Forse gli dèi neanche esistevano, figurarsi.
Tuttavia ricordò come Fema se ne fosse andata promettendo di trattenere gli abitanti del villaggio per concedere ai "bestia" il tempo di allontanarsi.
"Persino la più subdola delle persone non avrebbe perso troppo tempo in questo enorme teatrino. E comunque, Skye è entrata in contatto con la mente di Vyra," si ricordò.
Fema guardava dall'uno all'altro in attesa di un giudizio finale.
Quando James rilassò le spalle e fece un cenno d'assenso, Owen sorrise alla ragazzina, la quale ricambiò con un breve inchino.
«Vi ringrazio per la vostra fiducia, non ve ne pentirete. C-comunque sia, io sono Fema Tanyadóttir, m-ma questo lo sapete già, giusto?»
«Sì, io sono... James Carter.»
«E io mi chiamo Owen.»
Fema ridacchiò, gli occhi fissi su quest'ultimo. «Sei tu l'Umhïrtröfa, dico bene? Ti vedo in maniera diversa, però...»
«Mi riconosci perché sono uno scrocchiazeppi?»
Lei continuò a ridere. «No! È per l'espressione sconvolta che hai fatto appena mi hai vista. È stata la stessa di quando ti ho tolto il cappuccio. Ah, ehm... grazie per tutto quello che hai fatto, sia per il villaggio di Shiwh che per l'intera Pure. Sei un vero eroe.»
Owen arrossì con così tanta violenza che, a confronto, il rubino più splendente sarebbe parso pallido.
«Mi piacerebbe passeggiare per il castello» esordì poi Fema. «È da tanto che non vengo qui. Dato il lavoro di mio padre, passo molto poco tempo con lui. Ma poiché si è fidato a parlarmi di voi, ha ritenuto giusto che io possa starvi accanto. Oramai sono al secondo anno come apprendista cavaliere, perciò sono bravina.»
"Ti ha parlato di noi perché ci hai scoperti e risparmiati, tutto qui," pensò James.
«A qualcuno andrebbe di guidarmi per i corridoi?» chiese ancora lei. «Non ricordo molto...»
«Sì, l'Umhïrtröfa sarà più che felice di venire con te.»
Owen deglutì così tanto da finire per strozzarsi con la sua stessa saliva. Tossì forsennatamente, per poi mostrare un sorriso che era più una smorfia. «Ti raggiungo subito, Fema» gracchiò. «L-lasciami preparare un istante...»
«Oh, certo, s-sarò nei giardini.»
Non appena lei richiuse la porta, Owen svenne.
James alzò gli occhi al cielo e si affrettò a raccoglierlo per distenderlo sul letto, prima di tirargli una serie di schiaffi che gli fecero divenire le guance ancor più rosse. Forse era meglio così, dato che la sua pelle aveva una tonalità cadaverica e brutta a vedersi.
"Beh, Fema lo vede sotto false spoglie. Certo non è che la faccia di Micahel sia migliore della sua."
Non appena Owen spalancò gli occhi, sussurrò: «Uccidimi».
«Che tipo di morte preferisci?»
«No, no, no... James, i-io non ce la faccio!» Owen lo afferrò per le spalle e gli si aggrappò come un pulcino penoso, piagnucolando fuori controllo. «Non voglio svenire di fronte a lei, m-m-mi vergogno troppo! Non riuscirò a mettere due parole in fila... Ti prego, vieni con me!»
«Te lo scordi! Devo studiare.»
«Ti aiuto io più tardi!»
«Ma che devo fare il terzo in comodo?»
«Per favore! Ti prego! Lo sai che ti voglio bene e che farei qualsiasi cosa per te!»
«E va bene!» James se lo scrollò di dosso e si aggiustò la camicia. «Verrò. Basta che termini questa scenata patetica.»
Owen barcollò in bagno per pettinarsi e spruzzarsi sul corpo un'esagerata quantità di profumo.
Intanto, James si preoccupò di sistemarsi più che mai i riccioli, che le altre persone vedevano al contrario come capelli color cioccolato di una scompigliatezza accattivante. Klaus era piuttosto attraente, ma se James si fosse dato un contegno e si fosse tirato a lucido, sarebbe apparso tanto perfetto da risultare insopportabile.
Ad alcune persone la perfezione e la compostezza stavano d'incanto, altri invece attiravano più l'attenzione nelle vesti di ragazzi sbarazzini. Quest'ultimo era senza dubbio il suo caso – il primo invece si abbinava a Xerxes.
Se James fosse stato più ordinato, non avrebbe attirato troppo gli occhi di Fema. Il suo compito era far sì che si concentrasse soltanto sul tenero ragazzino rachitico che era Owen.
Uscirono mentre quest'ultimo continuava a mugugnare tra sé e sé, perciò l'amico gli sferrò uno scappellotto per rimetterlo in riga, intanto che gli ordinava di comportarsi in maniera più virile.
Fema li stava aspettando in mezzo alle siepi a forma di scoiattolo, intenta a modellare un pupazzo di neve con l'aiuto della magia. Non appena li vide arrivare, fece un sorriso tanto affettuoso che a Owen tornarono a tremare le gambe.
James cercò di guardare altrove per tutto il tempo, seguendoli da dietro e sentendosi un perfetto idiota che reggeva il moccolo a due futuri sposini. Non prestò attenzione a niente di ciò che si stavano dicendo... o più precisamente non prestò attenzione a niente di ciò che diceva Fema, dato che Owen se ne stava zitto e si limitava ad annuire con un sorriso da ebete.
Una volta giunti di fronte al portone della biblioteca, la ragazza diede in uno squittio che riscosse persino James, e batté le mani per la contentezza. «Mi piacciono i libri! Sai, ricordo che da piccolina provai a entrare in questa biblioteca durante la notte, così da poter avere ogni singolo volume soltanto per me. Invece quell'armatura mi fermò prima ancora che potessi toccare la porta e mi sgridò in maniera davvero brutale...» e indicò un'armatura vuota posta di fronte alla porta, spostata su un lato. «Cominciò a cantare parole scurrili, strillava come un ciuchino, poi sputò una vampata di fuoco! Ne rimasi davvero scioccata! Peccato, mi sarebbe piaciuto esplorare la sezione segreta...»
«Sezione segreta?» echeggiò Owen, riprendendo vita.
«Esatto. Si tratta di una sezione proibita in cui sono custoditi libri misteriosi. Non ho idea di che cosa trattino. Soltanto il re e il suo consigliere possono enrtare, e anche per loro la zona si sblocca soltanto non appena cala il sole. Si dice che sia un posto davvero inusuale, praticamente vivo per conto proprio!»
"Barboso" pensò invece James. "Forse riesco a svignarmela nelle fucine per cercare Xerxes."
«Bonsoir.»
Abbassò di scatto lo sguardo.
C'era quella bambina di due sere prima, Euphrasie, che per qualche motivo gli si era aggrappata alla stoffa dei pantaloni.
«Ehi» bubbolò lui. «Cosa fai?»
«Io ho... ehm...» la bambina si stava sforzando di parlare la lingua di Egaelith. Doveva provenire da una famiglia nobile, non c'era altra spiegazione per cui una bimbetta conoscesse una lingua differente da quella natale. «Ero con mio fratello Lazare. Voglio aiutarlo, ma l'ho perso...»
«Ah sì?»
E pensare che proprio Lazare stava uscendo in quello stesso momento da un corridoio vicino alla biblioteca. Trasportava un cestino da bagno pieno di saponi e trotterellava tutto soddisfatto.
Quando si girò in loro direzione e si accorse di Euphrasie, aumentò il passo per sparire nel corridoio successivo.
James ebbe l'impulso di abbaiargli dietro, ma all'ultimo istante preferì lasciarlo perdere. Non perché volesse dargliela vinta, ma si disse che Euphrasie non meritava di rimanere in compagnia di un fratello tanto arrogante da abbandonarla in un castello così grosso.
«Ehi, io mi avvio a cena» avvertì i due piccioncini.
Ignorò la faccia terrorizzata di Owen, afferrò la mano di Euphrasie e la trascinò via.
«Andiamo a mangiare?» cinguettò lei.
James annuì. «E a parlare col re, prima che la sala si riempia.»
«Porquoi?»
«Perché a te serve una balia.»
*
Una cosa c'è da dire: James ha ragione, sono veramente in tanti a conoscere il loro segreto!
Cosa ne pensate per adesso di Fema? Tra lei e Owen sembra già esserci qualcosa di romantico, non trovate?
Intanto, FDFlames mi ha chiesto quale sia il piatto preferito dei protagonisti, ed eccoli qua!
James: Anguilla fritta
Xerxes: Maiale in salsa di prugne
Owen: Pollo con mandorle
Skye: QUALSIASI PIATTO
Yan: Bocconi di maiale alla birra
Nathan: Vellutata di polenta con pane e fagioli
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