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Nuove abitudini

«Qui starete bene! Mio padre è un ottimo re, vuole bene a tutti i suoi sudditi, e a me piace un sacco parlare alla servitù! Non ho mai avuto qualcuno di età così giovane a palazzo! A eccezione di mia sorella, ma lei ha già vent'anni, è sposata e non ha tempo da perdere con me! Per non parlare del fatto che è una grandissima smorfiosa! E suo marito è del tutto fuori dal mondo! Per fortuna che è un cavaliere ed è spesso in missione per conto di mio padre! Oh, il castello è grande, vi occorrerà un po' per abituarvi! No  preoccupatevi se ogni tanto vi perdete, io vivo qui da quindici anni e non ho ancora imparato tutti i corridoi! Ce ne sono anche di segreti! Qualche d'uno l'ho trovato, posso mostrarvelo, ma sono certo che ce ne siano altri, assolutamente! Parlo troppo? Se parlo troppo, vi prego di dirmelo! Certe volte non riesco a controllaemi, né a intendere quando è il momento di far silenzio!»

«Ecco, appunto.» James sentiva girare la testa. Non avrebbe mai pensato d'incontrare qualcuno più logorroico di Skye.

Era così stordito che neanche badò ai corridoi o alle porte accanto a cui passava, troppo assorto nei suoi profondi desideri, tra i quali che al principe Aron si storcesse la lingua.

«Eccoci arrivati! Queste due andranno bene!» dichiarò questi finalmente.

James sollevò la testa di scatto e si precipitò nella stanza che Aron stava indicando. Era molto grande, con un largo letto a baldacchino non troppo distante dalla finestra. Un guardaroba gigantesco premeva la parete opposta a quella occupata da un armadio un po' più piccolo, la cui presenza sembrava alquanto futile rispetto a quella del rivale. Una porta aperta sulla destra metteva in mostra un bagno personale, mentre la scrivania era stata posta in modo tale da non distrarsi guardando fuori dalla larga finestra che dava verso nord, da dove James scorse un edificio che non riuscì a identificare bene a occhio nudo.

Spalancò per far entrare l'aria fredda, lieto di sentirla scompigliargli i riccioli. Tutto il parlare e la tensione lo avevano oppresso, quasi fosse entrato dentro a una gabbia.

Gigantesca, sì, ma comunque una gabbia.

Aveva bisogno di sentirsi libero.

Capiva perché Nathan amasse il vento: era il simbolo della libertà, ciò che tutti loro bramavano più di qualsiasi altra cosa ma che ogni volta sgusciava via dalle loro dita...

«Ehi!»

Si voltò per trovare Skye alle spalle, con le mani sui fianchi e l'espressione di rimprovero.

«Cos'ho fatto adesso?»

«Il principe Aron se n'è andato! Avresti dovuto ringraziarlo, come abbiamo fatto noi!»

James sventolò il braccio. «Ne avevo abbastanza di lui!»

«Sei un grandissimo maleducato! Non è così che funziona!»

«Dove sono gli altri?»

Con lui c'erano soltanto Skye e Owen, il quale stava posando la sua sacca sul letto.

«Nella stanza qui accanto.» La ragazza guardò da un amico all'altro. «Comunque grazie per aver finto. Non mi andava di dormire con un'estranea.»

«Ti dispiace stare con noi?»

«No. E dormirò accanto a te, James. È per Nathan che mi preoccupo un po'...»

«Non avrebbe comunque potuto far niente» rettificò Owen, prima di avvicinarsi al bagno e ringraziare gli dèi di averne uno privato in camera. «Io e James siamo gli unici che possono passare come tuoi parenti» disse poi. «Nathan ha l'aspetto di un ragazzo del Sud-Est, noi tre invece possiamo dire di essere originari della dittatura di Dochst. E se voi due piccioncini aveste parlato della vostra relazione, non credo che il re vi avrebbe lasciati dormire insieme senza il bracciale del matrimonio.»

«Va bene, adesso basta però!» lo interruppe Skye, rossa in volto. «Non rovinare tutto!»

I tre non poterono comunque continuare la discussione, poiché Yan entrò impettito nella loro camera e si lanciò sul letto per disfare le coperte e ribaltare il materasso.

«Cosa diavolo stai facendo?!» esclamò Owen, che era quasi stato schiacciato contro la parete.

L'intruso gettò via i cuscini e cominciò ad aprire i cassetti del comodino, per poi passare assiduamente le mani lungo tutto il lato del legno d'abete, fino a ficcare le dita sotto la parte inferiore.

«Yan, dacci un taglio» lo chiamò Nathan, entrato insieme a Xerxes.

Yan lo guardò male mentre si tirava in piedi. «Non fare il mio nome!» sibilò fuori controllo. «Chiudete la porta.»

«È chiusa» replicò Xerxes, per poi guardare gli altri. «Potremmo essere spiati» spiegò.

«Potrebbero aver lasciato degli spio-tutto qui da qualche parte» bofonchiò Yan, ficcanasando all'interno del guardaroba ancora vuoto.

«Gli spio-tutto vengono fatti dagli esseri umani,» obiettò Nathan, «perciò la loro magia non avrà effetto su di noi, non sentiranno le nostre parole. Magari neanche potranno vederci.»

«Oh, no, no, no, Yan! Non devi assolutamente temere» cercò di placarlo Skye. «Vyra è sicurissima che re Vurwisch non ci farà alcun male. Se sapeva qualcos'altro, forse ha preferito non dirmelo.»

«E perché mai?» la voce di Yan risuonò scontrosa dal guardaroba.

«Oh, ma come faccio a saperlo? Yan, per piacere, esci da lì e parliamone con calma.» La parte superiore di Skye scomparve nell'armadio per riapparire con la mano avvolta attorno a quella dell'amico, che trascinò delicatamente tra di loro.

Il ragazzo continuava a guardarsi intorno con ansia ossessiva, ma lei non gli permetteva di allontanarsi a toccare altro.

James non lo aveva mai visto in quello stato. Non che Yan non fosse mai andato nel panico, ma solitamente cercava di mantenersi il più tranquillo possibile per impedire ai compagni di agitarsi.

Evidentemente la nuova situazione lo stava facendo uscire di testa, e non poteva dargli torto: avevano perduto la casa, e adesso si ritrovavano a vivere sotto il tetto di una massima autorità di Pure, circondati da guardie che, sebbene li trattassero con rispetto, avrebbero potuto ucciderli in un batter d'occhio non appena avessero scoperto la loro reale identità...

Però Skye era entrata in diretto contatto con la mente di Vyra. Se quella dragonessa era così potente e beneamata, fiduciosa nella tanto declamata bontà di re Vurwisch, e se Skye non aveva percepito malignità da parte di lei, allora forse significava che erano davvero al sicuro.

Certo, c'era da chiedersi come mai Vyra non li volesse morti, ma finché li preferiva vivi, a James andava benissimo così.

Anche se doveva ammettere che un po' lo infastidiva dover dipendere da altri. Per anni aveva affrontato i pericoli con le proprie forze, si era dovuto guardare per sé, mentre adesso era servitore di un sovrano.

Un sovrano che lo avrebbe protetto, quantomeno, non gettato in un'arena per giocare contro la morte.

Prese un lungo sospiro, prima di dire la propria: «Anche io credo che siamo al sicuro».

Yan lo guardò allibito. «Tu ti fidi così ciecamente di Vurwisch?»

«Io mi fido di Skye: è entrata in diretto contatto con la mente di Vyra, è certa che qui non riscontreremo problemi.»

Nathan annuì. «Esatto. E poi, vi ripeto, Vyra ci ha già aiutati una volta.»

«Già, non vedo perché non dovremmo fidarci adesso.»

Owen scrollò le spalle. «Se avesse voluto ucciderci, lo avrebbe fatto da molto tempo. Yan, non devi fidarti di Vurwisch. Devi fidarti di Vyra.»

Seppur dubbioso, Xerxes ammiccò in accordo. «E di Skye. Così è decisamente più semplice.»

Yan abbassò lo sguardo a incrociare quello dell'amica, la quale gli sorrideva con quella sua dolcezza capace di confortare anche un toro imbizzarrito.

Di fatto, alla fine anche lui annuì piano. «Va bene. Sì, forse avete ragione...»

«Bravo così! Rilassati e pensiamo ad abbellire le nostre stanze. Sono belle, ma piuttosto spoglie.» Skye gli lasciò le mani per correre ad aprire la propria sacca, da cui estrasse la bambola della ranocchia.

«Oh, noi ce ne siamo dimenticati...»

James avvertì una bizzarra fitta di rimpianto nel pensare alla bambolina del leone rimasta sul suo letto al Rifugio. Era stato il primo regalo che gli amici gli avevano fatto. Nonostante fosse soltanto un animaletto di pezza, ne era affezionato.

Skye sbirciò i ragazzi con aria giocosa, prima di estrarre dalla sacca proprio quello stesso leone giocattolo.

James sorrise come un bambino. «Non ci credo! Ehm...» si schiarì la gola per darsi un contegno, sotto le occhiate ridenti degli amici. «Voglio dire... da' qua», e arraffò la bambola.

Skye passò il cavallino a Nathan, l'aquila a Yan e il cervo a Xerxes mentre Owen le balzellava intorno, avido di riappropriarsi del proprio gufo, geloso com'era di quanto gli apparteneva.

Nathan stava guardando proprio lui, gli occhi neri che passavano anche su James mentre il muso del cavallo indicava il letto. «Sentite, io non ho problemi, va bene? Mi fido di voi, e capisco che non c'erano altre soluzioni. A Skye non dà fastidio, quindi... Però vi chiedo solo di non chiudere le tende, per favore...»

«Tranquillo, Nate» ridacchiò Skye. «Neanche io voglio chissà quale intimità con questi due babbei!»

«Neanche noi» borbottarono James e Owen all'unisono, quest'ultimo rosso in volto.

James avrebbe tanto voluto rassicurare Nathan, spiegargli che a lui le donne proprio non interessavano e che non c'era dunque bisogno di patire per il fatto che dormisse accanto a Skye.

Ma no, non lo avrebbe mai rivelato. Non per Nathan, ma James non aveva affatto voglia di parlarne e rischiare di perdere la stima degli altri, o magari addirittura di metterli in imbarazzo e farli sentire a disagio in futuro.

Riscossosi da quei pensieri, sollevò la zampa del leone per fargli colpire il le corna del cervo di Xerxes. «Ora dicci un po' di questo posto! Quel tipo che parla tanto... Aron, giusto?»

«Sì, il principe.» L'amico lo guardò con esasperazione. «Dovresti tenere bene a mente il suo nome.»

«Sì, sì, insomma. Fa sempre così?»

Xerxes abbozzò un sorrisetto. «Purtroppo sì. Quando siamo venuti in visita con la mia famiglia, Aron non faceva altro che seguire me ed Elijah. Con lui andava d'accordo, mentre io... diciamo che dopo un po' me ne andavo in punta di piedi.»

«E che ci dici della sua simpaticissima sorella?»

«La principessa Vilhelmina? Non ho mai parlato con lei. Io ero un bambino all'epoca, mentre lei era già una ragazza alquanto arrogante. Si è sposata soltanto due anni fa. Fisicamente ricorda sua madre, anche se di carattere è l'opposto. Mi dispiace per la dipartita della regina Vilde: era una donna davvero affettuosa. Si vede che il re soffre ancora per il recente lutto.»

«Tu dici?» mugugnò Yan. «A me sembrava abbastanza allegro.»

«Il suo sguardo non è pimpante come quello che vidi l'ultima volta: adesso i suoi occhi celano la tristezza, così come, dopotutto, anche quelli di sua figlia. Invece Aron è forse ancora un po' immaturo, può darsi che stia affrontando meglio di loro questa brutta situazione.»

«Come mai i tuoi colleghi principini hanno i capelli pitturati di bianco?»

«Veramente è il loro colore naturale, Jim. Lo hanno preso dalla madre. Ti ricordo che era una fata.»

«Sono mezzi-folletti!» esclamò Owen, improvvisamente allarmato. «È vero! Come abbiamo fatto a non pensarci? I loro poteri potrebbero avere effetto su di noi...»

Tutti gli altri si guardarono preoccupati, specialmente Yan, che tornò a muovere gli occhi come un uccello ubriaco.

James però sapeva di poter contare su Xerxes, il quale appunto era già preparato a far tornare la calma.

«Lo stesso discorso vale per i goblin. Sapevamo che ci sarebbero state anche delle creature differenti dagli esseri umani, e lo sapeva anche Vyra. Sono certo che andrà tutto bene. I goblin e le fate non possono comunque leggere la mente altrui.»

Come previsto, gli altri rilassarono le spalle, mentre James scoccava un sorrisetto orgoglioso all'amico principe.

«C'è qualcun altro di cui dovremmo saperne di più?» domandò Nathan. «Un servitore in particolare, qualcuno di molto vicino al re...»

«Vediamo... Beh, c'è Svizol, il consigliere.»

«Il goblin?» James scosse la testa, non sapendo se esserne divertito o contrariato. «Un goblin come consigliere! Ah! Questo re è davvero strano!»

«Che cosa c'è di sbagliato?» ribatté Xerxes. «Alla fine i goblin sono sempre stati leali agli esseri umani. Lascia perdere la maniera dispotica con cui mio padre ha cominciato a trattarli. Mio nonno, invece, li considerava quasi al pari dei maghi. Sappi che il mio insegnante era un goblin!» dichiarò con orgoglio. «Sono creature molto intelligenti. E vorrei ricordarti che le visioni delle lastre-della-visione vengono mandate da loro, altrimenti neanche noi riusciremmo a guardarle» sussurrò infine.

Adesso James sorrideva radioso, sempre più contento di vedere Xerxes scomporsi per rimbrottarlo. «Accidenti! Difendiamo i diritti dei goblin!»

Xerxes roteò gli occhi. «Beh, in ogni caso, Svizol rimane un tipo parecchio piantagrane. Sembra comportarsi più come un maggiordomo che come braccio destro del re. Meno lo stuzzichiamo, meglio è.»

«Qualche altra creatura particolare da cui dobbiamo stare alla larga?» bofonchiò Yan.

«Non credo ve ne siano. Altre figure importanti sono il capitano della guardia reale, Berserker Tushik. Parlo di quella guardia con i baffi biondi. E il comandante di tutto l'esercito reale, Berserker Lursho.»

«Il padre di Fema» mormorò Owen.

«Sì. Non vi sono entrato molto in contatto, non ho idea di che tipo di uomini siano. Suppongo però che le persone più importanti le incontreremo a cena.»

«A cena?» Owen si batté una mano sulla pancia. «Non fraintendermi, sono più che felice di mangiare, ma come faremo a conoscere la gente dei ranghi alti? Noi siamo solo servitori.»

«Ogni tanto il principino fa fatica a ricordarlo» lo prese in giro James.

Xerxes non si lasciò stuzzicare, ma rispose: «Il re mangia con tutti gli abitanti del castello». Di fronte agli sguardi perplessi degli amici, si strinse nelle spalle con un sorrisino. «Ammetto che anche io mi ritrovai confuso, da piccolo. Ma basta guardare che stanze confortevoli ci hanno dato. Abbiamo persino i bagni personali! Re Vurwisch non è come mio padre, questo è chiaro.»

«A due poli opposti!» esclamò James. «Insomma, sono contento che Vurwisch non sia un sadico arrogante, ma è pur sempre un re!» "Che senso ha avere il potere se non lo si usa per farsi guardare dal basso all'alto?" si trattenne dal dire.

«Questo è tipico del comportamento della gente nel regno di Finwzima» spiegò ancora Xerxes. «I sovrani praticano la gentilezza da molte generazioni, ma da ciò che ho capito, re Vurwisch è addirittura più morbido dei suoi genitori e nonni. Qui sono tutti molto gentili e ospitali, nessuno viene trattato come un vero servo. L'arroganza è praticamente bandita.»

«Jaaames» cantilenarono gli altri.

«Questo lo vedremo» ribatté lui, ignorando le loro risatine. «Neanche la principessa-platino sembra coltivare questa pratica.»

«Giusto.» Xerxes si strusciò il mento. «Mmm, non vi nascondo che lei mi preoccupa parecchio. È l'erede al trono, e dubito che il suo futuro regno sarà piacevole come l'attuale di suo padre.»

«In realtà, Vilhemina è stata una mia paziente.»

Tutti si volsero alle parole di Owen, sorpresi.

Questi annuì con aria fosca. «Più o meno alla nostra età, la principessa soffrì di attacchi isterici. Delirava, perciò i suoi genitori la mandarono da me. Riuscii a placare il suo problema, seppur non promisi che l'isteria fosse passata del tutto. Comunque sia, da allora i suoi genitori mi hanno sempre confermato che è molto più tranquilla. Ma vediamo comunque di non farla arrabbiare, è meglio.»

«Perché non ce lo hai mai detto?» fece Skye, sorpresa.

Non che a James interessasse più di tanto, ma effettivamente Owen aveva raccontato loro di molti pazienti particolari che aveva avuto, e adesso si parlava della principessa erede di Finwzima.

Il giovane guaritore guardò da un'altra parte e sospirò con pesantezza. «Ero piccolo, è stata una dei miei primi pazienti più gravi e... n-non era bello, ecco...» Si strinse nelle spalle. «E non ero sicuro che a voi avrebbe fatto piacere sentirne parlare. Ho faticato molto, avevo paura che mi facesse del male...»

Skye arrossì e gli accarezzò il braccio. «Scusa, Owie. Deve essere stato davvero brutto... Tranquillo, cercheremo di non dar fastidio alla principessa.»

Gli altri annuirono.

Poi Nathan si stiracchiò sbadigliando. «Dovremmo riposarci un po'. Il principe Aron ha detto che la cena è poco prima del tramonto, e che una dama ci farà avere dei vestiti nuovi.»

A James andò di traverso la saliva. «Che intendi con vestiti nuovi

                                  *

Nuova casa, nuove stanze... nuovi vestiti 🫠
Grazie a Xerxes conosciamo un pochino di più riguardo i nuovi personaggi che circonderanno i protagonisti, ma avremo modo di parlarne meglio nelle prossime occasioni.
C'è molto da dire, ma per il momento vorrei soffermarmi un attimo sulla questione delle fate, mentre i goblin arriveranno più avanti.

Immagino vi sarete fatti qualche domanda nel sapere che la regina Vilde era una fata, anche perché le uniche fate che vi ho fatto conoscere sono quelle della Foresta di Hanover, piccoline e sfuggenti.
Ebbene, come può una fata così piccola accoppiarsi con un umano?
Molto semplice.
Una fata può decidere di cambiare il proprio aspetto e le proprie dimensioni a suo piacimento, dunque la regina Vilde ha imitato le dimensioni umane e ha potuto sposare re Vurwisch, avendo insieme la principessa Vilhelmina e il principe Aron.
Chissà quali saranno le abilità fatate dei due fratelli🧚🏻‍♂️🧚🏼‍♀️

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