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Il Libro

Dopo tutto il gran divertimento del giorno precedente, a James sembrava profondamente ingiusto dover rientrare a lavoro così presto. Avrebbe desiderato trascorrere una seconda giornata a cacciarsi nei guai assieme ai suoi amici, e poi una terza, una quarta, una quinta...

Inoltre quel giorno faceva più freddo, anche con le finestre sigillate si udiva l'ululato del forte vento.

Purtroppo, per quanto il suo desiderio fosse grande, non aveva potere decisionale, dunque cercò di mettersi il cuore in pace prima di aprire gli occhi.

Skye e Owen dormivano ancora, gli stavano così vicino che grazie a loro James riusciva a godere di un buon tepore.

Dovette tuttavia allontanarsi e scavalcarli per rintanarsi in bagno, così da studiare il Libro senza il rischio che si svegliassero e scoprissero quel suo segreto.

La sera prima era riuscito, con sorpresa anche da parte propria, a sorpassare i coinquilini senza far notare il volume e lo aveva nascosto sotto alla pila di asciugamani.

Sbuffando per la pelle d'oca, si appoggiò alla vasca e passò le dita sopra la copertina, in particolare sulla rilegatura del suo nome.

Avrebbe tanto voluto leggerlo seduta stante, ma non poteva, era ora di prepararsi per la colazione.

Ma se un cameriere fosse entrato per sistemare i loro letti e avesse trovato il Libro?

Sentendosi un completo idiota, si avvicinò alla testa del leone e sussurrò: «Devi rimanere nascosto».

Detto fatto: il Libro scomparve proprio dinnanzi ai suoi occhi, adesso posati sui calli delle mani.

Non aveva idea di come fosse stato possibile.

Era stato quasi come... come se lui avesse pronunciato una formula magica.

Sapeva che non poteva essere vero, che era il Libro stesso intriso di magia, e forse aveva addirittura una volontà propria. O forse la sua volontà era legata a quella di James.

Non ci capiva granché, ma di una cosa era sicuro: il Libro sarebbe riapparso non appena lui lo avesse richiesto.

                                    *

Quel giorno Fray lo tenne parecchio impegnato.

Si allontanarono dalla zona vivace della savana per raggiungere il limitare dell'oscura foresta di baobab, dove James rimase per un po' fermo con le mani sui fianchi e la testa tirata all'indietro, fantasticando su quanto potesse essere divertente arrampicarsi fino alla cima di uno di quei giganti vegetali. Aveva promesso a Nathan che lo avrebbero fatto insieme, tutti quanti, ma avrebbero dovuto convincere Xerxes – o trascinarlo con la forza, insomma.

Al momento, però, Fray ancora non se la sentiva di esporre l'allievo a un rischio tanto grande.

Adesso il loro compito era quello di analizzare la gravidanza di un fossa femmina. La presenza di quel curioso predatore faceva sì che i lemuri non calassero dagli alberi per accorrere ad arrampicarsi sulle spalle dei due allevatori.

«Almeno la miciona tiene alla larga quelle stupide scimmie canterine.»

«I fossa non hanno niente a che vedere coi felini» stava spiegando Fray, accarezzando la testa dell'animale.

«Nah, mi stai prendendo per il culo!»

«Ti sembra la faccia di uno che prende per il culo?»

Fray gli mostrò come premere delicatamente sulla pancia del fossa per poter capire di quanti cuccioli fosse in attesa.

Quando James tastò, cercando di non far male alla futura mamma, riuscì a percepire come delle protuberanze contro il ventre rotondo. «Sembrano quattro...»

«Esatto!» Fray lo guardò impressionato. «Ci hai azzeccato! La fortuna del principiante, eh?»

«O forse sono bravo» obiettò James, altero.

Tuttavia il mentore fece finta di non sentirlo. «Siediti» ordinò, mentre tirava fuori dalla sacca un biberon pieno di latte, che gli mise tra le mani. Appena fischiò, videro sgusciare da dietro gli alberi un cucciolo di elefante insieme alla sua mamma. «Purtroppo non riesce a produrre latte correttamente, quindi devi essere tu a nutrirlo.»

«Che cosa?! Devo allattarlo?!»

«E assicurati che non rimanga neanche una goccia. Io intanto controllo le zanne della signora elefante.»

James osservò inquietato l'elefantino avvicinarsi scuotendo le larghe orecchie. Produsse un barrito buffo, prima di cominciare a strusciarsi contro il ragazzo, con tanto impeto da farlo ondeggiare all'indietro. Il cucciolo si sdraiò poi sulle sue ginocchia, girandosi quasi a pancia in su.

Non era pesante quanto James aveva temuto, ma non faceva altro che dimenarsi e sbattere la proboscide contro il suo viso.

«Ma tu guarda che palle!»

Riuscì a scostare la lunga appendice grigia e ficcò la tettarella del biberon nella bocca del piccolo non tanto piccolo, che cominciò a succhiare assiduamente, finalmente immobile.

"Bravo, bevi. Così quest'incubo finisce."

Udì qualche sassolino rotolare alle sue spalle, e da dietro la roccia contro cui stava appoggiato si presentarono due cuccioli di rinoceronte. Sembravano un po' più maturi dell'elefantino, la punta del corno già spuntava, eppure il loro sguardo agganciò il biberon e si avvicinarono ad annusare.

«Alla larga!» sibilò James, con un ringhio gutturale che li fece sussultare. «Non è il vostro latte!»

Uno dei piccoli tornò però alla carica, allungandosi per annusargli un orecchio, mentre il fratello si rotolava per strusciarsi contro la sua schiena.

James tirò un lungo sospiro, cercando d'ignorarli entrambi mentre l'elefantino beveva con ingordigia.

Un nuovo scalpiccio e si unì un cucciolo di winòne, la cui pelliccia argentea risplendeva grazie alle macchie unite tra loro tramite strisce chiare, come costellazioni. Anche il piccolo felino si avvicinò per annusare il latte, le ali chiare che fremevano per gola.

«Ehi! Qui mi serve una mano!»

Fray non si curò neanche di girarsi, troppo intento a sfiorare le zanne dell'elefantessa. «Sì, resisti ancora un po', sono solo cuccioli curiosi.»

Comprendendo che non avrebbe avuto neanche una goccia di latte, il winòne si sollevò sulle zampe posteriori per mangiucchiare i riccioli di James, intanto che le ali strusciavano sulle braccia nude provocandogli un solletico insopportabile. I cuccioli di rinoceronte, invece, continuavano a strofinarglisi addosso e a sbattere le guance contro le sue anche.

Dovette sopportare tutte quelle smielate moine finché l'elefantino non ebbe terminato il pranzo. Non appena si staccò dal biberon, James mosse le braccia per scacciare tutti i piccoli disturbatori. «Non vi trovo affatto adorabili!»

Loro comunque non se la ebbero a male e continuarono a rimanergli accanto, a rincorrersi a vicenda.

Improvvisamente uno dei rinoceronti batté la testa contro l'elefantino, il quale barrì e indietreggiò spaventato.

James sferrò un calcetto all'attaccabrighe per rimetterlo subito in riga. «So che adesso pensi che prendersela con i più piccoli sia divertente, ma è soltanto da codardi.»

«È dura la vita da padre?»

Fray si era avvicinato tutto gongolante, accompagnato dall'elefantessa. Il cucciolo tornò subito da lei, mentre il rinoceronte correva a unirsi ai giochi degli altri piccoli.

James sbuffò con noncuranza. «Tu lo sai meglio di me, no? Sei abbastanza vecchio, avrai di certo una mogliettina con dei figlioletti.»

Fray non rispose subito. Si limitò a sorridere, alquanto malinconico, gli occhi sollevati a osservare il cielo come alla ricerca di qualcosa nascosto tra le nuvole. «Purtroppo non ho avuto la possibilità di diventare padre. Mio figlio mi è stato strappato ancor prima di nascere.»

«Oh...» James cominciò a sentirsi alquanto a disagio.

Si rendeva conto di essere stato inopportuno...

Lo era sempre, ma lo faceva di proposito, su cose che a lui non interessavano e che non trovava delicate.

In questo caso però capiva che la situazione era molto triste. E allo stesso tempo non si sentiva in grado di consolare qualcuno. James per primo detestava venire consolato, perché temeva di apparire debole.

«Scusami...» si sforzò di dire. «Non volevo.»

«Non potevi saperlo» lo tranquillizzò Fray.

Non disse altro, dunque James si chiese se stesse aspettando di venire incalzato a raccontare.

Non sapeva come comportarsi...

Forse Fray non voleva parlarne, o forse voleva, ma allo stesso tempo preferiva non rattristare l'atmosfera...

Ma se c'era una cosa che James aveva imparato, era che trattenere tutto dentro faceva male. Se lui continuava a farlo, era per stupidità e orgoglio.

Quando però si era sfogato per la prima volta con gli altri ragazzi, circa due anni prima, si era sentito davvero meglio. Loro lo avevano capito, si erano resi conto del dolore che lo affliggeva e avevano addirittura ribattuto che lui non aveva colpe. Allora si era sentito veramente felice, amato, libero, per la prima volta dopo tanto tempo.

E a dirla tutta, era stato libero fin da quando li aveva incontrati, ma non se ne era reso conto subito.

Perciò, nella speranza di far sentire meglio qualcuno che, a suo parere, non meritava dolore, guardò Fray e domandò: «Il parto è andato male?»

«No... Il bambino non ha neanche avuto la possibilità di formarsi del tutto. Mia moglie si è ammalata di freezlad mentre era incinta, e la malattia ha portato via sia lei che il piccolo...»

James sospirò affranto. Non conosceva la vita privata di Fray, ma sapeva riconoscere una cattiva persona quando ne vedeva una – lui per primo si considerava tale. Fray invece non lo era, e uno come lui non meritava una pena tanto grande...

E poi venne la domanda che James odiava, ma che, dopotutto, si era aspettato: «E riguardo ai tuoi genitori?»

"Ammazzati da un criminale," pensò nella verità. Ma per tener fede alla bugia messa su con Owen e Skye, rispose asciutto: «Ci hanno abbandonati. Così ho preso i miei fratelli e li ho portato qui al Nord».

«Sei stato bravo.»

James guardò da un'altra parte, sempre più a disagio.

«Sai, voi tre non avete nessun accento di Dochst.»

"Ma che cosa ti frega?!" Tuttavia, il ragazzo mantenne la calma e si costrinse a pensare come Nathan: «Ehm, nostra madre veniva da Egaelith e... ecco, lei preferiva parlare la sua lingua natale in casa. Lo faceva anche nostro padre. Lo facevamo tutti, già. Conosciamo meglio quella rispetto all'altra...» farfugliò, «rispetto a quella di Egaelith, intendo... quella di Dochst non... non ci riesce benissimo...»

«Va bene...» borbottò Fray, un po' confuso.

Quando i due si guardarono negli occhi, il mentore sorrise, e James distolse lo sguardo prima di far vedere che stava facendo lo stesso.

In quello stesso momento le sue narici vennero stuzzicate da un nuovo odore: apparteneva a un leone, ed era alquanto spiacevole, gli ricordava lo sporco.

Accanto a loro stava appunto passando un esemplare dalle zampe magre e il corpo per metà glabro, la criniera stopposa ricadeva arruffata sino alle caviglie scheletriche.

L'elefantessa lanciò un barrito potente, prima di allungare la proboscide per porre il suo cucciolo dietro le zampe. Fray invece si mosse per avvicinare a sé il winòne e i piccoli rinoceronti, intanto che il leone li puntava.

James gli si frappose di fronte e cominciò a soffiare, con tanta cattiveria da farlo subito indietreggiare con la coda tra le zampe.

Occorse davvero poco prima che se la desse a gambe, portando con sé la puzza di lercio. Nella sua pelliccia non v'era alcuna traccia del calore e dell'affetto di un branco, ma neanche della pulizia e della salute dei solitari che James aveva già conosciuto.

«Uhm, non male, ragazzo» bofonchiò Fray, ancora stringendo i cuccioli incredibilmente taciturni.

«Chi era quello?»

«Lo chiamiamo Nyek. È un solitario. Per quanto lo nutriamo, continua a dar fastidio ai cuccioli. Credo proprio che sia di indole cattiva, ma stiamo cercando di dargli una possibilità.»

«E se poi scappa il cucciolo morto?»

Fray assunse un tono più severo: «Il re ha parlato, e noi obbediamo. Fine della storia. Ora va' a mangiare», ed evocò una saccoccia che spinse tra le sue mani. «Ti aspetto all'oasi. E non cacciarti nei guai, eh. Non sia mai che qualche cucciolo ti rubi gli stivali!»

«Ma se hai appena pestato la merda di rinoceronte.»

James se ne andò ghignando tra sé, ascoltandolo imprecare.

Forse Fray era meno spiacevole di quanto avesse creduto.

Dopotutto, gli altri dicevano che James era troppo abituato a giudicare le persone senza prima conoscerle meglio, e lui stesso ammetteva che a primo attrito aveva considerato Nathan come un noioso rigido alle regole, Yan un ragazzo incapace di far del male a una mosca, Skye una bimba svalvolata, Xerxes un subdolo bugiardo e Owen un infradicia-brache.

                                  *

Rientrati al castello, James ritrovò il Libro sotto al cuscino.

L'idea di dover attendere la fine della cena per leggerlo era insopportabile. E poi, una volta tornati in camera ci sarebbero stati gli altri a pungolarlo per studiare, e lui non avrebbe trovato il tempo di ragionare sul segreto delle pagine vuote.

La curiosità gli strizzava lo stomaco fino a fargli passare la fame...

«Io non scendo a cena» disse alla fine. «Non mi sento granché bene.»

Ovviamente il suo piano geniale consisteva nel fingersi malato con l'Umhïrtröfa lì presente, pronto a sviluppare la sua diagnosi: «Che cos'hai? Mal di testa? Non hai toccato piante velenose nella savana, vero? Perché non ti spogli e mi fai vedere se hai qualche sfogo? O magari passare da una zona calda a una fredda ti ha dato fastidio? Apri la bocca, fammi vedere la gola.»

James gli tenne fermi i polsi mentre quello gli afferrava la mascella. «Nulla di grave» sussurrò a occhi sgranati. «Solo stanchezza.»

«James, tu non rinunceresti mai alla cena» obiettò Skye. «Hai una fame da leone, riesco a percepirlo benissimo.» Quando il ragazzo si girò per ribattere a tono, scoprì che lei lo stava guardando con il suo solito fare comprensivo. «Hai bisogno di rimanere da solo?»

Era per questo che adorava Skye: riusciva sempre a capire quando qualcuno si comportava in maniera strana e riusciva sempre a essere comprensiva.

Annuì, così Owen scrollò le spalle. «Bastava dirlo. Dicci almeno se è successo qualcosa di grave.»

«No, niente di grave.»

Quando i due furono pronti per scendere, Skye afferrò la mano di James e lo guardò negli occhi. «Ci vediamo dopo. Fa' quello che devi in tempo per il nostro ritorno.»

Lui sbuffò una risata. «Voglio solo essere sicuro di cosa si tratti, poi ve ne parlerò. Non sono un amico pessimo, assicurati che Owen non mi faccia fare brutta figura con gli altri!»

Mentre uno gli faceva un gestaccio e l'altra gli sorrideva, i due se ne andarono.

James si affrettò a tirar fuori il Libro e ad aprirlo a una delle pagine vuote. «Va bene, adesso rispondi alle mie domande» tentò, in tono da comandante.

Ma le pagine rimasero nude.

«Ti ho chiesto quello che voglio! Non so come poter essere più chiaro!»

Ancora nessun accenno d'inchiostro.

Provò ancora, ogni volta con nuove pagine, ogni volta fallendo, innervosendosi sempre di più.

«Non posso venire preso in giro da un libro!» sbottò adirato. «Rispondimi! Voglio sapere! Chi sono?»

Chi sei? rispose allora il Libro, imitando nuovamente la sua calligrafia. Tu sai chi e che cosa sei, ma non sai il perché.

«Ma che significa? Chi e che cosa sono?»

Tu sei James Carter. Tu sei un leone, ma non sei più il Red Lion, non da quando hai deciso di non volerlo essere. Sei un amico, un figlio, un fratello, un sostenitore, un guerriero, un protettore...

«E cos'altro?»

...tu sei un guardiano di animali, sei un servitore di re Vurwisch Otsoson, sei stato un suddito di re Kayne Cavendish. Tu sei un "bestia", e i "bestia" sono flagelli...

«Flagelli...» James aveva già sentito quella parola, ma con la lettera maiuscola.

Erano stati i Cacciatori Oscuri a usarla in maniera così importante e misteriosa. Ai tempi in cui Yan viaggiava in segreto per stare con Dalila ed Elijah, i tre erano riusciti a origliare la conversazione di quei Cacciatori di "bestia": uomini e donne provenienti da Paesi diversi di Pure, in tutto erano sette, come sette erano i "bestia" ancora vivi. Uno di quei Cacciatori però era morto, e ora ne rimanevano sei.

James non aveva creduto granché alle loro parole, come se si ritenessero chissà quali profeti.

Tuttavia, i Cacciatori avevano definito i giovani "bestia" come Flagelli.

E adesso il ragazzo trovava quella stessa parola sul Libro: Tu sei un Flagello.

                                  *

Ma cosa ci fa il titolo del libro nel Libro che ha come titolo il protagonista di questo libro?
Mi sa che lo scopriremo nel prossimo capitolo, forse...
Beh, comunque spero tanto che questo vi sia piaciuto ^^
Che ne pensate delle risposte del Libro?
E di Fray? Ha una storia molto triste, e James sembra cominciare ad andare d'accordo con lui.
Oggi non ho curiosità da lasciarvi, posso solo dirvi che da ora in avanti è meglio stare attenti agli indizi che lascio nella storia, perché stiamo per entrare nella fase dove è bene tenere in mano la lente d'ingrandimento 👀

Intanto vi lascio un aesthetic di Fray!

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