2. Rabbia e divergenze
Eowra si fermò davanti alla porta della casa ed emise un sospiro profondo, prima di alzare un braccio e bussare.
Udì dei passi dall'altra parte e attese, mordendosi l'interno della guancia.
La porta venne aperta e comparve un uomo possente, con dei lunghi capelli neri e occhi blu che lo ghiacciarono sul posto. Eowra raddrizzò la schiena e sorrise all'uomo. «Nykan, c'è Dishga?» domandò, spostando l'attenzione alle spalle dell'amico.
Nykan annuì e ricambiò il saluto con un lieve sorriso, privo di allegria. Eowra si ricompose e mise da parte tutto il suo slancio amichevole. Seguì l'uomo all'interno della casa e si ritrovò a osservarlo di soppiatto. Gli dispiaceva che i loro rapporti si fossero raffreddati in quel modo, dopo l'ultimo litigio con Dishga. Erano stati molto amici, da ragazzini, e si sentiva quasi tradito al pensiero che avesse scelto di schierarsi con Dishga piuttosto che con lui. Nessuno dei draghi lo stava appoggiando in ciò in cui credeva. Solo la sua amata Falyh lo sosteneva e lo esortava a non arrendersi. Aveva insistito per venire con lui a quel colloquio con Dishga, ma sapeva bene quanta poca pazienza avesse. Era meglio se quella conversazione l'avesse sostenuta da solo con la Regina, soprattutto alla luce di com'era finita la precedente.
«Pess non c'è?» chiese, dopo essersi guardato un po' intorno. Nykan non era mai stato loquace, ma dopo i diverbi con Dishga aveva smesso di rivolgergli la parola.
L'uomo incrociò il suo sguardo con un'espressione neutrale. «Sarà fuori da qualche parte».
Eowra espirò, trattenendosi dal commentare. Se fosse stato per lui, avrebbe adottato all'istante quel povero bambino, ed era anche sicuro che Dishga e Nykan gliel'avrebbero ceduto senza porsi più di tanti problemi. Sembravano non vedere quanto lo stessero facendo soffrire, senza aiutarlo a integrarsi o cercando una soluzione.
Gli si era avvicinato più volte, negli scorsi mesi, quando l'aveva trovato da solo, e aveva provato a chiacchierarci per fargli compagnia, ma Pess era più introverso del padre.
Dei passi attirarono la sua attenzione. Dishga comparve da una stanza attigua e il sorriso allegro le scomparve, non appena lo vide. «Eowra» osservò, mentre gli si avvicinava.
Si schiarì la voce, preparandosi all'imminente litigio. Lo percepiva che stava arrivando e sarebbe stato peggiore dell'ultimo. «Volevo parlare con te».
Dishga lo invitò a sedersi sui divani e accettò solo per non risultare scortese. Nykan si posizionò alle spalle di Dishga, con le braccia conserte e gli occhi di ghiaccio puntati su di lui. Guardandolo, riusciva a immaginarsi Pess da grande. Sarebbe stato la sua esatta copia.
Eowra sbatté una volta le palpebre. «Voglio parlare con te da sola» precisò.
Nykan non si mosse, ma Dishga indicò la porta con la mano, ordinandogli in silenzio di uscire.
Eowra li studiò entrambi. Lo stupiva sempre vedere il vecchio amico così remissivo, quando da giovane non si era mai fatto comandare da nessuno.
Rimasti soli, calò un silenzio teso. Dishga si sistemò i capelli biondi, striati d'argento, e lo fissò, senza alcun pizzico di cordialità in viso. «Dunque?».
Eowra raddrizzò la schiena, prima di parlare. «Non mi dilungherò troppo. Sono qui per riaprire la discussione di un mese fa. Io non mi sono persuaso».
Dishga alzò gli occhi al cielo e sbuffò, facendolo innervosire. Poche persone l'avevano irritato tanto come era in grado di fare lei. Quando si comportava in quel modo, la detestava. Sembrava una bambina, nonostante non avessero tanti anni di differenza.
«Qualunque cosa dirai, la mia risposta è no» lo interruppe, alzandosi in piedi.
La imitò e le si parò davanti, per impedirle di allontanarsi. Aveva sempre cercato di essere gentile e rispettoso nei suoi confronti, ma si era stancato. La sua pazienza era finita da tempo.
«Adesso mi ascolti. Dire di no alle mie proposte dimostra solo quanto tu sia egoista» proruppe, alzando la voce.
Dishga sbarrò gli occhi ed emise un verso di sdegno. «Egoista?! Vivo tutta la mia vita in funzione della vostra e sarei io l'egoista?!» urlò.
Eowra quasi le ringhiò contro. «Vivere reclusi su questa isola tutta la vita è da pazzi! Non possiamo restare separati dal resto del mondo! Se non lottiamo per farci accettare dagli umani, come potranno mai farlo da soli?! E non pensi a Pess?! Il tuo bambino è diverso, non si sta godendo la vita e non ne avrà mai la possibilità se non troviamo una soluzione. Dobbiamo andarcene. Non sto dicendo di abbandonare Noosh per sempre».
Dishga emise una risata di scherno. «Quest'isola è l'unico posto sicuro per i draghi. Ho già troppe preoccupazioni, per pensare di fare i bagagli e partire. Tira fuori ancora una volta questo discorso insulso e prenderò provvedimenti!».
Eowra arretrò di un passo, scuotendo la testa. Non riusciva a capire perché non gli desse mai l'opportunità per spiegare le sue ragioni. Non si prendeva neanche del tempo per provare a comprenderlo. C'era un rifiuto totale da parte sua e gli sembrava di star cercando di far riflettere un albero.
«Se Pess fosse mio figlio, starei sveglio anche la notte per trovare un rimedio. Deve esserci una soluzione in questo mondo!» ribatté, non del tutto intenzionato a lasciar perdere. Di certo, non lo intimorivano le sue minacce.
Dishga gli si avvicinò, fino a trovarsi a poca distanza dalla sua faccia, nonostante la differenza di altezza. «Accomodati, allora. Vai, parti. Trova una dannata soluzione per quel bambino!».
Eowra le rivolse un sorriso amaro e abbassò lo sguardo.
«Partirai dopodomani. Da solo. Tua moglie e tuo figlio rimarranno qui» aggiunse, rivolgendogli un sorriso vittorioso. Era convinta che con quella condizione l'avrebbe fatto desistere. Non poteva sbagliarsi di più. Per quanto lo addolorasse lasciare lì la sua famiglia, voleva partire, vedere il mondo con i suoi occhi e non tramite le descrizioni che aveva letto nei libri. Sarebbe tornato con delle risposte e sarebbe riuscito a convincere Dishga a lasciare uscire dall'isola gli altri draghi. Il solo pensiero che Sygal passasse tutta la sua vita lì, come stava facendo lui, lo straziava.
«Così sia» concluse, dando le spalle alla Regina e uscendo a grandi passi dalla casa. Si scontrò con Nykan, che stava rientrando in quel momento. Si fissarono negli occhi e l'uomo scosse una volta il capo. Eowra lo superò, senza degnarlo di una risposta.
Attraversò il villaggio con un'espressione truce in volto e molti draghi lo guardarono perplessi. Giunse alla sua abitazione e trovò Falyh accucciata nel prato davanti alla casa, con Sygal. Il piccolo drago rosso camminava impacciato, tentando di fuggire dalla madre, che lo riacciuffava ogni volta, prima che si allontanasse troppo. Falyh lo percepì subito e raddrizzò il capo biondo grano per osservarlo. Eowra si lasciò cadere a terra e si passò una mano tra i capelli scuri, sbuffando. Falyh allungò il muso verso di lui, in una domanda silenziosa.
Eowra la fissò nell'occhio color del Sole. «Come vuoi che sia andata? Abbiamo litigato e mi ha detto che posso partire da solo, se voglio» proruppe, scocciato.
Il drago si ritrasse appena ed Eowra si affrettò a rientrare in casa e recuperare il primo vestito che trovò. Quando tornò fuori, Falyh lo aspettava in sembianza umana e stava trattenendo Sygal per la piccola coda rossa.
Le passò la veste, mentre prendeva tra le braccia il minuscolo draghetto e lo lanciava in aria, per poi riacciuffarlo.
«Ci parlo io con quella lì!» esordì Falyh, incamminandosi verso la casa della Regina.
Eowra la rincorse e la superò per fermarla. Falyh arrabbiata era qualcosa che non aveva ancora trovato il coraggio di affrontare, dopo tanti anni che stavano insieme. Un po' gli dispiaceva per Sygal e si augurava ogni giorno che non combinasse troppi guai, quando fosse stato più grande, se non voleva subire la sua ira.
«Amore, è inutile. In ogni caso, sono io il primo a non volere che Sygal lasci l'isola così piccolo» mormorò, studiandola.
Falyh inarcò un sopracciglio e aprì la bocca per ribattere. Le si avvicinò e si chinò per posarle un bacio delicato sulle labbra. «Tornerò presto da te e da questo mostriciattolo» mormorò, afferrando la bocca di Sygal, che stava tentando di mordergli il braccio. Ancora i dentini erano troppo piccoli e poco affilati per fargli male, ma già si immaginava come sarebbe diventato forte da grande. Da quello che aveva potuto constatare, il carattere l'aveva preso tutto dalla madre.
Falyh gli cinse il collo con le braccia e ricambiò il bacio. «Vai e torna con qualcosa che la convinca a tacere» gli sussurrò sulle labbra. «E che permetta a tutti noi di lasciare quest'isola e vedere Daktsee» aggiunse.
Eowra ricambiò il sorriso e appoggiò la fronte alla sua, socchiudendo gli occhi. «Non riesco a capire se sto facendo una sciocchezza o meno» confessò.
Falyh si staccò e lo guardò seria. «Sei l'uomo più coraggioso e altruista che conosca. Cercherò di aiutare Pess come posso mentre sei via».
Eowra annuì e le avvolse un braccio intorno alle spalle mentre si dirigevano verso casa.
Sygal aveva ripreso a mordergli le dita, ma quello era uno dei suoi ultimi momenti con il figlio prima della partenza, per cui sopportò a denti stretti, sperando che al figlio passasse presto la voglia.
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Mi sono resa conto solo ora che questo capitolo in ordine cronologico è al secondo posto e quindi va prima di molti che ho già pubblicato, cioè dei capitoli che vedono Pess a casa di Viltor e sulle montagne :/
Lo inserirò quindi nell'ordine corretto.
Instagram: animadidragoo.
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