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9 Risveglio

Quando Thomas si risvegliò, il suo campo visivo venne occupato da un volto alquanto familiare.
"Stai bene?", le chiese Brenda.
"Sì dai".
Le fece il segno di spostarsi, poi si mise seduto sul materasso mentre la ragazza su una sedia di fianco al letto.
"Come ti senti?", gli chiese.
"Ho un po' di mal di testa".
"È naturale. Con quella botta sui sassi...".
"Chi mi ha salvato?", la interruppe.
"Newt. È andato a cercarti ma ti ha trovato nel fiume. È stato allora che ti ha inseguito come un matto fino a salvarti".
Thomas non ci voleva credere.
L'aveva salvato? Davvero? Non ci credeva. Voleva sentirselo dire in faccia.

Newt era in sella a Jane, a contemplare i campi e la cittadella dall'argine del Colorado.
Voleva stare solo.
Quello che era accaduto lo aveva sconvolto. Thomas aveva rischiato di morire, e lui l'aveva salvato.
Ho addirittura pianto...
Sì, aveva pianto. Da quand'era che non lo faceva? Due anni? Beh sì, contando che lui era morto due anni prima...ma cosa stava facendo? Doveva smettere di identificarlo con lui. Doveva avere il coraggio di nominare il suo nome, ma il dolore per la sua perdita gli pervase il cuore, bloccandolo.
Non ce la faccio...
"Ehi Newt".
Il filo dei pensieri si tagliò di colpo.
Si voltò, vedendo alla sua destra Thomas, in sella a Demetra. Allora Newt si mise composto, tornando serio.
"Vedo che ti sei ripreso", commentò.
"Sì. Volevo ringraziarti".
"Ringraziarmi?" chiese il biondino stupito "un egocentrico come te che ringrazia uno del Texas?".
"È il dovere. Sono indebito con te".
"Sono sicuro che riuscirai a sdebitarti".
Thomas sorrise.
"Forza" fu quello che disse Newt per rompere il silenzio "abbiamo un lavoro da sbrigare".
"E sarebbe?".
"Trainare una carrozza. Abbiamo un cliente nuovo".
"Chi?".
"Mai visto prima d'ora. L'unica cosa che m'interessa è che paghi".
"Mercenario del caspio...", mormorò il moro ridendo.
Newt sorrise e avviò il cavallo. Passò di fianco a Thomas quando questo lo bloccò tenendogli l'avambraccio; il biondino lo squadro' in malo modo mentre l'altro sorrideva.
"Non fare finta di niente. Ho apprezzato quello che hai fatto".
"L'hai già detto".
"Intendo il bacio che mi hai dato sulla fronte, quando mi hai riportato in camera".
Newt sprofondò nella vergogna. Se fosse stato sul letto e avesse avuto un cuscino tra le mani, avrebbe voluto schiacciarselo il faccia e morire soffocato. Senza volerlo, il viso gli divenne magenta.
"Stavi dormendo...", mormorò con lo sguardo basso.
"Ma ti ho sentito. Non ti facevo gay".
"Lo sono infatti" rispose lapidario "qualche problema?".
"No no-".
"Hai qualcosa contro i gay?".
"Non è quello che-".
Il ragazzo lo interruppe sbuffando. Senza parlare, quest'ultimo imbuco' la stradina sterrata, dirigendosi verso il ranch. Thomas lo seguì.
Ogni giorno che passava, Newt sembrava più misterioso; il motivo lo sapeva solo lui, e Thomas scommetto' che la risposta stava nella stanza 250. Se voleva scoprire qualcosa, doveva entrarci.
Ormai aveva deciso: quella notte, sarebbe entrato nella stanza 250...

Più che una carrozza era un calesse, una tipologia di carrozze aperto e priva di tettuccio, perfette per la stagione estiva. Era piccola, quindi Demetra poté trainarla senza il bisogno di eventuale aiuto. Il cliente in questione li attese di fronte a una casa, a circa metà strada tra Austin e il ranch; Thomas vide finalmente il cliente. Era una donna, vestita con un completo elegante e tutta vestita di bianco, con una borsa della Liu Jo. In testa aveva un enorme cappello circolare, pieno di piume multicolore.
La donna aveva i capelli legati con uno chignon, tendenti all'arancione; gli occhi erano nascosti da un enorme paio di occhiali da sole.
La carnagione era pallida e le labbra sottili; alle mani portava un paio di guanti di pelle bianca e pure le scarpe lo erano. Quando Newt fermò il calesse - essendo seduto su uno dei posti rivolti all'esterno - porse con educazione una mano alla signora.
"Oh, che galantuomo!", esclamò questa ridendo, salendo poi sul calesse.
Newt e Thomas si ritrovarono quindi seduti uno affiancato all'altro; tra loro scese un silenzio imbarazzante.
"Allora..." chiese il biondino alla donna, cambiando argomento "dove vuole che la portiamo?".
"Ad Austin. In piazza per favore".
"Certamente".
Con un colpo di redini, Newt fece muovere Demetra.
"Allora ragazzi", cominciò a dire la donna "siete amici?".
"Conoscenti", rispose Thomas.
"Ah, scusatemi ragazzi. Sapete, pensavo foste...".
"Fidanzati?" chiese Newt "no, niente del genere. Lavora per me".
"Ma davvero? E dove se posso chiedere?".
"Al ranch della famiglia Sangstar".
"Non l'ho mai sentito, ma guardandoti" guardò Thomas "non hai la faccia di uno del Texas. Sembri perlopiù uno di Los Angeles".
"Infatti vengo da lì".
"Ma davvero? E che cosa ci fai in Texas?".
"Vado ad aiutare dei vecchi amici".
Il tempo venne passato così, a parlare dei cazzi propri, ma a forza di dialogare, questi non si erano resi conto di essere arrivati a Austin. Il calesse si fermò di fronte alla piazza, poi la donna scese e, dopo aver pagato, Newt e Thomas ripercorsero la strada a ritroso. Assicurandosi che non potessero più vederla, la donna si tolse i guanti e prese dalla borsa uno smartphone; lo sbloccò e compose il numero.
"Ho finito Janson", cominciò con la telefonata.
"Ottimo lavoro Ava" rispose questo "dove sta?".
"A un ranch di cavalli. L'indirizzo non lo so ma è a nome Sangstar".
"Sì ho presente. Quindi Thomas si trova là".
"Sì, e non è solo. A quanto so, vive con un ragazzo".
"Questo è un problema vacante. Se dovrò ucciderlo per riprendermi i miei soldi, lo farò con piacere".
Mise giù la telefonata.

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