I Don't trust You anymore- pt.1
Copertina di Itz_Ray_
Credo che possa capitare a chiunque di iniziare una conversazione con la persona amata che, purtroppo, prende una brutta piega e va a concludersi con i due suddetti partner che si urlano contro, uno dei due che caccia l'altro dall'appartamento in comune, il secondo che di tutta risposta sbatte la porta, andandosene, senza ribattere o cercare di cambiare la situazione perché troppo sconfortato ed arrabbiato con sé stesso per ragionare.
Certo, sembra una scena molto cliché, di quelle che ti ricordano i film... Ma che, proprio perché sai che é un film, senti si concluderà con i due della coppia che, uno, due giorni o nel peggio, una settimana - o mese, perfino? - dopo, massimo massimo, si riappacificano, quasi dimenticando l'argomento di codesto litigio.
Felici come prima.
Dovrebbe andare in questa maniera, giusto?
Farebbe felice coloro che leggono o che guardano, sarebbe qualcosa di idoneo agli standard per farti pensare che, se ci si mette bene, in una relazione, con la persona che ami, puoi restarci tutta la vita.
Ti indurrebbe a sperarlo, almeno.
Ma diciamo che codesta storia potrebbe essere un tantino diversa dagli standard, per non dire che potrebbe simboleggiare una relazione intensa andata male.
Molto male.
Eren Jeager e Levi Ackermann stavano insieme da... Quanto di preciso? Tre anni, quasi.
Esattamente due anni e dieci mesi.
Di certo non una quantità di tempo facile da dimenticare, soprattutto se lo scopo dei due innamorati, in qualsiasi mattina, era sempre stato quello di assistere al primo sorriso del compagno, augurando un buon giorno ed accarezzando la tempia dell'amato come se fossero per l'un l'altro ciò che vi è più prezioso al mondo.
Ed in effetti, lo erano: il castano aveva sempre vissuto con situazioni calde in famiglia, la madre ed il padre lo amavano, ma per quanto affetto vi fosse tra genitori e figlio, non equivalevano minimamente la passione che provava per Levi.
Eren aveva perfino degli amici, molto cari, amici, ma davvero, il corvino era su un altro livello.
L'Ackermann invece aveva sempre avuto problemi in famiglia: tra una madre morta quando lui aveva a malapena cinque anni, un 'padre' che se l'era svignata prima che nascesse - ovviamente, era nato in un bordello, cosa importava ad un uomo del genere di una tra tante puttane? - ed uno zio, da parte di madre, veramente poco presente, seppur in teoria avesse la sua custodia, a lui era rimasto il compito di crescere con la sorellina, Mikasa, anche lei senza un papà per lo stesso identico motivo, nata nello stesso giorno e nello stesso istante in cui il battito cardiaco della genitrice aveva smesso di procedere, bloccandosi in definitivo.
Il ragazzo, nonostante ciò, non gliene aveva mai dato colpa: più che altro era stata del dottore che la aveva fatta partorire, il quale aveva permesso ad un infezione, alla malattia ed un emorragia di portar via la donna dai suoi figli.
Levi, per sopravvivere, per far sopravvivere sé e sua sorella, si era praticamente costretto a cancellare la propria infanzia prematuramente, crescendo di mente troppo in fretta, assaporando crudeltà che un bambino non dovrebbe conoscere proprio.
La solitudine, la mancanza di amore da parte di una figura adulta o della sua età, era stata tutto quello che lo aveva circondato, ai tempi.
Aveva sempre avuto solo Mikasa... Ma un infante aveva bisogno di costanti cure ed attenzioni, difficile che le cedesse.
Il corvino perlopiù, parlando di amicizie, non ne aveva mai avute molte: forse perché aveva sempre preferito starsene per i fatti suoi.
Dopo aver ottenuto quell'abitudine, avendo quasi paura di permettere a sé stesso di calcolare la possibilità di avere più di un affetto o due, finendo magari con perdere quelle persone alla fine, si era chiuso su sé stesso a guscio.
Nello stare con Eren, lui sì, aveva trovato ciò che era più prezioso, ciò che in teoria, ne era stato praticamente certo, non lo avrebbe mai lasciato, non lo avrebbe mai abbandonato per nessun motivo.
In teoria.
Inizialmente il loro rapporto era stato faticoso: uno che cercava le attenzioni dell'altro, il secondo che vi sfuggiva, che tramite sguardo gelido e frasi imparate a memoria, cercava di evitare una frattura definitiva nel proprio scudo, tanto fragile quanto pesante da portare a volte.
Eppure alla fine, con l'insistenza amorevole del castano dagli occhi smeraldo, Levi lo aveva fatto crollare, lo scudo, accettando man mano la presenza nella sua vita di qualcuno che non fosse la sorella, la quale, tra una cosa e l'altra, era risultata essere la migliore amica del giovane stesso: era stata lei ad introdurli, lei ad incitare la relazione, lei ad aiutarlo con l'ansia avuta all'inizio del primo appuntamento.
Ne era valsa la pena di provare ad accettare l'amore del tedesco: quei due anni e dieci mesi erano stati i giorni più belli della loro vita.
Quindi... La domanda che chiunque può starsi ponendo in questo momento è... Cosa è successo?
Perché questo litigio?
Questo forte amore, sostenuto, costante, mai scoraggiato ed ogni giorno sempre più prezioso, quale problema avrà mai avuto?
Come può un litigio spezzare questo "E vissero per sempre felici e contenti" che avrebbe dovuto esserci?
La spiegazione è molto semplice, forse troppo.
Le persone sono deboli, volubili: un problema piccolo può scatenarne uno più grosso, proprio come un sassolino che sbatte contro un mucchio di pietre nel punto giusto, provocando una frana, un collasso.
Il sassolino, per Eren, era stato il suo venir licenziato dalla fabbrica di giocattoli in cui aveva iniziato a lavorare.
Ancora ricordava la sensazione amara della sua sconfitta, mischiata all'idea di non essere capace di guardare il corvino negli occhi per la vergogna di tale perdita.
Non se ne sentiva capace.
Era la terza volta che a lavoro lo licenziavano... E sempre per lo stesso motivo: sovraffollamento.
Non perché facesse qualcosa di male.
Semplicemente non brillava abbastanza, non faceva il lecchino come molti altri e... Bhe, veniva cacciato.
Era umiliante a dir poco... Ed il ragazzo non voleva farsi vedere in questo modo, perciò aveva scelto di dirigersi al bar, scolarsi bicchieri dopo bicchieri e solo quando si fosse sentito abbastanza privo di problemi e pensieri, troppo impegnato a vomitare anche l'anima, per essere capace di fare due più due.
E lo aveva fatto.
Eccome se lo aveva fatto.
Non era tornato a casa, quella sera, nonostante tutte le chiamate ricevute, nonostante gli istanti in cui si era detto 'dai, torniamoci, smettiamola con queste idiozie', guardando la foto del suo ragazzo che compariva sullo schermo ad ogni tentativo svolto.
Eppure non aveva né risposto, né provato a tornarsene a casa sul serio.
Semplicemente aveva continuato ad ubriacarsi fino a scordarsi proprio tutto.
Il risultato era stato uno ed uno solo: il suo svegliarsi, col telefono che mostrava cinquanta chiamate perse ed ottanta messaggi non visualizzati, in una stanza mai vista, il un letto sconosciuto sia per calore che per odore, con affianco un uomo che era sicuro di non aver mai incrociato in tutta la sua vita.
Entrambi erano nudi.
Entrambi avevano il corpo coperto da succhiotti, morsi... E perfino seme, il quale si notava nella sua presenza tra le gambe dell'altro.
Il senso di colpa lo aveva penetrato come la lama di una spada, trapassandolo da parte a parte con tutta la sua violenza e cattiveria.
La nausea lo aveva stravolto per qualche istante, realizzando la stronzata compiuta e sentendo la mente che si aggrappava al suo amante ed amato, sapendo.
Sapendo di aver rovinato ogni cosa con le sue stesse mani.
Sapendo di essere incapace di tornare indietro nel tempo per impedire al tutto di accadere.
Per il rispetto di Levi, Eren lo sapeva già, avrebbe dovuto dirglielo, quello che aveva fatto.
Sarebbe stato ingiusto nasconderlo... Però lo avrebbe fatto soffrire!
Dio, lo avrebbe fatto soffrire da impazzire... Lo sapeva e non riusciva a non pensarci.
Proprio lui che mai avrebbe voluto far star male o in ogni caso anche solo ferire il suo partner con un graffio.
Eren non avrebbe mai immaginato, prima che glielo dicesse davvero, - scoprendo perlopiù che il corvino, chiamando la sorella, aveva perfino quasi cercato di parlare con la polizia per la preoccupazione nei suoi confronti - che una persona si potesse odiare da solo in questa maniera.
Non aveva mai immaginato di vedere lo sguardo metallico mutare ripetutamente, stravolto da emozioni a vasta scala, tra cui dolore, paura, incredulità, confusione ed un disprezzo che non si capiva neppure a chi fosse indirizzato a momenti, tutte queste prima che lo lasciassero, portando il rimanere di solo un vuoto rotto, un grigio morto e vacuo, cosí spento da ricordare le nubi grigie prima di una tempesta.
Tutte cose prima che gli gridasse contro e che dunque si arrivasse a quella frana tremenda, quell'arrivo infermabile, con il castano che si costringeva ad uscire dall'appartamento, sentendo la voce dell'altro che gli gridava di non farsi mai più vedere.
E con mai, intendeva proprio mai.
Perché nella sua solitudine, Levi Ackermann non aveva mai imparato a dire bugie alle persone che amava.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro