Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Prologo - New York

Il taxi sfrecciava lungo le vie trafficate di New York, il tassista imprecava ogni volta che qualcuno gli tagliava la strada o procedeva troppo lentamente.

Quel genere di linguaggio in teoria non era adatto alle orecchie di una signora, ma la donna che sedeva dietro di lui non pareva per niente toccata dal suo modo di parlare, anzi.

La donna che sedeva alle sue spalle aveva gli occhi azzurri, coperti da occhiali dalla montatura nera, capelli corti a caschetto castani, aria elegante e fiera.

Indossava un lungo cappotto grigio, dalla cui scollatura si vedeva una raffinata camicia, chiusa da una cravatta nera.

Agli occhi del tassista quella donna era la classica dalla quale si sarebbe tenuto alla larga, perché gli dava un senso di autorità che lo metteva a disagio, non sembrava la classica donna che aspetta il marito a casa, magari facendogli trovare la cena in tavola.

Con la coda dell'occhio notò che la donna osservava il paesaggio fuori dal finestrino e la sua espressione assorta, come se stesse studiando ogni dettaglio del paesaggio che sfrecciava fuori dal finestrino.

-Siamo arrivati, signora - dichiarò il tassista dopo qualche minuto e altrettante imprecazioni.

-Grazie - si limitò a dire lei con la  voce cordiale ma distaccata.

Gli allungò i soldi per pagare la corsa e prima di scendere affermò :

-Tenga pure il resto -

Il tassista rimase un po' spiazzato mentre la donna scendeva chiudendosi la portiera alla spalle.

Superò l'ingresso del grattacielo che ospitava la redazione di Vogue, i suoi tacchi picchiettavano sul marmo dell'ingresso mentre, con passo fiero si dirigeva verso le scale coperte da un tappeto di velluto rosso, il quale attenuò un tantino il suono insistente dei suoi tacchi.

-Bentornata, miss Webster - sorrise Miranda, la segretaria della signora  Vreeland, redattrice della rivista.

-Felice di rivederti, Miranda - fu la risposta di Susan per poi chiedere :

-Sai quando arriva Diana? -

Miranda aggrottò le folte sopracciglia d'ebano prendendo l'agenda e iniziando a sfogliarla, come se stesse cercando qualcosa.

-Dovrebbe arrivare tra poco, perché? - volle sapere la segretaria.

-Devo parlarle con urgenza - rispose sbrigativamente Susan.

-Certo, lo capisco - Miranda scosse le spalle e Susan fece per andarsene, ma venne fermata da una affermazione della segretaria.

-Volevo farle le congratulazioni per il suo amante, non è da tutti avere un premio Pulitzer in casa -

Era ovvio che Miranda non poteva sapere la verità su quel pezzo che Connor aveva fatto passare per suo, ma che in realtà era stato scritto da Susan, in un momento in cui si sentiva particolarmente ispirata.

Susan sapeva che non avrebbe mai potuto pubblicare un pezzo di quel genere, perché sapeva che il Pulitzer non sarebbe mai stato assegnato ad una donna, poiché era convinzione comune che le donne non fossero in grado di scrivere certe cose.

Connor era stato più furbo che santo, aveva rubato l'articolo di Susan mentre lei era a Parigi per fare visita a Catherine Dior, sua amica da molti anni, e aveva fatto pubblicare quell'articolo sul New York Post, giornale per il quale Connor lavorava, e il pezzo era stato accolto con una marea di giudizi positivi e questo aveva portato Connor a ricevere la candidatura al Pulitzer per il miglior giornalismo internazionale.

Susan aveva scoperto tutto questo una volta tornata dalla Francia.

Avrebbe tanto volentieri strozzato Connor per quello che aveva fatto.

Quando si era trovata davanti  il pezzo pubblicato e firmato con il nome del suo amante, Susan era rimasta scioccata e aveva cercato di far capire a Connor quanto sbagliate fosse stato il suo gesto.

L'uomo le aveva riso in faccia, dicendo che tanto nessuno avrebbe mai creduto che quel pezzo lo avesse scritto una donna.

Susan scosse la testa cercando di allontanare quei ricordi.

Camminò fino all'ufficio di Diana e si sedette su una delle sedie dove di solito la redattrice riceveva i suoi ospiti.

Sapeva bene che quello che stava per chiedere a Diana non era esattamente una cosa semplice da accettare, ma Susan non sarebbe riuscita a rimanere ancora a lungo a New York.

Non perché pensava di poter incontrare Connor, la città era talmente grande che era difficile incontrarsi, ma perché non avrebbe sopportato l'idea di vederlo comparire in televisione a parlare di cose delle quali non si era mai interessato.

Cosa ne sapeva Connor di cosa volesse dire essere donna ed avere un talento, ma non essere riconosciuta come persona talentuosa?

Cosa ne sapeva Connor della frustrazione che attanagliava lo stomaco quando ti rendevi conto che dovevi lottare per ottenere un posto che per gli uomini era scontato?

Per un attimo la donna accantonò il pensiero di Connor , per viaggiare con la fantasia fino a Parigi.

Per Susan tornare a Parigi era stato un po' come tornare a casa, visto che aveva vissuto nella capitale francese, per molto tempo, dove aveva intrapreso la carriera di modella, il fisico longilineo, i lunghi capelli castani che all'epoca le arrivavano a metà schiena e l'incarnato perfetto, le aveva permesso di costruirsi una solida carriera, sia come modella che come fotografa.

Susan, all'epoca aveva ventuno anni era una giovane donna che sentiva di avere il mondo in mano, guardandosi indietro, la donna si domandava come avesse potuto essere così sciocca e frivola.

Forse per via della giovane età, visto che aveva lasciato Londra e la sua famiglia di origine, appena era diventata maggiorenne.

Il suo sogno era sempre stato entrare nel campo della moda, da quando sua madre le aveva permesso di comparsi il suo primo rossetto, all'età di sedici anni, aveva deciso che sarebbe diventata una star nel mondo della moda.

Ma la sua, famiglia non era ricca, tutto il contrario, era necessario che tutti loro portassero qualcosa a casa, così Susan, si era ritrovata a lavorare in una sartoria come cucitrice.

Susan ricordava le ore passate chiuse in quel laboratorio, dove aveva imparato tante cose, ma che era stato anche teatro di parecchie sofferenze, poiché le sue colleghe di lavoro non la sopportavano e facevano di tutto per danneggiarla, a volte rovinando addirittura i lavori fatti da Susan, in modo che la signora Wilson, la sarta sotto la quale Susan e le altre lavoravano, la punisse.

Susan aveva detestato quelle vipere, perché le sue ex colleghe non erano altro che vipere invidiose.

Era stato in quel periodo che Susan aveva cominciato a desiderare di diventare una stella così da vendicarsi di tutti i torti subiti, voleva dimostrare di avere talento e di meritare la considerazione altrui.

Il suo bell'aspetto aveva fatto il resto.

Il portamento fiero la faceva somigliare ad una regina, nonostante gli abiti semplici che aveva sempre portato, anche perché, molto spesso erano abiti che le venivano passati da sua sorella maggiore, Martha.

Ma le finanze della sua famiglia non potevano permetterle di lasciare Londra tanto presto, così decise di affiancare il lavoro di modella a quella di fotografa.

Voleva aiutare sua madre, che tanto aveva sacrificato per far vivere alle sue figlie una vita così complicata.

E da allora ne era passata di acqua sotto i ponti, era trascorsa persino una guerra, forse la peggiore che sia mai stata combattuta.

Era il 1942 quando aveva incontrato il suo mentore Nicolas Miller.

Era grazie a lui se aveva iniziato ad esporre le sue fotografie.

Erano stati veramente dei bei momenti nonostante la guerra avesse distrutto tutto, e abbia riportato alla luce tutta la crudeltà di cui l'uomo poteva essere capace.

-Susan! Miranda mi aveva detto che mi stavi cercando - Diana Vreeland, entrò in quel momento nel suo ufficio, avvicinandosi alla sua amica, nonché collega.

Diana era alta dai capelli castani, lineamenti duri, non particolarmente attraente fisicamente, ma dotata di un fascino particolare che attirava comunque l'attenzione.

Quel giorno indossava un formale completò blu oltremare, oltre a tacchi vertiginosi, troppo alti persino per Susan.

-Ciao, Diana - sorrise Susan, ma redattrice notò subito che il sorriso dell'altra non era per niente spensierato.

-Cosa succede? - Diana si sedette dietro la scrivania senza staccare lo sguardo da Susan.

-Ho bisogno di partire, Diana, devo tornare a Parigi.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro