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Capitolo Uno - New York

-Ho bisogno di partire, Diana, devo tornare a Parigi. 

Quelle parole aleggiavano nella stanza come un lenzuolo che si muoveva al vento.

Diana si portò una sigaretta alle labbra inspirando e soffiando fuori il fumo azzurro, sembrava che non fosse stata toccata da quelle parole, ma Susan sapeva che non era così, che la redatrice stava solo cercando di non sembrare sconvolta, cosa che in realtà era.

-Cosa vuoi dire? Perché devi partire?- domandò Diana facendo cadere la cenere nel posacenere poggiato sulla scrivania.

-Forse saprai che Connor ha vinto il premio Pulitzer - cominciò a dire Susan, mentre lo stomaco si chiudeva in una morsa impenetrabile.

-Sí l'ho saputo, una bella soddisfazione per voi immagino - Diana si portò di nuovo la sigaretta alle labbra e Susan pensò che forse non era il caso di dire la verità, ma poi le venne in mente il ghigno quasi perfido che campeggiava sul viso di Connor e pensò che quell'uomo non si meritava alcun genere di gentilezza.

-Peccato che quell'articolo non l'ha scritto lui, ma io - dichiarò Susan, con voce forse un po' troppo alta.

Diana sgranò gli occhi incredula. Se non avesse conosciuto Susan così bene avrebbe creduto che si stesse inventando tutto, per sua fortuna Susan non era il genere di persona che si inventava storie, se sosteneva di aver scritto lei quel pezzo doveva essere così.

-Susan...sei la migliore fotografa e giornalista che ho, non posso assolutamente rinunciare a te - dichiarò Diana.

Non voleva che Susan desse le dimissioni, era troppo brava nel suo lavoro, sembrava che sapesse leggere nell'anima delle persone.

-Non ho detto che lascio il mio lavoro presso Vogue posso continuare a scattare foto anche in Francia e mandarle qui. - spiegò Susan.

Diana si abbandonò contro lo schienale della sedia del suo ufficio, pensando a quello che stava succedendo.

Susan che decideva di andarsene per colpa del suo ex amante, il quale aveva fatto una cosa così meschina, alla persona che diceva di amare.

Diana non riusciva a comprendere le ragioni di Connor.

Perché usare un articolo scritto dalla tua amante, invece di scriverne uno lui?

Guardando Susan, seduta di fronte a lei, si rese conto che non poteva impedirle di partire e Diana sapeva che non poteva impedirle di partire.

-Eh va bene, Susan, se vuoi andare in Francia ti lascio andare, poiché comprendo che non riusciresti a lavorare al meglio qui. Avevo notato che eri molto pensierosa ultimamente, non ho mai voluto chiederti perché, ma ora l'ho capito. Buona fortuna a Parigi - sorrise Diana.

Susan sorrise appena alzandosi dalla sedia e facendo per uscire.

-Non farti scoraggiare, va bene? So che la tua famiglia sarebbe orgogliosa di quello che stai facendo - affermò Diana, facendo in modo che Susan si fermasse sulla porta.

-Mi mancano ogni giorno che passa vorrei aver potuto avere più tempo da dedicare loro, invece sono morti troppo presto -

Susan aveva perso le sue sorelle e i genitori in un tragico incidente ferroviario.

Aveva dovuto rinascere dalle macerie del suo animo distrutto, rimettere insieme i cocci della sua esistenza e ricominciare daccapo, non era stato per niente semplice.

Poi il colpo basso assestatole da Connor non l'aveva certamente aiutata, ora doveva solo tornare a casa e preparare i bagagli oltre al passaporto che l'avrebbe portata di nuovo nel suo continente d'origine : l'Europa.

Per quanto l'America fosse un paese molto bello, libero dalla guerra, non mancavano alcune idee che faticavano a svanire.

Susan si diresse verso l'uscita, salutò Miranda con un cenno del capo e scese lungo le scale ritrovandosi di nuovo all'ingresso.

Anziché chiamare un taxi, come aveva fatto poco prima, decise che avrebbe fatto un giro per la città.

Era abituata a camminare e non aveva problemi a farlo anche con i tacchi che indossava in quel momento.

Passò di fianco ad una libreria la Strand Bookstore, il suo negozio preferito.

Era distribuita su tre piani, di cui uno interamente dedicato ai bambini e infatti, appena entrata, Susan non rimase per niente stupita nel vedere i piccoli avventori seduti un po' ovunque con grossi libri colorati in mano.

Susan si fermò ad osservare le pile di libri e la curiosa umanità che girava per quegli scaffali colorati e ricolmi di oggetti.

-Signora  scusi se la disturbo, le dispiacerebbe passarmi quel grosso libro dalla copertina blu e gialla per favore? - una bambina dai capelli biondi che le ricadevano in boccoli sulle spalle sottili, stava indicando un volume che era, effettivamente più alla portata di Susan, che a quella della piccola.

-Certo, nessun disturbo - sorrise la donna afferrando il libro e leggendo il titolo.

-Alice nel paese delle meraviglie, ottima scelta, era il mio libro preferito da bambina - ridacchiò la donna passando il libro alla bambina.

-Davvero? Anche alla mia mamma piace tanto, forse è per questo che mi chiamo Alice - sorrise la bambina.

Susan sorrise a sua volta.

-Piacere, Alice io sono Susan - la donna si inginocchiò per poter essere all'altezza di Alice e le tese la mano che la bambina afferrò sorridendo.

A Susan piaceva vedere così tanta purezza, era bello essere bambini.

-Alice! Ah sei qui! Stai importunando la signora? - domandò una donna, forse della stessa età di Susan, ma sicuramente molto più felice di lei.

La donna, a differenza della piccola, aveva i capelli scuri, legati in un severo chignon, indossava un abito nero, probabilmente era in lutto. Tuttavia, a discapito degli abiti scuri e severi, il suo sorriso era cordiale e dolce.

-Non mi sta importunando, signora, tutto il contrario. - Sorrise Susan.

-Mi fa piacere, Alice sa essere terribilmente insistente quando vuole - affermò la donna.

Susan sorrise mentre la bambina, con il libro sotto braccio andava a sedersi insieme ad altri intenti a leggere altri libri con i disegni super colorati.

-Comunque io sono Emilia - la donna tese la mano verso Susan che, sorridendo la strinse.

-Susan.

Le due donne si sedettero su uno dei divani messi a disposizione della sezione bambini e Susan scoprí in Emilia una piacevole compagnia.

La donna spiegò di essere rimasta vedova da poco e che lei e Alice erano dirette in Francia dove avrebbero vissuto da lì in avanti. Anche Susan spiegò di essere in partenza proprio per Parigi e di voler lasciare New York per motivi non proprio belli.

Emilia non indagò comprendendo che non doveva essere un bel momento per Susan.

Dal canto suo miss Webster le chiese se per caso le sue origini  fossero italiane ed Emilia rispose che sì, lo erano, ma lei era nata negli Stati Uniti.

Inoltre da poco tempo aveva scoperto di aspettare un figlio, e il suo grande rimpianto era di non averlo potuto comunicare a suo marito.

Susan si sentí un po' rattristata dalla notizia, un bambino che nasceva senza poter conoscere il padre e pensò anche al dolore che, sicuramente stava provando la piccola Alice per la perdita del papà.

La donna conosceva bene quel dolore, perché anche lei aveva perso la sua famiglia in modo repentino.

Se non ci fosse stato quell'incidente forse Susan sarebbe diventata una donna diversa o forse no.

Ma per ora Susan non voleva pensarci, voleva solo concentrarsi sulla nuova vita che avrebbe condotto a Parigi.

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