6. Verso la fine
《Penso... che sia giunta la tua ora e sono fermamente convinto che tu non avrai più modo di intralciare me e le mie creazioni》.
Oscurità non riconosceva più il fratello, sembrava qualcun altro ormai: era diventato egoista, egocentrico e perfido. Le particelle del suo spirito, che prima erano limpide e pure, ora erano macchiate dalle tenebre più fredde che avesse mai visto e il calore della sua luce era svanita come quando la notte sopprimerà il giorno per far brillare le sue stelle. Erano come lo Yin e lo Yang: un'armonia tra bene e male, il giorno e la notte, i Dannati e i Celesti. Tutto svanito nel momento in cui Dio aveva deciso che la sua sorellina non fosse abbastanza.
La sua ossessione nel voler essere l'unica entità ad essere venerata lo stava portando persino ad ucciderla, a fare del male all'unica che forse gli voleva bene. Era consapevole che se fosse morta, lui avrebbe perso del tutto se stesso.
《Illuso!》esclamò Oscurità lasciando spazio ad una risata agghiacciante che fece accapponare la pelle a quasi tutti i presenti, sapeva fingere e illudere la mente di chiunque e per scaricare i nervi rideva. Guardò Lucifero negli occhi e comprese che nessuno dei due avrebbe voluto combattere per via del flebile legame che li univa; lui però non aveva intenzione di tradire suo padre, non ancora, perché aveva paura di deluderlo e di non essere più nelle sue grazie, voleva essere il suo orgoglio senza sapere che non ci sarebbe mai riuscito.
Per questo il Portatore di Luce aveva lo sguardo impassibile, cercava di nascondere il suo dispiacere.
《Ti perdono》gli sussurrò facendo in modo che lo sentisse solo lui, erano distanti un paio di metri, entrambi fremevano nel pensare che a breve si sarebbero avvicinati.
Lucifero sapeva che quelle parole erano pre-meditate per distrarlo, ma non aveva idea che rimarranno impresse nella sua mente molto a lungo, lo tormenteranno fino alla fine dei tempi; sempre ammesso che ci sia una fine. Sarà l'ultima pugnalata prima della sua morte, una pugnalata necessaria per far nascere un nuovo sovrano, altrimenti il futuro non potrebbe esistere. Aveva rifiutato una richiesta d'aiuto, aveva ripudiato la felicità per ingrandire l'ego di un Dio che aveva già fallito in partenza ed il rimorso che proverà sarà insopportabile.
In quel momento, sotto i suoi occhi impassibili si celava l'agonia perché avrebbe dovuto combattere contro chi poteva illuminare la sua esistenza monotona.
Luce invece, gioiva dei sentimenti di entrambi perché credeva di aver vinto in partenza, era convinto che i suoi Arcangeli potessero farcela senza alcun problema, ma si sbagliava.
In quel momento di distrazione nessuno aveva badato a Michael, che dai fratelli si era appostato dietro a Oscurità in attesa di sferrare il suo colpo, come un predatore in agguato che osserva la sua preda.
Era convinto di poterla cogliere alle spalle, ma la lama della lancia non aveva colpito la sua schiena, anzi, il contatto con l'aura dell'avversaria gli aveva fatto fare un salto all'indietro per svariati metri.
《Oh tu, piccolo e insignificante uomo alato, hai osato davvero attaccarmi alle spalle? È una cosa da deboli e mi sembra giusto, in fondo sei sempre il figlio di mio fratello》. Si avvicinò a lui e lo tirò su stringendogli il collo per averlo all'altezza del suo viso.
《Non mi sporco le mani, sono pur sempre una donna》. Lo lasciò cadere sul pavimento mentre borbottava qualcosa di incomprensibile e subito dopo, un animale comparve accanto a lei: era una bestia con la testa di una capra.
Subito dopo un boato simile a un ruggito ruppe il silenzio, Michael guardò l'animale: non sembrava un verso che si addiceva a quel muso, ma d'altronde si poteva aspettare qualunque cosa da quella capra che al posto degli occhi aveva due rubini. Il suo sguardo era carico di sofferenza e sembrava sentirsi fuori luogo e non sembrava neanche così aggressivo; forse anche la sorella di Dio aveva commesso un errore.
Si sentì un altro ruggito, seguito da un movimento fulmineo della capra, aveva alzato il muso scoprendo un leone, che sembrava quasi infastidito dalla presenza di Berbek.
La sua maestosa chioma ora era ben visibile e la chimera incuteva molto più timore di prima.
A completare tutto fu la testa di un serpente che comparve sopra alle altre due; era di un verde cacciatore a differenza del resto del corpo e aveva gli occhi color smeraldo.
Aprì leggermente la bocca per rendere visibili due denti affilati con un buco sulla punta, era da lì che fuoriusciva il suo veleno letale persino ad un Creatore.
L'ibrido saltò immediatamente sull'Arcangelo cercando di graffiarlo e cominciò a scalfire l'armatura, a breve si sarebbe rotta e Michael avrebbe dovuto fare qualcosa o sarebbe morto.
A fatica, facendo leva con le gambe sul ventre della bestia, era riuscito ad allontanarlo ma subito dopo la sua coda gli aveva afferrato il collo e l'aveva alzato da terra. "Di male in peggio" pensò; se avesse trovato un modo per liberarsi, la chimera lo avrebbe intrappolato nuovamente perciò doveva ucciderla o comunque ferirla.
La creatrice osservava tutto da lontano, con un sorriso perfido disegnato sul volto: godeva nel vedere la sua creazione migliore di quei pennuti.
Gabriel suonò il suo corno e Lucifero partì all'attacco con un pugno che lei evitò con semplicità, dopodichè seguirono altri accompagnati da diversi calcie, ma erano colpi destinati al vuoto.
Il Principe cominciò ad abituarsi al ritmo di combattimento dell'avversaria e lei fu costretta a parare con l'avambraccio molti dei suoi attacchi, anche se duro poco perché lui fu distratto da una domanda:《Perché devi combattermi? Puoi fermare tutto questo, morirete tutti》 sussurrò lei mentre il Portatore della Luce assegnava l'ennesimo colpo al nulla.
《Per orgoglio》Urlò lui in preda alla disperazione; neanche un graffio le aveva fatto.
《Non vedi che ti stai rendendo solo ridicolo?》
O la fortuna aveva girato dalla parte dell'Arcangelo o la frustrazione provocata da quelle parole lo avevano aiutato: aveva ferito il suo nemico al fianco, una ferita piuttosto profonda.
Gioì per qualche secondo e riprese ad attaccare con più determinazione poiché ora aveva un briciolo di speranza ad incentivarlo.
《L'hai voluto tu》disse prima di stringere lentamente la sua mano formando un pugno; il Principe cominciò ad urlare e cadde in ginocchio, sentiva le costole e i suoi organi frantumarsi, un sangue denso e scuro cominciava ad uscirgli dagli occhi, dalla bocca e dal naso; non riusciva più a respirare, si sentiva soffocare e il sangue gli ribolliva nel corpo desideroso di fuoriuscire da ogni dove.
《Ora tocca a me》si avvicinò a lui e lo costrinse ad alzare lo sguardo.
《Un ultimo gesto prima di ucciderti》 lentamente appoggiò le sue labbra su quelle di suo nipote dando inizio ad una danza destinata a estinguersi sul nascere poiché Gabriel, mentre Lucifero pativa un calvario, aveva attirato a sé la spada, che aveva lasciato cadere precedentemente, e si posizionò alle spalle del nemico in attesa del momento giusto per attaccare. Quando lei intensificò il bacio e abbassò la guardia, Gabriel con tutta la forza che aveva in corpo conficcò la spada nella colonna vertebre di Oscurità, facendolo volare ai piedi di Michael: senza forze e senza armi, ora poteva considerarsi nei guai fino al collo. Lei invece urlò dal dolore per lo squarcio nella schiena, era rimasta senza fiato e le faceva male persino tendere un solo muscolo.
Raphael invece era rimasto lì, fermo a guardare gli altri che rischiavano vita per il proprio Padre mentre lui non era in grado di usare neanche uno scettro.
Guardo Dio con sguardo disperato in cerca di un qualche comando o qualche frase rassicurante, ma lui era totalmente preso da sua sorella: la guardava come un predatore guarderebbe la sua preda, c'era quel scintilla nei suoi occhi che suo figlio non si aspettava minimamente, quella luce l'aveva vista solo negli Angeli corrotti.
In quel momento aveva capito che Lui non avrebbe fatto assolutamente niente e che avrebbe dovuto arrangiarsi e trovare un modo per salvare i suoi fratelli, decise perciò di utilizzare il suo scettro. Lo prese in mano e si concentrò sull'energia che esso emetteva, stava cercando di trovarla per sferrare un attacco a quella donna in modo da indebolirla ancora di più, solo che non riusciva a controllarla perché non l'aveva mai usato prima di allora.
Dopo l'ennesimo tentativo, vide una sfera emanante una luce cristallina; ora doveva solo trovare un modo per indirizzarla verso Oscurità.
Pensò alle lezioni che Lucifero gli dava quando esisteva da poco e si ricordo di una frase in particolare: devi essere un tutt'uno con la tua arma affinché lei ti accetti come padrone.
Suo fratello aveva ragione perciò, anche se non era da lui, si impose su quell'energia con scarsi risultati. 《Dai andiamo... una cosa non riesco a fare!》guardò i tre Arcangeli e questo non fece che aumentare il suo dispiacere e la sua determinazione e forse per questo quando riprovò a controllare lo scettro ci riuscì: una sfera uscì dalla punta e colpì la dea che anziché indebolirsi, si rafforzò; aveva assorbito il colpo e la ferita si era rimarginata.
《Grazie tesoro, mi ci voleva proprio... dove ero rimasta? Ah giusto! Lucifero, è arrivata la tua ora!》.
Ragazzuoli, eccomi qua finalmente! questo capitolo era lunghissimo perciò l'ho diviso in due parti e ho provato ad accorciare la prima sistemando dei pezz che non erano chiari.
Spero che vi sia piaciuto e che dire? Alla prossima!
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro