13. Semandriel
Il primo cambiamento fu l'aura: tenebre e fiamme circondavano Gabriel, elementi diversi in combutta tra loro che cercavano di sopraffarsi, ma erano destinati a coesistere. Una danza sofferente che trasmetteva solo odio stava avvenendo intorno all'Arcangelo. Sentiva il fuoco bruciargli la pelle e le tenebre tentare di gelare qualunque cosa la intralciasse, ma l'epidermide rimaneva intatto.
Era evidente che non stesse bene con se stesso perché la sua parte angelica e quella oscura stavano combattendo, generando un potere tale da mettere in difficoltà persino Luce. Ma lui era disposto a sopportare l'opprimente dolore fisico e mentale pur di uccidere il fratello.
Lucifero vide una nuova forza negli occhi di Gabriel, ma non si fece intimorire. Non volle fare alcuna scena, mostrando la sua aura, non era sua intenzione mostrarsi forte.
«Non ti prepari, fratello?» il terzo figlio sorrise, credendo di avere già la vittoria in pugno.
Lui non badò a quelle parole e fece materializzare la sua spada.
«Crucius Perpetum».
Strinse per la seconda volta l'elsa che si adattava perfettamente alla sua mano. Le fiamme blu lo rapirono per pochi secondi, erano bellissime.
Sentì una scarica elettrica provenire dalla mano e poi percorrergli il corpo: la sua arma si era unita al braccio, erano un tutt'uno.
«Ma tu guarda, il regalo di papà, ti stai forse compiacendo? Lo sai anche tu che non basterà quella per fermarmi» inclinò la testa con un sorriso provocatorio.
«È un vero peccato che l'armatura si sia sciolta. Hai forse perso la lingua?»
«No, è al suo posto, hai qualcosa contro la mia lingua?» chiese Lucifero.
«Il solito» rispose Gabriel.
Con semplici movimenti rapidi si avvicinò al terzo figlio e gli sussurrò all'orecchio qualcosa che lo fece adirare, più di quanto non lo fosse già.
Venne tirato per un braccio e gli diede un pugno diretto verso lo stomaco, ma venne fermato prima che arrivasse a destinazione.
Lo scontro ebbe ufficialmente inizio.
Lucifero sembrava in netto vantaggio, ma poi fu colto alla sprovvista, perse l'equilibrio e Gabriel non esitò a ferirlo con tutto quello che aveva a disposizione.
Tentò di liberarsi dalla sua presa ferrea, ma con scarsi risultati.
Aveva una mano sul collo che gli impediva di respirare e le sue mani incastrate sotto il peso del fratello.
Non riusciva a sentire alcun dolore, nemmeno quando intorno a lui cominciò a formarsi una pozza di sangue. Non sentiva le forze abbandonarlo, ma solo il sangue bloccato da quelle mani, non permettendogli di circolare liberamente.
Nonostante la situazione, però, era ancora lucido, non si era lasciato sopraffare dalla paura di morire. Era apatico. Suo fratello non sapeva che ci voleva ben altro per ucciderlo.
Fu lo sbaglio di Gabriel a liberarlo: aveva abbassato la guardia, convinto che lui fosse ormai in fin di vita, non prestando attenzione a ciò che li circondava.
Apollyon si era precipitato da lui con l'intenzione di chiedergli di Helahel, ma si dimenticò di tutto quando vide il suo re in pericolo.
Era arrivato nel momento più opportuno ed era atterrato accanto alla spada di fiamme blu.
Lucifero non esitò a liberarsi dalla presa di Gabriel e afferrò subito l'arma quando il suo consigliere gliela lanciò. Con la mano sinistra gliela consificcò nella spalla e riuscì a farlo allontanare.
Ebbe solo il tempo di rialzarsi e per prepararsi a un altro scontro prima che il terzo figlio ricominciasse ad attaccarlo. Solo allora cominciò a sentire la stanchezza e pensò che era giunto il momento di porre fine a quello scontro ridicolo.
Il Marchio, invece di calpestarlo, lo aveva aiutato. Gli aveva dato un prezioso consiglio: "è più importante correggere l'errore, che uccidere chi l'ha commesso".
«Apollyon!» urlò mentre tentava parare l'ennesimo attaccò.
Radunò le sue forze e cominciò a spingerlo violentemente fino a quando il suo consigliere non afferrò le braccia di Gabriel.
«Stai imbrogliando! In questo duello non ci deve essere nessun altro tranne me e te!»
Apollyon non lo avrebbe trattenuto a lungo, non era abbastanza forte per tenere a bada un Arcangelo con poteri oscuri.
Si affrettò ad appoggiare il palmo della sua mano sinistra sulla fronte del fratello e lentamente assorbì gran parte dell'energia che aveva.
Sentiva quella linfa entrargli in corpo e bruciare stando a contatto con la sua, ma non si fermò. Non gioì di quel potere, ma non fu nemmeno dispiaciuto. Sapeva solo che prima o poi quel potere si sarebbe rigenerato e Gabriel non avrebbe adottato la stessa strategia fallimentare di quel momento.
Quando lo vide tornare l'Arcangelo di un tempo si sdraiò a terra e riprese fiato.
«Apollyon, di' a tuo fratello di battere ritirata, abbiamo già vinto» si limitò a dire. Voleva riposare, ma sapeva che non ne avrebbe più avuto l'occasione. Il periodo in cui non sopportava la monotonia era finito, non doveva lamentarsi o desiderare di ritornare come prima.
All'improvviso si ricordò della Virtù ferita a cui aveva promesso protezione. Corse da lei, cercando di evitare ogni angelo ribelle che voleva congratularsi. Non poteva lasciarla morire, poteva essere un'ottimo guerriero tra le sue fila, o questo era ciò che voleva credere.
Quando la vide accasciata a terra che lottava tra la veglia e il sonno, non poté non preoccuparsi. Le alzò la testa, era sempre più convinto che a ogni suo tocco si potesse sgretolare, talmente sembra fragile.
Accese un fuocherello azzurro per illuminare l'ambiente, proprio come le volte in cui lo faceva per mostrarlo agli angeli incuriositi da quella strana abilità. Le tolse i capelli dal visto e glieli accostò dietro l'orecchio poi, con una voce incredibilmente dolce e aprensiva, disse: «Come ti senti? Resisti, cercherò di fare presto» .
Semandriel pensò che volesse ucciderla, risparmiandole così altre inutili sofferenze, ma Lucifero la rassicurò.
Con tutta la delicatezza di cui era stato dotato le sfilò i lacci del corpetto, le tolse i cambali e gli spallacci. Non provò pudore nel vederla nuda, non aveva forme particolari e nemmeno un organo genitale. A dire il vero nessun angelo era dotato di ciò.
Solo dopo averle tolto il vestiario cominciò a guarirla, nonostante fosse sfinito. Prima i tagli più profondi, poi le ferite superficiali.
Mentre era impegnato con le sue procedure, l'angelo richiamò la sua attenzione, poggiandogli una mano sul braccio. Era così piccola in confronto ai suoi muscoli, constatò Lucifero.
«Tu stai guarendo me, ma anche tu sei ferito. Dovresti pensare a te stesso».
L'Arcangelo non rispose, si limitò a guardarla.
«Perché lo fai? Sono tua nemica» insistette lei.
«Bisogna tenerseli cari i nemici. Il mio compito non è ucciderti, ma aprirti la mente».
«Allora perchè hai mandato i tuoi seguaci a sterminarci?».
«Affinché nessuno sia più schiavo, ma questo loro non lo sanno. Gli ho solo detto che era una buona causa e loro hanno voluto combattere. Non vedevano l'ora di spargere il sangue di coloro che hanno chiamato "fratello". Ho solo acconsentito a un loro desiderio e poi, in questo modo, avrei potuto richiamare l'attenzione di mio padre». Erano parole nate dell'angoscia, e strappate dal vento. Che scivolavano lentamente lungo la sua pelle coperta da profondi solchi e lungo le sue possenti braccia. La consapevolezza lo travolse come un fiume in piena, non riusciva a capire: come si poteva uccidere un proprio simile e gioirne? Erano bestie, non erano creature perfette.
«Io non capisco».
«Chi può capirmi? Sono destinato a marcire nella mia stessa disperazione. Chi vorrebbe mai capirmi?».
«Io» azzardò la Virtù. Aveva cambiato rapidamente idea su quell'angelo, aveva compreso in parte il suo dolore.
Ebbe un fremito quando lo vide avvicinarsi.
«Ne avresti il coraggio?» sussurrò.
«Si» rispose lei ancora più a bassa voce.
Lucifero era esattamente sopra di lei, a qualche centimetro dal suo volto.
Stava procedendo nel modo giusto: la stava portando dalla sua parte senza faticare troppo. Credeva di non provare alcunché, ma le sensazioni lo tradirono quando appoggiò le labbra su quelle di Semndriel, che si schiusero poi in un bacio delicato.
L'Arcangelo aveva in mente ciò che era accaduto con Oscurità, solo che stavolta era diverso: Semandriel gli stava donando un po' di freschezza dopo un periodo buio della sua esistenza. Era inspiegabilmente allegro, nonostante fosse ferito e stanco.
Lei invece era percorsa da forti brividi lungo la schiena, non aveva mai provato nulla del genere, era una sanzione sconosciuta e sicuramente sbagliata.
Rimase delusa quando lui interruppe bruscamente il bacio e si allontanò. Si mise seduto davanti a lei e cominciò a guarirsi.
Ci fu qualche sguardo, ma la ignorò fino a quando il suo corpo non tornò come nuovo.
«Ti porto nella mia stanza per riposare o prefesci tornare nel tuo Coro?» chiese Lucifero cortesemente. «Vorrei stare con te, cioè nella tua stanza» si affrettò a correggersi, era evidentemente agitata.
L'Arcangelo la prese in braccio e volò poco distante da terra per giungere a quella che era la sua umile dimora. Con non poca fatica aprì la piccola porta e appoggiò Semandriel sul letto.
Stava per andarsene, ma lei lo attirò a sé e si baciarono nuovamente. Era impacciata nei movimenti, per questo caddero entrambi tra le morbide lenzuola. Risero spensierati, poi si scambiarono altri baci e lei ebbe il coraggio di chiedergli se volesse restare. Lucifero voleva rifiutare, doveva andare dai suoi seguaci e i suoi consiglieri lo stavano di sicuro cercando, ma non trovava più la forza di alzarsi dal letto, era sfinito. Si sdraiò e Semandriel si appoggiò al suo petto, entrambi inconsci di ciò che stava succedendo fuori da quelle quattro sottili mura.
Questo è il capitolo che adoro di più in assoluto😍. Sclero io che sono l'autrice, muoio male.
Non mi sono voluta dilungare molto sulle descrizioni dello scontro perché, sinceramente, mi annoiavano tantissimo perciò ho preferito evitare.
E se davano noia a me, figuriamoci a voi che siete i lettori.
In questo capitolo ho utilizzato due frasi del servizio di BeautyArmyITA, una era di hatehiswords.
Le ho adattate alla situazione e devo dire che sono piuttosto soddisfatta.
Non so se sono riuscita a trasmettere ciò che avevo ideato, spero solo di aver reso l'idea. C'è un problema di coerenza voluto. Ad esempio Semandriel che cambia velocemente idea su Lucifero, Lucifero che inizialmente prova ribrezzo verso la Virtù, ma poi la bacia. Inizialmente lui voleva solo attirarla a sè senza usare il potere del marchio, ma alla fine si è fatto travolgere da emozioni sconosciute. Forse dovrei spiegarlo meglio questo.
Ci avviciniamo sempre più alla caduta di Lucifero e all'arrivo degli umani. Curiosi? Volete un piccolo spoiler? Volete sapere che fine farà Semandriel? Commentate con quello che vorreste sapere è vi risponderò!
Lasciate una 🌟 e un commento se vi è piaciuto il capitolo e ci vediamo al prossimo spazio autore!
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