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11. Tempo

Lucifero e Satanahel avevano uno sguardo complice: sapevano che avrebbero dovuto portare dalla loro parte il maggior numero di angeli per poter organizzare una rivolta. Avrebbero cominciato dai due che avevano di fronte, i quali avrebbero avuto l'onore di vedere l'entità del marchio. Sarebbero stati i penultimi, per fortuna, del Paradiso.

L'Arcangelo sapeva che avrebbe dovuto fermarsi, ma ormai il danno era stato fatto. In quel momento cercò di convincersi che era il suo destino e lui stava solo percorrendo la strada giusta. Pensò che anche se si fosse rifiutato, di certo, qualcun'altro avrebbe preso il suo posto e perché mai lasciare questo onere ad altri? Avrebbe fatto cadere le creature celesti in balia l'oscurità, anche se non sapeva bene il motivo, ma lo avrebbe scoperto perché era la cosa giusta da fare.

Annuì come se qualcuno gli avesse detto qualcosa e prese la parola: «Miei allievi, non temete. Mio fratello Michael mi ha appena comunicato che dovrei mostrarmi con urgenza le vostre stanza. Andremo lì e poi continueremo il nostro allenamento».
E così uscirono dalla sala e si spostarono in una camera angusta situata nel lato nord-est della loro zona.

«Questa è di Apollyon».
«Mi aspettavo molto di più»
«A chi lo dici, Helahel» disse infine Apollyon, la cui delusione era ben visibile.

I due Angeli gemelli vennero colti alle spalle dal terzo, che gli tappò la bocca e si assicurò che non potessero scappare. Loro si divincolavano, ma Satanahel non si muoveva di un centimetro. Sembrava fosse dotato di una nuova forza, o forse era nascosta dentro di lui e non aveva avuto modo di mostrarla. Colti alla sprovvista, confusi e spaventati, smisero di lottare e si limitarono semplicemente a guardare il loro maestro.

«Non temete, presto verrete salvati dal vostro terribile destino».
Il volto di Lucifero era rilassato, come se fosse finalmente in pace con se stesso, ma nei suoi occhi azzurri si vedeva chiaramente la crudeltà e il sadismo che fino ad allora aveva combattuto.

Appoggiò le dita sulla fronte di chi aveva davanti.
«Il vostro supplizio finirà prima di cominciare» sussurrò poi i suoi occhi si scurirono completamente. Energia nera scorreva in lui, il potere del marchio stava agendo sugli Angeli, che si erano improvvisamente irrigiditi. Cominciarono persino a levitare e a sfiorare il soffitto con la testa.

Susseguirono settimane di intensi allenamenti, assemblee che aumentavano sempre più la tensione tra loro è gli altri. Alcuni angeli cominciavano ad appoggiare il loro principe, ma la strada era ancora lunga.

«Lui è là fuori e non si preoccupa di noi! Le vostre preghiere gli danno solo più potere, lo fanno sentire potente e non ne ha alcun diritto!» urlò Lucifero alla folla di angeli sotto di lui. Era in volo sopra lo spiazzo.

«Ci ha creati» disse qualcuno.
«Sta mettendo in dubbio nostro Signore!».
«Non ha tutti i torti».

Un vociare contrastante riempiva il Paradiso. Qualcuno dopo le discussioni settimanali andava a parlare con gli angeli gemelli e garantivano il loro appoggio, altri non abbandonavano la loro fede.

Michael aveva disperatamente cercato di mettersi in contatto con suo padre, ma di lui neanche l'ombra. Avrebbe dovuto chiedergli colloquio quando aveva solo dei semplici sospetti o quando un capo del coro degli Arcangeli era venuto a parlargli.
Ma il bene che nutriva nei confronti di suo fratello lo aveva fermato.
Non sapeva più cosa fare, la situazione gli atava sfuggendo di mano. Soffriva ogni volta che sentiva le parole accusatorie del fratello e per quanto il loro legame fosse forte sapeva che era necessario: avrebbe raccontato tutto a suo padre.

Gabriel invece si era abbandonato a quella natura sconosciuta, divenuta piacevole una volta accettata. Aveva contimuato a torturare senza pietà e a picchiare Raphael giusto per il gusto di farlo.

Un giorno come tanti altri, mentre i gemelli sceglievano l'arma che li avrebbe accompagnati in battaglia, notarono dei cambiamenti: Satanahel aveva la pelle più scura, Apollyon aveva qual che ciocca rossa e Helahel aveva altri altri tratti. Anche Lucifero aveva notato che i suoi capelli erano diventati biondo cenere.

Non passò inosservato il comportamento dei gemelli. Non si muovevano più in simultanea, stavano diventando indipendenti.
Avevano scelto persino armi diverse: un'ascia, una lancia e una spada. Avevano impugnature colme di sfregi e simboli che mettevano in risalto la loro figura. Si immaginavano il nemico fremere solo alla vista di quelle armi.

Passarono mesi prima che Lucifero ottenesse l'appoggio della metà degli angeli, mesi in cui Luce non rispondeva alle chiamate di Michael, mesi in cui lui sembrava scomparso dall'universo.

Il principe era cambiato molto mentalmente: aveva capito, a causa delle insistenze del marchio, che lottava contro il suo stesso Padre perché il suo ego smisurato lo aveva reso meschino e alla costante ricerca di qualcuno che lo idolatrasse, non voleva che le creature da Lui create adempissero agli ordini imposti. Non voleva più nessuno intento a prostrarsi di fronte a colui che aveva come interesse solo accrescere il proprio potere.

Finalmente aveva ben chiaro il suo obbiettivo, si era abbandonato a Marchio perché si era convinto che quello era il suo destino.

In Paradiso si erano creati due grandi gruppi: gli angeli ribelli, comandati da Lucifero, e i puri, giudati da Gabriel, dato che Michael si era ritirato in preghiera.
Quest'ultimo era fin troppo eccitato all'idea per un possibile scontro, aveva sempre desiderato avere tra le mani il figlio prediletto; sognava di potergli infliggere le peggiori torture e vederlo gridare dal dolore. Doveva solo aspettare un suo attacco per poter combattere contro di lui. A dire il vero non gli interessava minimamente di tutto il resto, voleva solo smettere di essere l'ombra di Lucifero, si era messo a capo dei puri esclusivamente per questo.

"Quel momento arriverà" continuava a ripetersi come se delle semplici parole potessero far diventare reale il suo sogno.

Il Portatore di luce non si interessava minimamente di quello sgorbio, come lo chiamava lui, riteneva fosse uno dei tanti che provava a fermarlo, ma sentiva dentro di sé che nessuno avrebbe mai posto fine a ciò che stava creando. O forse era ciò che gli faceva credere il Marchio. Seguito dall'entità al suo interno si sentiva più forte di chiunque altro, ma allo stesso tempo di sentiva in trappola perché era pronto a lodarlo, ma anche a calpestrarlo in caso commettesse errori.

Talvolta prendeva possesso del suo corpo e parlava al suo posto. Certo, era grazie a lui se gli angeli lo avevano seguito, ma lo infastidiva lo stesso.

I tre angeli erano diventati una certezza: lo affiancavano in qualsiasi decisione, lo rassicuravano e sapevano dargli consigli utili in caso ne avesse bisogno.

In quel momento erano dietro di lui, orgogliosi del proprio principe.

«Oggi è un giorno importante. Verrà ricordata nella storia e voi avrete l'onore di prendervi parte».
Nello spiazzo rieccheggiava a voce di Lucifero, sotto di sé gli angeli lo acclamavano senza risparmiarsi.

«Siete pronti a ribellarvi contro i vostri fratelli e sorelle? Siete disposti a sacrificarvi e sacrificarli per la nostra causa?».

«Si!» urlarono in coro i ribelli.

«E così sia!» terminò. I suoi seguaci urlarono eccitati e spiccarono il volo.


Dopo una settimana sono riuscita a pubblicare!
Sono contenta perché è un record ahahahah
In questo periodo però ho tanta voglia di scrivere e tanto tempo a disposizione.
Pensate che a scuola questa settimana abbiamo 10 ore buche su 32.

Questo capitolo l'ho scritto dopo aver letto le Cronache del Mondo Emerso, si vede palesemente che lo stile non è mio. In sostanza ho fatto una brutta copia del mio libro preferito. Perfetto!

Comunque se il capitolo vi è piaciuto vi invito a lasciare una 🌟 e ci vediamo al prossimo capitolo (che pubblicherò a breve).

P.s. ringrazio @lorenzo8885 per avermi prestato le virgolette, quelle vere, per i dialoghi.

P.P.s. ho preso la mania dei post scriptum da Lucius, il vampiro di Promessi Vampiri.

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