27. Visita inaspettata (parte 2)
Edward arrivò di corsa, teneva Bella in braccio e beh... lei era svenuta.
Dov'è Seth? Chiesi al vampiro.
«L'ho fatto tornare a casa»
Ok.
«Cosa le è successo?» chiese Esme avvicinandosi e guardando Bella.
Già, che le hai fatto?
«Io... nulla. Mi ha chiesto chi si era fatto male, perché mi ha sentito parlare con Seth, gliel'ho detto ed è svenuta»
Carlisle annuì, comprensivo «Falla sdragliare a terra»
Edward la poggiò delicatamente a terra.
«Carlisle... sono già cinque minuti» disse dopo appena tre minuti, probabilmente aveva iniziato a contare il tempo già da quando era svenuta nel bosco.
«Tornerà in noi quando si sentirà pronta, Edward» lo rassicurò Carlisle «Con tutto quello che ha passato oggi, è logico che la sua mente si difenda»
Edward non sembrava molto tranquillo. Chiese ad Alice quanto mancava e lei rispose che i Volturi sarebbero arrivati tra cinque minuti e che tra trentasette secondi Bella avrebbe aperto gli occhi.
Già, i Volturi. Avevo appena scoperto che sarebbero arrivati per uccidere i neonati. Sicuramente stavano arrivando in ritardo, forse dovevamo regalargli un orologio.
Fortunatamente Carlisle aveva detto, ed Alice aveva confermato, che sarebbe venuta solo la "squadra d'azione" ovvero un gruppetto formato da Jane, Alec, Demetri e Felix.
Bene, solo quattro vampiri si ammazzano facilmente. Avevo commentato scodinzolando.
Emmett e Jasper scoppiarono in una fragorosa risata, accompagnati dalle lievi risate di Alice, addirittura Rosalie accennò un sorriso divertito.
«Non dobbiamo ucciderli» disse Carlisle trattenendo a stento le risate.
Ma i Volturi volevano ucciderci, qualche tempo fa, e Bella è ancora umana, a loro non piacerà.
«Vengono in pace» mi disse Alice.
Annuì poco convinta e mi misi a fissare la neonata. Aveva all'incirca la mia età, forse uno o due anni in più.
Non sapevo cosa mi spingesse ad osservare quella lì, forse era il mio istinto, forse era la caratteristica dei lupi di non adorare i cambiamenti ed essere schivi con gli estranei. Forse, quella caratteristica, risiedeva anche in noi licantropi e non accettava l'ingresso in famiglia di una sconosciuta che avrebbe costituito un enorme cambiamento.
Bella aprì gli occhi e chiese di Jacob.
Edward gli rispose che non era gravissimo e che Carlisle lo avrebbe curato. Carlisle confermò e disse che, sfortunatamente, poteva visitare Jake solo se era in forma umana, perché non aveva una laurea in veterinaria.
Poi Bella notò la neonata ed Edward le spiegò chi era.
La ragazza umana notò anche che Jasper continuava a sfregarsi l'avambraccio sinistro. Io mi misi a ridacchiare nel mentre che Edward spiegava a Bella che era il veleno a pizzicare. Sì, lo avevano morso; una cicatrice in più da aggiungere alla lista.
«Sciocco iperprotettivo» disse Alice con una smorfia rivolta a Jasper. Già, lo avevano morso perché cercava di aiutare Alice anche sé lei se la cavava benissimo da sola.
La neonata, divorata dalla sete, lanciò all'improvviso uno strillo acuto che mi fece sobbalzare.
Jasper le ringhiò contro e si avvicinò a lei, assumendo la posizione d'attacco.
Edward si frappose con nonchalance fra Bella e la vampira.
Carlisle affiancò Jasper, posandogli una mano sulla spalla, per tranquillizzarlo.
«Hai cambiato idea, giovane?» mormorò calmo «Non vogliamo distruggerti, ma se non riesci a controllarti saremo costretti a farlo»
«Come fate a sopportare?» chiese la neonata, con gli occhi velati lievemente dalla sete «La voglio» disse fulminando Bella con lo sguardo.
Mi spostai ringhiando. Io l'ho detto che era ingestibile, non possiamo tenerla.
«Imparerà» ribadì Esme.
Scossi la testa. Si erano bevuti il cervello? erano impazziti?! Quella voleva uccidere Bella e vanificare tutti i nostri sforzi per proteggerla da tutto e da tutti.
«Devi sopportare» disse Carlisle, serio «Devi imparare a mantenere il controllo. È possibile, ed è anche la tua unica via di scampo»
La ragazza si prese la testa fra le mani e mugolò piano. Sembrava seriamente pazza, non pensavo che la sete di sangue riducesse a questo.
«Non è meglio che ci allontaniamo?» chiese Bella stringendosi ad Edward.
Quando sentì la sua voce, la vampira guardò Bella, scoprendo i denti. Mi avvicinai alla neonata, emettendo in ringhio minaccioso e puntando i miei occhi gialli nei suoi rosso cremisi.
«Dobbiamo restare qui» mormorò Edward «Stanno arrivando, dal lato settentrionale della radura»
Osservai dove aveva detto Edward. L'aria fresca era guastata dalla puzza di fumo dolce, causato dai corpi dei vampiri, che uccideva il mio olfatto.
Carlisle e Jasper arretrarono, unendosi agli altri; io li seguì restando in forma di lupo.
Distinsi subito quattro figure disposte "a rombo", con Jane alla punta. A destra c'era Felix, a sinistra Alec e dietro Demetri.
Tirai lievemente indietro le orecchie, scoprendo i denti.
«Benvenuta, Jane» disse Edward.
Felix alzò lo sguardo, lasciò cadere indietro il cappuccio e fece l'occhiolino a Bella. Poi guardò me e sorrise divertito.
Jane squadrò i Cullen e Bella, poi mi lanciò un'occhiataccia. Le risposi con un breve ringhio, appiattendo del tutto le orecchie.
Jane distolse lo sguardo e guardò la neonata.
Prima di parlare si voltò di nuovo verso di me «Potresti tornare "umana"? Non apprezziamo i cani»
Ringhiai. No.
Jane sorrise perfidamente e una scarica di dolore mi cosparse il corpo, paralizzandomi per un istante.
Un guaito mi uscì involontariamente dalle fauci serrate nel mentre che cercavo di liberarmi da quella morsa elettrica invisibile.
Alla fine, non so come, riuscì a fare ciò che miracolosamente avevo fatto a Volterra; il dolore si attenuò senza che Jane lo volesse.
Alzai di scatto la testa, guardandola negli occhi. Emisi un ringhio di sfida e lei fece un passo avanti, ma Alec la bloccò.
Sentì Emmett, dietro di me, fremere per avere un secondo scontro, questa volta con avversari più forti.
«Chiara, torna umana» mi disse Carlisle con tono gentile. Lo guardai confusa, ma feci come aveva detto.
Jane sorrise perfidamente e tornò a guardare la neonata. «Non capisco» disse.
«Si è arresa» spiegò Edward
Jane lo fulminò con lo sguardo «Arresa?»
Felix e Demetri si scambiarono un'occhiata fugace.
Sì, sai, voce del verbo arrendere...
Edward si strinse nelle spalle «Carlisle le ha dato una possibilità»
«Chi infrange le regole non merita possibilità»
E allora voi sareste già dovuti soccombere... pensai. Dai pensieri della neonata avevo appreso molte cose, come per esempio il fatto che "la squadra d'azione" avesse già fatto visita a Riley e Victoria per dirgli di tenere a bada i neonati. Ma non li avevano uccisi, quindi avevano infranto le regole.
"Non lo ammetteranno mai" mi fece notare Edward.
Carlisle parlò con tono gentile «Sta a voi decidere. Ha rinunciato ad attaccarci, perciò non mi è sembrato il caso di eliminarla. Nessuno le ha mai insegnato niente»
«Ciò è irrilevante» insistette Jane.
«Come credi»
Ero sbalordita: quei quattro volevano uccidere una vampira indifesa e Carlisle si lasciava sottomettere così facilmente da una serpe come Jane?!
«Aro sperava che ci spingessimo ad occidente tanto da riuscire a vederti, Carlisle. Ti manda i suoi saluti» disse Jane.
Carlisle annuì «Ti prego di portare i miei a lui»
Jane sorrise «Certamente» tornò ad osservare il fuoco alle sue spalle «A quanto pare ci avete risparmiato del lavoro, oggi... almeno la maggior parte» lanciò un'occhiata veloce alla neonata «Per curiosità statistica, sapete dirci quanti erano? Hanno seminato un bel po' di terrore a Seattle»
«Diciotto, lei compresa» rispose Carlisle.
Jane strabuzzò gli occhi e tornò a guardare il fuoco.
Felix e Demetri si lanciarono un altro sguardo, questa volta più lungo.
Notai che Alec mi stava guardando, sorrise quando incrociai il suo sguardo. Lo fulminai con lo sguardo e lui si mise a guardare il fuoco. Quando tornai a guardare Jane, sentì che lui tornava a guardarmi.
Probabilmente era impazzito.
«Diciotto?» chiese Jane con indecisione.
Carlisle annuì «Tutti neonati» aggiunse disinvolto «Tutt'altro che esperti»
«Tutti?» chiese Jane con voce più acuta «E chi è stato a trasformarli?»
«Si chiamava Victoria» rispose Edward senza mostrare alcuna emozione.
«Chiamava?» domandò Jane.
Edward indicò il margine orientale della foresta con un cenno del capo. Una spirale di fumo si alzava lenta e solenne verso il cielo.
Jane e gli altri Volturi guardarono in quella direzione.
Jane tornò ad osservare il fuoco vicino a lei e poi parlò «Questa Victoria... era in compagnia dei diciotto qui?»
«Si. Con lei ce n'era solo uno. Non era giovane come questa, ma penso avesse meno di un anno» rispose Edward.
«Venti» sospirò Jane «Chi si è occupato della creatrice?»
«Io» disse Edward.
Jane guardò la neonata «Tu» disse con voce aspra «Dimmi come ti chiami»
La neonata lanciò uno sguardo minaccioso a Jane.
L'espressione seria di Jane cambiò in un sorriso angelico, o forse, è meglio dire diabolico.
La neonata urlò di dolore. Dopo pochi minuti calò il silenzio.
Il potere di Jane doveva essere illegale se usato da una vampira sadica come questa.
«Dimmi come ti chiami» ripeté Jane.
«Bree» tossì la ragazza.
Jane sorrise e la neonata, Bree, urlò di nuovo.
No, ok, questo è sadismo puro. Pensai indignata.
«Ti dirà tutto ciò che vuoi sapere» disse Edward a denti stretti «Non è necessario trattarla così»
Jane alzò gli occhi e guardò Edward, sorridendo «Ah, lo so» poi si rivolse a Bree.
Ringhiai, iniziando a tremare lievemente. Avrei voluto uccidere quella vampira dai capelli biondi e gli occhi rossi.
«Bree. È vera questa storia? Eravate in venti?» chiese Jane con un tono freddo.
La neonata rispose in fretta «Diciannove o venti, forse di più. Non lo so!» si ritrasse terrorizzata che a Jane non piacesse questa risposta confusa «Sara e quella che non ci ha detto il suo nome hanno litigato, durante il tragitto...»
«E questa Victoria? È stata lei a trasformarti?»
«Non lo so. Riley non me ne ha mai parlato. Quella notte non vidi niente... era così buio... e faceva male... voleva che fosse impossibile pensare a lei. Diceva che i nostri pensieri non erano al sicuro»
Jane guardò me ed Edward.
«Raccontami di Riley. Perché vi ha condotti qui?»
«Riley ci ha detto che dovevamo distruggere gli strani occhi-gialli che abitano qui. Ha detto che sarebbe stato facile. Ha detto che la città era loro e che, prima o poi, sarebbero venuti a riprenderla. Ha detto che dovevamo sbarazzarcene, così il sangue sarebbe stato tutto nostro. Ci ha fatto sentire il suo odore» Bree indicò Bella «Ha detto che avremmo riconosciuto il clan perché lei stava con loro. Ha detto che il primo che la trovava avrebbe potuto averla per sé»
Edward serrò la mascella.
«A quanto pare Riley si è illuso che fosse davvero facile» commentò Jane.
Bree annuì. «Non so cos'è successo. Ci siamo divisi in due gruppi, ma gli altri non ci hanno mai raggiunti»
Oh, si che li hanno raggiunti. Probabilmente non li ha visti. Pensai.
Bree continuò «Poi Riley ci ha abbandonati, senza tornare ad aiutare come aveva promesso. Poi c'è stata solo confusione e tutti sono finiti a pezzi» Bree tremò «Avevo paura. Volevo scappare. Lui» guardò Carlisle «Ha detto che se avessi smesso di combattere non mi avrebbero fatto del male»
«Ah, ma non toccava a lui farti un dono del genere, ragazza» mormorò Jane con voce stranamente gentile «Chi infrange le regole merita il castigo»
Bree la guardò senza capire.
Non potevo crederci, volevano ucciderla. I Volturi erano mostri senza cuore.
«Ma lei non ne sapeva niente» dissi intromettendomi.
«Ha comunque infranto le regole» rispose Jane.
Ridacchiai «Ovvio, non le conosceva le regole»
Jane si strinse nelle spalle, facendo ondulare il lungo mantello nero «Non è affar nostro, questo»
Strabuzzai gli occhi «Cosa?! È ingiusto»
Jane sorrise, contenta delle loro stupide e perfide regole.
«Attuereste questa regola per qualsiasi cosa? Anche se qualcuno non ne sapeva niente?» chiesi.
«Certo» rispose Jane.
«Anche se... non so, tipo lui» dissi indicando Alec che mi guardò stupito «Venisse corrotto da qualcuno e vi attaccasse, non conoscendo le regole. Se voi riuscite ad uscirne illesi, lo uccidereste anche se si fosse arreso?»
Jane guardò il fratello «Sì» disse decisa.
«Anche se fosse tuo fratello?»
Jane si soffermò un attimo a guardare Alec, un velo di indecisione le attraversò il viso. «Sì» rispose infine.
Mi aveva colta di sorpresa, non me lo aspettavo. Non avrei mai pensato che mi avrebbe risposto affermativamente.
Beh, ma cosa mi sarei potuta aspettare da un clan che aveva come capo un vampiro che aveva deciso di uccidere sua sorella perché voleva scappare con Marcus?
Jane si rivolse a Carlisle «Siete sicuri di averli presi tutti? Anche l'altro gruppo?»
Carlisle annuì senza far trasparire alcuna emozione «Anche noi ci siamo divisi»
Jane accennò un sorriso «Non posso negare di esserne colpita» gli altri Volturi annuirono «Non ho mai visto una famiglia uscire illesa da un'offensiva così potente. Sapete cos'è stato a scatenarla? Sembra un comportamento estremo, visto e considerato come vivete quaggiù. E perché la chiave di tutto era la ragazza?»
«Victoria aveva un conto in sospeso con Bella» disse Edward.
Jane rise «A quanto pare, questa ragazza scatena reazioni fortissime e bizzarre in noi» commentò sorridendo a Bella.
Quella vampira era il diavolo fatto persona: gli era appena venuta in mente la brillante idea di provare ad usare il suo talento su Bella per vedere se riusciva a farle qualcosa almeno questa volta.
«Non farlo, ti prego» chiese Edward, teso.
Jane scoppiò in un'altra risatina «Stavo solo controllando. A quanto pare, non le ho torto un capello»
Bella rabbrividì ed Edward l'abbracciò più forte.
«Beh, a quanto pare, non ci resta granché da fare. Strano» disse la perfida Jane «Non capita spesso che la nostra presenza sia inutile. È proprio un peccato esserci persi il combattimento. A quanto pare sarebbe stato bello poter assistere»
«Si» rispose secco Edward «E dire che eravate vicini. Peccato che non siate arrivati mezz'ora prima. Magari sareste riusciti a compiere la vostra missione»
Lo sguardo fermo di Jane incrociò quello di Edward «Si, davvero un peccato che sia andata così, eh?»
Edward annuì. Aveva ottenuto ciò che voleva: ormai sapeva che i Volturi avevano dato a Victoria il permesso di cercare di sterminarci. Aro aveva addirittura detto alla "squadra d'azione" di dire a Victoria di comunicare ai suoi neonati di lasciare in vita me ed Alice, ci voleva nella sua guardia a tutti i costi. A quanto pareva il mio freddo "scordatelo" e il mio morso alla sua mano non erano serviti a nulla.
Jane guardò la neonata «Felix?» lo chiamò in tono annoiato.
«Aspetta» la interruppe Edward.
Jane lo guardò alzando un sopracciglio, ma a quel punto Edward parlò con Carlisle «Potremmo spiegare le regole alla giovane. Tutto sommato sembra desiderosa di imparare. Non sapeva cosa stesse facendo»
«Certo» rispose Carlisle «Saremmo ben disposti a dichiararci responsabili di Bree»
L'espressione di Jane era combattuta, tra divertimento e incredulità.
«Noi non facciamo eccezioni» disse «E non concediamo seconde possibilità. Intacca la nostra reputazione. Il che mi ricorda...» la vampira guardò Bella «A Caius farà molto piacere sapere che sei ancora umana, Bella. Magari deciderà di farvi vista»
«La data è decisa» disse Alice «Può darsi che tra qualche mese saremo noi a farvi visita»
Jane alzò le spalle e si rivolse a Carlisle «È stato un piacere conoscerti, Carlisle. Pensavo che Aro avesse esagerato. Beh, alla prossima...»
Carlisle annuì.
«Occupatene tu, Felix» disse Jane con tono annoiato ed indicò Bree «Voglio andare a casa»
«Cosa?! Ma...» iniziai a dire, facendo un passo avanti.
Jasper mi afferrò per le spalle e mi tirò indietro, stringendomi a sé e bloccandomi.
«Chiudi gli occhi» sentì sussurrare da Edward a Bella.
Felix ringhiò, avvicinandosi a Bree. Io continuavo a fulminarlo con lo sguardo. Non era giusto, non le davano neanche la possibilità di difendersi.
"Scusa, ma sono le regole..." sentì pensare ad Alec che continuava a guardarmi.
Non capivo che avesse oggi, mi aveva già vista in forma umana, perché continuava a fissarmi?!
Mi risposi in modo molto semplice: quando vogliono i vampiri sono davvero strani.
Andate a quel paese, voi e le vostre regole. Gli risposi mentalmente, tanto poteva usare quella "capacità" anche se ero in forma umana.
Distolsi lo sguardo, non volevo vedere Felix che uccideva la neonata e buttava i resti nel fuoco. Ma, ovviamente, non potei evitare di sentire le urla e il rumore di pietra sbriciolata.
«Venite» disse Jane.
I quattro Volturi si calarono il cappuccio sulla testa e corsero via.
Ringhiai nel mentre che li guardavo allontanarsi.
Mi liberai bruscamente dalla presa di Jasper e mi allontanai dal fuoco. L'aria si stava impregnando di nuovo di quell'intenso odore dolce, peggio di un migliaio di bastoncini d'incenso bruciati tutti insieme.
Carlisle mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla.
«Andiamo da Jacob? Certo, posso passare per la strada, però... mi serve una guida per il villaggio»
Lo guardai e annuì «Andiamo». Mi trasformai e mossi la testa verso sud-ovest.
«Ti seguo. Però prima dobbiamo passare a casa, non penso che abbiano "oggetti da dottore" a portata di mano»
Giusto... con una specie di saltello mi girai verso la direzione più breve che portava a casa.
Spesso pensavo che essere diventata un licantropo-vampiro mi avesse dotata di una bussola all'interno della testa. Sapevo dove andare in qualsiasi circostanza.
Carlisle sorrise «Facciamo una gara?»
Lo guardai piegando la testa di lato, confusa.
Carlisle scattò verso la casa.
«Dai, non vorrai lasciarlo vincere» mi disse Alice avvicinandosi.
«Corri. Sei un lupo o una lumaca?!» mi chiese Rosalie, scherzando.
Le ringhiai scherzosamente contro e partì di corsa.
«Fate attenzione» mi disse Esme.
Certo! Dissi accelerando.
Vedevo Carlisle in lontananza e, soprattutto, sentivo il suo odore ed i suoi pensieri.
Mi avvicinai a lui. Era risaputo che i licantropi fossero più veloci dei vampiri. Certo, Edward era più veloce dei licantropi, ma non di me e di Leah.
Superai Carlisle e accelerai. Saltai contro il tronco di un albero, sentendo la corteccia sotto le zampe che si rompeva un po' per l'impatto. Mi detti la spinta contro il tronco, feci un mezzo giro in aria e aspettai Carlisle, scodinzolando. Assunsi la strana posizione dei cani quando vogliono giocare.
Lui mi raggiunse e mi superò.
Ehi! Io ti ho aspettato, non è valido! «Non te l'ho chiesto io di aspettarmi!» rispose ridendo.
Riniziai a correre. Certe volte Carlisle sembrava un ragazzino, pur avendo duecentrotrenta e passa anni.
Superai il vampiro biondo e corsi fin sul portico, dove mi sdragliai tipo uno zerbino, affaticata dalla corsa.
Carlisle mi raggiunse ridendo, senza neanche dimostrare di aver corso per quattro o più kilometri. Non era valido, i vampiri avevano una resistenza infinita!
«Sei già stanca?»
Gli ringhiai debolmente rimanendo spiaccicata al suolo come un tappeto.
Carlisle entrò in casa e uscì poco dopo, con la sua valigetta di cuoio nero che usava ogni giorno a lavoro.
Non mi ero ancora mossa dal portico.
«Ok, ho capito, abbiamo un nuovo tappeto» disse dandomi un lieve calcetto alla zampa posteriore sinistra.
Te lo do io, il tappeto! Dissi scattando subito in piedi e saltando i quattro gradini.
Corsi fino al garage, mi trasformai e aspettai che Carlisle uscisse fuori con la macchina.
Mi sedetti sul sedile del passeggero della Mercedes nera e Carlisle guidò fino alla riserva.
«Al primo incrocio gira a sinistra» gli dissi appena entrammo nel villaggio.
Tutte le persone che erano per strada guardavano stupiti la macchina. Si sapeva che i Cullen non erano ben accetti e nessuno di essi si era mai avventurato nel villaggio.
Guidai Carlisle fino alla casa di Jacob.
Lì Carlisle entrò nella piccola casa dopo aver salutato Sam e, soprattutto, Billy.
Bella arrivò poco dopo.
Carlisle stava per finire con il curare Jacob. L'unico problema era che la guarigione accelerata dei licantropi aveva saldato le ossa di Jake in modi non corretti e Carlisle fu costretto a romperle di nuovo tutte e ad ingessare il licantropo. Per un po' non si sarebbe potuto trasformare.
Quando Carlisle ebbe finito, Billy lo ringraziò e gli strinse addirittura la mano.
Forse queste potevano essere le basi per un'alleanza....
Il vampiro biondo, mio "padre", mi riaccompagnò a casa dopo aver detto che Jacob sarebbe guarito in due o tre settimane, non sapeva precisamente quando perché non sapeva come si comportava la guarigione accelerata.
Carlisle frenò di colpo, accostando.
Mi guardai intorno, spaesata, pensando che ci fosse un nemico. Lo guardai, non capendo cosa stesse succedendo.
«Chiara, so che quella cosa con Bree, oggi, ti ha turbata...» iniziò a dire ed io lo ascoltai, probabilmente lo aveva capito dal mio silenzio «Però devi capire che i Volturi sono fatti così. Pur di farsi vedere farebbero qualsiasi cosa, però sono i primi a non rispettare le leggi»
«Sì, ma hanno punito una vampira innocente... e loro avevano dato a Victoria il permesso di combatterci però non si sono auto-puniti»
«Lo so» rispose sospirando «Anch'io le prime volte che li ho visti uccidere vampiri praticamente innocenti non capivo e ne rimanevo sconvolto. Poi appresi che ad Aro, -così come a Cauis e, in parte minore, da quando è morta Didyme, a Marcus- non importa la vita degli individui. Ma il potere. Quindi: sì, hanno ucciso Bree anche se era innocente, ma per loro è normale»
«Ma è un'ingiustizia» mi lamentai.
«Lo so, ma non ci si può far niente. Quindi smettila di pensarci su, ok?»
Annuì.
Beh, sì, chi meglio di Carlisle poteva conoscere qualcosa sui Volturi e sul fatto che fossero esseri spietati e senza cuore?
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Eravamo tornati a casa già da un bel po', avevo già cenato -Esme cucinava molto bene ed ero felicissima che fosse sempre lei a cucinarmi del cibo- e adesso mi stavo annoiando a morte.
Non capivo come non facessero i vampiri a non annoiarsi dovendo stare svegli 24 ore su 24 per l'eternità. Almeno, io e gli altri licantropi, potevamo dormire per passare il tempo.
In più era tipo la quarta se non quinta volta di seguito che vincevo a dama contro Emmett. Certo, forse stavo barando un po' leggendo i pensieri di Emmett che contenevano le sue mosse e le previsioni di Alice. Ma... quando hai un potere, perché non usarlo?
«Ho vinto! Di nuovo» dissi "uccidendo" l'ultima pedina di Emmett.
Il vampiro sbuffò e strinse i pugni. Non era abituato a perdere così tante volte.
«Voglio la rivincita! E stavolta si gioca a briscola!» disse mettendo sul tavolo un mazzo di carte napoletane.
«Questo è un gioco italiano... perché lo conoscete?» chiesi stupita.
Emmett alzò le spalle «Ne so così tanti di giochi di carte. Ci sai giocare, vero?»
Annuì «Ovvio. Però si potrebbe giocare a Bridge, Otto americano, e tutti gli altri»
Emmett iniziò a mischiare le carte «Nah, giochiamo a Briscola»
«Ok. Sei sicuro di voler perdere ancora?» chiesi dondolandomi sulla sedia.
«Non perderò» rispose con una finta calma e diede tre carte ad entrambi, girandone una. Ok, c'era l'asso di denari come briscola.
Diedi un'occhiata al nostro immediato futuro.
Mi misi a ridere «Emm, è inutile che giochi, quell'asso è mio. Così come tutti i tuoi punti»
«Vedremo...» disse lanciandomi un occhiata assassina.
Dopo qualche minuto finimmo di giocare. Avevo vinto 120 a 0.
«Non è possibile!» disse Emmett.
Ridacchiai «Te l'ho detto che era inutile che tu giocassi, no?»
«Ma... aspetta un attimo... Alice, tu non c'entri nulla?»
La vampira si mise a ridere e si avvicinò a noi, per battermi il cinque. Per tutto il tempo era rimasta in silenzio sul divano e nessuno si era accorto che mi stava suggerendo le mosse.
«Emmett, dovresti fare più attenzione» disse Edward, non smettendo di suonare varie canzoni al suo pianoforte a coda.
Emmett ringhiò, frustrato.
Mi venne una brillante idea «Ehi, giochiamo a poker? Se ho la fortuna di prima divento più che miliardaria, eh, Emmett?»
«Sognatelo!»
«Scala quaranta? La facciamo durare due secondi, tanto so già come vincere»
Il vampiro mi guardò male.
«Ok, ok, lo prendo per un "no"»
«Prima che Emmett distrugga qualcosa, propongo di vedere un film» disse Jasper facendo scivolare sul tavolo del salotto, dove stavamo giocando, il DVD del primo film di "Pirati dei caraibi".
«Sei serio?» chiesi prendendo in mano la custodia del DVD «Dai, tutti lo conoscono. L'avremo visto tutti almeno un migliaio di volte»
«Davvero?» mi chiese Edward smettendo di suonare e girandosi verso di noi.
«Non hai mai visto..»
«Non quello» disse interrompendomi «Davvero sai suonare?»
Ma... lo avevo pensato per poco meno di due secondi... Annuì «Sì... so suonare la colonna sonora “He’s a pirate”... me lo avevano insegnato»
«Ti cedo il pianoforte» disse alzandosi dallo sgabello rivestito di cuoio e indicandomi il pianoforte.
«La sai fare anche tu, non serve che la suoni io» gli dissi leggendogli i pensieri «E poi, voglio vedermi il film»
«Oh, tanto lo abbiamo già visto tutti un migliaio di volte»
Dopo circa dieci minuti che provò a convincermi in tutti i modi possibili ed immaginabili, acconsentì sospirando e mi avvicinai a lui. «Impara a non leggere i pensieri altrui» lo rimproverai.
Edward ridacchiò appoggiandosi a lato del pianoforte nel mentre che io mi sedetti su quello sgabello, beh, non era scomodo.
«Non so neanche se me la ricordo»
«Scommetto che te la ricordi»
«Qual'era la prima nota della mano destra?»
«Re. Sta tranquilla, tanto non mi sfuggi»
Sospirai e iniziai a suonare quella canzone.
Perché avevo un fratello così rompiscatole?
Iniziai a suonare il re con la mano destra, facendo l’accompagnamento con la sinistra. Sì, ok, Edward aveva ragione, me la ricordavo abbastanza bene.
Quando finì di suonare mi alzai. «Felice?»
«Si, brava» disse scompigliandomi i capelli.
Mi trasformai e gli addentai una mano, ovviamente senza lasciargli cicatrici e senza staccargliela, sono una brava lupa.
La prossima volta che mi spettini te la stacco la mano.
Lui alzò le mani, ridendo. «Ok, ok, messaggio recepito»
Zampettai fino al divano e mi ritrasformai, sedendomici sopra «Ora possiamo vederci il film? Mi avete fatto venir voglia di vedere Johnny Depp che interpreta lo stravagante Jack Sparrow»
«Capitan Jack Sparrow» mi corresse Emmett, saltando sulla poltrona come di solito si fa con le staccionate di legno o coi muretti.
«Giusto» risposi ridendo.
«Quand'è che pensavi di dirmelo?» chiese Carlisle passandomi vicino.
«Cosa?»
«Che sapevi suonare»
«Dovevo dirtelo?»
«No, però...»
«Però?»
«Niente, niente»
Cercai nella sua mente il pensiero che aveva scatenato questa strana domanda e la misteriosa risposta. Ovviamente lui fu più furbo di me e si mise a pensare ad altro, battendomi sul tempo. Finché non ci avesse pensato di nuovo non avrei potuto farci nulla e dovevo rimanere a rimunginare sulla sua risposta misteriosa.
Il film iniziò con la nave avvolta dalla nebbia la piccola Elizabeth Swann che cantava una canzone dei pirati.
Decisi di lasciar perdere la strana e misteriosa domanda di Carlisle e di concentrarmi sul film, giocando con Alice ad anticipare tutte le battute che mi ricordavo, quelle che non sapevo le diceva lei. Ad un certo punto ci fermammo perché c'era un alto rischio che gli altri ci uccidessero.
La serata passò e io mi dimeticai della strana affermazione di Carlisle, di Bree, della battaglia, dell'arrivo dei Volturi, della perfidità di Jane e del fatto che Alec mi guardasse spesso senza pensare ciò che voleva, come se tramasse qualcosa...
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