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20. La storia di Emmett

Bella si addormentò poco dopo. Beh, certo era abbastanza tardi per gli umani. In realtà anch'io avevo un po' di sonno, ma la mia metà da vampiro mi faceva stare sveglia tranquillamente per un tempo indeterminato.
«Ora che si fa? Non posso portarla dai Cullen, infrangerei il patto; ma non voglio nemmeno svegliarla» si lamentò Jake quando molti di noi stavano andando via.
«Falla dormire da te» disse Embry.
«Oppure lasciala qui o portala al confine» disse Leah, alzandosi dal tronco su cui era seduta.
«Se non sbaglio, Edward le aveva dato un telefono per telefonargli quando se ne sarebbe voluta andare» dissi con nonchalance.
Jacob prese subito il telefono nella tasca sinistra della felpa di Bella. «E adesso chi cavolo sa il numero del vampiro?» chiese.
«Passa» dissi allungando la mano.
Jake mi passò il telefono.
Lo accesi, andai nella rubrica, scrissi "Edward" e trovai il suo numero. Diedi il telefono a Jacob che lo chiamò subito.
Il vampiro rispose praticamente subito, ascoltai la conversazione nella mente del licantropo. "Pronto, Bella?"
«No, no, sono Jacob»
"Jacob?! Bella sta bene?"
«Si, si, si è solo addormentata e non volevo svegliarla per farti chiamare»
"Oh, ok"
«La porto al confine e tu ci raggiungi oppure posso portarla direttamente a casa vostra?»
"Portala al confine. Arrivo"
«Ok»
"Aspetta... Jacob. Ti volevo ringraziare"
«E per cosa?»
"Per aver fatto questo "enorme sacrificio" ed avermi telefonato"
«Ah. Non c'è di che»
«Jake, me lo passi un attimo?» gli chiesi a bassa voce.
«Ehi, succhiasangue, Chiara vuole parlarti. Te la passo?»
"Beh, certo"
Jacob mi diede il telefono.
«Tu porti direttamente Bella a casa?»
«Si, perché?»
«Perché mi serviva un passaggio... sennò devo andare a piedi»
Edward sospirò divertito «Non importa, vieni con noi. La accompagno a casa sua e poi scarico te a casa nostra»
«Grazie, a dopo» Ecco come racimolare un passaggio.

Jacob prese Bella in braccio e la portò alla sua macchina, io li seguì e mi sedetti nei sedili posteriori.
Jacob mise in moto e guidò fino al confine.
Uscì silenziosamente dall'auto, Edward era arrivato da poco, si sentiva ancora l'odore di "macchina in movimento".
«Forza Bells, siamo arrivati» sentì dire a Jacob.
«Oh, merda! Che ore sono? Merda, dov'è quello stupido telefono?»
Visto? Non sono i licantropi ad insegnarmi queste brutte parole, è la tua ragazza. Pensai rivolgendomi ad Edward. Una volta mi aveva rimproverata perché, secondo lui, erano i "cani del branco" a insegnarmi queste cose.
"Guarda che ti lascio a piedi" mi minacciò Edward.
Stetti zitta, non avevo voglia di camminare fino a casa e non avevo un telefono per chiamare qualcun'altro di più gentile.
«Facile. Non è ancora mezzanotte. L'ho già chiamato io. Guarda, ti sta aspettando lì»
«Mezzanotte?»
«Ecco qua» disse Jacob passandole il telefono.
«Hai chiamato tu Edward, per me?»
«Ho pensato che se mi comporto in modo carino, potrò passare più tempo con te»
«Grazie, Jake. Davvero grazie. E grazie anche per avermi invitata, stanotte. È stato... caspita, è stato unico»
«E non hai nemmeno resistito per vedermi mangiare la mucca» disse ridendo «No, mi fa piacere che tu sia stata bene. È stato... bello, per me, averti qui»
Edward iniziò a camminare inquieto. Avanti, indietro, avanti, indietro, avanti, indietro...
«Beh, non è molto paziente, vero?» disse Jacob «Vai ora. Ma torna presto, ok?»
«Certo, Jake» rispose Bella aprendo la portiera della vecchia Volkswagen.
«Dormi serena, Bells. Non preoccuparti di niente: ci sarò io a sorvegliarti, stasera»
«No, Jake. Riposati un po', io starò bene»
«Certo, certo»
«'Notte, Jake. Grazie»
«'Notte, Bells»

Edward raggiunse Bella appena oltrepassò il confine. «Bella» disse con un tono di voce più sollevato, abbracciandola.
«Ciao. Scusa se ho fatto così tardi. Mi sono addormentata e...»
«Lo so, mi ha già spiegato Jacob. Sei stanca? Ti posso portare io»
«Sto bene»
«Meglio accompagnarti a casa e metterti nel letto»
«Anch'io vorrei andare a casa, vi muovete?» chiesi abbassando il finestrino dei sedili posteriori.
Edward mi ignorò completamente «Hai passato una bella serata?»
«Si, è stato... davvero stupefacente, Edward. Avrei voluto che ci fossi anche tu. Non posso neanche spiegarlo. Il padre di Jake ci ha raccontato le vecchie leggende ed è stato come... come una magia»
«Me le racconterai, ma dopo un buon sonno»
«Non sarò in grado»

Edward portò in fretta Bella a casa e poi accompagnò me a casa.
Parcheggiò la macchina nel garage, tra il muro e la sua Aston Martin. Quando stavamo per uscire, mi colpì un nuovo mezzo di trasporto.
Era un moto da strada, alta e molto bella. Sembrava velocissima pur essendo ferma e appoggiata al cavalletto.
«Wow.. e questa?» chiesi stupita.
Notai anche la moto di Bella. Vicino alla moto di alta classe sfigurava un po'.
«È una Ducati 848. L'ho comprata per andarci con Bella»
Alzai gli occhi al cielo «Tipico» dopo un attimo di silenzio realizzai ciò che aveva detto. «No, aspetta, farai andare Bella in moto? Davvero?»
Lui annuì e spense la luce del garage, durante la nostra chiacchierata ci stavamo avvicinando a casa. «Se le piace si. Perché no?»
«Per il semplice fatto che qui a Forks un sacco di motociclisti esce di strada perché la strada è bagnata 24 ore su 24, 360 giorni all'anno?» non dissi "365 giorni all'anno" solo perché alcune volte non pioveva ma: nevicava, grandinava, c'era vento forte o c'era il sole.
«Se vedo che rischia di cadere la prendo al volo»
«E secondo te riuscirà a guidare ai 200 all'ora?»
«Terrò io il suo passo, non lei»
Alzai gli occhi al cielo, entrando in casa «Contento tu»
«Buonanotte, Chiara» disse sbrigativo, come per liberarsi di me.
«Ciao, vampiro» risposi chiudendo la porta.
Notai subito che c'era solo Emmett, seduto sul divano.
«Ciao» mi disse senza distogliere gli occhi dalla TV, c'era un incontro di baseball.
«Perché sei qui da solo?» chiesi sedendomi su di una poltrona.
«Gli altri sono a caccia o a controllare la casa di Bella»
«Ah..»
Dopo un po' mi alzai e andai in cucina. La mia preda era un pacchetto di patatine su di una qualche mensola. Dopo intense ricerche lo trovai. Catturai il pacco di patatine e tornai alla mia base sulla poltrona.
Non provai nemmeno a dare una patatina ad Emmett, tanto non gli interessavano.
Durante la pubblicità che segnava, forse, la fine del primo tempo -non ci capivo molto di baseball, per me era meglio il calcio- mi decisi a fare una domanda ad Emmett. A volte mi veniva in mente, ma non mi ero mai osata ad esprimerla.
«Emmett?»
«Che c'è?» chiese guardandomi.
«Ma... se io ti dessi questa patatina...» dissi prendendone una caso «Tu che faresti?»
Lui mi guardò confuso «La rifiuterei»
«Beh, si, ok. Nel senso: se voi vampiri mangiate cibo umano, che succede?»
In risposta lui afferrò la patatina e la mangiò. Aspettai qualche secondo, ma non accadde nulla.
«Quindi potete mangiare...»
«Non proprio. Prima di tutto il cibo umano ci fa schifo, un po' come se ad un umano dessi una sacca di sangue da bere. E poi il cibo umano non lo digeriamo, non abbiamo sangue, succhi gastrici, e gli altri "liquidi"»
«Che fine ha fatto la mia patatina?»
«È stata masticata, è finita nello stomaco e ci resterà finché non la vomiterò»
«Bleah, che schifo»
«Già, l'ho so... ma ormai ci siamo abituati, a volte ci capita di mangiare per non destare l'attenzione»
«E con le cose da bere? Acqua, Coca-Cola, e il resto?»
«Stessa cosa»
«Che cosa brutta dire addio a patatine, gelati, cioccolato, pizza...»
«Non ne sento una grande mancanza, ai miei tempi non li mangiavo tanto spesso»
«Non te l'ho mai chiesto, ma tu, come sei stato trasformato? So solo, grazie a Rosalie, che eri stato aggredito da un orso e che lei ti ha salvato...»
«Beh, vivevo nel Tennessee in una famiglia non proprio benestante» disse iniziando a raccontare «Quando i miei genitori diventarono troppo vecchi per cacciare, iniziai a cercare io animali da mangiare. Era abbastanza difficile, il bosco più vicino a casa nostra aveva più predatori che prede. Incappavo spesso in tracce di linci, lupi o orsi. Però portavo spesso del cibo a casa.
Un giorno, pur essendo inizio primavera, decisi di andare a caccia.
Devi sapere che durante i primi giorni di primavera gli orsi, cosi come gli altri animali che vanno in letargo, sono più agitati. E immagina cosa può fare un povero predatore se non trova da mangiare... stavo seguendo un cervo, me l'ho ricordo abbastanza bene. Presi la mira, sicuramente lo avrei beccato al cuore, non sbagliavo quasi mai con quel fucile.
Ad un certo punto l'animale alzò le orecchie ed iniziò a fiutare l'aria, pensavo che avesse sentito il mio odore, forse non ero più sottovento. Capì cosa stava succedendo quando sentì un ringhio. Mi voltai ed un enorme Grizzly si alzò sulle zampe posteriori, emettendo quel verso strano» Emmett fece il verso del Grizzly, storpiandolo altamente. Entrambi ci mettemmo a ridere e poi lui riniziò la sua storia. «Presi la mira con il fucile, ma l'orso fu più forte. Con una zampata mi atterrò. Misi il fucile davanti a me, per cercare di difendermi, l'orso lo prese in bocca e me lo strappò dalle mani. Ormai avevo capito che per me era finita.
Quando ormai avevo perso ogni speranza, sentì un altro ringhio. Pensai subito che si trattasse di un altro orso e che stessero combattendo per vedere chi mi avrebbe mangiato. Ad un tratto i ringhi cessarono e mi sentì sollevare, mi sembrava di volare. Aprì gli occhi e vidi lei, era bellissima. Pallida, con gli occhi gialli e i capelli biondi che sferzavano l'aria durante la sua corsa velocissima. In preda al delirio per la febbre che mi stava arrivando e la morte che mi stava prendendo con se, pensai che fosse un Angelo. Mi portò in una casa e vidi un uomo. Anche lui era pallido, bello, con gli occhi gialli e i capelli biondi. Pensai che fosse Dio» disse ridendo «L'Angelo e Dio fecero un discorso strano, lei lo pregò per qualcosa. Mi portarono su di un letto, Dio mi chiese scusa per qualcosa e poi un fortissimo dolore mi avvolse. Pensavo di essere finito all'inferno e sicuramente era anche giusto..»
«Perché?» chiesi stupita «Rischiavi di essere sbranato per cacciare per i tuoi genitori»
Lui ridacchiò «Diciamo che non ero un buon esempio da seguire. Molti soldi che raccimolavo li spendevo in fumo, alcol, donne, scommesse, eccetera eccetera.
Comunque... pensavo di essere all'inferno, però non capivo perché l'Angelo stesse sempre vicino a me e perché ogni tanto anche Dio comparisse per vedere come stavo.
Dopo i tre giorni nei quali il veleno mi fece diventare un vampiro, Rosalie e Carlisle mi spiegarono cos'ero diventato. Non ne fui sconvolto più di tanto, per me era una figata. Ricambiai fin da subito l'amore di Rosalie e... beh.. il primo anno da vampiro fu un po' disastroso.. uccisi qualche umano per berne il sangue. Soprattutto perché incontrai due donne, il loro sangue mi attirava molto. Erano come Bella per Edward. Io ero stupido e "inesperto" quindi non intendevo né lasciarle perdere né creare un Odissea come Edward: il mio istinto vinse e le uccisi... il loro sangue era sublime...»
«Si, si, Emmett. Evita di pensare al loro sangue dolce, ricorda che per metà sono un vampiro» mi lamentai.
«Ok, scusa» disse ridendo «Dopo che superai il primo anno da vampiro misi la testa a posto. Andai anche a trovare i miei genitori, ovviamente senza farmi vedere e constatai che gli servivo ancora... erano vecchi, non potevano cacciare e coltivare era faticoso... chiesi dei soldi in prestito ai Cullen, Edward me li prestò senza problemi. Tornai a casa mia e lasciai il sacchetto di soldi davanti a casa loro. Ovviamente attesi che prendessero il sacchetto, giusto per assicurarmi che non lo prendesse un ladro e poi li lasciai stare, vivendo la mia nuova vita da vampiro»
«Quindi è per questo che ti piace cacciare i Grizzly?»
«Beh, il loro sangue...»
«Emmett!» mi lamentai. Stava risvegliando il mio lato vampiresco con tutti quei discorsi sul sangue.
«Dai, adesso vai a dormire, è tardi» mi disse il vampiro.
«Non ho sonno»
«Scommetto che ti addormenterai subito»
Sospirai e mi diressi in camera mia. Aveva ragione, stavo iniziando ad avere sonno.

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