cap. 58 Terzo in linea di successione
Quattro giorni prima di questo epilogo Archés aveva ricontattato il distretto; Kurt era pronto in attesa spasmodica, i tecnici Inuri avevano contato che, in fondo, la batteria poteva aver conservato carica residua sufficiente.
Tre mesi, era la durata standard di quei dispositivi, e quella usata dal re andava ora verso i centodieci giorni di vita; era ben più del solito, ma se il dio dei venti voleva, tutto poteva essere.
Dalla radio federale Archés chiamò senza affanni, ma dal distretto risposero esultanti a quel nuovo miracolo.
MaArchés non aveva nuove incoraggianti, circa le cure del male.
I medici stavano lottando ma gli ultimi tre uomini stavano chiaramente morendo, e lo scoramento era evidente.
Il distretto, invece, faceva sapere che le navi stavano procedendo nel compito affidato loro.
Sulla nave ammiraglia un impianto radio aveva consentito di far sapere alla base che la maggior parte dei centri costieri visitati aveva segnalato, utilizzando il codice loro fornito, che in effetti il morbo non li aveva raggiunti.
Ovunque i primi ordini del re di isolarsi fossero stati eseguiti con rigore, della malattia non vi era stata traccia.
Scoprendo che l'interno era stato invece a tal punto devastato, quelle città assicuravano che avrebbero continuato a oltranza nell'isolamento, per continuare a difendersi.
Avevano la pesca, fortunatamente, per sostenersi, nonostante nella stagione rigida essa fosse scarsa. Meglio soffrire la fame, comunque, che soccombere al male.
Solo una grande città della provincia di Falgar, aveva segnalato che i contagiati erano molti e che si moriva in quasi ogni casa.
Kurt lo riferì a gola stretta, perché era da lì che proveniva.
"Tra quindici giorni l'intera linea costiera sarà stata percorsa", disse poi il geniere cambiando tono:"e il comandante Falcon chiedeva al re se avesse considerato l'ipotesi di raggiungere velocemente il mare. Il percorso all'interno sarebbe breve, e una nave potrebbe attenderlo per farlo riparare nel distretto... "
Archés rimase brevemente in silenzio. Poi:"Dopo aver chiesto alla mia gente di rimanere inerte nelle proprie case a farsi raggiungere dalla morte, per non diffondere la malattia, Falcon vorrebbe che proprio io rompessi ogni prudenza per cercare un riparo migliore?
Kurt... Chi crede che io sia, il comandante? A Palazzo stiamo tentando di curare dei malati. Stiamo usando estrema prudenza, lasciamo che si assistano gli uni gli altri, passando loro farmaci senza entrare in diretto contatto, e istruzioni scritte, per non sostare neppure nella stessa stanza con loro. Ma il rischio di contagiarsi è comunque altissimo. E crede che essendomi già esposto, in queste condizioni verrei al distretto?"
"Il comandante proponeva di restare a bordo e osservare un periodo di isolamento come richiesto per Tauro", rispose Kurt pronto, perché l'obiezione era stata prevista, forse.
"Cioè, vorreste che rischiassi solo l'equipaggio di una nave?", commentò Archés.
"I volontari non mancherebbero, mio re", e Kurt rispose con un tono che diceva tanto.
Archés sospirò. "Ve ne sono molto grato ma resterò al mio posto, per quanto possa fare ben poco, ormai. Piuttosto... Se i miei calcoli non sono sbagliati... Cosa è successo di Tauro?"
"L'isolamento è finito due giorni fa. Sto bene", rispose una voce nota, che fece chiudere gli occhi a Leona.
Il capitano federale guardò stupito l'effetto che quella voce ebbe sui tre personaggi che, come la prima volta, erano chini sul microfono. C'era un legame significativo, tra loro, che l'aveva meravigliato grandemente.
Con la sua umiltà, la navigatrice era riuscita a entrare profondamente nell'animo di quegli uomini importanti; e soprattutto il Signore di Chiura, che sembrava sempre sul punto di sbranare qualcuno, alla fine arretrava, quando la donna si metteva tra lui e il poveretto che l'aveva senza prudenza provocato.
D'altra parte era facile sbagliare, impreparati come erano. Soprattutto Neda, solo respirando sembrava sbagliare a essere lì; e la navigatrice le spiegava sottovoce quali rigidissime regole una donna avrebbe dovuto osservare, in quel mondo.
"Sono felice di scoprire che almeno questa mia preghiera è stata esaudita", disse infine Archés, ripresosi. "Posso quindi chiedere che mi ascoltiate con attenzione, perché non avendo altro mezzo, devo comunicarvi via radio una cosa importantissima e ufficiale. Il comandante Falcon è pure lì in ascolto?"
Kurt confermò.
"Il documento col quale sceglievo il mio successore, in caso di decesso, indicava il Signore di Chiura. Il fatto che fosse costantemente lontano da me assicurava ragionevolmente che un incidente al sottoscritto non l'avrebbe coinvolto.
Questa ultima condizione ora è cambiata, e purtroppo un eventuale problema riguarderà entrambi... E che stilassi qui un documento indicando il secondo in linea di successione sarebbe inutile, nessuno avrebbe l'autorità per leggerlo.
Quindi ufficialmente vi comunico che dopo me e Furius il titolo del comando andrà a Tauro.
È una scelta contro la tradizione, perché egli non viene dalla nobiltà, ma è molto ragionata e, ritengo, opportuna; in queste condizioni estreme la sua intelligenza e la sua dedizione al nostro popolo sono le doti che lo rendono il più adatto.
E tu Kurt, che anche lo conosci bene, mi sei testimone. A Tauro che mi ascolta e che so di aver colto terribilmente di sorpresa, chiedo perdono: lo indico con dolore; perché ci sono uomini che al potere ambiscono, come fonte di affermazione e trionfo, e uomini che lo accettano con rassegnazione, consapevoli della responsabilità enorme che comporta.
Tauro è dei secondi, e per questo so di dargli piuttosto un dolore che una gioia. Posso solo dirti, amico mio, che non desidero affatto passarti il comando. Se però alla fine dovesse essere necessario, so di affidarlo in buone mani".
Ancora una volta seguì un silenzio profondo, e lungo.
"Non sono preoccupato, re Archés", risuonò infine la voce di Tauro:"So che c'è qualcuno al tuo fianco che persino il re dei venti esiterà a sfidare.
In qualche modo, poi, tornerò presso di te, e questa follia rientrerà. Ci sono novità, circa le zone dell'interno?"
Archés sospirò. "Pochi giorni fa uomini provenienti da Ossidia hanno confermato che la malattia continua lentamente a diffondersi. Piccoli centri che erano finora sfuggiti sono stati raggiunti da disperati in fuga o in cerca di cibo, o da banditi incuranti di essere uno strumento di contagio; saccheggi e razzie sono l'altra piaga che sta straziando la nostra terra.
Nulla che faccia sperare bene, purtroppo, mi viene riferito. Le notizie migliori sono quelle che mi avete dato circa le città della costa. Che mi dite, di un possibile modo di scambiare notizie con l'interno, senza inoltrarsi nel territorio?"
"Nessuna soluzione è stato possibile immaginare, finora, a questo problema", gli risposero:"Si sono considerate molte idee, ma nessuna neppure lontanamente realizzabile. Di certo non è nelle nostre capacità costruire alcun mezzo volante.
Ovviamente non una sola mente, qui al distretto, sta trascurando di cercare ancora un'ispirazione felice... Ma si concorda sul fatto che, per fornire nuove scorte e scambiare notizie, sarebbe allo stato attuale comunque necessario arrivare a ridosso delle comunità isolate via terra".
Seguì un breve silenzio:"Se qualcosa di più realizzabile dovesse però essere studiato... sarebbe vitale sottoporla all'approvazione del re; il comandante Falcon suggerisce che se egli non vuole riparare nel distretto, un volontario potrebbe essere sbarcato sulla costa e raggiungere Glittica.
Gli si riserverebbero le precauzioni che usate con i malati, ma attraversando egli il tratto dalla costa alla città astenendosi da ogni contatto, non dovrebbe contagiarsi.
Sarebbe rischioso ma non necessariamente un suicidio, e potrebbe portare una nuova batteria. I tecnici contano che questa abbia già avuto una durata eccezionale. E il comandante non vuole rinunciare a un contatto con il re".
Archés chinò la testa. Se non avesse avuto la radio federale, avrebbe convenuto sulla bontà dell'idea. Ma invece, quella batteria che volevano spedirgli non era necessaria, lui poteva contattare il distretto senza problemi.
Ma non poteva dirlo.
Si tormentò le mani: poteva rifiutare, e significava non contattare mai più il distretto. Oppure poteva accettare, fingendo poi che la spedizione avesse avuto successo.
Così, però, avrebbe indotto un uomo a rischiare la vita per nulla e per di più, venendo a scoprire la verità, quello avrebbe anche dovuto essere, letteralmente, imprigionato, oltre che isolato per il potenziale periodo di incubazione.
Furius, che pensava all'unisono con lui, chiese: "Kurt, la batteria nuova è già a bordo della nave?"
"No, comandante. L'idea è maturata in questi giorni. Ma la richiameremmo. In pochi giorni tornerebbe qui a caricare e scenderebbe nuovamente lungo la costa. Senza fermarsi in alcun porto, non sarebbe una cosa troppo lunga".
"Assolutamente vi proibisco di interrompere la missione", esclamò Archés, vedendo il modo di guadagnare tempo:"Contattare tutti gli abitati sul mare è una priorità. Quando questo compito sarà adempiuto, solo allora potrete richiamare la nave e tentare una spedizione per Glittica. Anche se questo significherà non poter più comunicare fino ad allora".
Dall'altra parte ci fu nuovamente, lungamente, silenzio.
"Sei certo che sia la cosa migliore, Archés?", chiese Tauro, che già investito di nuove autorità pensava in fretta.
"Assolutamente si", rispose Archés rinfrancato:"E anche a missione sulla costa conclusa, se un volontario vorrà tentare questa altra cosa, dovrà essere ben consapevole dei rischi enormi di attraversare terre ormai in balìa delle conseguenze dell'epidemia, tra cui la bestialità di gente impazzita e senza controllo.
Se dovesse incontrare alle porte di Glittica ancora una guarnigione a controllo delle vie d'accesso, utilizzi un drappo giallo. È il segnale che ho convenuto per i miei messaggeri; coloro che, ancora, mi stanno portando poche, terrificanti notizie dal Nord".
Poi il re fece una pausa. "E naturalmente, Tauro... "
L'uomo gli impedì di continuare:"... Naturalmente quello che verrà non sarò io. Ho compreso, Archés, nonostante sia un po' lento, che è necessario conservi un destino separato dal tuo. Quindi non si potrà presumibilmente sentirci prima che sia trascorso almeno un altro mese... ".
Archés sorrise appena:"C'era un tempo in cui un mese sembrava passare in un soffio di vento... "
"E allora sia", concluse Tauro:"Se questo ordini, si tenterà di mandarti una batteria carica quando la missione delle navi sarà conclusa e quelle rientreranno al distretto.
Che il dio dei venti si arrenda e riconosca che il re di Inurasi non può abbatterlo, neppure ricattandolo con la terribile minaccia di devastare la sua terra. Fra un mese forse l'uragano sarà passato, finalmente, e sentirò la tua voce più serena".
"Speriamolo Tauro... "
Poi Archés guardò al suo fianco la donna. L'espressione di Leona era di tale desiderio, che l'uomo sospirò irritato. Per un istante, rivide la sua gioia nello scoprire che a Darama era stato destinato anche Tauro.
Che bestia sei, Archés, si disse: dopo una vita, ancora ricordi queste cose... E le fece un gesto. Leona lo fissò stupita, incredula che le avesse letto nel cuore come una volta. Salutalo, le disse con gli occhi.
La donna respirò. "I venti gonfino le tue vele, Tauro. Quando sarà finita, rammenta che da molto non mantieni la tua promessa di tornare a Chiura", disse.
Parlò composta, ma Furius sorrise, sapendo come avrebbe voluto poterlo abbracciare con la voce, quel suo vecchio capo squadra; Archés invece strinse le labbra. Certo, si disse, Furius non era geloso.
Lei lo amava come non aveva saputo fare con il principe. Mai, avrebbe smesso di bruciare, quella ferita! Si era rassegnato, e ormai le era anche grato per il bene profondo che sempre nutriva per lui. Ma non era quello che gli aveva promesso, quello che lui aveva creduto sarebbe durato in eterno.
E lui invece... sotto l'odio, amaramente, ancora il vecchio sentimento, aveva trovato. Ancora. Nonostante tutto.
Tauro intanto sorrideva all'aria: Furius e Leona. Con loro accanto, Archés poteva sfidare veramente il dio dei venti. La donna poi, era garanzia che tutto poteva accadere.
"Come osa una voce femminile levarsi senza essere interrogata? Aspetta che possa tornare, donna, a farti pagare questo insulto: mi stai rimproverando di non onorare una promessa benché tu sappia che non sono uomo da cadere in simili dimenticanze?"
Le parole suonavano severe, ma Leona sorrise egualmente. Non le parole, ma il tono, ascoltò. Portò il pugno al petto, istintivamente, nel gesto di scusa, abbassando gli occhi, come quando accettava a Polaris che Archés le sfogasse contro la tensione terribile della partenza ormai vicinissima.
"Ben detto, Tauro", brontolò Furius:"Quindi segna un motivo in più, per essere di ritorno quando l'uragano sarà sciolto. Ci occuperemo in due di insegnare le buone maniere alla persona più irrecuperabile che ci sia occorso di conoscere".
E anche le sue parole erano dure, ma Leona sorrise ancora più apertamente.
"A risentirci, Tauro", Archés decise che era ora di mettere termine al collegamento:"spegneremo ancora una volta la radio, ma continuerò a sentire le vostre voci nella mente, e nel cuore.
Se qualcosa dovesse accaderci, ti ordino una cosa sola: non chiederti mai cosa avrei fatto io, prima di agire, ma giudica da te stesso, senza farti condizionare da nessuno intorno a te.
Giudica col bagaglio di pensieri e di esperienze che hai dentro, e confida nel tuo giudizio".
Non poteva, Archés, dire di più; ma avendo ormai scelto di chiedere aiuto ai federali, e avendoli visti rischiare in prima persona e avendo avuto conferma della loro reale correttezza, gli premeva, nel caso gli fosse accaduto qualcosa, proteggerli indipendentemente dal fatto che riuscissero o meno a ottenere il successo che speravano.
Per questo, fosse venuto il peggio, andava a lasciare il comando di quella Inurasi che confidava sarebbe comunque sopravvissuta, a uno dei pochi nella sua opinione capaci di accettare una collaborazione con i federali.
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