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cap. 53 Una piccola, preziosa comunità

Nel granaio, il gruppo di uomini riuniti rifletteva accigliato sugli argomenti esposti da Ardesio.

"Noi siamo contadini! Non abbiamo archi, a malapena qualche balestra da caccia... ", commentò il vecchio di prima.

"Io ricordo che per cacciare occorre comunque un'ottima mira", eccepì Ardesio, incoraggiante.

"Ma tirare addosso a un uomo non è come mirare a un coniglio", commentò smarrito il giovane.

"Io avrei più rimorsi per un coniglio innocente. Non vi è chiaro di cosa parliamo, allora!", esclamò quello deciso, che meglio aveva immaginato le scene evocate da Ardesio. E insistette:

"Capite che se della gente arriverà con le armi, non saranno solo ladri, persone affamate in cerca di un pezzo di pane? Saranno la feccia che già aveva conti con la giustizia, bestie nere che approfitteranno di questo tempo per uscire dalle fogne e godersi senza freni la mancanza di leggi e di soldati.

Assassini, stupratori, incuranti di portare eventualmente rovina... anzi... se avessero il dubbio di essersi contagiati, immagino che il loro ultimo piacere sarebbe trascinare con sé all'inferno più brava gente possibile, per vendicarsi di averli condannati e ricercati.

Credo che verrebbero a bella posta, per il gusto di spargere il contagio, in omaggio alle loro condanne. Io sono un buon tiratore, Ardesio, e su di me puoi contare. E visto che la stagione è quella del fermo nei campi, potremmo esercitarci tutti un po' ".

Si guardarono, molti si contarono: tra vecchi e giovani erano appena una ventina.

"Parlavi di una sorveglianza...", fece Kyros, "ma siamo davvero pochi; come immagini si possa organizzare?"

Ardesio respirò a fondo: "Prepariamo punti d'osservazione alti. Anche degli alberi potranno andar bene, su cui preparare un riparo e una scaletta che consenta agevolmente di salire e rimanerci anche se il tempo è brutto.

Tracciamo un cerchio ampio e penso che con una quindicina di vedette copriremo un territorio piuttosto vasto, tanto da avere un buon preavviso".

"Mica potremo restare di vedetta giorno e notte!", contestò un altro uomo piuttosto giovane.

"Naturalmente no! Ci serviranno dei periodi di riposo, e ci avvicenderemo perché vi sia sempre una parte di noi riposata e pronta, e prepareremo un sistema d'allarme che richiami gli altri in pochissimo. Una campana o qualcosa del genere, niente di complicato", rispose Ardesio.

"E se una parte di noi riposa, chi prende il suo posto di vedetta, posto che siamo appena più delle quindici sentinelle che vorresti?"

Ardesio si morse le labbra:"Parliamo solo di avere occhi buoni, e di restare attenti di guardia senza addormentarsi.

Organizzando periodi più brevi i bambini certo potrebbero avvicendarsi e coprire alcuni turni. E poi ci sono le donne".

Qui la reazione alle sue parole non fu un semplice mormorio, ma una selva di vere esclamazioni di scandalo.

"Le donne? Cosa mai vuoi che facciano, delle donne?", fu il commento più pacato.

Ardesio respirò a fondo.

"Io ricordo... ", disse chiedendo a gesti nuovamente il silenzio per poter parlare:"...ricordo mia madre al lavoro nei campi. Ricordo che strappava le erbe infestanti con cautela, perché non soffocassero le piante dell'orto. La ricordo alla raccolta del grano, a batterlo sull'aia per liberarlo dalla pula... la ricordo maneggiare la legna per accendere il camino e la cucina... ".

"E allora?", chiese Kyros, perché questo era ciò che facevano di norma le contadine.

"La ricordo anche nelle sere invernali al telaio", continuò Ardesio:"Ricordo le sue dita agili intrecciare veloci e precise. Mi ricordo bambino, fissare quasi incantato la tela crescere e ricordo che una sera, assente mio padre, le chiesi di spiegarmi come eseguisse quei disegni complicati.

Mi mostrò uno schema, mi spiegò come usava il pettine per creare il varco alla spoletta, perché il filo di trama andasse a infilarsi nell'ordito. Disse che era un lavoro semplice, ma a me non parve, perché occorreva precisione, pazienza e concentrazione".

Si guardò in giro, perché nella memoria di ognuno di loro c'era l'immagine quieta di una donna china sul telaio, a preparare le stoffe morbide dei loro mantelli.

"Una donna sa eseguire ordini complessi e noi abbiamo bisogno invece che facciano qualcosa di piuttosto semplice.

Ci basta che fissino la campagna senza distrarsi, e avvisino se vedono inoltrarsi nei campi degli sconosciuti. Immagino che tra mogli e figlie, vi siano almeno due donne per ognuno di noi, quindi questo risolverebbe il problema delle sentinelle".

"E che altro vorresti che facessero, magari anche che maneggino armi?"

Il commento sarcastico di un vecchio, fu accolto con incertezza. Qualcuno stava riflettendo che, effettivamente, le donne erano molte, e il lavoro da affidargli semplice; Ardesio ebbe negli occhi Leona che metteva i suoi dardi nei cuori rossi dei bersagli con una precisione da fare impallidire loro tutti allievi.

"Naturalmente no, vecchio. Niente armi. Ma un turno di guardia di giorno io credo che qualcuna di loro un po' più giovane e sveglia possa coprirlo. Ne abbiamo bisogno", affermò tranquillo.

Diversi uomini annuirono, anche se controvoglia.

"Supponiamo anche, di montare la guardia regolarmente utilizzando pure donne e bambini", intervenne Kyros per riordinare le idee:"Supponiamo di tirar fuori tutte le balestre arrugginite, di ripulirle e di fare un po' di esercitazioni. Se si avvistano due o tre stranieri avvicinarsi malintenzionati, ci prepariamo ad accoglierli, ma se fossero troppi?"

Ardesio quello temeva molto, infatti...

"Per questo", disse, "parlavo di cercare un rifugio, dove nascondersi e sopravvivere, con le scorte di cibo accantonate... Non durerà in eterno, tutto questo, e ci basterà resistere fino all'estate, immagino".

Gli uomini si agitarono inquieti:"Un rifugio ampio che ci contenga tutti?"

Ardesio chiese quanti fossero, in realtà, comprese le donne e i bambini.

"I tuoi quanti sono?", gli replicò il tipo deciso.

"Due donne... E tredici piccoli", sospirò Ardesio in risposta.

"Allora", calcolò quello senza commenti:"siamo più di settanta... settantatre più il vecchio che pensa di rimanere nei campi. Occorrerà dividersi".

"Forse", intervenne però un uomo robusto dall'aria tranquilla,"un posto ci sarebbe... ", e si fermò, come a soppesare l'idea, benché avesse cominciato a rimuginarci sopra appena Ardesio aveva accennato all'opportunità di un rifugio.

"Suggerisci", gli dissero.

"La vecchia miniera. Ci ho lavorato fin da ragazzo e fino a quando non l'hanno chiusa. La conosco bene", affermò l'uomo e Ardesio rabbrividì.

Suo padre, amante dei campi e abituato al cielo come tetto, aveva sempre avuto un sacro orrore per quel lavoro da topi. Per di più in passato erano accadute delle tragedie, quando dei bambini, con l'incredibile incoscienza di quella età, vi si erano avventurati.

Così, in ogni casa si ripeteva, ed era di quelle regole che non andavano trasgredite per nessun motivo!, che nessuno doveva avvicinarsi alla miniera se non vi lavorava.

E poiché il filone si stava esaurendo già quando Ardesio era bambino, vi si lavorava in pochi e quei pochi erano amaramente compatiti.

"La miniera mi sembra un'idea terribile", rispose per tutti Kyros; "una tana buia, piccola e gelida. E pericolosa", aggiunse, cresciuto anch'egli con i sentimenti di Ardesio.

"In realtà", replicò l'ex-minatore, "appena superata la ripida discesa del primo livello si apre una grande cavità naturale, una vasta grotta aerata che fu allargata e rinforzata perché lì affiorava ricca la vena del minerale.

Poi seguendo la vena ci si è inoltrati con le gallerie. Durante il turno, che era molto lungo, anziché in superficie si tornava in sala per qualche pausa, per mangiare qualcosa, c'era chi si fermava a dormire addirittura.

È un ambiente così ampio da entrarci in cento persone, volendo. E ben aerato".

Ardesio continuò a sentirsi oppresso, a quell'idea. Pure, volle saperne di più:"Mi hanno sempre parlato della miniera come di un labirinto pericoloso..."

L'uomo tranquillo annuì:"Chi si avventuri senza conoscerla può perdere facilmente l'orientamento... Ma la sala, come noi la chiamavamo, è vicina all'ingresso e per riguardo alla sicurezza dei più piccoli si potrebbero chiudere le gallerie che partono da lì, lasciando libera solo quella d'accesso".

"Ma non si rischia di rimanerci sepolti?", chiese lo smilzo.

"Mai verificatosi un solo crollo, da che ci lavoravo io. E la sala è proprio una caverna nella roccia, solidissima".

"Infilarsi in un luogo così... Ammesso che qualcuno non provasse ad inseguirci, ci potrebbero aspettare fuori. Non ti farebbe l'idea di metterti in trappola da solo?", chiese ancora Ardesio.

Quello negò:"Volendo c'è anche un ingresso secondario; un percorso che dalla sala andrebbe a ritroso in salita, per sbucare in alto sulla collina, in una sterpaglia pietrosa poco lontana dalla sorgente. Potremmo considerarla un'uscita di sicurezza, da cui magari uno di noi potrebbe controllare la situazione e tornare a riferire, posto di non volersi affacciare dall'ingresso.

Che poi qualcuno possa seguirci dentro è facile da impedire, bloccando, una volta passati, il corridoio che porta alla sala".

"Ma non sarebbe un luogo buio e freddissimo?", chiedeva sempre Ardesio.

"Buio sì, certo. Ma qualche lampada e una bella scorta d'olio e ci si adatta. Freddissimo no. D'estate e d'inverno c'è sempre la stessa temperatura, neppure bassa. Un po' di umidità, sì, ma una buona coperta basta per dormire".

"E ci sarebbe aria anche chiudendo l'ingresso?", gli chiese ancora, cercando di immaginare dei malviventi seguirli fino alla miniera e loro chiudersi dentro bloccando il corridoio della sala.

"La grotta ha un'aria sempre pulita. Le fiamme delle lampade ondeggiano per una lieve corrente che viene dall'alto; potrei portarvici domani così potremmo controllare che sia ancora tutto come quando l'hanno dismessa".

Ardesio sospirò inquieto:"Se non ci sono pericoli... Magari intanto avremo avuto qualche idea meno macabra".

"Se è un ambiente umido le scorte potrebbero avariarsi", aggiunse Kyros, che, Ardesio comprese, come lui rabbrividiva all'idea di scendere in miniera.

"Non è così umido", rispose paziente l'altro:"basterebbe chiudere bene le giare... la legna per poter cucinare, poi, la si potrebbe accatastare vicino all'ingresso o anche fuori dall'uscita secondaria; vi renderete conto di persona".

"Parlando di scorte... ", intervenne un anziano:"Come contribuirà ciascuno di noi?", e fissò ostentatamente Ardesio che aveva alle sue spalle più bocche di chiunque altro e, pareva, null'altro che le sue braccia e la sua balestra.

Kyros, che ben conosceva il vecchio come persona avara e solitaria, tanto che non aveva più familiari intorno ed era accudito da una vecchia serva amara quanto lui, se ne risentì come avesse colpito lui personalmente, insinuando che Ardesio non avesse abbastanza di che meritare un rifugio e una difesa comune.

"Io propongo", rispose Kyros per rintuzzare l'anziano con forzata calma:"che ognuno contribuisca all'opera comune come può, senza mettere da parte nessuno. Tu per esempio, non puoi offrire alcuna utilità, vecchio, essendo il cacciatore più scarso della storia e avendo ormai una vista così corta che i turni come sentinella sono da escludersi.

Ma non temere: combatteremo anche per te. Ardesio, per esempio, che immagino come guerriero e tiratore valga almeno tre o quattro di noi, non rifiuterà di proteggerti. Dico bene?", chiese rivolto all'amico.

Quello sorrise un po' in difficoltà, vedendo il vecchio mortificarsi e sentendo lui per primo, che i molti piccoli di cui doveva prendersi cura andavano a dipendere dalla generosità di tutti.

"In verità, Kyros, le cose stanno esattamente così: tutti abbiamo bisogno di tutti, mai come in questo momento.

Anche se nessuno dovesse arrivare a minacciarci, vivere isolati senza avere più nessuna notizia di cosa ci sta accadendo intorno, e con l'incognita di ciò che ci aspetterà dopo, è cosa tale che solo stare uniti ci impedirà di impazzire e di cedere allo sconforto.

Non c'è ricchezza o abilità nelle armi che conti davvero, in questo momento, ma solo l'esserci l'uno per gli altri, il sorreggerci a vicenda, il ricordarci che siamo uomini, compagni, e che questa cosa nessuno l'affronterà da solo".

Si guardò intorno:"Mai come in questo momento, ognuno di noi è utile e necessario, anche i vecchi, le donne e i bambini; e prima che i venti si illudano di averci disperso e abbattuto, dovranno soffiare come uragani, e ancora non basterà".

E le sue parole chiusero la riunione imprimendo nelle loro menti e nei loro cuori la consapevolezza di appartenere a una piccola, preziosissima comunità.

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