cap.4 'Sul mio onore'
Leona si affacciò alla porta e la stanza si animò; delle donne entrarono rapide salutando educatamente, stesero una tovaglia candida e apparecchiarono veloci.
Una delle cose fatte a insaputa di Furius, durante una sua missione oltre valle, era stata una spedizione sulla frana per esplorare le rovine dei Chiura, per cercare quante più cose del palazzo fosse possibile recuperare.
A differenza del villaggio, sepolto da metri di detriti, la frana aveva investito l'edificio marginalmente e per metà. La gente era salita armata della volontà di liberare le rovine crollate: avevano dato sepoltura alle vittime, ai piedi dei castagni risparmiati, e avevano tirato fuori e portato giù due casse di oggetti.
Furius aveva guardate senza parole quelle cose che esprimevano l'affetto della gente, che avrebbe voluto restituirgli ricchezza e prestigio. In realtà avevano recuperato alcuni piccoli tesori, e tra gli altri: i libri dello studio, pressoché intatti, il sigillo dei Chiura e un arazzo con l'orso rampante tessuto almeno un secolo prima.
Poi, dalle cucine, molti utensili, dei tovagliati, delle posate. Non erano gli oggetti di maggior pregio, riservati alle occasioni di gala, ma anche comunemente in quella casa il Signore doveva usare posate col suo stemma e il tavolo essere vestito piacevolmente.
Così la tavola che si preparò per Tauro fu comunque elegante, e i cibi che si erano preparati, pur in così poco tempo, avevano però il tocco esperto e l'impegno di chi fa le cose con dedizione.
Mentre apparecchiavano, Furius aveva trovato il modo di chiedere sottovoce notizie di Ilruik. Tauro aveva risposto brevemente, ma dalla sua espressione non era sfuggito al padrone di casa che qualcosa non andava per il meglio. Aveva accantonato la cosa a quando nel pomeriggio fossero tornati in caserma per gli adempimenti di servizio. Ma Leona era tornata la persona dai sensi vigili che era sempre stata.
Sorridendo e preparando, aveva colto il nome e la sfumatura di inquietudine nella voce di Tauro. Servì personalmente i due uomini, col piacere di usare quel cerimoniale in cui si era addestrata. Lo faceva con grazia, ed esprimeva l'affetto che nutriva per loro. Entrambi accettarono il suo omaggio, per un po'.
Poi Furius chiuse la porta della sala e le chiese di mangiare piuttosto con loro. Leona smise l'aria Inuri e parlarono e discorsero come si sarebbe fatto a Polaris. A fine pasto Leona volle sapere di Ilruik. Cosa preoccupava Tauro, riguardo al levriero? Stava bene, in salute? Sì, Tauro sapeva che stava bene, benché fosse stato oggetto di pressioni e minacce.
"Sapevi... ", disse a Leona"... che ha sposato Diaspra?"
Leona sentì il calore affluirle al viso. "No", ed i suoi occhi brillarono:"quando?"
"Appena trascorso l'anno di obbligo per le guardie. Ma non è stata una cosa che gli ha fatto bene".
L'aria di Tauro si fece afflitta e Furius non poté frenarsi:"Chi è Diaspra?"
Per un istante Leona tornò indietro, in un passato in fondo vicino eppure così enormemente diverso da parere quello di un'altra persona.
"Ad Adamanta", spiegò,"quando riuscii a sopravvivere alle cariche, le tossine lasciarono danni tali che occorsero molti giorni a recuperare. Re Ergon mandò una donna ad accudirmi, finché non tornai in piedi. Diaspra arrivò con grande discrezione e nessuno o quasi, seppe della sua presenza".
Furius ripensò anch'egli a quei giorni. "Quindi ci furono ben due donne in caserma, quell'anno", sorrise:"Memorabile! Come mai non me ne hai mai parlato?"
Leona si strinse appena nelle spalle:"Diaspra è stata la prima donna Inuri che abbia visto e con cui abbia parlato. Una persona speciale, a cui devo gratitudine. Benché sia stato un tempo breve, quello che abbiamo diviso, è stato così singolare per entrambe, un passaggio così cruciale delle nostre vite, da essere rimaste segnate l'una dalla presenza dell'altra.
Diaspra è un ricordo vividissimo, e una persona cui tengo davvero molto. E sono certa di non sbagliare se dico che io le sono cara e che l'amicizia tra noi sfiderà la vecchiaia, semmai una delle due arriverà a vederla".
Furius conosceva Leona abbastanza da sapere che non parlava mai avventatamente. Fu colpito dall'ignorare qualcosa di lei, accaduto ad Inurasi, che fosse così importante.
"Non sapevo avessi avuto un'amica. Ed è singolare, che ora lei sia la donna di uno dei tuoi amici".
"Il dio dei venti ama giocare, Furius. Ilruik conobbe Diaspra ad Adamanta, quando riuscì a entrare per salutarmi. Se ricordi, nessuno pensava, e neppure io lo potevo, che il mio destino si fermasse ad Inurasi. Essendo concluso il mio anno, sarei dovuta tornare a Polaris e non sapevo neppure se mi sarebbe stato concesso di assistere al vostro giuramento. Ilruik corruppe bonariamente il medico e riuscì a intrufolarsi, nonostante l'isolamento che era stato imposto per me. Così conobbe Diaspra".
Furius ripensò a quei giorni in caserma a corso finito, in attesa del giuramento, delle assegnazioni, del futuro. Anche a lui parve il passato di un'altra vita.
"E perché sposare questa donna non gli ha fatto bene?", chiese Furius sorridendo, pronto allo scherzo. Ma Tauro non scherzava affatto e Leona lo aveva intuito; ricordava Archés chiedere l'aiuto del re, e quello anticipargli che Diaspra poteva essere una sciagura per un uomo che non avesse abbastanza potere e prestigio da difenderla.
"Se ricordassi Diaspra non lo chiederesti", gli rispose Tauro.
"Dovrei ricordarla? Io non entrai, da Leona, ad Adamanta. L'avevo già salutata", e la voce di Furius si incupì appena.
Leona e Tauro si guardarono. "Diaspra lavorava a corte", gli raccontò la donna:"si stava addestrando come levatrice. Il padre sperava che avrebbe potuto combinare un matrimonio molto conveniente, grazie alla bellezza abbagliante della ragazza.
Ma Diaspra aveva vissuto quasi nascosta ed era riuscita a sfuggire all'attenzione dei più. Dopo due anni, stanco, il padre accettò la borsa per le vergini. Era a Glittica la notte del giuramento e sì, Furius, dovresti ricordarla".
"Ricordare una donna vista tra sessanta? Chiedi troppo!", e Leona sapeva che quella notte era un ricordo amaro da cui rifuggiva, benché non le avesse mai spiegato esattamente perché.
"Non era quella che scelsi io, vero?", chiese poi e la donna colse una nota dolente, nella sua voce.
"No, Furius. Passò la notte con Ilruik, ma solo perché mi facesti un riguardo", gli rispose Tauro, e gli raccontò come, per amicizia, si fosse interessato a Diaspra e poi avesse scambiato le ragazze con Ilruik. E Furius rammentò in un lampo la bellezza sensuale di una donna che offriva la coppa al caposquadra, e se stesso che, colpito, decideva se prendersela o lasciarla a Tauro che se ne stava interessando.
Ricordò la tentazione, poi la creatura sciocca che stava in ogni modo tentando di accompagnarsi a lui e la decisione di darle una lezione, lasciando a Tauro la sua bella preda.
"Sì che la ricordo, allora!", commentò:"Se non i lineamenti precisi, ricordo però che pensai... "
E si interruppe guardando Leona. Quella annuì; certo, sapeva facilmente cosa poteva aver pensato e desiderato!
"Così, Ilruik è riuscito a sposarla. Cosa poi è andato male, per il nostro povero amico?", chiedeva Leona a Tauro, ora che Furius aveva avuto soddisfatta la sua curiosità.
"Dopo il giuramento la donna è rimasta a corte. Ufficialmente come allieva della levatrice. Ma le è stata assegnata una camera nell'ala del re, una camera da favorita, ed Ergon non ha fatto segreto delle sue voglie; quando infine ne ha avuto a sufficienza se ne è liberato facendola prendere da una delle sue guardie".
Leona fece un gesto come a dire che quello non aveva importanza.
Tauro ne sembrò stupito:"Per un uomo non è tanto da poco, Leona, che la donna che sposi sia già stata a lungo e pubblicamente la favorita di un potente. Se proprio la voleva ancora, poteva prenderla come concubina. E già bastava!"
Leona scosse il capo:"Re Ergon ha solo impedito che il padre di Diaspra la sposasse a qualche anziana cariatide di corte per una dote che Ilruik non poteva offrire. Inoltre il vecchio aveva fretta... Ergon non l'ha toccata con un dito, Tauro, e Ilruik ha agito saggiamente offrendole tutto ciò che poteva, perché lei lo ha voluto con forza, sacrificandogli una vita assai agiata e la sua reputazione.
Se per un uomo non è cosa da poco, neppure per una donna è facile restare in piedi quando tutti pensano di te che sei il giocattolo di un uomo e non puoi protestare che non è vero".
Tauro e Furius rimasero silenziosi.
"Perché credi che non fosse la favorita di Ergon? Il re ha fama di essere un amante focoso ed esigente, e le donne intorno a lui sono state sempre bellissime. È tutt'altro che vecchio, ancora!", disse poi Tauro.
"Ilruik non chiese aiuto solo a te. Cercò soccorso presso Archés, perché sapeva che non poteva chiederla in moglie prima che fosse trascorso un anno e che comunque che non sarebbe stato considerato un partito adeguato. Archés a sua volta chiese aiuto al re; Ergon ha fatto in modo che potessero sposarsi usando uno stratagemma piuttosto scoperto, ai miei occhi.
Sarà che mi è familiare l'idea che un uomo potente protegga una donna proclamandola di sua proprietà, anche se poi non ne abusa".
Furius sospirò appena.
"Ma ancora non mi hai spiegato perché, ottenuto infine di essere insieme, le cose ora non vanno", insistette Leona.
Tauro la fissò assorto:"Il re ha agito su intercessione di Archés? Come lo sai?"
Poi, senza attendere risposta, continuò:" Comunque, Diaspra muove negli uomini istinti piuttosto selvaggi. Ad Ilruik è stata offerta una brillante carriera; ma ad un prezzo che ha rifiutato ripetutamente con sdegno.
Il risultato è che ha girato diverse caserme, e ha dovuto rimandare Diaspra a corte, perché fosse al sicuro. Ora Archés lo ha mandato a Darama, come secondo del nuovo comandante, essendo andato il vecchio in congedo dopo essere rimasto gravemente ferito nel terremoto.
L'ho visto da poco e nonostante Archés gli abbia messo dei gradi sulle spalline, è moralmente a terra. Non può prenderla con sé, e sembra non vi sia un posto dove lei sia al sicuro, a parte Glittica, dove raggiungerla è più che complicato".
La sala rimase silenziosa, dopo queste parole. Leona rifletteva assorta, Furius guardava i monti dalla finestra.
"Non se ne parla", rispose Furius allo sguardo di Leona, qualche istante dopo, come se gli avesse parlato a voce alta.
"Perché no?", gli chiese infatti lei, consapevole che il suo pensiero gli era arrivato distintamente.
"Nessuna donna è stata mai al sicuro in casa dei signori di Chiura, figuriamoci una come lei, che a quanto pare raccoglie pericolo già di suo", le rispose.
"Ma ora il signore di Chiura è Furius!", e Leona lo guardò tranquilla.
Furius strinse le mascelle:"Sei così presuntuosa da immaginare che per le tue grazie io non guardi più con desiderio nessun'altra donna?"
E Furius ritrovava quel tono tagliente che le riservata quando si sentiva spinto verso qualcosa che non approvava.
"Non ho mai fatto alcun conto sul mio aspetto, e meno che meno qui a Chiura e con te. Mi sorprendo sempre, ogni qualvolta mi degni d'attenzione come donna. Ma ti conosco e so che non tradiresti mai un amico, prendendo ciò che è suo dopo che l'abbia affidato alla tua custodia", gli rispose.
"Infatti non tradirò nessuno, perché nessun amico mi affiderà mai la sua donna in custodia", e poiché lo sguardo di Leona gli scendeva a mettere fuoco nei visceri, Furius mezzo ruggì con aria pericolosa:"Ricorda che in passato t'ho fatto pagare caro, l'avermi forzato la mano".
"Io non ti ho mai forzato, spingendoti a fare quello che non volevi", gli rispose tranquilla:"Però a volte ti ho aiutato ad ammettere, cosa volevi veramente fare. Guardami negli occhi, Furius, e dimmi che non ti dispiace sapere che Ilruik è in difficoltà e che non desidereresti poterlo aiutare".
Furius sbuffò. "Forse", ammise:"Ma non ne ho il modo. Non mi metterai alla prova così, donna. Ho sangue feroce, nelle vene, e quella donna pare abbia già acceso il desiderio di troppi, per dubitare che abbia quella particolare dote che è più della semplice bellezza".
Leona continuò a tenere gli occhi fissi nei suoi:"Io non ho bisogno di alcuna prova. So bene di cosa hai paura e so che sbagli, perché sei molto più forte di quanto non vuoi credere. Darama e Chiura sono così vicine che Ilruik potrebbe finalmente farsi onore come militare e venire a vedere spesso la sua donna, sereno che sia rispettata. E tu gli dimostreresti quanto tieni a lui, con i fatti.
E considera infine che ben tre donne della valle attendono un figlio e non vi è più nessuno, né medico né levatrice, ad assisterle. Ho parlato non più tardi di ieri con la più vicina al parto ed è molto spaventata, perché il primo figlio, che ha perso nel terremoto, quasi l'uccise essendo sceso in una posizione sbagliata, e solo il medico, raggiuntala in tempo, li salvò entrambi.
Ora che deve partorire ancora, ogni giorno che passa la sua angoscia cresce. Diaspra ci potrebbe essere molto preziosa".
Furius si passò una mano sugli occhi:"Sei sleale", commentò:"... e comunque nessun uomo di buon senso manderebbe la sua donna a Chiura, se pure gliene offrissi la possibilità".
Leona sorrise:"Se dessi a Ilruik questa possibilità e lui rifiutasse, ne saresti offeso?"
"Se facessi una pazzia come dirgli di mandarmi la donna con l'impegno di custodirla, sarei soltanto sollevato se rifiutasse", le rispose.
"Allora fallo e lascia che sia lui a decidere", e gli sfiorò la mano, con gentilezza. Furius si sentì alle strette. La guardò come a chiederle di non buttarlo in quel mare, ma la donna annegò i propri occhi in quelli neri di Furius, e quello si arrese.
Si alzò e cavò della carta da un cassetto. Vergò due righe in fretta, prima che il coraggio di quella fiducia che lei gli dava lo abbandonasse, firmò e lo passò con la penna a Leona:"Scrivi quello che ti pare", le disse burbero ed esasperato.
Leona allontanò con delicatezza gli oggetti, sorridendo:"qualsiasi cosa tu abbia scritto, io non ho nulla da aggiungere. Anche perché è di te, che dovranno fidarsi".
Furius allora passò il biglietto a Tauro:"Non so quando verrà un corriere a Chiura, ma certo tu potrai fargli avere questo più rapidamente. Aggiungi tu quello che vuoi, e ricorda: non legarti a una donna, o comunque non una che somigli a lei... ", e indicò Leona,"... o non sarai più libero di pensare a modo tuo".
Tauro scosse il capo, impressionato:"Me lo ricorderò", disse prendendo il biglietto; ma non riusciva a stabilire se Leona lo avesse costretto a fare quello che non voleva o se, veramente, come aveva detto, l'avesse rassicurato al punto di consentirgli un atto di coraggio.
Ricordando il Furius di un tempo, i suoi discorsi, il suo disprezzo per il mondo femminile, e tutto ciò che Chiura era sempre stata per tutti, Tauro capiva che quell'offerta era una rottura straordinaria, col passato. Non poté frenarsi dal gettare uno sguardo sul biglietto:
- Ho saputo del tuo problema. Se ti può servire una casa, ormai povera ma sicura e vicina, presso cui rifugiare Diaspra, ti offro la mia. Sul mio onore, io rispetterò la tua donna. Furius di Chiura -.
Tauro ebbe un rapido sorriso. Furius non si perdeva in discorsi, ma si giocava l'onore, nero su bianco. Sì, pensò l'uomo, sta venendo fuori il meglio di lui! e mise il biglietto in una tasca interna.
"Non credo si debba aggiungere altro, lo farò recapitare io a Ilruik più presto che posso". Un rapido bussare li interruppe. Al permesso del padrone, Urveo si affacciò. Scambiate due parole col custode, Furius si scusò:"Ti lascio nuovamente solo amico mio, ma per una manciata di minuti soltanto", e diede disposizione perché anche in sua assenza fosse servita una bevanda fresca che era tradizione consumare l'estate a fine pasto.
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