cap. 30 Ordini
A Chiura, un uomo della guardia personale del re mostrò a Furius le sue credenziali e consegnò il plico col sigillo reale, con un'espressione incisa sul volto che da sola passò a Furius un brivido di paura.
Non apprensione, non allarme: Furius aprì quelle carte con il cuore già morso dalla paura. Lesse e non le richiuse. Si dette il tempo di prendere fiato. Le rilesse. Impiegò molto tempo ad alzare lo sguardo sull'uomo.
Archés lo invitava a interrogarlo, consapevole che le sue parole sulla carta restavano irreali, astratte. Un uomo che parlava era qualcosa che si poteva toccare. Che non si poteva credere non ci fosse, che non poteva richiudersi e buttarsi nel fuoco ridendo, come un foglio di carta scritto per gioco.
Un uomo che parlava non poteva confondersi con un incubo.
Furius convocò i suoi ufficiali tre ore dopo. Tanto gli occorse per interrogare il messaggero, per accettare quello che Archés gli faceva sapere, per decidere, per immaginare quel giorno e quello seguente. Convocò gli ufficiali e li istruì.
Riprese gli ordini che il re diramava a ogni presidio militare e li completò con ciò che serviva per renderli effettivi a Chiura. Senza pensare di consultarsi con Leona, procedette ad agire sull'unica strada che la razionalità prospettava.
Sciolse infine la riunione con gli ufficiali affinché potessero organizzare il servizio. Lasciò la caserma diretto a casa, per preparare le sue cose e salutare i suoi. Aveva alcune ore per sé, tempo necessario perché i militari diramassero gli avvisi e la popolazione potesse essere raccolta presso la Piazza Grande nel primo pomeriggio.
Furius entrò in casa e chiamò a raccolta tutti quelli che vi vivevano. Avrebbero saputo per primi. Infine, si chiuse in camera con Leona.
"Niente addìi", le anticipò riempiendo lo zaino militare del poco che gli necessitava.
"Non sono necessari", gli rispose, aggiungendo alcune cose al bagaglio. Furius guardò accigliato le alte fasce che la donna aggiungeva alla sua biancheria.
"Non mi pare di averne bisogno", commentò indicandole.
"Io sì", rispose con assoluta calma Leona, guardandolo in viso.
"Tu non puoi venire", le disse fermo.
"Io non posso non venire", fu la replica della donna e Furius ebbe la sensazione di scontrarsi con una parete di roccia.
"Io ti voglio in salvo, Leona. Se tutto è come sembra, io non tornerò a Chiura".
"L'ho capito, Furius. Se tutto è come sembra, né tu né Fidelio tornerete. Allora rispondimi: osi pensare che se questo accadesse io, qui, sarei in salvo? In salvo da cosa, Furius di Chiura, se vi perdo? Realmente mi odi così profondamente, da chiedermi di dividere la mia sorte dalla vostra e di restare acquattata in fondo a una tana?"
Furius rimase in silenzio qualche istante, poi:"Io vorrei...", disse piano,"ma non posso restare a Chiura; Archés deve avere qualcuno con cui dividere questa sorte. Mi ordina di chiudere i confini e pensare solo alla valle, ma non posso ubbidirgli e lasciarlo solo. Passo il comando ad Algor, e tu qui sarai preziosa".
Leona chinò appena il capo da un lato:"Tu non puoi obbedire ad Archés, e io non posso obbedire a te. Verrò a scoprire che futuro è preparato per la nostra terra, e se la sabbia della tua clessidra finisse, sarò lì a girarla. E se non potrò allora spaccherò la mia, perché non vedrò l'orso di Chiura arrendersi. Mi capisci, Furius? Io non resterò viva se tu morirai".
Furius le accarezzò il viso:"Ho impiegato due ore a pensare e decidere... A te sono bastati pochi minuti. Hai deciso appena ho cominciato a parlare... Se questa fosse una guerra, ti vorrei come luogotenente. Ma la cosa è diversa e di che aiuto potrai essermi?"
Poi, in preda a un pensiero improvviso:"Sarei curioso di sapere poi...", gli sfuggì amaro,"... se verresti più per seguire me, o più per raggiungere Archés".
Leona ebbe un brivido doloroso:"Non mi risparmi mai, Furius. Ma immagino di meritarlo. Se ancora non sai quello che sei per me, non sono stata una donna degna di questo nome.
Comunque voglio seguire te, sapendo che accorri presso il re. Spenderò la mia vita per entrambi, semplicemente perché non avrei più aria per respirare se vi accadesse qualcosa. Di esserti d'aiuto non m'importa, sono stanca di fare l'eroe. Tu e Archés. Nessuno dei due pare possa fidarsi realmente di me.
Allora credete pure ciò che preferite, arriva un tempo in cui forse nulla importerà più. Ma io verrò con te e risparmiati qualsiasi altra parola, Furius. Sprecheresti inutilmente un tempo che è già troppo poco".
E raccolse altre piccole cose senza più degnarlo d'attenzione. Furius sentì d'averla ferita, soprattutto capì che nulla l'avrebbe fermata nella valle. E sia, pensò, in fondo ha ragione... vorrà dire che saremo di nuovo insieme sul percorso rosso, a correre per raggiungerlo in tempo... l'altra volta fu lei a trascinarmici e a fare da battistrada...
"Metti la divisa, allora. Prenderemo Mistral e Ombra. Dovremo evitare le grandi strade per non finire nei posti di blocco, e impiegheremo giorni a raggiungere Glittica. Occupati di prendere scorte in cucina, io controllo i cavalli e prendo armi e balestre. Meglio star pronti, temo possano già scatenarsi bande di malviventi all'annuncio del blocco di ogni forza militare nei suoi territori di competenza. Intere zone disabitate diventeranno pericolose terre di nessuno".
Leona non commentò; chiuse lo zaino e passò e arrotolare e legare due coperte da fissare alle selle. Furius uscì senza aggiungere altro. Quando Urveo lo vide sellare due cavalli, si chiese quale compagno avrebbe portato con sé, lontano da quel rifugio che forse la valle poteva ancora rappresentare.
Poi vide la donna portargli le coperte e le provviste. Indossava la divisa bianca che aveva ricevuta per l'incoronazione, e aveva legato i capelli; portava il pugnale d'ordinanza.
Urveo non provò alcuna reale meraviglia. Lei gli avrebbe guardato le spalle e diviso il suo destino: questo, era scritto."Mi dispiace per il tuo rogo, Urveo. Forse non potrò pregare per te, dopo tutto. Ma devo seguirlo, tu lo capisci...", gli disse la donna, quando furono pronti.
"Lo capisco, sì. Non posso credere alla mia sfortuna, di essere ancora vivo a vedervi partire. Ma almeno so che se una strada c'è, che possa riportare Furius vivo a casa, tu la troverai. Lui proteggerà il re, tu veglierai su di lui. Io custodirò la casa e aspetterò".
E poi, prima che si voltasse verso le cavalcature:"Donna", le disse afferrandola per il braccio e riportandosela davanti:"Se però non ti riuscisse... se qualcosa fosse più forte di lui... qui qualcuno ti aspetterebbe comunque".
Leona lo fissò qualche istante:"Grazie Urveo... ma se qualcosa sarà più forte di lui sarà stata, prima, più forte anche di me. Custodisci con cura la casa, perché ho intenzione di trovarla, quella strada che lo riporti a Chiura!", e gli sorrise.
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