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cap. 16 Polvere di pietra

La tradizionale Fiera d'Autunno richiamò venditori da ogni dove e Furius moltiplicò la sorveglianza: quel sottobosco di piccoli truffatori , che abitualmente popolavano i grandi mercati, ebbe vita dura; e più d'uno, colto in flagrante, pagò caro il tentativo di arricchirsi alle spalle di qualche contadino sprovveduto.

Tra i tanti mercanti, Furius ne riconobbe uno che conosceva fin da bambino. Era un nobile del Sud, di quelli che suo padre disprezzava per la poca tempra; rovinato dal terremoto, il poveretto non aveva più altre risorse che pochi oggetti di pregio, che vendeva a prezzi molto inferiori al loro valore.

Furius ne ebbe compassione e lo invitò a trattenersi un giorno da lui, suo ospite. Si informò della sua gente e scoprì come avesse perso ogni familiare.

Furius aveva trattenuto ben poco per la sua casa, di quello che la legge imponeva ai valligiani di versare come tasse, tra l'altro modeste in quei tempi magri seguiti al terremoto. Aveva Impiegato quasi ogni cosa per finanziare i progetti di ricostruzione.

Tuttavia, ormai, disponeva nuovamente di qualche sostanza e durante la fiera aveva cercato qualcosa di speciale per un dono; nessun mercante aveva potuto soddisfarlo ma tra gli oggetti del vecchio v'era quello che Furius avrebbe desiderato.

Un'arma fine, di vecchia fattura, leggera ed elegante. Furius stimò che il suo valore fosse ben oltre le sue disponibilità, ma comunque ammirandola ne chiese il prezzo. Il vecchio rifletté a lungo il giovane uomo rigirare serio l'arma tra le mani, soppesando la leggerezza del pugnale e studiando le incisioni preziose ma discrete.

Tanto simile nell'aspetto al padre, da avere un colpo allo stomaco, e tanto profondamente diverso da quella belva spietata da restarne sbalorditi.

Il vecchio chiese un prezzo ridicolo e Furius corrugò la fronte.

"Ho proibito truffe a Chiura e acquistare a questo prezzo un oggetto così sarebbe un furto. Purtroppo non ho di che acquistarlo per il suo giusto valore, e mi vergogno a offrirti così poco", disse proponendogli comunque una cifra di molto superiore al richiesto.

Fu così che il vecchio nobile, che da mercante andava conoscendo la sua terra da una prospettiva nuova e scopriva l'amarezza di rifugi precari e freddi, la scomodità e la fatica di viaggiare a piedi, l'umiliazione d'esser trattato da vecchio e da inetto, trovò a Chiura un'aria pulita, fu trattato da ospite, mangiò benissimo e trovò consolazione.

In quell'angolo di Inurasi la gente aveva l'aria serena e si respirava l'aspettativa di un futuro migliore. C'era ordine e il vecchio vi avrebbe vissuto volentieri gli ultimi anni, avesse potuto farlo decorosamente.

Ma gli oggetti da vendere rimastigli ormai erano pochi. Finiti quelli, restava la miseria e l'accattonaggio.

Il vecchio tentò di regalate il pugnale a Furius, perché l'aveva fatto sentire per un giorno il signore che era stato, accudito e rispettato. Furius lo obbligò a prendere la sua offerta, affermando che gli restava debitore.

"Per chi è questo dono?", chiese allora il vecchio.

"Per il figlio di mio fratello, che sta per nascere", rispose, "di cui spero sia un maschio e cresca accanto al mio, per essergli amico come suo padre è stato con me".

Il vecchio sorrise:"Pagami il pugnale, perché so cosa aggiungervi che sia un regalo", e preso un sacchetto da sotto la povera cappa che indossava, sparse sul pugnale un pizzico di polverina bianca.

Furius guardò incuriosito la polvere:"sei un mago?", chiese, e quello rise.

"No, ma la polvere ha un potere".

Furius scosse il capo, sorridendo incredulo.

"Non ci credi?", fece quello,"E fai bene! In realtà è solo la polvere fine che ho raccolta nello studio di uno scalpellino. Marmo... roccia antica, frantumata dalla fatica di un uomo. Il solo reale potere è imprimermi il gesto nella memoria", confidò:"Quando qualcosa di notevole e di bello mi accade, uso un pizzico di polvere, per imprimerlo nella memoria. Come vedi... ", gli mostrò il sacchetto pieno,"... fui ottimista nel pensare a questa cosa".

Furius lo guardava curiosamente, attendendo la conclusione della storia, ma il vecchio ripose il sacchetto e si congedò. Furius lo scortò all'ingresso e chiuse la porta meditando su quella vaghezza che già appannava la mente dell'anziano.

E quello segnò la soglia di casa. Sparse più polvere di quanta, ben poca, avesse fatto in quei tre anni di vagabondaggio: Se esiste un mondo oltre questo, se morendo si passa in un oltre, io prego di ricordare quest'uomo. Tutto, prego di dimenticare, ma non quest'uomo. Che io possa andare dal dio dei venti e intercedere di persona, perché non gli manchi mai nulla di ciò che ama.

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