Cap. 10 Il vento nuovo
La quarta estate ha portato finalmente a Chiura, dopo la devastazione del terremoto e la miseria che ne è seguita, una recuperata abbondanza di raccolti.
La valle ha accolto nuova gente richiamata dalla possibilità di un lavoro, seppur modesto, e dalla fama di un signore severo ma giusto; le ricchezze naturali di Chiura, la cacciagione abbondante, i fitti boschi, la terra fertile, consentivano di sostenere ben più gente di quanta ne fosse sopravvissuta.
Furius ha voluto conoscere personalmente quanti chiedevano di trasferirsi e ha posto, al loro ingresso, condizioni apparentemente curiose.
Di fatto ha permesso l'arrivo di uomini e donne di ogni età, guardando ad assicurare alla valle la forza lavoro che le abbisognava ma preoccupandosi anche che tutti coloro che arrivavano avessero fin da subito un minimo di che vivere.
Ora il pendio franato ha un aspetto singolare: chilometri di muretti sono stati costruiti trasformando la base della parete informe in una scalinata; i gradoni sono ancora spogli e ancora il lavoro sulla frana è arrivato solo neppure a un terzo; ma sui due terrazzamenti più in basso già sono stati piantati giovanissimi alberelli, intervallati da folti cespugli bassi.
È un lavoro enorme, ma Furius e la sua gente lavorano per il futuro; prima o poi l'intera ferita della montagna sarà stata trasformata in un'immensa scalinata, e prima o poi un nuovo castagneto incendierà il pendio. Di anno in anno, un gradone alla volta. O forse ancora più velocemente, se il progetto di Furius infiammerà anche la sua gente al punto che tutti vogliano contribuire anche oltre il lavoro pagato.
Un gradone alla volta ospiterà nuove piante, e già tra dieci anni, progetta convinto Furius, questi castagni daranno nuovamente frutti; già in inverno nelle case prepareranno le caldarroste e il miele delle api tornerà ad avere quel profumo inconfondibile, che faceva i nostri dolci rinomati, qui intorno!
E il signore della valle non sembra il solo a ricordare e desiderare e a lavorare duro per riavere casa. Ma anzi, Furius ha deciso che da tutto questo Chiura debba risorgere migliore.
Vuole che il suo isolamento così gradito ai vecchi signori, che in quella terra erano sovrani più del re, finisca. Vuole contatti più frequenti, istituisce un servizio di carrozza che la colleghi con Darama e con Tivano almeno settimanalmente.
Chiede d'essere autorizzato a costruire un collegio per i bambini che, prima del sisma, dovevano spostarsi per studiare nelle valli oltre i monti o addirittura nei pressi di Glittica.
Gli edifici scolastici delle valli vicine sono crollati e finché non vengano ricostruiti Furius preme perché venga organizzato il servizio scolastico a Chiura. I danni nelle altre valli sono stati ingenti, ma meno gravi che da loro; tuttavia manca un uomo delle sue capacità a mobilitare le forze per la ricostruzione; così si è ancora a zero, quando Furius offre la sua valle come nuova sede.
Re Ergon fa una concessione parziale: se si provvederà sollecitamente a Chiura potranno essere educati i più piccoli, dai tre agli otto anni, poi continueranno gli studi più lontano. L'edificio per il collegio maschile viene progettato e messo in cantiere in tempi rapidissimi.
Leona non vuole pensare che Furius abbia spinto su quel progetto solo per riguardo a lei. Sa che ogni famiglia della valle ne gioisce, perché nel passato le pesanti spese di viaggio impedivano che le famiglie, escluse solo le più ricche, potessero più vedere frequentemente i loro piccoli.
Il distacco era radicale, i giovanissimi partivano e tornavano estranei, educati ma privi più di alcuna confidenza; spesso si guardavano sorpresi, padri e figli, nel ritrovare somiglianze fisiche che davano un senso strano a quelle parole che ormai nel cuore erano solo formalità e convenzione sociale.
Ora i bambini resteranno vicinissimi, anche se affidati a personale istruito a farne buoni cittadini Inuri. Ogni giorno di festa potranno tornare a casa. Le escursioni per curare la buona forma fisica saranno condotte tra i loro monti. I legami non si spezzeranno, padre e madre resteranno parole con un senso profondo, ogni cosa sarà diversa, per Chiura.
E Leona, che sarebbe stata straziata da un distacco insopportabile, potrà continuare a vedere spesso il bambino che arriverà, mantenere con lui un legame profondo.
Benché la donna avesse quasi pudore a pensarlo, Furius faceva realmente tutto questo con in mente quel figlio che cercavano e quella sua donna speciale, cui avrebbe voluto dare una vita serena, compatibilmente con l'ostilità di quel paese feroce.
Furius ora lo misurava attraverso gli occhi di lei, ne vedeva le rigidità, le leggi miopi, gli squilibri. E lavorava con determinazione, complici le circostanze eccezionali, ad abbattere privilegi insensati, riequilibrando la proprietà, incentivando il lavoro con compensi equi, amministrando la giustizia in modo ferreo; proteggendo tutti alla pari, gente arrivata da poco e vecchi valligiani, antichi poveri o benestanti di un tempo, tutti livellati dal disastro del terremoto.
Nessun sopruso in nome di vecchi retaggi, nessuna violenza gratuita su donne e bambini, l'aria stagnante di Chiura era spazzata via da un vento nuovo. Furius preparava una terra migliore e aspettava il premio degli dei per il suo impegno.
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