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Capitolo 4

                                                Capitolo 4

La domenica mattina decidiamo di passarla alla Galleria Vittorio Emanuele II, prima che io prenda il treno per tornare a casa.

La Galleria è piena di negozi, novantasei per l'esattezza, ci divertiamo tra abbigliamento e librerie, e ci fermiamo a mangiare qualcosa per poi avviarci alla stazione, ho il treno alle quindici e dieci, arrivo a Firenze alle diciassette e zero quattro e riparto per Arezzo alle diciassette e quattordici con arrivo alle diciotto e sedici.

Ci salutiamo calorosamente ripromettendoci di vederci al più presto, salgo sul treno e mi metto seduta nel posto che ho prenotato quando ho fatto la prenotazione.

Mi ritrovo accanto una signora vestita molto elegantemente e anche molto snob, ma questo non ferma la mia voglia di conversare e dopo mezz'ora parliamo già tranquillamente del mondo d'oggi, della moda e di tante altre stupidaggini.

Lo facciamo soprattutto per passare il tempo, il viaggio è lungo e a volte il tempo non passa mai.

Ad un tratto il mio sguardo viene attirato da una persona qualche seggiolino più in là che si alza come se fosse irrequieto, guarda spesso l'orologio è sicuramente stufo del viaggio, chi non lo è dopo quasi due ore.

E' vestito molto elegantemente con giacca, cravatta e ha con sé una valigetta ventiquattrore nera, è sicuramente un uomo con un lavoro affermato a guardarlo bene avrà quarant'anni, ha i capelli scuri leggermente brizzolati, è un bell'uomo.

Mentre si rimette seduto i nostri occhi s'incrociano, ha gli occhi scuri, ci scambiamo qualche sguardo, poi torno a parlare con la signora accanto a me.

Ad un tratto prendo la borsa perché ho bisogno del mio lucidalabbra, ho le labbra che si seccano facilmente.

Mentre compio la mia azione, sento come se qualcuno mi stesse guardando, alzo lo sguardo e mi ritrovo ad incrociare di nuovo lo sguardo di quell'uomo.

E mentre ci guardiamo lui si alza e di getto mi domanda:
"Scusa, sai mica a che ora questo treno arriva a Firenze? Perché ho la coincidenza da prendere per Arezzo"

Noto che ha una voce molto interessante e guardandolo rispondo:
"Anch'io devo prendere la coincidenza per Arezzo, mi auguro che rispetti l'orario, ultimamente questi treni, sono sempre in ritardo"

E ci mettiamo a ridere tutti e due, poi finisco di dirgli:
"Dovremmo arrivare tra un'ora comunque"

Lui mi ringrazia e si rimette seduto al suo posto continuando a guardarmi, e io lo guardo di conseguenza.

E questa serie di sguardi continua per un bel po'.

Appena arriviamo alla stazione, ci alziamo tutti con le nostre valigie e borsoni, pronti per scendere, per fortuna il treno è arrivato puntualissimo, ma con la gente che c'è ho proprio paura che perderò la coincidenza.

Ad un tratto mi ritrovo accanto quell'uomo e istintivamente gli dico:
"Se queste persone non si muovono perderemo la coincidenza. Tu che sei un uomo dì a queste persone di sgomberare alla svelta"

Lui mi guarda e senza batter ciglio con tono assertivo fa spostare le persone parlando in inglese e riusciamo a scendere incamminandoci tutti e due, lui a passo svelto proprio come fanno gli inglesi la mattina quando vanno a lavoro frenetici.

Io invece più lentamente e arrivo a salire sul treno affaticata, mentre lui si fuma una sigaretta gli passo accanto e prima di salire lo saluto educatamente dicendogli:
"Mi ha fatto piacere conoscerti. Buon rientro ciao"

Salgo senza aspettare una risposta, mi siedo nel primo posto libero che trovo, non pensando più a lui.

Ma prima che il treno parta me lo ritrovo seduto davanti a me e questo sinceramente, mi spiazza un po'.

Ci guardiamo e ad un tratto iniziamo a parlare

"Che lavoro fai?" gli domando curiosa

"Bhè il mio lavoro è parecchio complicato da spiegare, sono nel mondo della finanza degli affari a Londra" mi risponde con la sua voce calma

"Londra WOW!" esclamo esterrefatta

Lui sorride leggermente e io continuo a parlare dicendogli:
"Io invece ho un negozio di bigiotteria"

"Oh interessante, sei una creativa" mi dice guardandomi

"Sì parecchio, mi piace molto il mio lavoro. Ho anche qualche pezzo che compro e poi rivendo, ma il più lo creo" rispondo soddisfatta

"Come ti chiami?" gli chiedo

"Stefano. Stefano Marzi piacere" mi risponde porgendomi la mano

"Piacere Ludovica Conti" gli dico stringendogli la mano

Lui è molto sulle sue, anche se noto che mi guarda spesso, continuiamo a parlare e io con le mie battute lo faccio sorridere a volte, poi non so come, tra una chiacchiera e l'altra gli chiedo:
"E' tanto che lavori a Londra?"

"Non tantissimo, appena uscito dall'Università Bocconi sono partito per Londra per lavorare proprio dove sono" mi spiega brevemente

Lo guardo stupita dalle sue parole e di getto gli chiedo:
"Ma scusa quanti anni hai?"

"Ventisei" mi risponde tranquillamente guardandomi

Io rimango sconvolta dalla sua dichiarazione, pensando che potrebbe essere mio figlio, ma penso anche se così giovane è una persona che mi affascina.

Mi affascina per il suo modo di fare, è così impostato, serio, tutto l'opposto di quello che sono io, e questo lo fa sembrare molto più grande di quello che è.

Noto comunque che non gli sono indifferente e gli dico subito di getto:
"Io ne ho quarantacinque" tanto per mettere le cose in chiaro

Non mi risponde ma ogni tanto mi sorride, controlla il cellulare e poi torna a guardarmi, sono leggermente in imbarazzo e non ne capisco il motivo, ma Stefano mi fa uno strano effetto.

Appena arriviamo ad Arezzo scendiamo e ci salutiamo scambiandoci per volere suo, Facebook e Instagram.

Lo guardo allontanarsi per poi avviarmi al parcheggio per recuperare la macchina e andarmene a casa, ho proprio bisogno di una bella doccia.

Appena entro in casa mando un messaggio a Tommaso per avvisarlo del mio rientro, e lui mi risponde dicendomi:
"Bene, io sono da mia madre che ti saluta. Ci vediamo domani sera"

E io solerte gli scrivo:
"Ok, salutala ci vediamo domani"

Faccio con calma la doccia per poi prepararmi qualcosa di veloce, dopo cena mi metto nel letto a leggere, sono presa nella lettura quando mi arriva un messaggio stupendomi, perché è difficile che qualcuno mi scriva in tarda serata.

Apro il messaggio e rimango ancora più esterrefatta, Stefano mi scrive:
"Mi ha fatto piacere conoscerti"

Sorrido tra me e me e rispondo:
"Anche a me"

Sinceramente non pensavo più lui e non pensavo proprio che mi scrivesse.

Poi mi arriva un altro messaggio

"Ma... se venissi a trovarti domani?"

Rimango basita rileggendo più volte il messaggio e pensando dentro di me:
"Questo è matto, vuol venire a trovarmi? Mah bò! Forse lo dice tanto per dire"

Aspetto qualche altro secondo poi gli rispondo sorprendo anche me stessa:
"Ok ti aspetto"

"Perfetto! Ci vediamo verso le diciotto facciamo un aperitivo insieme" mi risponde

Ci salutiamo e mentre le braccia di Morfeo mi accolgano, penso veramente che questo ragazzo è matto.

Cosa vuole da una donna di quarantacinque anni?

Nota Autrice

Ed ecco che conosciamo Stefano, un ragazzo giovane, istruito, intelligente e carismatico.

Un ragazzo che dimostra molti anni in più per la nostra protagonista.

C'è tanta differenza d'età tra Ludovica e Stefano

Cosa cercherà un ragazzo di ventisei anni da una donna di quarantacinque?

Ma andrà davvero a trovarla?

Aspetto i vostri commenti, domande e stellina

⭐️⭐️⭐️

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