Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Ricordi

Quando Bilbo arrivò di soppiatto alle loro spalle, tutti i nani trasalirono.
L'hobbit soffocò una risatina.
Potrei anche abituarmi, a questo Anello...
-Mastro Baggins! Sei tornato!-esclamò Fili, entusiasta, mentre lui abbozzava un sorrisino.
-Già.
-Allora, l'hai trovata? L'Arkengemma?-chiese subito Thorin, spiccio.
-... Ehm... non ancora... ma la sto cercando!-lo rassicurò lui, cercando di tenere la voce ferma.-Tornerò stanotte.
-E il drago?-intervenne Balin, preoccupato.-L'hai visto??
Bilbo strinse nervosamente le mani dietro la schiena, il cuore che batteva forte per l'agitazione.
Oh, ... Altrochè...
-Sí, l'ho visto... Ma tranquilli, non si é accorto della mia presenza. Naturalmente devo agire con cautela. Ma vi giuro che troverò la gemma.
-Aveva ragione Gandalf! Hai la stoffa dello scassinatore!-intervenne Kili, allegro, dandogli una pacca sulla spalla.
Bilbo arrossí, sentendosi un po' in colpa per aver mentito. Ma non poteva certo dire ai nani ciò che aveva scoperto riguardo a Smaug.
L'avrebbero ucciso sicuramente, anche se fosse stato in forma umana.
E Bilbo questo voleva assolutamente impedirlo.

Sentiva di voler... proteggere... Sherlock...

Anche se non capiva il perché, avvertiva una sorta di legame, con quell'elfo.
Ma non un legame sentimentale, bensì qualcosa di più profondo...

---

Nei giorni seguenti, Sherlock e John-quando parlavamo insieme, Bilbo aveva ripreso a usare il "vecchio" nome: qualcosa gli diceva che era giusto cosí- passarono molte ore insieme, solo a parlare, sia quando era in forma di drago sia umana.
A ogni conversazione, l'Hobbit si stupiva sempre di più della sua conoscenza: l'elfo, infatti, pareva un esperto di quasi ogni argomento conosciuto, specialmente la chimica. Gli aveva altresì mostrato una sorta di piccolo laboratorio che aveva allestito in una remota stanza del palazzo, colma di provette ed erbe di ogni tipo: tutto appartenente alla sua vecchia vita (compresi alcuni abiti) recuperato e portato lì da suo fratello. L'unico favore che gli aveva permesso di esaudire, gli spiegò.
L'ultima volta che l'aveva visto di persona, precisó: erano passati anni, da allora...
John fu certo di scorgere della sincera tristezza, nel suo sguardo, in quel momento. Ma Sherlock fu lesto a cambiare discorso: gli spiegò infatti che, un tempo, svolgere esperimenti era una delle sue più grandi passioni, ma che il suo vero "lavoro" era un altro.
Un tempo, quando era ancora umano, la gente andava da lui e gli sottoponeva problemi di vario genere: un oggetto magico rubato, una banda di predoni, lotte contro stregoni maligni... e lui riusciva a risolvere tutte con la sua straordinaria intelligenza e bravura.
Il biondo venne inoltre a sapere, con suo sommo stupore, che un tempo viveva proprio nella casa misteriosa che l'aveva attratto: il 221B di Baker Street.
Tuttavia, non gli disse di esserci stato, nè della sensazione che aveva provato sfiorandone la porta. Era qualcosa che voleva tenere per sé: magari, un giorno, sarebbe anche riuscito a dare una spiegazione a quell'evento...
-Caspita...-commentò John dopo l'ennesimo racconto, in cui erano coinvolti Sherlock e un Troll di Caverna. -Doveva essere una vita avventurosa...

A Sherlock non sfuggì la nota di rimpianto nella sua voce.
-Ti manca molto la guerra, non é vero?-gli chiese.
-... A volte. Il che é ridicolo. Ho una bella casa nella Contea, una famiglia tutto sommato amorevole, molte comodità... ma sento la mancanza di quelle emozioni. L'adrenalina... la frenesia del campo di battaglia, il brivido della caccia. Forse è per questo-aggiunse, ridacchiando piano-che a Hobbiville tutti mi stanno alla larga... Praticamente non ho amici. Solo conoscenti. Forse temono che gli attacchi qualche malattia contagiosa, se mi stanno troppo vicino... come se desiderare una vita avventurosa fosse un peccato mortale, per gli Hobbit!

Era la prima volta che John lasciava trapelare tutta l'amarezza che provava verso la gente del suo villaggio. Quando era tornato con la ferita alla spalla, la sua famiglia  l'aveva sì accudito, ma poi l'avevano lasciato completamente solo, in quella casa, con i suoi pensieri.
Sí, a volte lo venivano a trovare, ma solo per dovere, o peggio, per pietà; rimanevano pure poco, giusto il tempo di un té e di qualche vuota chiacchera, mista a raccomandazioni e velati rimproveri (neppure tanto velati...) poi andavano via di nuovo, lasciandolo solo. Quelle visite dunque non avevano mai rappresentato, per lui, un vero conforto.
-Io avevo un amico... tanto tempo fa... si chiamava... Victor. Di solito, nessuno voleva mai stare con me... tutti gli elfi del mio popolo mi consideravano strano... a causa della mia intelligenza. Alcuni addirittura mi odiavano. Tutti tranne... lui.
John alzò lo sguardo verso Sherlock, incuriosito; il suo tono era meno freddo di quello che usava abitualmente: era intriso di un nuovo calore.

-... Era un elfo, come me... passavamo interi pomeriggi a correre fra gli alberi, a volte anche notti intere... Ricordo che, una volta, siano saliti sulle montagne, di notte. Sembrava di galleggiare nel cielo... il mondo non esisteva più... Eravamo come immersi nella luce delle stelle...
A ogni parola che diceva, gli occhi di Sherlock brillavano, e un lieve sorriso increspava le sue sottili labbra.
Ma, d'improvviso, quel sorriso si spense.
-Poi un giorno... ci siamo avventurati nella foresta di Fangorn. Sapevamo che era pericoloso, mio fratello ce l'aveva detto e ripetuto... ma a noi non importava: volevamo esplorare quella foresta, scoprirne i segreti... C'era un piccolo lago, lí: le leggende dicevano che avesse il potere di esaudire i desideri.

Sherlock prese un respiro profondo, e la sua voce si fece incerta.
-Appena l'abbiamo trovato, Victor si é subito sporto sulla sua superficie; io invece, sono rimasto indietro. Non so perché... forse ho avuto un presentimento... A un tratto, una ninfa dell'acqua é uscita fuori dal lago... e...
Sherlock smise improvvisamente di parlare; ma John poteva benissimo intuire il resto.
-... É annegato, non é vero?
L'altro annuí, gli occhi bassi. John fu certo di vedere una lacrima, all'angolo di uno di essi.
-Da quel giorno, ho deciso che non avrei mai, mai più, avuto amici. Tenere a qualcuno vuol dire solo essere distrutti. I sentimenti non servono a niente.

La voce dell'elfo era tornata quella che il biondo aveva imparato a conoscere: fredda e priva di emozioni.
Tuttavia, era certo di aver visto quella lacrima, e anche i suoi occhi chiari parevano appannati. Come se si stesse sforzando di trattenere altre lacrime.
Quell'elfo era una creatura assolutamente particolare. Era come se avesse dentro di sé un grande calore, ma ricoperto esternamente da una patina fredda, come una candela sotto una campana di ghiaccio, ma che imperterrita continua a bruciare.
-Non so perché ti ho raccontato tutto questo...-borbottò.-Forse per ciò che mi hai raccontato sul tuo villaggio... perché volevo farti sapere che si può vivere anche senza amici...
Dopo un lungo momento di silenzio, John osò esprimersi.
-Capisco che deve essere stato terribile per te... perdere il tuo amico in quel modo... ma questo non deve fermarti! Certo, si può vivere senza amici, non c'è dubbio-ammise.-O anche senza... sentimenti... ma credo che la vita sia molto meno... colorata, senza. Mi spiego: é come avere un quadro della propria vita da dipingere, e usare solo il grigio, quando invece si ha a disposizione un'intera tavolozza di sfumature...

John si bloccò, e arrossí: nella foga del suo discorso, non si era accorto che Sherlock lo stava fissando con quei suoi occhi cristallini.
-Scusa... parlo a vanvera...-
-...Affatto. Ritengo che sia un bel pensiero. Ma forse, alcuni non sono destinati ad avere degli amici. Specie quelli che sono condannati a trasformarsi in draghi...-commentò Sherlock in tono amaro.
John sospirò.
-Ci deve pur essere un modo per spezzare questa maledizione! Hai detto di avere in fratello!! Lui non potrebbe...?
L'elfo ridacchiò.
-Non credo proprio. A onor del vero, ci ha provato. É piuttosto potente... é uno dei membri più altolocati dell'aristocrazia elfica.-Trattenne a malapena una smorfia di disprezzo.-Ma neppure i suoi contatti nelle più alte sfere mi sono state d'aiuto.
-Viene mai a trovarti?-domandó l'hobbit, esitante.
-Ora non più-taglió corto Sherlock. -Anche se, a volte, ho come l'impressione che mi tenga sempre d'occhio, in qualche modo...

Rimasero per un po' in silenzio, entrambi immersi in una profonda riflessione. L'elfo teneva le mani a piramide sotto il mento, e gli occhi chiusi. John sapeva il perché: glielo aveva spiegato. Sherlock usava una strana tecnica per immagazzinare tutte le sue conoscenze... Palazzo Mentale, lo chiamava... e in quel momento, stava scandagliandole alla ricerca di una risposta.
Improvvisamente, aprì gli occhi, e si voltò verso di lui.
-In realtà, forse, qualcuno che può aiutarmi ci sarebbe. Ma non ho mai osato recarmi da lui...
-Lui chi??-chiese subito l'altro, speranzoso.
-É uno stregone... eccezionalmente pericoloso. Viveva a Dale, la città che ho distrutto... ci vive ancora, in un luogo segreto... conosce quasi la totalità degli incantesimi della Terra di Mezzo, e anche oltre. Sa anche preparare antidoti... forse lui potrebbe aiutarmi, creando una pozione che disfi il maleficio...

John balzò in piedi, un sorriso entusiasta in volto.
-Ma è fantastico! Perché non sei mai andato da lui, prima??
-Da solo non ho mai voluto... é estremamente pericoloso. Persino mio fratello lo evita, ed è tutto dire. Inoltre-aggiunse, imbarazzato.-Da dopo la maledizione non mi sono mai sentito abbastanza sicuro da recarmi lì da solo.
-Verró io con te-affermò l'altro, d'impulso.
Il corvino lo fissò, incredulo.
-... Davvero lo faresti?? Non oso immaginare il pagamento che potrebbe chiedermi. E nemmeno cosa potrebbe succedere a te se...
-Non mi interessa. Voglio aiutarti, se posso- ribadì l'hobbit, risoluto.-Ma... e la trasformazione? Non rischi mentre ci rechiamo lì di...?
-Questo non é un problema. Ho delle erbe che uso per calmarmi. Non possono annullarla, ma la ritardano-lo rassicurò lui.
-D'accordo. È deciso. Come si chiama questo stregone?
-Charles Augustus Magnussen-sussurrò Sherlock.-Ma a tutti é noto come... "C.A.M"... il Collezionista.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro