Three
Ciao Natalie, sono tentato dal chiamarti 'Nat', ma il tuo nome per intero è così bello! Ti piace il tuo nome? Comunque puoi stare tranquilla: queste lettere non sono uno scherzo, io voglio davvero parlare con te, mi piacerebbe conoscerti, andare oltre al tuo essere strana e asociale (secondo me non lo sei!). E lo so che non mi sono firmato nella scorsa lettera, mi sono dato inizialmente dello stupido per non averlo fatto, ma me lo sarei dato ancora di più se ti avessi detto chi sono. Credimi, mi avresti mandato nuovamente a quel paese. Quindi per te sarò momentaneamente 'tu'.
Allora, l'ultima volta ho notato che in classe leggevi un libro, ti piace leggere così tanto? Eri totalmente assorta. Quali altre cose ti piacciono? Parlamene, sono davvero curioso. Magari nella mia prossima lettera potrei parlarti delle mie passioni, se ti va di conoscerle e soprattutto conoscermi! Un bacio piccola Natalie.
A presto x
La ragazza rilesse quelle parole almeno tre volte e poi sorrise. Tu le aveva assicurato che non era uno scherzo e lei si era tranquillizzata un attimo. E aveva constatato anche che quel ragazzo fosse di una dolcezza infinita: l'aveva pure osservata mentre leggeva il libro in classe, che imbarazzo! Ciò voleva dire, comunque, che era un suo compagno. Ma chi di loro voleva esserle amico?
"Cos'è quella?" a riportarla alla realtà ci pensò sua madre, che entrò in cucina, diretta verso il frigorifero, per prendere un po' d'acqua. Natalie chiuse il foglio e lo poggiò sul tavolo.
"Una lettera" rispose tranquillamente.
"Come quella che hai sulla tua scrivania?" chiese sua madre, sedendosi accanto a lei e sorridendo.
"Mamma!" la guardò sconvolta "Hai guardato tra le mie cose?"
"Scusami! Stavo pulendo e mi è caduto quel foglio a terra. Allora, chi ti manda queste lettere?"
"Perché me lo chiedi se hai già sbirciato?" inarcò un sopracciglio guardando sua madre, si alzò per mettere il piatto dentro al lavello, per poi tornare a sedersi.
"Perché io lo voglio sapere da te" prese il foglio tra le mani e Natalie non si preoccupò di strapparglielo via dalle mani: si fidava ciecamente di sua madre. Lo aprì ed iniziò a leggere a voce bassa.
"Okay.." sospirò e iniziò a raccontare "C'è questo ragazzo, che ho scoperto essere un mio compagno di classe, che vuole conoscermi. Siccome ha provato a parlarmi ma l'ho mandato tutte le volte a quel paese" rise "allora ha cominciato a scrivermi delle lettere.."
"Ma è una cosa dolcissima" fu il primo commento di sua madre.
"Solo che ho mandato così tanti ragazzi a quel paese che non ho idea di chi sia questo ragazzo" e a quel punto Caroline scoppiò a ridere scuotendo poi la testa. "Mamma, io non voglio che mi scrive" sospirò pesantemente, abbassando lo sguardo.
"Perché mai?"
"Io... io so che potrei affezionarmi, e non voglio". Natalie si sentì combattuta: da un lato voleva continuare a scrivere al ragazzo, conoscerlo e sapere la sua identità -in fondo era stata per diciotto anni senza nessun amico al fianco e si voleva lasciar andare a questa nuova conoscenza. Dall'altro però il suo segreto la bloccava e la faceva allontanare da tutti.
"Tesoro, non lasciare che il tuo segreto ti impedisca di fare amicizie. Dovrebbe andare in secondo piano. Quando arriverai a fidarti e sarai sicura che l'altra persona ti accetterà così come sei, allora lì potrai dare sfogo a tutto quello che senti e ti porti dentro da diciotto anni" allungò la mano, intrecciò le dita con quelle della ragazza e con il pollice accarezzò la pelle liscia di sua figlia. Vedendola tentennare un po', si alzò e andò ad abbracciarla forte "Pensaci, okay? Sono sicura che farai la cosa giusta!" detto questo si alzò, lasciò un bacio in fronte a Natalie ed uscì dalla cucina.
La ragazza si alzò e, pensierosa, uscì dal retro della cucina, sprofondando i piedi sulla sabbia bollente e si avvicinò alla riva. Quel giorno c'era particolarmente caldo, ma a lei non importava: il mare per lei era come un amico. Si guardò intorno, una volta accertatasi che non ci fosse nessuno si spogliò della sua magliettina, dei suoi pantaloni della tuta e in intimo si avvicinò all'acqua, immergendo poi tutto il suo corpo.
Improvvisamente le sue gambe si unirono, plasmandosi, e diventarono un tutt'uno: la sua pelle liscia venne ricoperta da squame, di un colore tendente al blu, rendendola rugosa. I suoi piedi si trasformarono in una bellissima ed impressionante pinna caudale, dello stesso colore delle squame. Le sue mani diventarono simili alle zampe di un anfibio, le cui dita sono legate tra di loro senza un minimo spazio.
E ad un tratto si sentì viva.
Si sentì giusta e in pace con sé stessa. Si sentì a casa e protetta dalle ingiustizie del mondo circostante.
Lì il suo segreto era al sicuro, lontano da occhi indiscreti e curiosi.
Si immerse completamente nell'acqua e la sua trasformazione avvenne con successo: un po' più giù delle ascelle spuntarono dei tagli di media grandezza, comunemente chiamati branchie.
Nuotò verso il basso, sempre più giù, dove il fondale diventava scuro, quasi nero. Tutto quel nulla la rilassava e spesso era lì che lei rifletteva, pensava. Lì, totalmente immersa nell'oscurità.
Lei era una sirena. In parte donna e in parte pesce. Come avrebbe potuto avere amici? Aveva ereditato le stesse caratteristiche di sua madre, perché pure Caroline era una sirena, ma a differenza di sua figlia lei aveva avuto un ragazzo, degli amici. Aveva un carattere più estroverso e Natalie la ammirava da morire: voleva essere come lei, essere apprezzata per ciò che era.
Ma Natalie era introversa, si era creata una corazza nel corso degli anni, si spaventava, quindi preferiva stare sola. Ma la solitudine non sempre è una bella compagna.
Natalie era indecisa se seguire i consigli della madre e continuare a parlare con il ragazzo misterioso oppure rimanere quella che era -scontrosa e asociale all'apparenza. Sospirò pesantemente, facendo uscire dalla sua bocca delle bollicine, passò una mano sulla sua fronte e poi tra i suoi capelli. Scosse la testa e continuò a nuotare. Amava sentire l'acqua sul suo corpo, avvolgerlo. Stese le braccia e portò le mani in avanti e, spingendosi con la pinna dorsale, si mosse lentamente verso la superficie, vedendo filtrare i raggi solari: ammirò qualche stella marina e le diverse specie di pesci che vi erano lì. Sorrise e poi si stese sulla riva, poggiandosi sui gomiti e uscendo dall'acqua all'indietro.
Prese i suoi vestiti e li poggiò sulla sua coda: il calore avrebbe fatto scomparire dopo qualche minuto la pinna, la coda e le branchie. Le sue mani avrebbero riavuto le dita e Natalie sarebbe tornata a camminare come una persona normale.
Mentre tutto tornava al proprio posto, si sdraiò, cercò di regolare il respiro e fissò il cielo: l'azzurro lasciava il posto all'arancione e al rosa.
"Natalie, tesoro, vieni dentro. La cena è pronta!" sua madre la ridestò dai suoi pensieri e si alzò, infilandosi poi i pantaloni della tuta. Era rimasta fuori casa per così tanto tempo? Faceva male pensare troppo. Si scompigliò con una mano i suoi lunghi capelli e camminò verso casa.
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