Capitolo 17
DOMEEEEENIIIICAAAAA SIIIIIII!!!
Riposo per meno di un giorno e poi...😢😢😢😢
Comunque!
Abby e uscita con Arold, come andrà il loro quasi appuntamento?
Buona lettura.
Dalla mia scarsa cultura di queste situazioni, so che quando una ragazza esce con qualcuno, nei film accade sempre un evento che la spinge nelle braccia di lui oppure a fine uscita si baciano appassionatamente davanti alla porta...peccato che nella vita reale io voglio stare il più lontano possibile da lui e se osa baciarmi davanti al portone c'è pronto un branco di licantropi a sbranarlo, altro che film d'amore.
"Casper, vuoi qualcosa da mangiare?"
Mi fermo e girandomi vedo che si è fermato di fronte ad una gelateria.
Porto una ciocca di capelli dietro all' orecchio e torno indietro, se devo perdere tempo sarà meglio fare qualcosa d' interessante.
Una volta vicina mette una mano sulla mia spalla ed entriamo.
Il punto toccato è più caldo rispetto al resto del corpo, ma riesco a gestire le mie emozioni in questo momento.
Ci accomodiamo in un tavolino aspettando l' arrivo di un cameriere.
"Buongiorno, cosa posso portarvi?"
Osservo il menu dei gelati, ce sono troppi e alcuni sembrano provenire da un altro pianeta.
"Credo di prendere un quattro stagioni."
"E lei?"
"Io niente."
Il cameriere se ne va ed inizio a fissare un punto impreciso del tavolo.
"Scommetto che è la prima volta che esci con qualcuno."
"C-cosa?"
Si legge così chiaramente in faccia?
"Sei tesa e non è solo per la mia presenza, si può dire che questo è il tuo primo appuntamento."
"Non è un appuntamento!"
"Ah no?"
"No, sono uscita con te solo...solo perché non avevo nulla da fare."
"Beh allora grazie mille per aver pensato a me."
Aggrotto le sopracciglia, riesce sempre a rigirare le mie parole a suo favore.
Si alza e passandomi di fianco dice che va un attimo in bagno.
Quando resto solo prendo il telefono ed invio un messaggio a Megan.
"È stata una pessima idea. Tra poco me ne vado."
Distolgo un attimo lo sguardo e subito il cellulare inizia a vibrare.
"Stai.lì."
La odio.
Lo poso, prima che Arold torni e mentre sto guardando fuori dalla finestra un piatto con quattro palline di gelato: vaniglia, cioccolato, fragola e pistacchio mi si piazza davanti con tanto di copertura di noccioline e cioccolato fuso.
"Ecco a lei."
"Grazie."
"Il suo ragazzo?"
Sento il sangue fluire alle gote e distolgo lo sguardo.
"Non è il mio ragazzo."
"Davvero?"
"Già, ma questo non è affar suo."
"Scusami, solo che, sei carina e nuova di questo locale."
"E tu dici così a tutte le facce nuove che vedi?"
"No, solo a quelle che mi attirano."
Poggia il braccio sul tavolino piegandosi verso di me.
"Non sembri a tuo agio sai?"
"Questo non ti riguarda e ora se vuoi scusarmi devo mangiare."
Sta per continuare a parlare, quando viene tirato bruscamente all' indietro.
"Mi scusi credo che lei debba lavorare, cameriere."
Sottolinea l' ultima parola e poi lascia il colletto della maglia e si siede davanti a me, mentre inizio a mangiare il gelato.
"Credo che tu abbia dei feromoni troppo elevati lupacchiotta, non posso allontanarmi un secondo che viene subito accerchiata."
"Guarda che ti sbagli, io non faccio niente."
Metto un altra cucchiaiata di gelato mentre il vampiro continua a fissarmi le labbra, mettendomi in soggezione.
"Invece fai eccome, basta guardare come mangi quel gelato."
Maledetto.
Metto una mano davanti alla bocca ed alzo un sopracciglio.
"Contento adesso?"
"Molto, così non dovrò chiuderti in una stanza buia."
Un pomodoro adesso sarebbe anemico in confronto a me.
Continuo a mangiare velocemente, è stata una pessima idea fare uno spuntino.
***
Usciamo e il silenzio viene rotto.
"Non ti ha levato gli occhi di dosso."
"Sono fatti per guardare se non sbaglio."
Afferra il mio polso e mi gira verso di lui.
"Non te, mi dà fastidio Abby."
"Solo gli amici mi chiamano così."
Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra...
"E noi non siamo qualcosa di più?"
Poggio la mano sul suo petto e abbasso la testa coprendo il viso con i capelli.
"Non per mi scelta."
Torno a passeggiare tre passi più lontana da lui e fissando la città, sposto la mia attenzione da un' altra parte.
Québec è piena di negozi e centri di ritrovo, dinamica e vivace.
Ogni tanto le vetrine mi incuriosiscono, specialmente quelle con i vestiti eleganti da principessa, quello che io non potrò mai essere, perché sarebbe ridicolo vedere un licantropo con una gonnellina.
***
Arold's pov
Si è morsa il labbro per tutto il tempo in cui siamo stati in quella gelateria, ed era normale che qualche sciocco umano la puntasse.
Resta a debita distanza e fa bene, ogni volta che la guarda vorrei solo sbattere contro ad un muro, ma vista da dietro il mio sguardo si sofferma spesso in un solo punto.
"Credo che possa finire qui, questa uscita."
Sentendo la sua voce torno con i piedi per terra, mi parla dandomi le spalle.
"Vuoi già scappare lupacchiotta?"
La stuzzico, per vedere la sua reazione.
"Da te si."
Si volta a guardarmi, nei suoi occhi si può vedere il fuoco, e questo non fa altro che eccitarmi.
"Davvero?"
Cammino verso di lei e quando le sono di fronte le accarezzo la guancia con il dorso della mano.
"Non vuoi divertirti ancora un pò?"
"Io..."
"Stai ancora con me Casper, prometto che farò il bravo."
Per quanto poco probabile, devo guadagnare la sua fiducia se voglio portarla dalla mia parte.
"Stai dicendo solo stronzate."
Sorrido, sembra quasi comico vedere una piccoletta così pallida e delicata dire certe cose.
"Allora vieni con me."
Prendo la sua mano ed inizio a camminare, se ho intuito bene so dove posso portarla.
"Lasciami Arold."
Il mio nome, nessuno osa pronunciarlo con così tanta leggerezza a parte mio padre, ma non riesco ad arrabbiarmi come vorrei.
***
Abby's Pov
Continua a tirarmi, fino a quando non arriviamo di fronte ad un atelier, appena vedo i vestiti in vetrina pianto i piedi per terra e tiro dalla parte opposto.
"Io non ci entro."
"E perché no?"
"Non fa per me."
Mi prende anche l' altra mano e per colpa della neve scivolo tra le sue braccia.
Maledizione.
"Fidati, per quanto tu possa essere una guerriera sei pur sempre una donna.
Andiamo."
"No no."
Niente da fare, vengo caricata in spalla e con le chiappe in faccia a lui entriamo, così da farmi sprofondare nella vergogna.
"Buon pomeriggio signor Vaughan."
Signor Vaughan, ma quante formalità.
"Cosa possiamo fare per lei?"
"Niente."
Mi fa scendere per terra e mi gira verso le due commesse con gambe chilometriche, bionde e con un trucco perfetto.
Bene, autostima sottozero ha raggiunto un nuovo livello.
"Dovete aiutare la mia ragazza."
Che problemi ha questo cadavere!?
Mi copro il viso con una mano, giuro che così non posso continuare.
Le commesse iniziano a tremare con il labbro, nervose?
Comunque, sorridono falsamente e arrivano di fronte a me.
"Bene, come desidera, signorina ci segua."
Dei robot proverebbero più emozioni...davvero, sembrano dei manichini.
Iniziano a farmi vedere degli abiti neri aderenti, scollati, brillantinati, ma non mi piace nessuno e mentre sono di spalle ne approfitto per cambiare reparto.
Cammino tra gli abiti fino a quando uno corto, con mi attira.
È estivo, con parte delle spalle scoperte e nero davanti ma con un gioco di rosso nel sottogonna.
Lo prendo e vado verso i camerini, se proprio devo misurare qualcosa lo scelgo io, quando una volta davanti alla tenda vedo le due commesse parlare.
"Ma l'hai vista? "
"Già, non capisco come possa trovarsi con lui."
"Vedrai che è solo un passatempo."
Stringo l' abito, sentire le loro parole mi dà fastidio, ma quando sto per andarmene, delle mani mi tirando dietro la tenda, appiattendomi al muro.
Questo sta capitando troppo spesso.
"Bel vestito."
"Già, vorrei misurarlo da sola però."
Sposto lo sguardo verso lo specchio restando leggermente stupita.
"Quindi non è vero che il vostro riflesso non si vede."
"Leggende, vengono modificate nel corso dei secoli."
Fissa anche lui il nostro riflesso nello specchio e i suoi occhi diventano celesti.
"Sei davvero bassa sai?"
"Grazie davvero, avevo bisogno di sentirmelo dire."
"Però guarda come t' incastri bene a me."
Divento rossa e dopo avergli pestato un piede e dato un pugno nello stomaco lo spingo fuori facendelo cadere per terra.
"Tu hai dei problemi vampiro."
"Forse..."
Esco anch'io, con questo in giro non mi spoglio nemmeno morta.
Andiamo verso la cassa, andrò sulla fiducia per la misura e quando sto per prendere il portafoglio Vaughan passa la sua carta.
"È un regalo."
"Non ne voglio da un cadavere."
"Però io insisto."
Guardo dalla parte opposta alla sua, e dopo aver preso la busta con il vestito fisso le due commesse, non mi sono dimenticata di loro.
Fisso il loro viso e quando schiocco le dita sorrido malvagia.
Il tempo di uscire fuori dal negozio e le sentiamo urlare nel vedere il loro viso pieno di brufoli.
Mai offendere una strega, me l'ha insegnato mia nonna.
***
"Spero che ti sei divertita."
"A prendermela con quelle due snob? Si abbastanza."
Siamo all' entrata della foresta fuori dalla città.
"Quindi posso sperare in una prossima volta?"
"Scordatelo è stato stressante."
Mi giro e mi avvio verso gli alberi iniziando ad essere circondata dalla nube bianca.
"Ma se la smetti di sbattermi contro ad un muro prima che sia io a farlo in modo da farti male, forse e dico forse, potrei iniziare a salutarti la mattina."
Divento licantropo e prendo la busta tra i denti, per quanto siamo diversi io e lui, è il mio compagno e ora che ne sono più consapevole devo mettermi in testa che la mia vita dipende da lui e per realizzare la promessa fatta tanti anni fa non posso morire.
Certo un vampiro ha ucciso mia madre, ma bisogna capire di non fare un filo d'erba tutto in fascio, essere Alpha significa anche questo.
Inizio a correre e a lasciarmelo alle spalle, ma sono sicura che adesso quando tornerò a casa una certa amica mi starà aspettando con una lista di domande e devo pensare a come evitarle, prima di avere un' emicrania.
Questo si può definire capitolo di passaggio, prima che inizi a tornare sadica 😂😂😂 spero che Abby mi faccia divertire.
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Manu
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