Capitolo 7: (Flash)back to Siberia
Un anno e mezzo prima
Tanto in dietro mi ha portata la memoria...
Era estate, ma faceva freddo e l'aria pungeva la mia pelle candida, le faceva cambiare colore, la rendeva di uno strano color rosa pallido: un vero schifo.
Eravamo andati in Siberia per migliorare le mie "abilità di Lupo" che secondo mio padre si stavano affievolendo a Rosemary Town, ma in realtà era una scusa per tornare nella terra natia della tribù di mio nonno (morto qualche mese prima) in suo onore.
"Farò di te un vero Lupo Scarlett" aveva detto con orgoglio ed eravamo partiti, mia mamma, per ovvi motivi, era rimasta a casa.
Ed ero arrivata là, nelle sperdute e glaciali terre siberiane, col nulla intorno a me se non bianchissima e sofficissima neve, certa che mi sarei annoiata a morte e che avrei dovuto, letteralmente, spezzarmi le ossa ogni-singolo-giorno (colpa della trasformazione, del resto io ne avevo il controllo grazie al mio stato di ibrido e non ero costretta ad aspettare la luna piena come tutti gli altri licantropi) mentre mio padre mi urlava indicazioni dalla sua comoda e indolore forma umana.
Ne ero sicura al cento percento e invece, esattamente dal nulla infinito che si perdeva davanti ai miei occhi, ecco che spuntarono una zazzera riccia e castana, una barba non troppo lunga e un paio d'occhi color ambra.
Dio, quanto erano magnetici.
La mia fine.
Sarebbero stati la mia fine, ma ancora non me ne rendevo conto...
Lo ricordo come fosse ieri quel maledetto momento e di come mi colpì, ma soprattutto ricordo con quale forza lo fece
Inaudita.
Inaspettata.
Un fulmine a ciel sereno
Non c'era nulla: tutto intorno a me era assenza e poi, all'improvviso, c'erano solo lui e i suoi occhi che mi chiamavano come una calamita alla quale non riuscivo a resistere.
Era la mia fine e la mia calamita.
Una sera ci parlammo, lui era un umano e lavorava nella riserva della tribù di mio nonno: credeva di occuparsi "solo" di lupi, di lupi "veri" e in effetti lui lavorava con quelli (per così dire) "autentici" e non "magici"; era certo di star facendo un semplicissimo ed innocente stage in preparazione della sua laurea in zoologia.
- Sono Nikolaj- disse e quel nome mi si stampó nel cervello per non uscirne più: sentì istantaneamente che quella voce così suadente mi avrebbe perseguitata per il resto dei secoli.
- Scarlett - risposi io sorridendo: il più bel sorriso che regalai in tutta la mia vita.
I giorni passarono, così facevano anche le sere e noi due eravamo sempre insieme.
Sempre.
Non mancava momento in cui non trovassimo una scusa per vederci o sentirci.
Era tutto così magico, oserei dire perfetto: troppo, ma questo lo scoprì dopo.
Del resto l'amore (o chi per esso) ci rende cechi, non è forse così?
Rende vulnerabili, in un certo qual senso "senza protezioni", in balia dell'altra persona: ci si affida totalmente a lei, le si dà fiducia e il potere di didistruggerci se solo lo volesse. Se ne vedono solamente i lati positivi e quelli negativi si trasformano magicamente in "meno positivi": ogni pregio è amplificato,ogni difetto diventa una qualità rara, accettabile e unica nel suo genere e che si incastra magnificamente in quell'idillio meraviglioso che è l'altro.
Io mi sentivo diversa, migliore, un nuovo essere vicino a Nikolaj.
Il singolo si era trasformato nel tutto: tutto il mio universo.
Con lui ogni cosa era quiete, con lui mi sentivo al sicuro: protetta.
Con Nikolaj ogni cosa era diversa, aveva il sapore della normalità, quella che non avevo mai avuto, ogni singola cosa e anche la più insignificante aveva la gioia in sé, la bellezza e leggerezza di sentirmi meno sola e...
Normale.
Per la prima volta nella mia vita stavo provando qualcosa di forte, di vivo, di vero.
Mi sentivo amata.
Ed era perfetto. Lo era per davvero e tutto quel vuoto, quel oblio forse, quell'oscurità che per tanto tempo mi aveva accompagnata, come un nulla era andata via.
Sparita.
Ecclissata.
Sciolta come neve al sole.
Un solo uomo era bastato.
Un solo tocco.
Un singolo
Dolce
Delicato
Tocco della mia mano sul suo braccio.
Le mie mani fredde
La sua pelle calda
È la cosa più potente che mi è rimasta.
Non un abbraccio
Non un bacio
Solo un piccolo e innocente
Tocco.
Così poco era bastato per sconvolgermi: un gesto minuscolo ed insignificante, a conferma che sono le cose a cui diamo minor importanza e peso quelle che poi ci fregano e sotterrano sotto il loro grande ed insopportabile peso.
Una mano fredda la mia che aveva incontrato il calore...
Calore, come quello dell'acqua della doccia.
Ed ecco che tutto finisce e svanisce, così come era arrivato il flashback se ne era andato e io ero ancora accovaciata, gli occhi chiusi e che bruciavano, il vapore che mi ricopriva, l'acqua che scendeva e scrosciava rumorosamente via
Devo uscire di qui, cambiarmi e...
Dove sei?
Una voce maschile e roca.
È nella mia testa.
Sto impazzendo...
DOVE SEI?!
Un urlo animalesco si insinua nella mia mente, la occupa e stritola.
Mi porto le mani alle tempie, voglio gridare e lo faccio
IBRIDO!
IO DEVO AVERTI!
- va via!- urlo disperata, le mani ancora appoggiate agli estremi della mia fronte bagnata -smettila!-
-Scarlett! Ma che succede?!-
alzo lo sguardo: è mia madre ed è preoccupata, ha spalancato le ante della doccia e mi fissa con occhi grandi e pupille dilatate. Non le rispondo, non so cosa dire e così la guardo e basta, completamente inebetita.
-I tuoi occhi... - dice continuando a fissarmi - tesoro sono rossi-
Rossi? Questo succede...
-Questo ti capita quando dai sfogo alla tua parte di vampiro... - anticipa mia madre come se avesse letto nei miei pensieri. - Tesoro - ripete avvicinandosi e porgendomi l'accappatoio - cosa non mi hai detto?-
-Nulla... io... - cerco di dire, ma ho ancora in testa quella voce, quell'orribile urlo animalesco.
-ti stavi istintivamente proteggendo da qualcosa Scarlett. Ti conosco: gli occhi ti diventano completamente rossi solo in certi casi... -
Sono fottuta... che le dico? E poi,in fondo, nemmeno io lo so
-Cercavo di reprimere un ricordo-
È una mezza verità alla fin fine
Mia madre mi guarda - e va bene- dice poco convinta e poi se ne va, lasciandomi sola con il mio magnifico accappatoio color indaco. Lo indosso e vado verso camera mia con un unico pensiero in testa:
Che diamine sta succedendo?!
Spazio autrice :
Hey :) come vedrete ho apportato delle modifiche strutturali nei capitoli precedenti e so che anche questo è scritto in modo diverso, spero vi piaccia!
È un flashback: quello che Scarlett ha ricorato nella doccia (nel capitolo precedente!).
Vi chiedo scusa se è corto, ma il tempo scarseggia, ho già dato un esame su 5 e vi avviso già che fino al 16 di questo mese non aggiornerò (chiedo umilmente venia!) Ma ho uno scritto propedeutico importantissimo!
Beh voi continuate comunque a leggere, votare e commentare! :)
Ps: questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere per me :( ho attinto a vecchi ricordi e ammetto che se potessi lo dedicherei a una persona, che a dirla tutta nemmeno lo merita.
Se volete "saperne di più" ho letteralmente aperto il mio ♡ in una raccolta di non-poesie (odio chiamarle così -.-" non mi pare giusto nei confronti delle "vere" poesie ;)) chiamata Feelings. È in piazza già da un po',ma se vi va... passate pure! Io ne sarò solo felice! Come dico sempre: la scrittura è un modo molto efficace per sfogarsi, liberarsi, alleggerirsi, esprimere e condividere idee ed emozioni!
Beh, chiusa parentesi!
Buona serata a tutti! ♡☆
E, se ancora non lo avete fatto, passate da "Recensioni Racconti" di Sae2582! È molto brava e da consigli utilissimi! :)
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